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Articolo di Lillial su:

LA VOCE DEL MARE
Balletto di Alexandre Stepkine
Palermo, 6 luglio 2002

Scende la notte sul golfo di Mondello..il mare è tranquillo, argentato dai raggi della luna, in lontananza il promontorio di Capo Gallo e le luci del paese. Sulla terrazza del molo del Lauria, due grandi vele bianche fanno da fondale,  barche sono le quinte. In quest’atmosfera magica inizia LA VOCE DEL MARE un balletto narrativo di Alexandre Stepkine con i Piccoli Danzatori del Teatro Massimo dedicato al centenario del glorioso Circolo nautico Roggero di Lauria di Palermo. 
La voce recitante di Katiuska Falvo e il suono del mare introducono 5 vele ciascuna portata rispettivamente da 5 ragazze. Quanta gente sul molo da sola o col cane, al mare domanda qualcosa nascosto nella cifra di un’onda. All’alba, dalla finestra stridono gabbiani:anche loro vorrebbero parlare. Sono stati troppo a lungo al largo, al vento, al mare (Federico Guerrini: Gabbiani). Le vele si gonfiano alternativamente, volano nella corsa, si radunano al centro del palco nascondendo tutto. Ecco farsi spazio tra di esse un giovane (Fabio) con una maschera bianca sul viso; le vele si aprono, si dispongono sulle quinte. A terra, i giovani danzatori mascherati danzano al ritmo di suoni a percussione tratti da musiche popolari africane di tipo tribale: una danza  che si  svolge tutta a terra ed ha la fisionomia di una grande barca con i suoi rematori che si accinge a solcare il mare. Cadono le maschere, scompaiono le vele, si mescolano i ballerini. Adesso sono in piedi in accademica celeste e azzurro metalizzato, proseguono al ritmo selvaggio della percussione per danzare il mare, le sue onde, la sua flessuosità, la sua forza.
Ecco i  Canti di offerta di  Tagore: Un propizio e dolce vento gonfia la bianca vela….Nel pensiero si smarrisce la mente. Quale melodia suonerà oggi dal flauto, quale inno verrà cantato? Carla e Fabio, sulle note del concerto per flauto di Vivaldi, intrecciano i loro corpi, le loro braccia in un tenero, flessuoso e appassionato pas de deux, quasi tutto danzato da lei in aria sulle braccia, sul collo, sulle spalle di lui. Le allegre note del flauto nel brillante “allegro” anticipano l’arrivo di sette ballerine, vestite con lievi, lunghe gonne azzurre: è la festa dell’acqua che gorgoglia, delle nubi spezzate da un raggio di sole; festa che diventa apoteosi  quando un quintetto (quattro in bianco e rosso e lei, Carla, completamente in bianco) inneggia al vento che spazza le nubi e al trionfo del sole che colora l’acqua con i suoi bagliori corallini.
Quando il mare lamenta il suo dolore lucciole seguono il mio cammino ed io torno ad amare il mio silenzio….quando il mare lamenta il suo dolore lucciole seguono il mio cammino e io mi chiudo nel mio silenzio. La poesia di Maria Rita Crisafi (Torno ad amare il mio silenzio) ispira un quadro dedicato al ricordo di chi non c’è più, un ricordo di volti solitari, immagini senza tempo, scolorite immagini che si perdono nella notte dei tempi. 16 ragazze tutte in nero con il chador in testa si muovono in processione, girando i volti di scatto e battendo in alto le mani all’unisono.Riempiono la scena con cupezza, nostalgia, qua e là ammorbidita da aggraziate movenze di ritrovato sorriso. I ricordi volano lievi, il tempo che fugge è cadenzato dalle braccia in alto e dalle mani che si uniscono. Il buio fa spazio alla luce, il silenzio è squarciato dal grido dei gabbiani. Silenzio a scandire il tempo, attimi d’amore riscaldano il cuore, lontano il volo dei gabbiani veloce, solitario…brontola il mare al vento affida il suo respiro…resta con me amico caro ad ascoltare il mio canto (Sirene cantano la tua poesia di Maria Rita Crifasi). I gabbiani volteggiano, si posano, si adagiano sul mare, volano di nuovo in stormo verso la luce, verso il cielo aprono le loro grandi ali bianche in uno stridio allegro che sembra un canto d’amore. 
Tace il mio cuore mentre lacrime di pioggia bagnano silenzi infiniti urla il vento e sprazzi di luce squarciano la coltre di nebbia che avvolge ogni cosa velando dolci ricordi. Trasportate da una lieve brezza marionette muovono i fili di un triste ballo disegnando nell’aria strane immagini e in un cielo grigio speranze e amori perduti dolcemente vanno (Autunno di Maria Rita Crifasi). La musica di Renè Aubry introduce un quadro dove la giovinezza viene esaltata con le sue crisi e le sue passioni brevi ma forti: una ragazza contesa, le amiche dell’infanzia, i primi amori, le invidie e le gelosie (Giorgia con Fabio, Tony e le altre). Non ti commuovere se di questo giorno conserverai il ricordo….giorni ai giorni, ricordi ai ricordi non lasciarli sfuggire, tienili sempre con te perché la vita tutta è un ricordo indelebile (Ricordi di Antonella Scardino). Šostakovic e il suo valzer festoso, fanciulle sorridenti invadono la scena danzando la loro gioia di vivere. A dolci ricordi seguono tristi emozioni, compensano ritmi di vita vissuta, in un alternarsi di intensi suoni e note di canti armoniosi, di luccichii di stelle che illuminano grandi spazi e notti lunari ….(Vivere di Antonella Scardino). Di nuovo Aubry e i suoi valzer, di nuovo uno spaccato di vita vissuta: amore, odio,passione,gelosia e infine ecco il mare ritornare con l’allegro rumore delle sue onde. Quanti segreti racchiude il mare, ombre ed immagini si riflettono nell’acqua. Il colore azzurro delle onde, che sembrano cavalli in trotto, evidenzia il limite del cielo in un’arcobaleno schiarito, che spunta alla fine di una lieve pioggia mattutina. Delicato ed intonato il suo rumore accompagna i sogni di bambini in festa che colorano di sorrisi biricchini i giorni tristi della vita (Mare di Antonella Scardino). Tutti in scena, si scherza, si ride, si gioca, si dimenticano in un solo attimo i momenti tristi: il  ciclo umano continua come in maschera. Si termina con l’allegra melodia di un ballo latino-americano dove Fabio incita la giovanissima Manuela a buttare alle spalle i rigidi obblighi e doveri della vita per gioire insieme….e i Piccoli Danzatori scendono dal palcoscenico per invitare il pubblico a danzare insieme con loro.
Alla fine è una festa per tutti e il pubblico applaude divertito, coinvolto, sorpreso.

Settembre 2002


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