La scala



Mi ricordo quell'estate, in vacanza nel tuo sud,

nei luoghi della tua nascita: volevi rivedere quei posti dove eri cresciuto,

quel pezzo di mare che tanto amavi e che tanto mi descrivevi.

Le case piccole, dai colori chiari e vivaci,

le finestre sempre aperte,

le stradine che sembravano piccoli vicoli della nostra cittą,

il vociare delle comari e le corse a perdifiato dei bambini,

in cui cercavo di vedere te com'eri allora.

E poi mi parlasti di una scala, te la ricordavi levigata tra la roccia,

bagnata dai vapori salmastri della piccola spiaggia che si apriva alla fine e che tu descrivevi come una conchiglia incastonata nella pietra.

Una piccola scala stretta e scoscesa,

con piccoli balconcini intermedi e scalini piccoli,

tra i quali abbracciarsi liberamente,

lontano dalla vista del mondo.

Mi parlavi di questa scala ed io capivo che per te aveva significato molto,

i primi baci adolescenziali,

le prime scoperte del sesso e i primi arditi tentativi col sesso femminile.

Ti chiesi di mostrarmi quel ricordo,

presa dalla curiositą di conoscerti ancor meglio,

di provare l'ebbrezza di scendere quei piccoli scalini.

Ci andammo l'indomani,

io mi sentivo una bambina col giocattolo nuovo:

mi chiedesti di indossare un abito leggero e dei sandali da mare,

tu indossasti una maglia e dei calzoncini,

sembravi un piccolo monello cresciuto troppo in fretta.

Mi portasti poco fuori il paese,

dopo una curva dolce della strada,

la intravidi: era davvero incastrata tra le rocce,

a picco sul mare,

con gli scalini piccoli e levigati dal tempo,

con un movimento circolare scendeva verso un ritaglio di spiaggia bianca lambita dalle onde.

Ti chiesi di scendere alla spiaggia,

attratta dall'eterno movimento del mare e tu,

conoscendo la mia passione,

acconsentisti a quella discesa che ti riportava alla tua giovinezza.

I primi scalini non mi risvegliarono nulla,

ma proseguendo capii:

nella discesa i nostri corpi s'avvicinavano sempre di pił,

a volte dovevamo abbracciarci per continuare a scendere e in quegli abbracci sentivo crescere il desiderio di te,

delle tua mani e dei tuoi baci.

Al primo balconcino mi chiedesti di togliere i sandali,

per camminare a piedi nudi sulla viva roccia e anche tu facesti lo stesso.

Ricominciammo a scendere,

i tuoi abbracci divennero ad un tratto pił serrati,

le tue mani iniziarono a percorrere il mio corpo,

le mie curve e le mie insenature,

la tua bocca mi baciava avida,

come dopo una lunga sete ed io non resistevo,

crollavo sotto l'incalzare del tuo desiderio

e sentivo il contatto con la tua pelle,

calda dal desiderio,

e il freddo della roccia umida.

Mi piaceva lasciarmi andare tra le tue braccia,

sentire le tua mani che mi toccavano senza nessuna vergogna,

sentire che il mio corpo reagiva bloccando il fiato,

accelerando il battito cardiaco,

eccitando i miei sensi sempre pił.

La mia bocca cercava la tua,

le mie mani cercavano il tuo corpo,

scendevamo quegli scalini poco alla volta,

come per prolungare in eterno quell'attimo,

per aver pił tempo per penetrarci,

per consumare insieme il desiderio.

Al secondo balconcino iniziasti a svestirmi,

lasciandomi solo gli slip:

mi spingesti contro la roccia e iniziasti a scendere con le mani tra le mie cosce, aprendomi le gambe con le tue.

La roccia fredda era il nostro letto,

consumavamo tutto in piedi,

come due ladri che dovevano fare tutto di nascosto,

come se qualcuno potesse scoprirci

e la voglia mi eccitava ancor pił,

volevo sentirti dentro di me prepotentemente,

volevo sentirti godere dentro di me.

Capivo perchč avevi amato quella scala,

quel silenzio rotto solo dal rumore del mare,

quella roccia dove appoggiavo la schiena

ed invidiavo le donne che prima di me ti avevano posseduto.

Mi prendesti in braccio,

scendemmo gli ultimi scalini di quella scala senza fine

ed arrivammo alla piccola spiaggia:

ci sdraiammo e iniziammo a fare l'amore,

come due animali ci amavamo intensamente,

senza parlare,

assaporando quel momento sospeso nel tempo e nello spazio.

Godemmo insieme,

chiamandoci per nome,

come per ricordarci di appartenere l'uno all'altra e sfiniti,

restammo a riposare in quel piccolo paradiso perduto.