ALBERTO SPADOLINI,
FRA FUTURISMO E
BALLETTI RUSSI
Spadolini in stile
futurista - Foto Piaz
Parigi 1932
Nel 100° anniversario
del Futurismo e dei
Balletti Russi torna
alla ribalta Alberto
Spadolini, pittore e
scenografo cresciuto fra
i futuristi del Teatro
degli Indipendenti ed in
seguito approdato come
danzatore nel “Ballet
Russe de Monte Carlo”
tanto da essere definito
‘il nuovo Nijinsky’.
Il 20 febbraio 1909
Filippo Tommaso
Marinetti pubblica su le
pagine de “Le Figaro” il
manifesto del Futurismo,
ideologia che influenza
un’intera generazione
d’artisti e che chiede a
gran voce all’Italia di
liberarsi da ogni
tradizione ed esalta la
modernità, la velocità,
le nuove metropoli.
Il Futurismo ispira
anche il giovane Alberto
Spadolini, nato il 19
dicembre 1907 nel
popoloso quartiere Piano
San Lazzaro ad Ancona.
Egli frequenta “uno di
quei piccoli e polemici
cenacoli artistici –
tutti di giovani – che
le piccole città di
provincia sono solite
formare e disperare”.
“La vita di Spadolini è
piena di misteri!”,
sostiene Anton Giulio
Bragaglia. Ed infatti
c’è voluto infatti il
ritrovamento
dell’archivio in una
soffitta, e lunghe
ricerche nelle
principali biblioteche
d’Europa per risolvere
il mistero di un artista
fino al 2005
completamente
sconosciuto.
A 14 anni Spadolini si
reca a Roma dove studia
pittura presso l’atelier
di Giambattista Conti,
per poi entrare in
qualità di
aiuto-scenografo al
Teatro degli
Indipendenti a fianco di
De Chirico, Prampolini e
Marinetti.
Scrive lo storico
dell’arte prof. Stefano
Papetti:
“…l’amicizia con Anton
Giulio Bragaglia, che lo
conobbe e sostenne nei
primi anni romani, si
manifesta nel cinetismo
delle figure che
discende da una
personale revisione del
dinamismo caro ai
futuristi. Negli anni
della gioventù di
Spadolini, le Marche
avevano vissuto infatti
una stagione artistica
caratterizzata dal
diffondersi fra gli
artisti più giovani di
un esasperato desiderio
di rinnovamento: a
Macerata, in
particolare, pittori
come Monachesi, Tulli e
Pannaggi avevano
raccolto il testimone di
Boccioni dando vita ad
una tarda stagione
futurista in seno alla
quale può iscriversi
anche l’esordio di
Spadolini.”
Alla fine degli anni
’20, con la chiusura
degli Indipendenti
voluta da Mussolini,
l’artista emigra in
Francia dove diventa
danzatore di successo
tanto da esibirsi nel
“Ballet de l’Opéra de
Monte Carlo” proprio nei
giorni in cui confluisce
nel celebre “Ballet
Russe de Monte Carlo” di
Massine e Balanchine.
La storia dei Balletti
Russi di Diaghilev, a
cui collaborano
musicisti del calibro di
Debussy e Stravinskij,
scenografi del prestigio
di Bakst e Picasso,
ballerini del fascino di
Nijinsky e Pavlova, era
iniziata a Parigi il 18
maggio 1909. Poi nel
1929, alla morte di
Diaghilev, tutto sembra
dissolversi. Ma ecco,
come nel mito dell’Araba
Fenice, risorgere dalle
ceneri nuove compagnie:
Ballet Russe de Monte
Carlo, Ballets Russes
Colonel De Basil, Ballet
Marquis de Cueva …
Se come pittore
Spadolini avverte la
suggestione della
Pavlova che è stata,
ricorda la prof.ssa
Rosella Simonari “… uno
dei simboli della danza
classica del primo
novecento, simbolo di
quel ideale soave che
ritroviamo nelle tele
del pittore Spadolini”,
come danzatore e
coreografo l’artista “…
si ispira a quel gusto
per le culture definite
‘primitive’ che
influenzarono gran parte
dell’estetica
modernista, da Matisse a
Picasso, da Stravinsky,
a Nijinsky”.
Spadò, come lo chiamano
gli amici francesi, è
spesso paragonato a
Nijinsky: “Spadolini,
bello come un giovane
dio, leggero come era un
tempo Nijinsky e come è
oggi Serge Lifar!” (Le
Cri de Paris); “Il
danzatore Spadolini, è
un nuovo Nijinski!” (L’Echo
de Paris) ; “La critica
unanime ha reso omaggio
allo stile e all’agilità
del Nijinsky italiano!”
(Parigi anni ’30).
Abbandonati i Balletti
Russi per un paio di
anni egli diventa il
danzatore preferito da
Joséphine Baker, con cui
ha una relazione
sentimentale; quindi si
specializza con Eglevsky
e Lichine alla scuola
del maestro Alexander
Volinine,
indimenticabile partner
della Pavlova; negli
anni ’40 è pittore della
danza e fissa sulla tela
le suggestive
coreografie di Fokine e
di Balanchine; nel
dopoguerra viene scelto
dalla Metro-Golwin-Mayer
per interpretare il
ruolo di Nijinsky; è
adattatore dei dialoghi
in “The tales of
Hoffmann”, film premiato
al Festival di Cannes
del 1951, che vede come
protagonisti Massine e
la Tchérina; … e poi è
cantante, illustratore,
restauratore, scultore,
regista, sceneggiatore,
poeta, giornalista … uno
dei più eclettici
artisti del secolo
scorso.
Una serie di conferenze
si svolgeranno presso la
sede del Centro
Internazionale Studi e
Ricerche “Alberto
Spadolini” di Riccione
nel 100° anniversario
del Futurismo e dei
Balletti Russi.
www.albertospadolini.it