Gioia del Colle: La città dove vola la guerra

Una città militarizzata. E’ questo quello che sembra Gioia del Colle, sofferente (più che ridente) cittadina federiciana della provincia di Bari, in questi giorni assediata dagli incessanti voli di addestramento degli aerei militari di base nell’aeroporto militare sito a meno di 3 km dal centro urbano. Pronti, forse, a lanciarsi sull’emergenza Libia con soldatini alla corte del re premier. Certamente non nuovi a raid come quelli nei Balcani. Ed agli incessanti boati, tanto forti da tapparsi le orecchie, ai nefasti scarichi nereggianti, così come al sempre citato e mai controllato pericolo radioattivo delle munizioni custodite nella base, i cittadini non fanno più caso. Tremendo, però, godere dei freschi meriggi di primavera al di sotto di un tornado che consuma centinaia di litri di carburante al minuto, per distribuirlo sottoforma di diossine e polveri sottilissime sui cieli della città, col costante timore di fare la fine di quegli afgani o iracheni o di tutti quei popoli oltre mediterraneo (tanto dinnanzi alla falce della morte la nazionalità non conta) che come i gioiesi avranno l’onore di osservarli, trucidati per quelle scandalose guerre che vergognosamente definiamo “missioni di pace”. Di pace, che il Mahatma se ne rivolta ancora, non c’è un bel nulla. Di missioni, invece, di conquista, di dominio, di controllo geopolitico, energetico-petrolifero ce n’è a bizzeffe. E non vengano i militari, gli aeronautici come li definiscono, falsi eroi dei tempi moderni, a dirci che di quei voli se ne ha necessità. Semmai la necessità è quella di gestire gli affari interni del Paese, troppo sudicio da sciorinare la magra, magrissima verità. E nemmeno di occupazione si tratta, se si considera che di quelle decine di ufficiali, sottufficiali, piloti, cuochi e famiglie al seguito la stragrande maggioranza non di difesa del Paese si interessa, ma del proprio matrimonio, del proprio portafoglio, del proprio gratuito e pagato anche da quei cittadini che aborriscono la guerra, posto letto. Che più che “posto” dovrebbe chiamarsi “appartamento”, con accessori inclusi. Ma in compenso “ai civili”, ignobili promotori di diritti umani che non prevedano il lancio delle bombe, ridicoli professanti della pace che non prevede la guerra, in regalo giunge un soave suono di motori potenti ed un fragrante olezzo di carburante bruciato. In più, per non sprofondare nella noia di un immeritato relax, il costante incubo della manovra errata del pilota inesperto, che già lo scorso anno ha rischiato di mietere una vittima sulle spiagge del tarantino e pochi anni addietro ha sfiorato di poco la strage nelle campagne di Santeramo in Colle (BA).

Ciò che lascia di stucco è come possa uno Stato che si definisce “socialmente evoluto” permettere che si continui a volare, spesso al di sotto delle altezze consentite ed a pochi metri dalle abitazioni, con inutili mezzi portatori di guerra in territori ove anche la risibile scusante della “difesa” frana sotto le più lapalissiane evidenze? Come si possa, ancora, accettare il rischio, consentire l’inquinamento acustico ed atmosferico e spendere migliaia di euro (se ne spendono circa 3000-4000 per un singolo volo di esercitazione) in tempi in cui la quiete, la salute e la pace dovrebbero figurare in cima alle agende non solo dei politici, ma ti tutti i cittadini onesti?

Se il dominio dei cieli è stato uno dei grandi sogni dell’umanità, mai Leonardo e posteri avrebbero potuto immaginare cosa se ne sarebbe fatto dei loro ipotetici brevetti. Uccelli della morte o pappagalli verdi carichi di fatali armamenti, terrore dal cielo da dove si è più vulnerabili. Immaginate l’incredibile sensazione di terrore che questi mostri volanti inducono in un bambino libico, afgano, iracheno o jugoslavo (e quanti non possono più neanche testimoniarlo), quando in virata con i loro rombi angoscianti si avvicinano alle abitazioni pronti a sganciare “contro pericolosi terroristi” la potente arma. Immaginate la vita segnata dal volo raso di triangoli grigi che ti puntano minacciosi e che se sbagliano il tiro “chiedono scusa”. Se già nei cieli di Gioia la quiete è quel breve lasso di tempo che intercorre tra un volo di addestramento e l’altro e se in molti potranno confermare (soprattutto tra coloro che vivono nelle abitazioni di campagna al limite sud del centro urbano) di avere almeno una volta provato la sensazione di finire colpiti da quegli acrobati della violenza, come possiamo ignorare quei volti segnati dalla fatica e dalla polvere che con occhi impauriti osservano, tra i riflessi cerulei di un cielo assediato, un aereo partito dalla base di Gioia che li punta, e loro non sanno perché? Come possiamo, se anche consideriamo la necessità di tutela il solo fine che giustifica quei voli in territorio nazionale, accettare di vivere sotto la costante minaccia di un errore di manovra, di scarichi satolli delle più cancerogene sostanze e di quegli insolenti rumori che privano l’uomo di quella che è rimasta la sua ultima libertà: guardare l’infinito che si perde nei cieli?

Non me ne vorranno, come in passato dai maleducati toni, i concittadini coinvolti nell’assurda danza degli zimbelli pronti al martirio per la sete di dominio sui popoli e per la falsa difesa sociale, non è per chi può con un solo pulsante segnare il confine tra la vita e la morte di un intero villaggio avere l’umiltà di comprendere quale sia il vero scopo di quei voli. Non è per chi gioca a fare la guerra e nel frattempo, con quei voli pagati da noi tutti, fa la spesa in mezza Italia per tornare alla base in meno di un’ora, comprendere quanto il silenzio sia la miglior difesa in un mondo di rumore. Non fa per voi, mi spiace, cari signori al servizio della guerra (militari li chiama lo Stato), comprendere che gli eroi non sono coloro che muoiono mentre difendono gli avamposti del dominio dei forti sui deboli, mentre seminano terrore tra civili indifesi e con divina arroganza stabiliscono chi ha diritto di restare su questa Terra, i veri eroi son quelli che perseguendo i propri più nobili ideali e sono disposti a dare la propria vita affinché ne venga salvata un’altra.

Quel che resta, comunque, è solo un breve accenno di vergogna ogni qual volta l’errore significa massacro. Quel che rattrista è la stucchevole confessione dei molti che partono “alla guerra” così guadagnano quel tanto che serve per sposarsi. Quello che fa schifo, invece, è che a Gioia come in altri luoghi militarizzati d’Occidente si continui ad ignorare tutto questo, pur avendo ogni giorno sulla testa dei mostri alati che spaccano…i timpani.

L’importante è che poi a Natale, tutti insieme facciamo una bella donazione da 50 Euro a Save the Children, affinché curi tutti quei bambini che la nostra indifferenza ha permesso di ferire. Spesso di ammazzare.

 

Roberto Cazzolla Gatti

 

Arriva da Greenpeace il decalogo dell'amore "verde"
Primo consiglio, spegnere la luce: tutto sarà più romantico

Ecco le 10 regole dell'eco-sesso
"Lume di candela e doccia in due"

di FRANCESCA GUINAND

ROMA - "Fate l'amore non inquinate la Terra". Potrebbe essere questo lo slogan per lanciare la nuova campagna ecologica pensata dalla sezione messicana di Greenpeace: dieci regole da seguire anche tra le lenzuola per non inquinare l'ambiente. Se siete tra i sostenitori della raccolta differenziata, se andate a fare la spesa direttamente dal contadino - e non solo la domenica - se preferite andare a lavoro in bici piuttosto che con l'auto, da oggi potrete contribuire a salvare il pianeta anche semplicemente stando abbracciati al vostro partner in camera da letto.

Il decalogo. Per invogliare i messicani - ma non solo - a diventare un po' più ecologici e un po' meno spreconi, Greenpeace ha stilato una lista di dieci regole da seguire per essere ecologici anche mentre si fa l'amore. E' già da qualche tempo infatti che l'industria dei cosiddetti "sex toys" ha capito quale rischio si corre utilizzando prodotti in pvc durante i giochi intimi e ha corretto il tiro. Addirittura l'industria pornografica sta iniziando a fare qualche sforzo - si legge sul sito messicano dell'associazione - per aiutare l'ambiente, sottoscrivendo delle donazioni per sostenere campagne ambientaliste. Sono solo alcuni segnali, ma sembra che anche il sesso stia diventando sempre più "verde".

Prima regola: spegni la luce. Quando la sera torni a casa stanco dal lavoro e la tua compagna non è ancora rientrata, non accendere la luce, consumeresti inutilmente energia elettrica. E' molto più romantico, propedeutico all'amore ed ecologico cenare a luce di candela. "L'energia pulita e rinnovabile è più economica - spiega Greenpeace - se riduci il consumo di energia diminuirai le emissioni di gas. Dalla camera da letto può iniziare la rivoluzione energetica". Per rispettare a dovere la regola numero uno, bisogna acquistare candele di cera d'api e paraffina, non quelle a base di petrolio.

Frutto della passione, non ogm. E' vero, certa frutta è afrodisiaca. Sopratutto fragole, mirtilli e more, lamponi e ciliege. Per accendere il fuoco della passione però bisogna assicurarsi che la frutta che si offre al proprio partner non sia transgenica o trattata con pesticidi. In più, se si va a fare la spesa direttamente da un produttore, risparmiando, si potranno portare in camera da letto prodotti freschi e più gustosi.

Amori al mare. Chi non ha mai sognato una serata al chiaro di luna a ostriche e champagne in riva al mare? Una cena a base di pesce è un ottimo afrodisiaco. Ma i nostri mari soffrono a causa della pesca intensiva. Meglio appoggiare progetti sostenibili di comunità che vendono prodotti biodegradabili, come oli o saponi profumati, che accendono la passione. In più le ostriche sono bioindicatori delle condizioni delle acque, perché accumulano inquinamento. Quindi, se proprio hai deciso per una cena a base di molluschi, devi verificare che provengano da mari puliti e non dalle acque delle grandi città costiere".

Schiavo d'amore, non del petrolio. "Se ti piacciono le emozioni forti, forse qualche volta avrai provato qualche oggetto, vestito o accessorio di policloruro di vinile, meglio conosciuto come pvc o semplicemente vinile. Il pvc genera diossina e furani. Molti Paesi hanno proibito l'uso di questo materiale per i giocattoli dei bambini. Il pvc di vestiti e "sex toys" si dovrebbe proibire, perché è composto da cloro e altre sostanze considerate cangerogene. In più è un derivato del petrolio. Al posto di questo materiale si possono comprare oggetti in caucciù, pelle o lattice.

La doccia si fa in due. Un modo "sensuale" di risparmiare acqua è fare la doccia insieme. E stare attenti a non inquinare non è mai stato tanto erotico. "Ricorda che più di 500 milioni di persone non hanno accesso all'acqua pulita e corrente. Per quelle persone quello che tu fai tutti i giorni è un lusso. E se è davvero un lusso, devi condividerlo con il tuo compagno".

Letto sostenibile. Il letto che condividi col tuo compagno di certo è comodo e confortevole. Ma da dove proviene il legno con il quale è stato realizzato? "Assicurati che la struttura del tuo letto abbia la certificazione dell'FSC (Forest Stewardship Council) una ong internazionale che rilascia un marchio ecologico per identificare i prodotti contenenti legno ottenuto da foreste gestite secondo criteri di ecosostenibilità", consigliano da Greenpeace.

La decima regola. Fate l'amore non fate la guerra.

(6 settembre 2008)


Georgia-Russia: quasi guerra per l'Ossezia

Bombardamenti sul capoluogo Tskhinvali. Morti 10 soldati russi. Mosca invia una colonna di carri armati

TBILISI (Georgia) - Georgia e Russia sono sull'orlo della guerra a causa dell'Ossezia del sud, la provincia separatista georgiana che gode dell'appoggio di Mosca. Gli Stati Uniti hanno chiesto ai contendenti un immediato cessate il fuoco, ma ancora nella tarda serata di venerdì era in corso una violentissima battaglia a sud di Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del sud tra i soldati della forza di interposizione russa in Ossezia del sud e l'esercito georgiano. La situazione è delicatissima: secondo il premier russo, Vladimir Putin, si è già «in una situazione di guerra». Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, dal canto suo, ha chiesto proprio alla Russia «di porre termine agli attacchi condotti in Georgia con aerei e missili, il rispetto dell'integrità territoriale della Georgia e il ritiro delle forze militari dal territorio georgiano». Intanto il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, si appresta a dichiarare la legge marziale.

L'ATTACCO DELLA GEORGIA - Gli scontri sono iniziati tra gioved' e venerdì. All'alba di venerdì c'è stato un nuovo attacco georgiano. Il capoluogo sudosseto Tskhinvali è stato bombardato e, secondo il capo dei militari russi della forza di interposizione, «è stato quasi completamente distrutto». Le cifre sulle vittime non hanno conferme ma il presidente dell'Ossezia del sud Eduard Kokoity, ha detto che «i morti sono stati 1.400. Lo abbiamo stimato sulla base delle informazioni fornite dalle famiglie delle vittime»». I russi hanno lanciato raid aerei contro la Georgia. Tbilisi ha dichiarato un cessate il fuoco unilateriale di tre ore (sino alle 16 ora italiana) per l'evacuazione dei civili.


08 agosto 2008

Kosovo: Kfor chiude posti frontiera (19/02/08)

Chiusura disposta per 24 ore, nessun ferito durante proteste
(ANSA) - ROMA, 19 FEB - Su richiesta dell'Unmik, i militari della Kfor hanno chiuso i 2 valichi di frontiera con la Serbia dati oggi alle fiamme. Lo si apprende da fonti del comando della missione Nato Kfor. La chiusura dei passaggi di frontiera e' stata disposta per 24 ore. Durante le proteste dei manifestanti serbi, riferiscono le stesse fonti, non ci sono stati feriti.

Il parlamento del Kosovo ha adottato le sue prime 10 leggi come stato indipendente. Tra queste la creazione del ministero degli esteri. Altre leggi riguardano i passaporti, la cittadinanza, la costituzione del corpo di polizia kosovaro, la protezione di zone legate al patrimonio culturale a carattere religioso, i monasteri e le chiese ortodosse, l'autonomia locale dei comuni e la determinazione dei confini. Hanno votato 84 deputati a favore, due contro e due astenuti.


Dopo il petrolio? (19/02/08)

Secondo George Monbiot l'Europa non sta facendo abbastanza per ridurre la sua dipendenza dal petrolio.

"Un rapporto pubblicato qualche giorno fa da Citybank ammette che ci saranno significative difficoltà nell’estrazione di petrolio dopo il 2012", scrive George Monbiot sul Guardian.

"Forse adesso i governi presteranno ascolto all’allarme lanciato da ambientalisti e geologi sull’esaurimento delle risorse di greggio. Ora che anche i capitalisti avanzano l'ipotesi della scarsità di risorse petrolifere le istituzioni dovranno decidere che strategia seguire. Nove mesi fa ho chiesto al governo britannico quali fossero i suoi piani per il futuro. La risposta mi ha stupito: non ci sono piani".

"La commissione europea", continua Monbiot, "ha un piano ma si basa soprattutto sui biocarburanti che, si sa da tempo, non sono la panacea verde che si credeva. La più semplice e la più efficace delle soluzioni possibili è ridurre i consumi dei trasporti, ma una scelta del generere richiede una gran quantità di un'altra risorsa particolarmente scarsa: il coraggio politico".


KENYA, ACCUSE DI "GENOCIDIO PIANIFICATO" (15/01/08)

NAIROBI - Calma relativa, ma molto tesa, durante la notte e stamani in Kenya, dove comunque appare certo che i morti nelle violenze post elettorali sono oltre 300. Mentre anche il presidente della Commissione elettorale esprime dubbi sulla vittoria contestata del presidente uscente, Mwai Kibaki, tutti attendono col fiato sospeso la giornata di domani, quando il leader dell'opposizione, Raila Odinga, ha convocato una manifestazione a Nairobi che la polizia ha proibito. Si teme una prova di forza: Odinga aveva detto l'altro ieri di attendere un milione di persone. Lo stallo politico appare totale. Odinga dice che l'elezione di Kibaki è frutto di un gigantesco broglio elettorale, e quindi non accettabile.

Forti dubbi sulla correttezza dello scrutinio sono avanzati peraltro da tutte le cancellerie mondiali: Usa, Gran Bretagna, Unione europea, Canada, Norvegia, Giappone e l'elenco potrebbe continuare. Samuel Kiwuito, il presidente della Commissione Elettorale (Kec), a quanto riporta il sito web del quotidiano 'Standard' - ma poi non ci sono state conferme - ha detto di non essere del tutto certo della vittoria di Kibaki, e di aver subito forti pressioni dall'entourage presidenziale. Dubbi analoghi erano stati espressi ieri da altri componenti la Kec. I capi della diplomazia britannica e statunitense hanno lanciato un forte appello alle parti perché cerchino un compromesso attraverso il dialogo; ma per ora appare difficile.
 


Da un canto Kibaki non è accettato come presidente; dall'altro il Capo dello Stato parla di elezione piena e corretta. Intanto effetto domino nella regione. In Uganda la benzina - che proviene dal Kenya - è quasi introvabile, e vola a prezzi da capogiro; mentre almeno 2.000 profughi keniani vi hanno cercato rifugio. La benzina, peraltro, scarseggia sempre più anche in Kenya, così come molti altri generi di prima necessità.

Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, hanno lanciato un appello ai dirigenti del Kenya, affinché "facciano prova di spirito di compromesso". Lo si legge in un comunicato congiunto.

Intanto il governo del presidente keniano Mwai Kibaki accusa il leader dell'opposizione Raila Odinga di incoraggiare la 'pulizia etnica' contro i kikuyo, principale gruppo etnico keniano, di cui fa parte lo stesso Kibaki, e che lo ha appoggiato in massa. E' quanto ha sostenuto in un'intervista alla Bbc il portavoce governativo Alfred Mutua. I ministri del governo hanno quindi definito le uccisioni di membri della tribù Kikuyu nella Rift Valley come atti di "genocidio" organizzato dai leader dell'opposizione. "Sta diventando chiaro che questi atti ben organizzati di genocidio e di pulizia etnica sono ben pianificati, finanziati e orchestrati dai leader (dell'Orange democratic movement) prima delle elezioni generali", si legge in un comunicato letto dal ministro Kivutha Kibwana a nome dei suoi colleghi.

Le accuse sono state respinte al mittente,e con gli interessi, da parte dell'entourage di Odinga, etnia Luo, la terza del Paese. La situazione in Kenya resta drammatica, anche se gli slum di Nairobi sono rimasti calmi nel corso della notte. Oltre 60.000 persone in fuga dai luoghi degli scontri, più di 300 morti, l'orrore degli arsi vivi (una cinquantina di persone, tra cui donne e bambini, nella chiesa di Eldoret, ovest del Paese), centinaia di feriti, saccheggi, devastazioni di ogni tipo che non si vede come si possano fermare.

La speranza è che l'azione decisa e congiunta di Washington e Londra in cui si chiede alle parti di cercare strade di riconciliazione possa avere effetto. Ma il problema è Kibaki: difficile un'intesa se lui non trova il modo di lasciare la carica di presidente, ora che dopo i dubbi di Ue, Usa, Gran Bretagna, Canada, Giappone e l'elenco potrebbe continuare sulla correttezza dello scrutinio presidenziale sembra (ma non ci sono conferme ufficiali) che perfino il presidente della Commissione Elettorale, Samuel Kivuito non sia più tanto certo che Kibaki -da lui proclamato vincitore- avesse davvero vinto, e parla di formidabili pressioni effettuate su di lui dall'entourage del presidente.
 

FARNESINA, ITALIANI RIMANDATE I VIAGGI  - Il Ministero degli Affari Esteri continua a seguire con attenzione la situazione in Kenya, in stretto contatto con i partner europei.Alla Farnesina è stato oggi fatto il punto sulla situazione di sicurezza nel Paese, anche alla luce dell'evolversi degli eventi. A fronte dell'instabilità della situazione politica e dei violenti scontri verificatisi negli ultimi giorni, permane la necessità di consigliare il rinvio di viaggi in Kenya fino al ristabilimento di condizioni di normalità. Per quanto riguarda i connazionali già presenti nel Paese (6.000 persone, di cui 4.500 circa turisti), essi sono invitati ad esercitare la massima cautela secondo le indicazioni costantemente fornite dall'Unità di Crisi e dagli stessi Tour Operator con i quali l'Unità di Crisi stessa è in continuo contatto. Allo stato attuale, comunque, gli aeroporti in Kenya rimangono tutti aperti e funzionanti (sebbene possano registrarsi alcuni ritardi) e le zone turistiche non hanno fatto registrare atti di violenza. L'Unità di Crisi, in via precauzionale, ha invitato le compagnie turistiche a prevedere ulteriori voli per il rientro dei connazionali, ove necessario.


Grave attentato in Pakistan: uccisa Benazir Bhutto

Violenze in tutto il paese, a rischio la sicurezza mondiale

2007-12-27 19:27
PAKISTAN: BENAZIR BHUTTO UCCISA IN ATTENTATO

NEW DELHI - Una bara di legno chiaro, dentro il corpo di Benazir Bhutto, portato via dal  General Hospital di Rawalpindi, nei pressi di Islamabad, dove l'ex premier è morta dopo essere rimasta ferita in un attacco suicida. Queste le ultime immagini mostrate dalle televisioni pakistane Dawn e Ary. La bara, che ha una finestrella all'altezza della testa, caricata su un'ambulanza e partita da Rawalpindi verso Larkana, la città della provincia sud orientale del Sindh, dove nacque il padre della Bhutto, Zulfikhar Ali Bhutto, che fu anch'egli primo ministro. A Larkana la famiglia Bhutto ha un mausoleo dove è sepolto Zulfikhar e dove sarà sepolta anche Benazir, anche se non si sa quando. La distanza tra Rawalpindi e Larkana è di 1.181 chilometri e non si sa se sarà coperta in aereo o per strada, né se la Bhutto sarà portata prima a Karachi, nella stessa provincia del Sindh, dove dovrebbe arrivare la sua famiglia proveniente da Dubai.

Benazir Bhutto, leader dell'opposizione pachistana, già prima donna premier in un Paese musulmano, è stata assassinata da un colpo d'arma da fuoco sparato da un kamikaze (o due, secondo alcune fonti) che si è successivamente fatto saltare in aria nel mezzo di un comizio elettorale a Rawalpindi, vicino alla capitale Islamabad, uccidendo almeno altre 15 persone, secondo la polizia. Bhutto, riferiscono fonti della polizia e testimoni oculari, aveva appena finito di parlare al raduno per le elezioni parlamentari che erano previste per l'8 gennaio, ma saranno forse rinviate. L'attentatore ha sparato contro la vettura, dalla quale la leader stava salutando la folla. Secondo un'altra ricostruzione della polizia, riferita dalla televisione pachistana Dawn, gli attentatori erano due. Si sono avvicinati in moto all'auto dell'ex premier e hanno sparato almeno cinque colpi con un kalashnikov, colpendola. I due si sarebbero poi fatti esplodere poco lontano. Secondo fonti giornalistiche a Islamabad le vittime sono almeno 35.

L'attentato rischia di far precipitare nell'instabilità il Pakistan, un Paese di 160 milioni di musulmani dotato dell'arma nucleare. Subito dopo l'attacco, sostenitori del Partito popolare pachistano, di cui Bhutto era la leader, si sono abbandonati ad atti di violenza, denunciando il regime del presidente Pervez Musharraf. A Karachi, una decina di persone sono rimaste uccise negli scontri e si è udita un'esplosione vicino all'abitazione dell'ex premier assassinata.

Bhutto, 54 anni, due volte primo ministro, era sfuggita a ottobre a un attentato a Karachi il giorno del suo rientro in patria, dopo otto anni di esilio volontario. Circa 140 persone vennero uccise nell'attacco nella città del Sud del Paese. Musharraf ha lanciato un appello alla calma affinché i "nefasti disegni dei terroristi vengano sconfitti". L'attentato a Bhutto è avvenuto quasi in contemporanea con un attacco contro il raduno di un altro partito d'opposizione, al quale avrebbe dovuto partecipare il leader Nawaz Sharif. Cinque persone sono state uccise. Non è chiaro se ci sia una relazione tra i due attentati.

Da tutto il mondo è arrivata la condanna per l'atto "brutale" contro uno dei personaggi politici del Pakistan più stimati da Stati Uniti e occidente, che la consideravano una speranza di moderazione per un Paese molto irrequieto. Il 2007 passerà alla storia come uno dei peggiori anni per il Pakistan, con un netto aumento degli attentati. Servizi segreti internazionali hanno detto nei mesi scorsi che al Qaida, i Taleban e gruppi jihadisti (fondamentalisti della guerra santa) avevano pronti kamikaze da scatenare contro Bhutto. Ambedue i fratelli di Bhutto sono stati assassinati in circostanze misteriose.


IL MARITO: L'ATTENTATO E' OPERA DEL GOVERNO

NEW DELHI - "E' opera del governo": questa la prima dichiarazione alla televisione indiana CNN-IBN del marito di Benazir Bhutto, Asif Ali Zardari, poco prima di partire da Dubai, dove una parte della famiglia vive in esilio, alla volta del Pakistan.

MUSHARRAF CONDANNA ATTENTATO, APPELLO ALLA PACE

NEW DELHI - Il presidente pachistano Pervez Musharraf ha condannato duramente l'attentato terrorista nel quale è stata uccisa oggi Benazir Bhutto. Il presidente ha anche chiesto alla popolo di mantenere la calma e la pace per affrontare questa tragedia per continuare a combattere contro il terrorismo.

SHARIF ANNUNCIA BOICOTTAGGIO ELEZIONI


ISLAMABAD - L'ex primo ministro e leader dell'opposizione Nawaz Sharif ha annunciato oggi che il suo partito boicotterà le elezioni parlamentari del prossimo 8 gennaio. Sharif lo ha detto poche ore dopo l'assassinio in un attentato a Rawalpindi dell'altra principale leader dell'opposizione pachistana Benazir Bhutto.

SCONTRI E MANIFESTAZIONI IN PAKISTAN, FORZE DI SICUREZZA IN STATO D'ALLERTA

NEW DELHI  - Alla notizia della morte di Benazir Bhutto si sono registrati scontri e manifestazioni di protesta in tutto il Pakistan. A Peshawar (Nord ovest) la polizia è dovuta intervenire per sedare le rivolte. Diversi negozi sono stati chiusi, altri sono stati saccheggiati e auto date alle fiamme in ogni parte del Paese. A scendere in piazza soprattutto i seguaci del Partito del Popolo Pakistano (Ppp) che aveva la Bhutto come leader, i quali si stanno rendendo responsabili di devastazioni.

Una forte esplosione è stata avvertita nei pressi della casa di Benazir Bhutto a Karachi, nel Pakistan meridionale. Lo riferisce la televisione Dawn News che aggiunge che, solo nella città della leader dell'opposizione, sarebbero dieci i morti gli scontri seguiti alla notizia del suo assassinio. Incidenti anche a Lahore, ad est di Islamabad, dove colpi d'arma da fuoco sono stati sparati contro le abitazioni di sostenitori del presidente Pervez Musharraf.

Il ministero degli interni pachistano ha messo in stato d'allerta la polizia, l'esercito e le truppe paramilitari.

ONU: CONVOCATO CONSIGLIO SICUREZZA

NEW YORK - Il Consiglio di Sicurezza è stato convocato d'urgenza oggi dopo l'assassinio di Benazir Bhutto. Lo ha annunciato un portavoce.

SHARIF PROMETTE CONTINUARE 'GUERRA' DEI PACHISTANI


ISLAMABAD - Il leader dell'opposizione pachistana Nawaz Sharif ha promesso ai pachistani di "portare avanti la loro guerra", dopo l'assassinio, della leader dell'opposizione Benazir Bhutto.
 

KARZAI CONDANNA 'IMMENSA BRUTALITA''
 

KABUL - Il presidente afghano Hamid Karzai ha condannato l'attentato in cui oggi e' stata uccisa la leader dell'opposizione pachistana Benazir Bhutto. E' un ''atto di immensa brutalita''', perpetrato dai ''nemici'' del Pakistan, ha detto Karzai


BUSH, FORTE CONDANNA DI ATTO CODARDO

NEW YORK  - Il presidente George W. Bush ha condannato con forza "l'atto codardo" contro Benazir Bhutto in Pakistan e ha detto che i responsabili dell'assassinio dell'ex premier oggi a Rawalpindi saranno portati davanti alla giustizia. Il presidente americano ha fatto una dichiarazione a Crawford in Texas dove si trova in vacanza.

VATICANO: NOTIZIA TERRIBILE, PARTECIPIAMO DOLORE

CITTA' DEL VATICANO  - "Una notizia tragica, terribile... partecipiamo al dolore della popolazione pakistana": così padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha commentato l'uccisione di Benazir Bhutto, ex premier del Pakistan e leader dell'opposizione. "L'attuale attentato di oggi mostra quanto sia estremamente difficile pacificare una Nazione così travagliata dalla violenza", ha spiegato all'Ansa il portavoce della Santa Sede. "Così si allontana la pace", ha aggiunto ancora, riferendo che lil Vaticano "partecipa al dolore del popolo pakistano". Come avviene in casi di notizie così gravi, ha detto ancora il religioso il Papa è stato "immediatamente informato".

SOLANA: ATTENTATO PER DESTABILIZZARE PAKISTAN

BRUXELLES - "Questo attentato punta chiaramente a destabilizzare il paese e dimostra che ci sono forze e persone che cercano di impedire il processo di riconciliazione e di democratizzazione del Pakistan": lo afferma in una nota l'Alto rappresentante della politica estera della Ue, Javier Solana.

D'ALEMA, DETERMINAZIONE ITALIA ISOLARE TERRORE

ROMA  - "Desidero ribadire la determinazione dell'Italia a combattere ed isolare ogni forma di terrorismo, nonché a sostenere, in ogni maniera possibile, le ragioni del dialogo e del cammino di riconciliazione nazionale in Pakistan". Lo ha affermato il vice premier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema commentando l'assassinio a Rawalpindi di Benazir Bhutto.
 

 

fonte: ANSA

 

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