"Confessione
di un elitista"
(Confession Of An Elitist)
di Michael Watts
Melody Maker, febbraio 1978
Quest'intervista
con David Bowie è stata condotta nei brevi intervalli durante
quattro giorni di riprese del film Just
A Gigolo. L'intervistatore ha dovuto sopportare la troupe
del film che suonava trombe e vecchi dischi da grammofono di marce
tedesche, così come una comparsa che tirava fuori delle canzoni
da un piano. "Odio queste sessioni blues", dice Bowie. Una volta,
molto tempo fa, comunque, usava suonare il sassofono mentre ascoltava
i dischi di Sonny Boy Williamson.
I: non avendoti parlato dal febbraio del 1973, quando ti esibivi
al Radio City Music Hall a New York, da allora hai lasciato, tra
molta pubblicità, il management di Main Man e Tony DeFreis. Cosa
pensi adesso di DeFreis?
B: (lunga pausa) si, è una domanda interessante. La mia rabbia
si è esaurita un paio di anni fa, e tutte le sensazioni di essere
stato usato e cose del genere penso che si siano più o meno dissolte
nella foschia. Suppongo che ora si possa affermare che è stata
una cosa importante, in un certo senso. Certamente non avrei raggiunto
quel livello di notorietà, penso, senza tutte quelle assurdità.
Se fossi un egoista suppongo che potrei dire che ci sono riuscito
perché la mia performance era buona abbastanza, ma non puoi saperlo.
Senza alcuni di quegli iniziali ridicoli trambusti, alcune delle
cose migliori non sarebbero mai venute alla luce. E' venuto alla
luce attraverso i suoi sforzi e le follie in giro a quel tempo,
e così suppongo di essere grato per quel periodo, in un certo
modo. Ma non giustificherò mai completamente quello che è accaduto.
Non so se io fossi assolutamente manipolato ma credo che tutti
i miei affari fossero manipolati. Credo che molte di quelle che
inizialmente erano delle buone idee furono sminuite per l'intento
di trarne profitto economicamente, piuttosto che andare fino in
fondo e fare le cose bene. Gli show sul palco non sono mai stati
come avrebbero dovuto essere, perché improvvisamente non c'era
più il denaro per fare quello che volevo fare inizialmente. Le
cose venivano sempre fatte con pochi soldi e non riuscivo mai
a capire il perché, visto che, apparentemente, eravamo molto,
molto popolari e… 'dov'era il denaro?' C'era tutto questo. Ora
abbiamo trovato un accordo. Non penso che ci sia niente di amichevole,
ma il tutto si è calmato adesso... Dobbiamo avere a che fare l'uno
con l'altro ogni tanto, ma non a livello personale.
I: non tornerai mai da lui?
B: oh. Dio no! Assolutamente…non ci potrebbe essere niente
di più lontano dalle mie intenzioni. Non ho letteralmente idea
di cosa faccia, di dove sia. E' stato un periodo sbalorditivo,
caotico. Molto tumultuoso.
I: cosa provi adesso sull'aspetto sessuale? (nel gennaio 1972,
all'inizio della sua carriera con MainMan, Bowie confessò al Melody
Maker di essere bisessuale, la prima rock star a fare una simile
dichiarazione. L'affermazione ebbe ampie ripercussioni).
B: sembra più facile per le persone assimilare questo adesso
di quanto non lo sia mai stato prima. Ho due punti di vista su
questo. Inizialmente, pensai che fosse una buona base per un polemista;
era qualcosa da gettare in faccia alle persone. Ma dall'altro
lato ha avuto un effetto disastroso sulla mia credibilità come
compositore ed autore per molto, molto tempo.
I: perché me lo dicesti?
B: sai, non ho mai davvero capito il perché. Certamente non
fu una cosa premeditata. Stavo cominciando a costruire Ziggy,
lui stava cominciando a prendere forma, e stavo naturalmente entrando
nel ruolo; ed è usando le tue risorse, prendendo pezzi della tua
vita che metti insieme un ruolo. Bang! Improvvisamente era lì sul tavolo. Semplicemente.
I: ho letto quell'articolo di nuovo per la prima volta l'altro
giorno. E' molto reticente ed imbarazzante.
B: si, ma immagina tra qualche anno, quello diventerà un archetipo
di intervista di quel periodo. Non dovresti sentirti imbarazzato.
No, no! So esattamente cosa vuoi dire, ma aspetta e vedrai. Ricordati
le mie parole. E' la vecchia affermazione di McLuhan sui cliché,
gli archetipi; ed io ero un po' semiserio quando ho detto che
avevo sviluppato una scuola di pretenziosità all'interno del rock
and roll. So perché lo dissi. Non sono necessariamente d'accordo
oggi. Lo dissi, di nuovo, come buttato lì. Ma c'è una qualche
forza in quell'affermazione, penso. Assolutamente.
I: ricordo un'intervista circa 18 mesi fa sul Village Voice
con Cherry Vanilla (una volta pubblicitaria per l'America di Bowie
alla MainMan). Era un pezzo sul commercializzare i gay…
B: oh, Dio. Commercializzare i gay.
I: e lei ha detto "abbiamo promosso il culo di David come
Nathan's vende hotdog".
B: buon Dio. Cronico, non è vero? Spero che scherzasse. So
cosa voleva dire, si. Lei lavorò molto per spingere quel lato
di me, perché le permetteva di avere facilmente i titoli sui giornali.
E tutte le volte che questo succedeva, naturalmente, io ero in
un altro paese, così era difficile per me avere un qualche tipo
di controllo. Il mio compromesso a quel tempo era di convivere
con questo. Quando andai in America e mi accorsi come mi avevano
presentato lì, pensai "mio Dio, non posso combattere questa cosa
enorme. Devo lavorare e gradualmente ridimensionarla a qualcosa
di controllabile". Ma avevo appena cominciato con Ziggy, e non
potevo improvvisamente abbandonare tutto. Lui era Ziggy ed era
il mio pezzo all'epoca, il mio pezzo di teatro. Pensai "bene,
dovrò usare ciò che ha avuto Ziggy ed essere ciò che Dio gli ha
dato" (breve risata). Così ho dovuto lavorare con lui per un po'
in quei primi mesi in America.
I: tu metti te stesso sulla corda anche coinvolgendoti nelle
carriere degli altri artisti. Mi sono sempre chiesto perché, considerando
che hai avuto un tale successo personale, vuoi costruire o ricostruire
il successo degli altri: Lou Reed, Iggy Pop ed ora i Devo.
B: suppongo che sia perché c'è ancora molto del fan in me.
Sono colpito dalle cose nuove. Non posso evitarlo. Se non posso
fare qualcosa io stesso allora mi piace esserne parte e provare… Specialmente con persone che non sono state notate. Mi piacerebbe
essere responsabile di avere aiutato qualcuno. Penso che sia grande
per il mio ego.
I: non ci sono stati comportamenti di pura gentilezza?
B: oh no, no. Buon Dio, no.
I: ma tu hai ricevuto alcune critiche davvero orribili, particolarmente
in relazione con Lou [Reed], che
tu eri emerso sulle sue spalle.
B: ho letto molte di queste cose, certo, e non l'ho mai contestato,
perché sembrava un'osservazione talmente superficiale su quello
che stavo facendo. Ci sono davvero pochi paralleli tra me e Lou
Reed. Ho scritto solo una canzone simile alle sue, ed era Queen
Bitch, ed è stata riconosciuta come una canzone alla Lou Reed
- e lo so per certo perché l'ho scritta apposta simile, "per Lou".
I: Andy Warhol era simile.
B: oh, si, quelle due insieme. Ma non credo che la mia carriera
sia stata basata su quelle due canzoni, e c'è davvero poco altro
che io abbia fatto che sia neanche tale da paragonare a quello
che fa, o ha fatto, Lou Reed. Trovo molto difficile trovare una
similitudine tra me e Lou. Non ho mai scritto sulla gente da strada,
o sulla voce del giorno, camminato come lui, vestito come lui,
non ho mai avuto un aspetto simile al suo, o anche fatto concerti
simili ai suoi. Penso che questo sia davvero superficiale. Andavamo
molto d'accordo. L'ho trovato molto spiritoso, in modo molto newyorchese.
E la stessa cosa si può dire, posso aggiungere, per il giovane
Iggy Pop, visto che ho letto anche questo un paio di volte. Ma,
sai - e l'ho fatto in parte per il fattore divertimento- ho sempre
notato questo, che se faccio alcuni nomi come mie influenze per
vedere se le persone li raccolgono, tutte le volte è sempre tornato
indietro. Sempre. Potrei dire che la mia più grande influenza
era Tiny Tim, e loro direbbero, "ah, certo! Ovviamente David Bowie
ha preso un'enormità di cose da Tiny Tim". Funziona sempre in
questo modo. Non biasimo nessuno perché l'ho fatto di proposito
- usavo creare queste false piste solo per vedere che effetto
avevano sulle persone - ma mi divertiva il fatto che avrebbero
preso qualcosa del genere, lo avrebbero distorto e ne avrebbero
fatto una loro propria affermazione.
I: muoviamoci dal passato al presente. Cosa pensi di questo
film in confronto a L'Uomo Che Cadde
Sulla Terra?
B: e' completamente differente. Questa è stata un'esperienza
più piacevole. Per un motivo o per l'altro, sono molto più vicino
a David di quanto lo fossi a Nick (Roeg). Nick è meno accessibile.
David ha una personalità molto più generosa.
I: Roeg è un'intellettuale.
B: si, ha questa propensione. David non molto; sebbene, certamente,
abbia una natura sofisticata, creativamente, straordinaria quanto
Roeg, a suo modo.
I: pensi che quel film sia stato un successo?
B: penso che sia dibattuto da tutti coloro che hanno visto
il film. Penso ci siano molti lati positivi ed il contrario. L'ho
visto solo una volta - la volta che l'ho visto al cinema - ed
ancora penso che ho imparato di più dal processo di realizzazione
del film piuttosto che dal vederlo finito. Non mi è piaciuto come
film da guardare. E' molto teso…è pieno di terribili tensioni.
Certo, questo è parte della cosiddetta magia del film; il fatto
che ci sono forti sentimenti inibiti. C'è la sensazione repressa
di qualcosa, qualcosa che ribolle sotto la superficie. Non riesce
mai a venire fuori, così ti lascia con quella terribile sensazione
di avere una visione limitata di qualcosa.
I: sei d'accordo che è un film su un uomo che originariamente
è puro ma finisce per essere corrotto e disgustato di se stesso?
B: il modo in cui Nick ha interpretato quella purezza, guardando
al modo in cui il film è stato montato… sembra che lui abbia interpretato
quella purezza in un modo perverso. C'è qualcosa d'imbarazzante,
goffo; c'è qualcosa di non giusto nella purezza di quella persona.
Suppongo che a livello superficiale questo è il film che Nick
stava facendo, si. Nick aveva molte altre intenzioni che non ha
mai confidato - bene, non a me, ad ogni modo. E' un uomo riservato.
E, peraltro, a quel tempo anche io ero molto chiuso nel parlare
con gli altri.
I: si, voglio chiederti se vedevi dei paralleli tra te e Thomas
Newton, lo strano personaggio che hai interpretato, se è il motivo
per cui hai accettato il ruolo.
B: oh, questa è una trappola pericolosa in cui cadere! Diciamo
che fu piuttosto facile per me. Quando mi ci immersi completamente...
ci avrei dovuto pensare (risata). Voglio dire, Nick esercita una
tale influenza su di te, psicologicamente, che devi portare il
peso del personaggio in giro per un po' anche dopo la fine delle
riprese.
I: era un personaggio freddo ed inespressivo. La tua immagine
era così all'epoca.
B: penso. Ero molto spaventato all'idea di esprimere un qualsiasi
tipo di emozione allora, cosa che fu seguita dalle più drammatiche
e traumatiche esperienze nello Station To Station Tour, quando
divenni iper-emotivo. Attraversai grandi momenti di sconforto
e di estasi…ed ho mantenuto molte cose represse per un po' di
anni.
I: così, quello fu un periodo molto catartico nella tua vita?
B: oh, si.. Mi sento molto più stabile adesso.
I: ma tu sei un uomo quanto meno instabile. Potrebbe accadere
di nuovo?
B: si, sono terribilmente spaventato all'idea di andare di
nuovo in tour, a causa di tutti i tipi di esperienze che hai….Spero
di non trovarmi di nuovo in quella situazione.
I: ti riferisci alle droghe e ad altre cose?
B: a tutto. La prova della tua personalità in tutti gli aspetti:
puoi affrontare un tour? Quando porti sulle spalle tutta la responsabilità
è piuttosto facile andare in pezzi. O ti chiudi o ti liberi. Io
tendo ad andare in entrambe le direzioni. Dio sa che effetto ha
su di me. Ma sto molto meglio questa volta.
I: sembra che ti piaccia recitare, comunque.
B: lo trovo affascinante, entrare davvero nella carne di una
persona. Mi sento molto a casa con questo personaggio, ad essere
guidato e che mi mostrino come farlo.
I: ma sei sempre stato interessato a creare personaggi!
B: oh, si, ma non l'ho mai avvicinato in questo modo. E' impossibile
da spiegare, davvero, ma si tratta di seguire i pensieri piuttosto
che recitare le parole come un pappagallo….Questo è meraviglioso!
(s'interrompe) Suona come (assume una voce fredda da attore),
"bene, ci sono solo 3.584 parole in Otello. Come Peter Brooks
usava dirmi, ora conosci tutte le parole, tutto quello che devi
fare è ripeterle nel giusto ordine". (risata). Odio parlare di
recitazione. Non ne so abbastanza.
I: penso che dovresti dirmi come sei stato coinvolto nel film
su Egon Schiele [mai
realizzato].
B: originariamente mi è stato suggerito da Clive Donner, quello
che ha fatto The Caretaker e Mulberry Bush,
che avrei potuto interpretare la parte. Mi ha mandato il copione
originale ed io ho colto al volo l'idea perché conoscevo Schiele.
Wally era una delle sue ragazze - si pronuncia 'Valley'. Wally è solo un titolo provvisorio. Penso che sarà cambiato. Riguarderà
il periodo da quando smise di essere allievo di Klimt e si mise
a fare il pittore, attraverso la sua condanna alla prigione ed
alla fine della relazione con la sua ragazza Wally. Al momento
sembra che Charlotte Rampling dovrebbe interpretarla. Non ho altro
da dire sul casting. Donner non lo conosco molto bene, ma è molto,
molto intelligente. Sembra che io finisca sempre col lavorare
con registi inglesi o europei. La prossima persona che incontrerò
entro un paio di settimane è Fassbinder, con la possibilità di
fare L'Opera Da Tre Soldi con lui, un remake. Ora sta cominciando
a girare film in inglese. L'ho visto a Berlino un paio di volte,
ma non gli sono mai stato presentato, né ho mai avuto l'opportunità
di parlargli. In apparenza un tipo strano, molto bizzarro. Questo
è un tipo di film molto strano per lui. Penso che sia lo sforzo
di tutti mettere insieme elementi strani per vedere cosa viene
fuori, un'idea cui aderisco completamente. Incidenti pianificati.
I: cosa è accaduto a The Eagle Has Landed e Stranger
In A Strange Land?
B: per The Eagle Has Landed sono stato scartato, e
quanto a Stranger In A Strange Land non volevo essere coinvolto,
perché ho pensato che sarebbe stato stereotipato (breve risata).
E' stato anche durante il periodo MainMan... Ma ero fortemente
contrario a fare Stranger In A Strange Land…Sarei stato
un alieno per la vita. Sarei rimasto lì. Tutto quello che mi avrebbero
offerto sarebbero stati personaggi con la pelle verde ed i capelli
colorati - quello sarebbe stato l'unico cambiamento che avrei
potuto fare, il colore dei capelli.
I: la gente ti associa con cose futuristiche, non è vero?
B: non so ora se è futuristico o no. Non ho mai pensato a
me stesso come ad un futurista. Ho sempre pensato di essere una
figura molto contemporanea, molto "Ora". Il rock è sempre dieci
anni indietro rispetto alle altre arti, ne raccoglie i rimasugli.
Voglio dire, ho solo preso le tecniche di Burroughs anni dopo
che aveva avuto successo in letteratura, e le ho applicate al
mio lavoro. L'applicazione non è stata fatta che molti anni dopo
che era diventato uno stile finito, non più utilizzato, in letteratura.
E questo accade con il rock. Ha soltanto raggiunto il Dada ora.
Così, al contrario di considerarmi un futurista, penso di essere
contemporaneo quanto sento il bisogno di esserlo, e molto del
resto di quello che accade è influenzato da cose passate. Generalmente
si tratta di lavoro in un'atmosfera che è di circa cinque anni
prima. C'è molto che sembra rappresentare l'oggi, ma, in effetti,
non è così: utilizza riferimenti, sentimenti ed emozioni di qualche
anno prima.
I: ho sempre pensato che ci sia molto dell'Inghilterra del
1890 in te. Beardsley e Wilde etc.
B: oh, si! Quella è stata un'influenza molto forte, l'idea
dell'Esteta, dell'elitista (ride) - un punto che Brian (Eno) ed
io condividiamo. Penso che ci sia un notevole fattore snob in
quello che faccio.
I: una volta mi hai detto, "sono un attore, non un intellettuale",
eppure i critici vedono nei tuoi dischi idee più che emozioni.
B: ho deciso di essere un Generalista, ora!
I: un Generalista?
B: si. Qualcuno che copre tutti i campi. Comprende ogni cosa
che vorrei fare, davvero. Trovo, per esempio, che voglio davvero
dipingere seriamente ora, e non giocarci, e sto dipingendo molto
seriamente adesso, in ogni momento disponibile. Mi piacerebbe
essere conosciuto come pittore un giorno, quando avrò il coraggio
di mostrare i miei lavori. Ma al momento voglio essere conosciuto
come un generalista piuttosto che come un cantante o compositore
o attore. Penso che quella del Generalista sia una bella occupazione.
I: cosa pensi di questo contrasto tra idee ed emozioni. I
critici tendono a trovare più idee nel tuo lavoro che in quello
di altri musicisti.
B: penso che la somma totale delle parti sia più grande dell'imput,
e specialmente nelle ultime cose che ho fatto. C'è un considerevole
numero d'idee differenti che sono convogliate nell'album, ma la
somma totale di tutte quelle idee è qualcosa di straordinariamente
diverso da quello che mi aspettavo venisse fuori dall'album quando
l'ho fatto. Per me ascoltare "Heroes" è un'esperienza nuova, così come lo è per qualsiasi altra persona
che lo ascolti. I dischi non sono mai quello che ti aspetti che
siano.
I: c'era apparentemente un'atmosfera piuttosto casuale, allegra
in studio con Eno. Ma la musica non trasmette questo.
B: no, no. Penso che sia stato un processo piacevole ed utile,
ma ne è risultato un lavoro solido, molto soddisfacente.
I: Low è, infatti, più deprimente
di "Heroes", penso.
B: si, lo è. Ma quello fu un periodo di depressione, di ritiro.
I: Tony Visconti, che ha aiutato a produrlo, mi ha detto che
hai fatto Low perché sentivi che stavi diventando prevedibile.
B: si, sentivo di essere molto prevedibile, e quello stava
cominciando ad annoiarmi. Stavo entrando in un'area di popolarità
middle-of-the-road che non mi piaceva, con quella fase disco soul,
e stava diventando tutto troppo di successo nel modo sbagliato.
Voglio ed ho bisogno del successo creativo, artistico. Non voglio
i numeri, non ne ho bisogno, non combatto per i numeri. Voglio
la qualità, non una carriera rock'n'roll. Il mio ego è tale che
vorrei essere riconosciuto come una persona che offre qualcosa
di valido, e quando sento che quello che faccio sta cominciando
a trascinarsi questo mi imbarazza e voglio cambiare.
I: pensi che ci sia un tema generale nei tuoi dischi?
B: (fa una pausa, poi, maliziosamente, adotta una voce alla
dott. Bronowski) "C'è un elemento d'irrazionalità nello spirito
umano?" (risata). Si, penso che l'irrazionale sia davvero parte
di quello che faccio, e la combinazione degli elementi sbagliati,
nel posto sbagliato, nel momento giusto.
I: è molto vago.
B: si, non penso che mi piacerebbe sottoporre me stesso alla
completa analisi del mio lavoro.
I: ad eccezione di Hunky Dory
e Pin Ups, c'è una sensazione
molto fredda, tecnologica in molto del tuo lavoro.
B: un po' fredda, pensi? Penso che non sia espressa, in generale,
in termini emotivi: amore o rabbia o qualsiasi altra cosa ci sia
nella scala emozionale sopra il Do più alto (sorride). Le emozioni
sono quelle raramente toccate dagli autori, penso. Questo è ciò
che dà alla mia musica una sensazione di freddezza. Ma non penso
che si tratti di emozioni fredde. Penso che siano solo emozioni
sorprendenti che si nascondono nella testa da qualche parte, che
sono raramente espresse, forse perché sembra che non ci sia un'occasione
per esprimere quel tipo di emozione. Ancora non so se ci sia o
non un'occasione per esprimere quell'emozione, ma la esprimo nei
miei dischi, se qualcuno ne ha bisogno!
I: bene, sembra di si, visto che comprano i tuoi dischi. Però,
dato che conosci le loro vendite, io avrei detto che gli ultimi
due album non sono andati bene come gli altri.
B: oh no. Certamente no.
I: e questo non ti importa?
B: no, affatto. Anzi è piuttosto una cosa che mi fa piacere,
in un modo un po' perverso.
I: questo ha un che di snobistico.
B: si, è così. Brian dice che è imbarazzato che Before
And After Science stia andando così bene a New York - certo
sta mentendo, perché gli fa piacere. Ma ha detto "ho fatto tutto
per scoraggiare le persone a comprarlo. Sono andato lì ed ho fatto
il possibile per dissuadere la gente dal comprare il suddetto
articolo". Infatti, Before And After Science sta ricevendo
una buona reazione negli Stati Uniti.
I: ma per quanto ti riguarda, non c'è la possibilità che tu
perda il tuo pubblico?
B: oh, si.
I: ma questo non ti preoccupa?
B: no, no. Arriva un momento in cui attraversi la ridicola
situazione di dire "sarei davvero soddisfatto se tutti smettessero
di comprare i miei dischi, così potrei andare via e fare qualcos'altro".
C'è un briciolo di pazzia nella tua mente quando l'album esce:
"vediamo se questo può davvero essere un fiasco o esplodere".
C'è una piccola parte di te che pensa questo.
I: perché questo significherebbe che non c'è costrizione nel
fare un disco per quel particolare pubblico?
B: assolutamente. E poi puoi prendere il toro per le corna
e semplicemente registrare qualcosa sotto un tavolo con un registratore
a cassetta, o qualsiasi altra cosa, e fare tutte quelle cose che
avevi detto avresti fatto un giorno.
I: ma Lou Reed ci ha provato con Metal Machine Music,
e per lui non ha funzionato.
B: non parlo con Lou da molto tempo, così è difficile sapere
esattamente cosa avesse in mente. Certo ha improvvisamente cominciato
a produrre album molto orientati in senso commerciale dopo di
quello, perciò non so se quello fosse un modo per fare leva sulla
Rca.
I: ed è tornato al suo tema di sempre, scrivere sui bassifondi.
B: si. Non penso che sia molto interessato a scrivere su qualcos'altro.
Non lo so. Lou sta troppo a New York. Detto questo, ho sentito
che ora è in Giappone, così non è completamente vero.
I: parliamo un po' della collaborazione con Eno. Cosa pensi
di avere preso da lui?
B: questa è una domanda difficile. Ciò che lui ha introdotto
nella mia musica probabilmente è un modo completamente diverso
di guardarla, o un'altra ragione per scriverla. Mi ha allontanato
dalla narrazione, da cui ero intollerabilmente annoiato. Narrare
storie, o fare delle piccole vignette di quello che pensavo stesse
accadendo al tempo in America e metterle nei miei album in modo
contorto: Filadelfia, o New York o Los Angeles, Panic In Detroit
e Young Americans. Un obliquo cantante-autore. E Brian
mi ha davvero aperto gli occhi all'idea del processing, all'astrattezza
della comunicazione. Non penso che siamo d'accordo su tutto. Non
siamo talmente simpatetici da accogliere a braccia aperte tutto
quello che l'altro dice. E' possibile anche che la mia manipolazione
delle parole nelle canzoni abbia lievemente cambiato le sue idee.
Gli piace il modo in cui lavoro con le parole e le melodie.
I: come lavori?
B: ancora incorporo molte delle idee di Burroughs, ed ancora
fratturo apposta ogni cosa. Anche se ha troppo senso. Adesso frammento
le cose più di quanto non abbia fatto in passato. Ma si tratta
ancora di prendere le mie tre o quattro affermazioni e di combinarle.
Non così letteralmente come facevo, non uso molto il metodo delle
forbici - ma scrivo una frase e poi penso ad una bella giustapposizione
a quella frase e poi lo faccio in modo metodico, scrivendo per
esteso. C'è molto di me ora nei cut-up, anche se ad un certo punto
è diventato molto casuale. E' stato molto più casuale in Low.
In "Heroes" era più pensato. Volevo che una frase trasmettesse
una particolare sensazione. Ma mai una canzone nella sua interezza
- non ho mai avuto un'idea complessiva della sensazione da trasmettere.
Per ogni singolo verso volevo avere un'atmosfera differente, così lo costruivo alla maniera di Burroughs. Ci sono due o tre temi
in ogni canzone, ma sono concatenati in modo da produrre una differente
atmosfera per ogni linea, ed a volte un intero gruppo di linee
[righe musicali]. Ma non volevo limitarmi all'uso di un
solo processo, così usavo un semplice stile narrativo per, ad
esempio, due linee e poi tornavo al disorientamento. "Heroes"
è stato il brano più narrativo in quell'album.
I: in Low, A New Career In A New Town…
B: quel brano non ha testo, però (incuriosito). Ma ti ha dato
l'impressione, dopo, che lo avesse?.. Si, è così. Questo è esattamente
ciò che voglio dire, che la somma di tutte le parti produce una
sorprendente sensazione, e davvero senti che hai capito qualcosa.
I: Be My Wife è molto specifica. E' davvero angosciata,
o stavi solo scherzando?
B: ero genuinamente tormentato, penso. Però avrebbe potuto
essere chiunque. Ma penso, generalizzando, che ciò che trovi in
entrambi gli album è un miscuglio (pot- pourri) che comprende
dalla canzone narrativa a, suppongo, a suo modo, il surrealismo.
In effetti, alcune delle canzoni sono molto simili a quelle che
scrivevo molto tempo fa, non molto differenti da cose come Quicksand,
che era in Hunky Dory.
I: di cosa parla Sound And Vision?
B: quella è una canzone sull'ultimo rifugio; in effetti, è
stata la prima cosa che ho scritto con Brian in mente quando stavamo
lavorando allo Chateau. Era proprio l'idea di uscire dall'America,
da quel periodo deprimente che stavo attraversando. Stavo attraversando
momenti terribili. E' sul voler essere messo in una piccola stanza
fredda con un onnipotente blu alle pareti e tende alle finestre...Ma
penso che Brian ed io siamo buoni collaboratori. Non sono mai
stato così contento di collaborare con nessun altro quanto con
Brian. Abbiamo interessi così vari che questo porta a congetture
molto interessanti in studio. E' bello avere un amico così e lavorare
in una simile relazione. Non ho mai pensato che avrei lavorato
così. L'ho sempre sentito singolare.
I: come sono i tuoi rapporti con Bob? (lunga pausa) Bob Fripp.
B: oh, pensavo che intendessi Bob Dylan! Non mi trovo affatto
con lui. Ho avuto un momento terribile con Bob Dylan. Assolutamente
orrendo. Gli ho parlato per ore. Ero proprio uscito di testa,
se mi ricordo, e non facevo altro che parlare. La cosa più comica
fu che avevo parlato della sua musica e di quello che lui faceva,
quello che faceva la sua musica e quello che non faceva... e alla
fine della conversazione si girò verso di me e - spero che fosse
per scherzo ma ho la sensazione che non lo fosse - disse (adottando
un banale accento americano), "aspetta di sentire il mio prossimo
album". Pensai "oh, no, non da te per favore! Non quello, qualsiasi
cosa ma non quello!". Non so se fossi in uno stato adatto per
apprezzarlo, ma fu la prima ed ultima volta che l'ho incontrato.
Non ha mai cercato alcun altro contatto con me (ride fragorosamente).
Questo è accaduto a New York. Non lo trovai strano, quello era
il problema - anche quando le persone incontrano me generalmente
non mi trovano così strano come vorrebbero, così, suppongo, è
una di quelle cose che accadono quando ti costruisci una particolare
immagine di qualcuno. Ho perso tutta la fascinazione per lui,
devo ammettere, parecchi anni fa, però.
I: c'è qualcuno nel rock ora che suscita un qualche interesse
in te?
B: penso di no. In questo particolare momento mi sento incredibilmente
lontano dal rock, e si tratta di una genuina lotta per esserlo.
Rifiuto di ascoltare i dischi, rifiuto di ascoltare musica in
generale.
I: neanche i Kraftwerk?
B: no…non penso che abbiano trovato la loro nicchia - potrei
trasformarlo in un gioco di parole, ma non penso. Io sarei meglio!
Ho trovato molti dei loro primi lavori più forti delle loro ultime
cose, in effetti. Mi piaceva molta della loro musica che sembrava
essere a forma libera. Era il periodo in cui i Neu erano con loro
e c'erano due elementi pieni di attrito che lavoravano l'uno contro
l'altro, i Neu, che erano nella completa estensione, contro la
pianificazione molto metodica di Florian. Non traggo la stessa
soddisfazione da loro adesso, sebbene mi piacciano molto come
persone. Florian in particolare. Molto ironico. Quando vado a
Düsseldorf mi portano nelle pasticcerie, e mangiamo grandi dolci.
Loro indossano giacca e cravatta. Un po' come Gilbert e George,
in effetti… Dio, cosa sarà accaduto a quei due? Mi piacevano…Quando
sono venuto in Europa, poiché era il primo tour che abbia mai
fatto dell'Europa, l'ultima volta, ho preso una Mercedes per guidarla
io stesso in giro, perché all'epoca ancora non volavo, e Florian
la vide. Disse "che meravigliosa macchina", ed io dissi "si, apparteneva
ad un qualche principe iraniano, lui è stato assassinato, l'auto
è andata in vendita ed io l'ho presa per il tour". E Florian disse
"ja, le auto durano sempre di più". Con lui tutto ha quella prospettiva.
Emozione fredda/emozione calda. Musica folk delle fabbriche".
I: sei stato influenzato dai Kraftwerk quando stavi facendo
Low?
B: non so se sono stato influenzato in senso musicale. Alcune
delle loro premesse per voler fare musica le ho trovate interessanti.
I: tu dici che non ascolti musica rock, eppure tu ed Eno state
producendo i Devo a Colonia.
B: si. In primo luogo mi piace la loro musica e poi il fatto
di averli incontrati ha avuto molta importanza. Li ho trovati
persone molto interessanti, nello stesso tipo di modello colloquiale
di Brian e Fripp, ma l'equivalente americano. Ho pensato che c'era
molto entusiasmo rispetto a quello in cui pensavano di potere
entrare. La teoria del loro potenziale è molto forte. Non penso
sia realizzata in questo momento. Dovresti andare a vederli dal
vivo. Non penso di essere particolarmente interessato nella loro
premessa base della devo-luzione. Mi piace semplicemente la loro
musica e la costruzione dei loro testi.
I: Jocko Homo mi ricorda un pezzetto di Chant Of The Ever
Circling Skeletal Family da Diamond
Dogs.
B: si, mi piace quel brano, è buono. Effettivamente, alcuni
dei brani in quell'album sarebbero stati bene accanto ad alcune
cose che faccio adesso, penso. L'intro, senza i versi, era un
brano interessante. Mi piacerebbe trattare l'Ouverture del Tannhauser
in modo simile a come ho trattato Bewitched, Bothered And Bewildered.
Diamond Dogs fu un album difficile con cui convivere all'epoca,
ma matura, non è così, guadagna forza col tempo. Non mi piacciono
molti dei miei album. Sarebbe difficile per me affermare che mi
piace un intero album. Mi piacciono alcuni brani. Alcune cose
funzionano estremamente bene, e molte funzionano soltanto.
I: preferisci fare gli album e pubblicarli molto velocemente,
non è così?
B: si, assolutamente. Non mi piace troppa premeditazione.
I: ho sentito che usi un sistema particolare di notazione
per i musicisti.
B: disegno la musica, la forma che deve avere. Devo disegnare
il sentimento perché non posso spiegarlo. I musicisti che hanno
lavorato con me ora hanno imparato il linguaggio.
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Bowie
con il suo manager dell'epoca, Tony DeFries. A sinistra
1971; a destra 1972
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