ARTICOLO
DI PICCOLI DANZATORI SU:
SOGNI,
PASSIONI, ALLUCINAZIONI:
LA
SINFONIA FANTASTICA DI BERLIOZ
SECONDO
LA FURA DELS BAUS
Tra trapezisti
e video fumiganti La Fura dels Baus è arrivata al Teatro di Verdura
di Palermo per l’inaugurazione del Festival estivo del Teatro Massimo il
28 giugno, dove ha portato al debutto il suo ultimo lavoro la “Symphonie
fantastique” di Hector Berlioz. La compagnia catalana, diretta da Pep Gatell,
reduce dalla sua reinterpretazione della “Divina Commedia” a Firenze, ha
regalato nuove forti emozioni al pubblico palermitano col suo straordinario
spettacolo di teatro totale.
Per chi non la
conoscesse, La Fura dels Baus nasce a Barcellona nel 1979 quando un gruppo
di eclettici artisti si unisce per creare un proprio stile di spettacolo
dal vivo in cui la tecnologia e il rapporto col pubblico sono la forza
primaria del loro messaggio. La Compagnia catalana in questi venti anni
ha messo in scena performances innovative, provocatorie, trasgressive che
abbracciano tutte le forme delle arti (musica, movimento, danza, arti plastiche
e visive, recitazione) e si è affermata in tutto il mondo
puntando a coinvolgere lo spettatore che viene calato, mentre assiste ai
suoi spettacoli, in una dimensione particolare fatta di giochi di luce
e immagini video che accompagnano lo svolgimento del lavoro suscitando
forti sensazioni e coinvolgimento totale.
La scelta della
Compagnia in quest’ultimo suo lavoro è comunque una sorta
di omaggio reverente alla musica che viene accompagnata visivamente evitando
di appesantire una sinfonia nata per essere ascoltata. E’ proprio
così che viene presentata la “Symphonie fantastique”(Episodi della
vita di un artista) di Berlioz composta da cinque movimenti, come specificatamente
indicato dal suo autore a corredo della musica, i quali indicano
cinque momenti significativi della vita di un artista immaginario (“Reveries,
passions”, “Un bal”, “Scène aux champs”, “Marche au supplice”, “Songe
d’une nuit du Sabbat”). Basterebbe infatti chiudere gli occhi ed
ascoltarla questa sinfonia per rendersi conto quali sogni e quali immagini
accompagnino visivamente le sue note secondo la fantasia e le sensazioni
che essa suscita in ognuno di noi. La forza dello spettacolo de La Fura
dels Baus sta proprio nel rispetto della partitura musicale pur esercitando
al massimo la propria libertà inventiva sulla scena.
Protagonista
della vicenda per La Fura è lo stesso Berlioz, interpretato
da Vidi Vidal, malato d’amore (la musica o la donna irrangiungibile?) che
in preda all’oppio viene travolto da allucinazioni, ossessioni, incubi.
Sullo schermo,
piazzato in alto dietro l’orchestra del Teatro Massimo, ben diretta da
Jean Claude Casadesus, scorre il video dove il protagonista tra i fumi
dell’oppio vede materializzarsi da un alambicco la donna amata che
si trasforma in nota musicale sullo spartito mentre il viso mostruoso di
Frankestein (il suo alter ego: colui che dà corpo alla materia mentre
lui è in grado a dar forma alla musica) ossessiona la sua mente.
Sul davanti invece si svolgono dal vivo le vicende dell’artista che
si sofferma pensieroso mentre giovani irrompono con numerosi arti (gambe
e braccia) e testa che lui assembla fino a creare il corpo di una donna.
Nel secondo movimento della sinfonia (Un bal), sempre sullo schermo, inizia
il travaglio d’amore (corteggiamento, innamoramento, gelosia) del protagonista
che finalmente può toccare la sua donna che poi passa tra le braccia
di altri uomini ballando il valzer. Sulla scena, invece, proprio sulle
teste dell’orchestra, lei volteggia danzando sul trapezio mentre lui si
arrampica su una fune e prova a raggiungerla con l’altro trapezio senza
mai riuscirci. Si passa nel tranquillo mondo dei campi dove (sullo schermo)
oggetti (strane pietre) scavano nella sabbia; la donna partorisce e porge
il neonato all’amante che lo seppellisce (vivo o morto?)…contemplazione
di un cielo quasi exraterrestre, la città in lontananza. Quindi
la passione, l’amore, il sesso, la morte di lei per mano di lui, la condanna
alla ghigliottina, l’esecuzione…infine, l’incontro finale nel Sabbat. E
qui la scena davanti all’orchestra si anima. Se prima avevamo visto lunghi
tubi di stoffa (circa 20 mt) dentro i quali, dall’alto, avvolti nella loro
tela, scendevano quattro componenti della compagnia che si contorcevano
come dei bruchi danzanti, o il letto d’amore, o la lama della ghigliottina
che scendeva balenando, adesso si srotola dall’alto una grande rete sulla
quale, aggrappati, contornati da lunghe fiaccole fumiganti, si arrampicano,
scendono, si contorcono esseri umani…e poi donne gettate dall’alto che
precipitano tra le braccia di gruppi di uomini e i due amanti finalmente
riuniti negli inferi mentre in cielo, scoppiano, sul serio, i
fuochi d’artificio.
Si conclude così
la “Sinfonia fantastica” secondo La Fura dels Baus: un viaggio onirico,
folle, ossessivo, trasgressivo, fantasioso tutto da vedere e dal quale,
trionfante, esce soprattutto la musica di Berlioz capace di suscitare sogni,
passioni e allucinazioni.
LUGLIO
2002
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