RACCONTI
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ELISA E LA DANZA

UNA PASSIONE INFINITA
di Agnese Meocci


Elisa era in terra sul tappeto, in camera sua, il libro aperto sulle ginocchia, le pagine scorrevano veloci sotto le sue dita delicate prive di alcun significato. La sua testa era da un'altra parte, come le accadeva spesso. Immaginava ad occhi aperti una grande sala con ai lati delle sbarre uno specchio a tutta parete e il parqué sul pavimento. Lei ed un ballerino sconosciuto provavano un passo a due.

- Elisa si può sapere cosa stai facendo? Guarda che è tardi, hai lezione tra mezz'ora e devi arrivare in facoltà. La macchina la prendo io, devo accompagnare tuo fratello a nuoto, ti lascio le chiavi del motorino. Vuoi rispondere almeno!

Era sua madre che puntualmente arrivava a stroncare i suoi sogni.

- Elisa ma ci sei?

- Scendo subito mamma, sono quasi pronta.

Annalisa Rossetti si arrese esasperata. Parlare con la figlia stava diventando un'impresa epica. Si chiese perché quel lontano pomeriggio d'estate non aveva seguito la sua amica ad una festa invece di vedersi con Giammarco. Evidentemente pensò, era quello il suo destino.

- Lorenzo, anche tu sbrigati, lo sai che non posso arrivare tardi a scuola, ho una riunione.

- Perché non posso andare anch'io in motorino?

- Figurati così mi fate morire di crepacuore tra tutti!

Quando Elisa sentì il motore partire tirò un sospiro di sollievo. Preparò la borsa nera, la più grande, in modo da farvi entrare tutto il necessario. Da una scatola da scarpe rossa prese le punte color carne che aveva comprato solo alcuni mesi prima e le infilò in una apposita bustina di stoffa. 

Cercò nella rubrica il numero di Giada e le scrisse un messaggio per chiederle di seguire la lezione di storia moderna e metterle la firma. Il testo terminava con una faccetta sorridente un "lo sai che ti voglio bene" che suonava molto come un tentativo di corruzione. D'altronde non era colpa sua se storia coincideva con la lezione di danza, non avendo ancora il dono dell'ubiquità la sua priorità era ballare.

Prese il motorino e si avviò sorridente verso la scuola che frequentava da pochi mesi. Era tutta la vita che ballava, ma con l'università i genitori le avevano proibito di continuare, troppo dispendio di energie, e secondo sua madre lei doveva concentrarsi solo sullo studio. Così aveva cambiato scuola e insegnante: Simonetta Locauro era una brava ballerina aveva lavorato a lungo all'estero in grandi compagnie a Londra e a New York. Insegnava danza classica e moderna, ma Elisa preferiva le belle linee del classico, così eleganti ed eteree. adorava le punte nonostante il dolore che a volte le causavano e non voleva mai smettere di provare.

Neanche Thomas, il suo ragazzo da oltre due anni era a conoscenza del suo segreto, non avrebbe approvato. Era un tipo geloso e possessivo, non capiva la sua passione smisurata per quel mondo fatto anche di sacrifici. Per lui esistevano solo il calcio, la play station e andare allo stadio con gli amici. Il pensiero che lei ballasse con dei ragazzi l'avrebbe fatto rabbrividire.

Proprio quel giorno Elisa doveva conoscere un nuovo iscritto, proveniva da altre scuole molto qualificate e conosceva Simonetta tramite amici di famiglia. I suoi evidentemente gli permettevano di ballare senza alcun pregiudizio.

 Probabilmente Giammarco, suo padre, l'avrebbe capita e appoggiata ma era sempre così indaffarato con i suoi quadri e l'insegnamento che non aveva avuto modo di parlargliene. Comunque era sua madre in casa a dettar legge, così precisa, razionale al contrario di suo padre, un tipo estroverso e creativo.

Parcheggiò il motorino davanti alla scuola, era un edificio moderno e ben attrezzato. All'interno ospitava varie sale, un punto ristoro e gli spogliatoi, ovviamente divisi tra maschi e femmine.

Elisa si stava spogliando quando dallo specchio intravide un ragazzo che la fissava.

- Ehi questo è lo spogliatoio femminile!

- Scusa sono nuovo e mi sono sbagliato. A dopo.

Elisa era incredula, c'era un cartello grande fuori dalla porta, comunque indossò il costume nero a collo alto, di cotone e sbracciato, il suo preferito, le calze nere e si avviò in sala per iniziare il riscaldamento in santa pace.

Adorava la sala deserta, le dava l'impressione di essere libera di muovere il corpo a suo piacimento, senza essere giudicata da nessuno. dopo i primi dieci minuti si spostò in centro per dare libero sfogo alle sue emozioni. Mise il cd di Elisa la sua cantante preferita e iniziò a provare una coreografia che aveva montato. Era lei a guidare la legazione e concluse con una variazione nuova alla quale aveva pensato durante la notte. Un applauso le giunse da dietro le spalle, il nuovo arrivato sorrideva divertito.

- Sì, non male, ma troppo tradizionale e impostata. Dovresti provare qualcosa di diverso per scioglierti.

- Scusa qualcuno ha chiesto il tuo parere? E poi sei un insegnante?

- Non ancora, vorrei diventarlo un giorno.

- Ecco allora risparmia le battute per quel giorno.

- Sei sempre così acida o sono io che ti faccio un brutto effetto?

- Allora insisti, ma cosa vuoi da me e chi sei?

- Volevo solo socializzare visto che balleremo insieme.

- Prima cambio scuola!

- Va bene scusa per come mi sono intromesso. Ti va di ripartire da zero? Io sono Diego.

- Va bene, e poi non è vero che sono acida, mi chiamo Elisa.

- Comunque sei davvero brava nel tuo genere, io non ho mai provato il classico.

- Io invece mi sento un'altra sulle punte. E' una sensazione magnifica sembra di volare. Così sei l'ultimo acquisto?

- Simonetta conosce bene mia madre, sai ballava da giovane poi ha dovuto smettere per vari motivi.

- Almeno i tuoi non sono contrari e non ostacolano la tua passione.

- Certo, non tutti sono in grado di capire cosa significa salire su un palcoscenico, affrontare il pubblico, dimenticare tutto e ballare con l'anima.

Era un ragazzo profondo e come lei viveva per la sua passione. Per di più era molto carino, non molto alto, occhi nerissimi e intriganti quanto basta.

- Mettiamo una musica intanto, Simonetta arriva più tardi.

- Vienimi dietro facciamo qualche esercizio di jazz per iniziare.

- D'accordo- rispose Elisa- ma la legazione finale di classico.

Elisa lasciò che Diego le mostrasse i passi, aveva un buono stile. I movimenti delle braccia del plié erano più articolati rispetto a quelli a cui era abituata lei, e trovava difficile ricordarsi tutte le varianti. Comunque gli stava dietro, era abituata a prendere subito i movimenti che le venivano mostrati.

- Adesso tocca a me, va bene Mozart?

- Perfetto.

Elisa si mise le punte e cominciò una serie di giri che seguiva alla perfezione. Il ballerino la accompagnava con una mano cingendole la vita per darle lo slancio per il salto.

 Simonetta aveva imprecato a lungo contro i lavori in corso ed era arrivata con un incredibile ritardo. Trafelata si era precipitata in sala e con stupore aveva assistito al passo a due montato da Elisa con Diego. Una sintonia rara tra due sconosciuti, decisamente perfetti per ballare insieme. Si muovevano con una tale grazia che era un piacere vederli.

- Complimenti, bello spettacolo, ricordatevi i passi questo ce lo teniamo. Ah, da ora in poi credo che ballerete sempre insieme. Ora scusate, ma ho il gruppo delle principianti e non posso lasciarle sole. Ci vediamo tra due giorni.

- Anche io devo scappare, a presto Diego, è stato davvero bello grazie.

- A presto Elisa.

Elisa guardò il cellulare. Thomas l'aveva chiamata almeno dieci volte, si era dimenticata di lui ed erano quasi le sette.

- Ciao Tom, sì, hai ragione, ma il prof di storia non la smetteva di parlare. Ah, sei passato dalla facoltà e non mi hai visto? Forse è perché alla fine me ne sono andata per il colloquio con il prof di antropologia. Passa da casa mia alle otto e trenta.

Quella sera Elisa cenò con Thomas, ma pensò sempre al passo a due con Diego, alla presa finale nella quale si erano trovati così vicini e ai suoi occhi intensi.

 

4 ottobre 2004


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