Politica, Sociale, Cultura

17 Novembre 2005 - Benvenuti

Un caldo benvenuto a tutti voi. Sono contento di riuscire a mettere on line il sito. Lo so, non è un granché, ma spero di migliorarlo in futuro, anche se la massima attenzione deve andare, secondo le mie intenzioni, ai contenuti. E infatti è proprio per questo che ho deciso di mettere il mio tempo in questa piccola impresa, e la volontà è quella di portarla avanti con continuità. Compatibilmente con i miei impegni, vorrei riuscire a pubblicare un editoriale a settimana, sul tema che reputo più caldo al momento.
Questo sito è per me un ottimo esercizio mentale, non va preso ovviamente per oro colato tutto quello che c'è scritto perchè comunque sono pur sempre idee, l'importante sarà rispettarsi a vicenda.

Detto questo, vorrei venire subito al cuore di quello che è questo primo (e breve) editoriale. Nell'art. 3 della Costituzione Italiana si legge: "E' compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Come si vede, ai nostri legislatori stavano molto a cuore la libertà e l'eguaglianza tra le persone, elementi che sicuramente avevano sofferto molto nel periodo appena conclusosi con la seconda guerra mondiale. E per questo i padri della nostra Costituzione hanno voluto precisare subito quale deveva essere uno dei compiti principali delle nuove Istituzioni che si stavano creando. Oggi, a più di cinquant'anni di distanza, possiamo dire che questo compito è stato eseguito? La repubblica ha ampliato la nostra libertà e ci ha regalato un' uguaglianza sostanziale? Il bilancio non è poi positivo come sembra.
Certo, se guardiamo a come stavano le cose prima della guerra, il benessere economico si è molto diffuso e ha trainato tutta una sorta di miglioramenti. Ma non possiamo certo fermarci a questo primo livello d'analisi. Durante la seconda metà del Novecento, in Italia ci sono state molte manifestazioni di insoddisfazione, alcune esagerate, altre un pò più sostanziose, ma pur sempre movimenti di protesta di cui (almeno in parte) bisogna tener conto. Quanto in queste manifestazioni era dovuto al sentimento di mancata libertà? Quanti dei protestanti si sentivano rinchiusi in gabbie, dalle quali non riuscivano a uscire perchè in realtà anche loro erano parte integrante della struttura? Quanti hanno cercato di tirarsi fuori e hanno finito per limitare la libertà di altri e per distruggere la propria?

La libertà è una componente fondamentale della nostra esistenza, che viene ancora prima dell'uguaglianza, e non può essere assemblata ad essa solo perchè l'accostamento cromatico è forte e bello. Se io garantisco ai miei cittadini di essere uguali agli altri, non li aiuto fino in fondo a trovare la libertà, a ricercare un'identità, perchè molto spesso la differenza è quello che ci rende liberi sul serio, il poter essere differente dall'altro e, rispettando la sua libertà, portare qualcosa di nuovo nella società.
Sopratutto è diventato pericoloso dare la priorità all'eguaglianza quando questa è diventata sinonimo di equità, e quindi la differenza (qualsiasi, di partenza e di arrivo) è sentita come ingiusta. E' qui che bisogna lavorare, è questa la chiave per avere una società veramente meritocratica. In Italia la meritocrazia è carente, c'è, ma ce n'è troppo poca e questo accade anche perchè scarsa è la competizione, forte è la tendenza al "6 politico" e non c'è più l'abitudine a lottare. La vita è una dura selezione, lo Stato c'è apposta per evitare che questa selezione sia sleale e scorretta (lo dice la Costituzione), ma non accasciamoci sul nostro benessere, non accettiamo qualsiasi decisione altrui solo perchè non c'è la voglia di perdere quel tanto (o poco, dipende dai punti di vista) che abbiamo: difendiamo la nostra libertà sempre, come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni. Altrimenti perderemo anche quella poca cultura democratica che ci siamo sudati con il sangue.

S.G.

 

 

 

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