ARTICOLI
Pag.28

 
"DANZA CONTEMPORANEA A MILANO: SHORT FORMATS - FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA NUOVA DANZA"
di Daniela

 Dal 15 al 24 maggio scorsi si è svolto a Milano "Short Formats", festival di danza contemporanea, che ha presentato una vasta gamma di proposte molto interessanti e diverse compagnie di livello internazionale. Peccato che il pubblico milanese, tradizionalmente orientato verso il balletto o il musical, non abbia accolto l'evento con particolare entusiasmo, disertando largamente le sale del CRT presso cui si svolgeva il festival.
 Gli spettacoli, tutti di buona qualità, avrebbero senza dubbio meritato una maggiore attenzione.
 La rassegna si è aperta con le performances della compagnia "Black Blanc Beur", gruppo francese di danza Hip Hop, che utilizza nelle sue coreografie un repertorio molto vasto di musiche provenienti da ogni parte del mondo. Nella coreografia "Wartane" utilizzano una fusione di musiche africane, mediorientali, spagnole… Il risultato è piuttosto originale, mirabilmente interpretato da due danzatori (Stéphane Limongi e Mathieu Raguel) che si mettono a confronto nella loro differente fisicità, uno istintivo, dinamico, alla ricerca di una estrema fluidità di movimento, l'altro più riflessivo, più intenso, più cerebrale. Ne nasce un dialogo danzato vagamente surreale, anche per il contrasto che si crea tra la musica e lo stile di danza con cui viene interpretata, ma che riesce a essere a volte anche molto poetico. L'altra coreografia presentata dalla compagnia, "Shuffle", è più classica dello stile hip hop,  meno interessante, più monotona e non sempre chiara nelle sue intenzioni.
 Il secondo spettacolo presentato, "Vis Volans" della coreografa Britta Oling, è basato sulla ricerca di una infanzia perduta e negata nel nostro mondo contemporaneo piagato dalle guerre. Forse un po' troppo retorico nei dialoghi, troppo calcato, ma forse ciò era voluto anche per contrastare con l'innocenza e la leggerezza delle musiche popolari inglesi per l'infanzia e la leggiadra interpretazione che ne dà la danzatrice solista Virginie Lescouet. Anche la scenografia digitale formata da tre maxi schermi su cui vengono proiettati oggetti, elementi naturali, colori… è molto gradevole.
 La serata successiva è il turno dei catalani "Mal Pelo", che presentano due diversi spettacoli: "Animal a la esqueña" e "Atrás los Ojos". Il primo è dedicato all'analisi attraverso la danza dei vari aspetti della vita di coppia. Sul palcoscenico è presente una struttura, che ricorda un po' il ring di un incontro di boxe, dove si svolgono una serie di quadri, scene di vita quotidiana, pensieri e riflessioni sul rapporto uomo-donna, trattati con estrema ironia e leggerezza. La messa in scena, che ricorre a numerosi effetti a sorpresa molto originali e a continui cambi di forma dello spazio scenico, grazie alla struttura smontabile e orientabile in vari modi, la presenza di numerose botole che consentono cambiamenti di livello, apparizioni di oggetti… forse mettono un po' in secondo piano quello che è la danza vera e propria, un po' schiacciata tra gli effetti scenici e l'abbondante uso di testi recitati.
 "Corpi complici", della coreografa tunisina Nawel Skandrani, è una lunga riflessione filosofica sulla danza, sull'arte e sulla accettazione sociale di cui la danza gode nella cultura magrebina. Su uno schermo vengono presentate diverse massime e frasi filosofiche sulla danza che vengono poi commentate in scena attraverso la danza stessa. In generale lo spettacolo è interessante e originale, pregevole anche l'interpretazione, solo un po' troppo lento il ritmo, soprattutto nelle parti in cui vengono proiettati i video a scena vuota, fortunatamente spezzato nella seconda parte da diversi momenti di autentico humor.
 "The Moebius Strip", su coreografia di Gilles Jobin, rientra invece nel filone della danza contemporanea di impostazione "visuale", concentrato sulla ricerca formale, geometrica, che utilizza il corpo umano come uno strumento per disegnare nello spazio scenico. La musica è composta interamente di "rumori", che fanno da sfondo sonoro a movimenti di scena ormai più vicini alla performance che alla danza, basati sui contrasti tra staticità e dinamismo, luce intensa e buio, silenzio e musica ad alto volume.
 Di impostazione diametralmente opposta lo spettacolo "Dood", coreografato e interpretato da Barbara Toma, un altro spettacolo "impegnato", interamente incentrato sul tema della morte. Decisamente intenso dal punto di vista emotivo, elegante nella trattazione, nonostante la difficoltà di affrontare temi come: il suicidio, la pena di morte l'eutanasia. Molto bella anche la messa in scena, con il bianco e il nero come unici colori presenti, in contrasto solo con il rosso dei lumini; l'uso interattivo del video, su cui appaiono immagini e testi, il tutto supportato da coreografie sobrie e di grande intensità interpretativa.
 "Trace" di Noemi Lapzeson, è un passo a due per musicista/attore e danzatrice, il tema è quello della seduzione e l'erotismo, campo in cui l'essere umano sembra non essersi evoluto affatto, dall'epoca primitiva e primigenia, rappresentata dalla danzatrice nuda, all'epoca contemporanea, momento in cui la danzatrice si riveste di abitino scollato e reggicalze. La sabbia che scende sul palco da un sacco appeso in alto ci ricorda che tanto tempo è passato e passerà, mentre le strategie seduttive e i rapporti uomo-donna continuano a essere uguali a se stessi.
 Le musiche in assoluto più originali ascoltate al festival sono quelle dello spettacolo "Jour de Fuite", del coreografo Philippe Saire. La fusione tra rumori di origine "fisica", respirare, ansimare… mescolati con la musica strumentale riesce a creare atmosfere decisamente stranianti, così come l'uso delle tecnologie teatrali, effetti di illuminazione, le strutture metalliche che reggono l'impianto luci del palco utilizzate come una sorta di gabbia in cui il danzatore si muove tra rumori sinistri di scariche elettriche. Tutta la danza ha come scopo il mettersi in relazione con questi elementi in modo innovativo, spericolato, straniante, al fine di ottenere nell'osservatore un effetto di stupore e inquietudine.

 
Luglio 2003


INDICE ARTICOLI


HOME