LA SYLPHIDE

Tutu bianco e scarpette a punta:
nasce il Ballet blanc


 
Parigi 1832

La Sylphide è il prototipo del balletto romantico o ballet blanc per le sue connotazioni estetiche, per la sua nuova tecnica di danza assolutamente rivoluzionaria, per l'incarnazione degli ideali di bellezza e purezza che emana e che ne hanno fatto un modello, un caposaldo della danza che qui raggiunge lo stesso livello che nel Romanticismo rappresentarono la musica, la letteratura, la poesia.
L'idea della Sylphide nacque sul palcoscenico dell'Opéra di Parigi nel 1831 durante la "prima" dell'opera "Robert le Diable" di Meyerbeer. Il tenore protag0nista, Adolphe Nourrit, fu colpito dalla grazia e dalla leggerezza di Maria Taglioni, che volava come una farfalla nella scena delle monache defunte con la coreografia del padre Filippo che aveva creato per lei una geniale tecnica per danzare sulle punte. Di fronte a quella visione eterea Nourrit ebbe come una folgorazione: suggerì a Filippo Taglioni di realizzare un nuovo balletto per sfruttare nel modo migliore la nuova tecnica basata sulle punte e gli propose come soggetto  l'ultimo romanzo di Charles Nodier "Trilby ou Le Lutin d'Argail". Il coreografo si mise subito all'opera con grande entusiasmo e, commissionata la musica a Jean Madeleine Schneitzhoffer, creò il suo capolavoro.
La Sylphide andò in scena all'Académie Royale de la Musique (Opéra) di Parigi il 12 marzo 1832 e ottenne subito un successo strepitoso. Maria la danzò con Joseph Mazilier circondata dagli straordinari macchinari scenografici di Pierre Luc-Charles Cicéri e con indosso il vaporoso tutù bianco fin poco sotto le ginocchia ideato per lei da Eugène Lamy. Ma il successo strepitoso del balletto e le innumerevoli repliche che ebbe in seguito non bastarono per far rimanere in vita la Sylphide di Taglioni. L'ultima replica, infatti, datata 1858 con interprete Emma  Livry, la vide uscire dalle scene per più di un secolo fino alla ricostruzione storica del 1972 ad opera di Pierre Lacotte.

Copenaghen 1836

La Sylphide che ci è pervenuta dal secolo scorso è invece quella danese di August Bournonville. Il coreografo franco-danese aveva assistito nel 1834 ad una recita della Sylphide interpretata da Maria Taglioni. Ne fu colpito e decise di riallestirla a Copenaghen con protagonista una sua giovanissima allieva, Lucille Grahn, ma i costi per l'acquisto dei diritti della musica risultarono proibitivi così Bournonville commissionò una nuova partitura al ventunenne compositore danese Hermann Severin von Lovenskjold. Nacque così nel 1836 al Teatro Reale di Copenaghen una nuova Sylphide che registrò anch'essa un trionfo fulminante. Bournonville stesso la danzò fino ad oltre 70 anni e con lui i suoi allievi che si succedettero negli anni. Da allora la Sylphide di Bournonville/Lovenskjold è rimasta ininterrottamente nel repertorio del Teatro danese e per più di un secolo è stata quella rappresentata in tutto il mondo.
Anche se il libretto è perfettamente identico  la Sylphide danese è diversa rispetto a quella francese di Taglioni per via in primo luogo dello stile e della tecnica. Quella di Bournonville inoltre amplia il ruolo di James rispetto a quello della protagonista femminile e il pubblico forse rimane più colpito dal susseguirsi dei pezzi di bravura del primo atto  rispetto all'atto bianco simbolo della  Taglioni. Entrambe le versioni, però, pur nelle loro diversità, rimangono due capolavori, due capisaldi nella storia del balletto romantico.
 


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