Sirena

Dicono che non esistiamo più, o meglio che esistevamo solo nei sogni tormentati e impauriti dei pescatori,
quando, durante le lunghe notti lontani da casa, dopo una tempesta appena passata e la paura riempiva ancora i loro cuori,
ci scorgevano tra le onde e udivano il nostro canto invitarli a raggiungerci.
Ora io non so chi fossi o casa fosse accaduto nella mia precedente esistenza.
So solo che mi trovo qui, nascosta tra pochi scogli affioranti il mare calmo, a costo di farmi scorgere dalle piccole barche
dei pescatori che con le grosse luci illuminano i fondali.
Completamente immersa nell'acqua che mi culla e rassicura mi avvicino ogni giorno di più alla riva,
è la stessa inspiegabile forza, che ha risvegliato il mio lungo, forse eterno sogno,
che mi teneva ancorata al fondo degli abissi.
Quel giorno non tanto lontano ho aperto gli occhi e l'oscurità assoluta mi avvolgeva,
i polmoni schiacciati come da macigni mi urlavano di risalire verso la luce e con uno scatto ho spiccato un volo verticale verso l'alto.
Non era la voglia di respirare che mi spingeva, l'ho capito nel momento stesso in cui ho raggiunto la superficie
e ho sentito il caldo sole sul mio viso.
Ecco che un urlo assordante mi è uscito dal petto, ma era quella la mia voce?
Quel suono strano, bellissimo, dolce. Ho continuato ad urlare e mentre lo facevo mi sorprendevo ad ascoltarmi affascinata dal suono.
Mi trovavo in mare aperto, ma non avevo paura, nuotavo come mai credevo si potesse fare,
volavo tra le piccole onde senza mai smettere di ascoltare la mia voce che cantava.
Non so quanti giorni sono passati, quante notti, non avevo sonno, stanchezza, continuavo a cantare, alle stelle,
al sole, alla luna, ai piccoli pesci che mi sfioravano, alle grandi balene che si lasciavano cavalcare da me,
ai cari e dolci delfini che danzavano con me.
Ma arrivò il momento in cui capì che dovevo cantare per qualcosa, il mio canto doveva essere ascoltato da tutti,
e allora iniziai a nuotare sempre più veloce, nuovamente spinta da quel senso di dover fare in fretta, presto.
Attraversai tanta acqua, lunghi giorni tra le tempeste, ma non avevo paura, sapevo che sarebbero terminate ed infatti
poi tornava la calma ed il mare continuava a cullarmi.
Più veloce di qualsiasi delfino giunsi sulle rotte delle navi e iniziai a seguirle, nascosta nella loro scia, sentivo rumori e risate e urli.
Ma non avevo paura.
Dopo non so quanti giorni e notti vidi le luci in lontananza e con maggiore accortezza iniziai ad avvicinarmi alla riva.
Ora sono qui.
Vedo volti, sorridenti, tanti. Io aspettavo che giungesse la notte per avvicinarmi, mi acquattavo sotto una specie ponte
dove io potevo vedere i volti di chi si fermava a guardare il mare, ma loro non potevano vedere me.
Quando si raggruppavano tanti visi mi riempivo il petto di fiato e mi dicevo, ora, si, ora lascio che il mio canto li renda felici.
Ma poi lasciavo uscire tutta l'aria senza emettere alcun suono, piano, un lungo sospiro triste.
Non capivo, avevo fatta tanta strada, ero felice, ed ora non sapevo più nulla.
Cosa ci facevo in quel posto, chi aspettavo, perché non ero più convinta che il mio canto avrebbe reso felici quei visi?
Avevo paura.
Continuavo ad avvicinarmi ogni notte, non so per quante, e quando oramai la mia tristezza mi faceva star male da non riuscire
a respirare si avvicinarono al ponte due visi, uno aveva una voce calda, profonda, di chi sa narrare le storie del mondo.
L'altro viso rideva, in silenzio.
Sai, disse il viso parlante, si racconta, che un tempo, qui si avvicinassero le sirene per attirare i pescatori.
Io mi avvicinai ancora di più. Ero io una sirena? E chi erano i pescatori?
Il viso sorridente parlò <<Davvero? Ah ah ah e tu ci credi? He he he >>,
<< Io ci credo >> rispose la voce dolce << Si che ci credo >> e continuò con voce sognante << Lo vedi quello scoglio rotondo?>>
e con la mano indicò dove io ero nascosta e subito mi immersi tenendo fuori dall'acqua solo le orecchie e gli occhi.
Sentivo il mio cuore impazzire nel petto, volevo ascoltare e mi avvicinai ancora di più.
La voce sorridente rispose quasi spazientita << Si lo vedo e allora? >>.
La voce calda trasse un respiro rassegnato e continuò << Era li che le sirene si nascondevano e quando i pescatori si avvicinavano,
cantavano per attirarli e poi li divoravano >>.
DIVORAVANO????? Mi si fermò il cuore, Divoravano…..Avevo fatto tanta strada per divorare????
Era stata la fame a spingermi sino a quel luogo???? E la gioia di fare sentire il mio canto?!!?-
La certezza che tutti sarebbero stati felici di ascoltarmi??? Noooooo…..
Ed ecco che la mia voce esplose fuori come un uragano.
NOOOOOOOO Era un suono talmente bello, forte. Ma talmente pieno di dolore che il viso sorridente iniziò ad urlare con me e scappò via.
Io quando oramai avevo finito il fiato, mi lasciai trascinare sul fondo del mare, volevo tornare da dove ero venuta…dal nulla….
Vedevo le luci allontanarsi sempre di più mentre io mi inabissavo, tenendo le braccia aperte senza muovere nulla per impedirlo……





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