"Nel
regno di Oshima "
(In The Realm Of Oshima)
di Ruth McCormick
American Film Magazine settembre 1983
David
Bowie è una delle più durevoli e certamente la più versatile figura della musica pop moderna. I suoi concerti rock
sono scrupolosamente diretti e coreografati come opere, ed i personaggi
che ha creato per esse sono diversi come le sue influenze, che
vanno da Dylan a Coltrane, da Brecht a Burroughs, dal Kabuki
[una forma di teatro tradizionale giapponese] ai Kraftwerk.
E' stato un pioniere dei video rock; le stupefacenti presentazioni
delle sue canzoni hanno stabilito lo standard dell'eccellenza
nel mezzo. Come attore è probabilmente meglio conosciuto
per il suo lavoro come un alieno nel film di Nicholas Roeg
The Man Who Fell To Earth, ma ha anche ricevuto il
consenso unanime dei critici per la sua rappresentazione di John
Merrick nella produzione a Broadway di The
Elephant Man, e come
il Baal di Brecht in una presentazione
televisiva della BBC. All'inizio dell'anno l'autrice - critica
Ruth McCormick ha intervistato Bowie a New York sul suo lavoro
con Oshima, un regista che lui ha sempre ammirato e la cui abilità
di cambiare stili e direzioni è paragonabile alla sua.
I: come scegli i tuoi ruoli?
DB: scelgo sempre i registi. Finora sono stato abbastanza
fortunato da lavorare con due dei miei registi preferiti, Roeg
ed Oshima. Sono completamente diversi nel modo di affrontare un
film, ma c'è un parallelo. Mi trovo nella piacevole posizione
che mi chiedono di fare film - di imparare dai registi ed essere
pagato per questo, e di divertirmi nel farlo.
I: quando Oshima ti ha chiesto di fare Merry Christmas
Mr. Lawrence conoscevi già il suo lavoro?
DB: sì, La Cerimonia, Boy e L'Impero
Dei Sensi erano le tre cose sue più importanti che
avevo visto a quel tempo: erano così completamente differenti
in molti modi. Penso che Oshima abbia una sguardo molto internazionale.
Fui assolutamente incuriosito quando venne dietro le quinte dopo
aver visto The Elephant Man e mi chiese se
ero interessato a lavorare con lui. Colsi l'occasione. Ma ci sono
voluti altri due anni prima che la cosa avesse inizio. Lui mi
chiese se lo avrei aspettato, ed io accettai, e due anni dopo
mi chiamò e mi disse "cominciamo entro tre settimane".
Avevo appena finito The Hunger,
così, davvero, l'ultima cosa che volevo era fare un film!
Volevo solo andare in vacanza, perché era stato un ruolo
faticoso, con tutto quel make up [il
trucco per invecchiare il personaggio di Blaylock] e
tutto il resto. Così approfittai della situazione e feci
le mie vacanze nel Sud Pacifico. Conoscevo l'isola piuttosto bene
prima che Oshima arrivasse con la troupe, così quando tutti
arrivarono mi sentivo come se fossi stato sull'isola per un certo
tempo, cosa che si supponeva il mio personaggio avesse fatto.
Mi sentivo a casa, e come se fossi stato in un campo tutto il
tempo, perché l'isola è molto piccola e dopo un
po' ti senti isolato.
I: dev'essere stato bello.
DB: dopo due settimane la bellezza comincia a svanire. Ti
senti confinato, il che andava bene, perché quello era
l'elemento centrale del mio personaggio. Era lo stato d'animo
adatto. Ma non ho mai lavorato in nessun film in cui il momento
acquistasse una tale velocità. Lavora così velocemente!
Le luci sembravano quasi semplicistiche, al punto che non potevi
credere che il risultato potesse essere buono. Ma poi vedi il
girato ed è fantastico.
I: il cameraman non era Toichiro Narushima?
DB: infatti. Mio padre! Mi è stato dato il diritto
di chiamarlo "padre". Ha un occhio straordinario; è
molto veloce nelle sue decisioni. E poi, da scena a scena, Oshima
non ci dava la possibilità di avere una visione d'insieme
di come sarebbe stato il film. Eravamo soggetti a così
tanti veloci cambi di scena, perché voleva realizzare molte
scene in un solo giorno, che eravamo concentrati nel rafforzare
ed esprimere al massimo i nostri personaggi in relazione alle
persone immediatamente vicine a noi. Dopo i primi due giorni ci
rendemmo conto che ogni scena sarebbe stata girata una sola volta,
al massimo due......penso che questo ci fece entrare nel film
più di qualsiasi altra cosa, questa tremenda velocità.
Facevi una scena, la finivi, e dovevi passare alla successiva
immediatamente, così eri sempre nel personaggio, con nessuna
possibilità di vedere la cosa nel suo complesso. Ridefinivi
continuamente ciò che accadeva al tuo personaggio, quali
stress erano implicati nelle sue relazioni con i suoi stessi uomini
e col nemico.
I: ma non è come nella vita reale?
DB: si esattamente, ed è così che lui gira.
Era come la vita reale, avevi solo una possibilità. Lui
non crede nel girare migliaia di scene. Gira una scena solo due
volte, a volte tre, ed ha ciò che vuole. E' un miracolo;
fa il montaggio quando gira. E tutto il processo di montaggio
credo fosse finito circa cinque o sei giorni dopo l'ultimo giorno
di riprese. Aveva già assemblato un primo montaggio del
film. E' così veloce. Gli ho chiesto come poteva fare tutto
così velocemente e mi ha detto "Ho aspettato cinque
anni per farlo, così l'ho filmato milioni di volte nella
mia testa".
I: fino ad oggi Oshima ha normalmente lavorato con piccoli budget.
DB: si, è stato costretto ad essere disciplinato. Per
questo film a Toda-san, lo scenografo, è stato dato tutto
il denaro. Lui ha costruito questo enorme set in mezzo alla giungla,
questo fantastico campo. Era stato messo insieme molto bene, con
bambù e corde, stile giapponese, e poi lui ha nascosto
tutto con delle tende, così non si riusciva a vedere quasi
niente del campo; vedevi parte del campo, uno strano angolo che
veniva fuori dalla tenda, così, in effetti, non ci sarebbe
stato bisogno di costruire tutto ciò che era ad ovest di
quel punto, ma lui lo ha costruito tutto. Disse che non importava,
non mostri mai la cosa per intero, perché non c'è
una cosa come la perfezione nella vita. Non puoi rendere una cosa
perfetta mostrandola per intero e dicendo "questa è
la perfezione". Ne mostri soltanto una piccola parte e la
tua mente ti darà la perfezione che serve per dire che
questa è una ripresa perfetta. Un americano avrebbe filmato
tutto, per avere il denaro lì sullo schermo!
I: cosa puoi dirmi del personaggio che interpreti, senza svelare
troppo il film?
DB: bene, la cosa fantastica del film è che non c'è
niente da svelare in quei termini. Potrebbero darti la trama apparente
del film, ma non aiuterebbe affatto, perché il fulcro è
l'impatto del confronto tra la civiltà giapponese e quella
inglese e come esse si fraintendano a vicenda. Ed un uomo, interpretato
da Tom Conti, che comprende entrambe le parti, è completamente
rinnegato da entrambe.
I: è in grado di vedere entrambe le parti perché
è una sorta di intellettuale?
DB: assolutamente. Ma in quella situazione non puoi stare
nel mezzo o sarai rinnegato da entrambe le parti. I tuoi cominciano
a chiedersi perché passi del tempo con i giapponesi, ed
i giapponesi cominciano a pensare "quest'uomo non ha una
vera nobiltà, perché si sta allontanando dai suoi
stessi uomini".
I: dall'altro lato il tuo personaggio è un uomo d'azione
DB: sì, abbraccio l'idea della guerra a causa del mio
senso di colpa nei confronti della mia famiglia, specificamente
di mio fratello più piccolo, che è gobbo dalla nascita,
cosa che si riflette negativamente su di me, e così lo
rinnego. Rinnego la responsabilità di occuparmi di lui
al punto che lui viene a trovarsi in terribili situazioni sociali,
ma io sto lì, tra le quinte, a guardarlo subire terribili
umiliazioni, senza neanche correre in sua difesa. Tutto questo
comincia ad avere un effetto su di me negli anni, tanto da arrivare
al punto che la mia vita diventa priva di significato a causa
del modo disonorevole in cui ho trattato mio fratello. Così,
quando arriva la guerra mi ci butto, cercando la salvezza, ma
in realtà è che ora posso morire, posso morire onorevolmente,
facendo qualcosa. Questo è ciò che produce la cosiddetta
volontà di ferro che ho. E' proprio questo sentimento forzato
che mi porta nelle situazioni più pericolose, per redimermi.
Così, i giapponesi vedono in me questa nobile figura dalla
volontà di ferro, ma io vedo me stesso come l'antitesi
di questo - il che è, di nuovo, un malinteso da parte loro.
I: hai passato molto tempo in Giappone. C'è sempre stato
un elemento del teatro Kabuki nei tuoi show
DB: sì, molto forte. Sai, durante le riprese, avevano
così tante amabili tradizioni giapponesi, come nel primo
giorno di riprese, tutti avevano indossato i loro migliori vestiti,
e poi di nuovo l'ultimo giorno: vestiti bianchi, guanti bianchi.
E durante i cinque anni che Oshima ha dovuto aspettare per fare
il film i suoi tre più importanti collaboratori della troupe
non hanno lavorato. Hanno rifiutato di lavorare con altre persone
finché Oshima non è stato in grado di fare il suo
film. Questa è una cosa così incredibile, il modo
in cui la lealtà permea la loro intera società,
così come la loro arte. Se lui non poteva lavorare, anche
loro non dovevano......
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aggiornata al 06.10.2002