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Articolo di Lux su:


Foto di Colette Masson

 SCHIACCIANOCI
PER MEMORIA E ACCORDEON

Sconvolgente rilettura del più noto balletto del mondo da parte della mai doma fantasia di Maurice Béjart nello spettacolo inaugurale di TORINO DANZA che trionfalmente ha preso il via ieri, Domenica 4 ottobre alle ore 15.00, essendo saltata la prima del 3 per sciopero dei macchinisti del Teatro Regio.

Stavolta il grande Béjart ha coreografato alcuni passi autobiografici: il primo triste Natale dopo la morte della madre si trova solo davanti ad un pacco infiocchettato che non si decide ad aprire. Cade la cortina e la banda Béjart si esibisce in una serie sfrenata di numeri: principi in splendidi costumi con cappelli piumati, lezioni di ballo scandite col bastone, maliarde in lamè, ragazzi che accennano passi di danza dentro i sacchi a pelo. Appare, incredibile, l'enorme statua di una splendida Venere botticelliana incinta: un danzatore tenta di scalarla ma si arresta sempre alla mano vicino alla mammella sinistra. Successivamente la statua ruota e mostra un interno cavo nel quale alloggia un grande bassorilievo a colori della Madonna col bambino: ne fuoriesce pure una coppia di danzatori.                Il resto della compagnia ha un abetino natalizio in mano. Nevica, un gruppo di collegiali  (o scout?) con mantellina e baschetto neri danza al suono dell'accordeon (che poi sarebbe la fisarmonica) suonato nientemeno che dal mito francese Yvette Horner: finisce l'Atto I con questa scena ed il coretto di voci bianche nella fossa.

Nell' Atto II Bim, l' alter ego in scena di Béjart, immagina di  essere Mefisto che recita insieme alla sorellina Faust. Quindi parte per un viaggio in Europa durante il quale ricostruisce una corrida in Spagna mentre in Russia compare la bandiera preferita da De Merulis, quella rossa con falce e martello... Arrivato a Parigi compare di nuovo la Yvette Horner, che tornerà varie volte ad intonare col suo strumento i suoni più tipici e struggenti della sua città. Quando Bim attacca a cantare Les roses blanches si  sente la somiglianza, mai notata finora, di questo motivo col Valzer dei fiori di Ciakowsky: difatti la Yvette lo suona con l' accordeon finchè a completare l'apoteosi non interviene l'orchestra al completo. A proposito della quale c'è da dire che ha dato veramente una prova egregia (splendido il violino solista nell'ouverture iniziale) e così il direttore David Angus che l'ha guidata. Ci sarà anche un gustoso intermezzo dedicato al cartoon Felix il gatto. Poi il passo a due dallo Schiaccianoci è proposto,  come avverte lo speaker, nella versione originale di Marius Petipa: l' esecuzione è tecnicamente impeccabile ma volutamente distaccata e  gli applausi quasi ironici degli altri danzatori al termine sta quasi ad evidenziare il rifiuto dell' acritica immedesimazione nel balletto  romantico. Alla fine Bim apre il pacco e ne esce una miniatura della statua che ha troneggiato in scena per gran parte dello spettacolo: diventerà un ballerino!

Uno spettacolo che definire magnifico è riduttivo [francamente ho esaurito gli aggettivi laudativi per questo artista]: onore a Torino e disonore per le altre città italiane che se lo sono fatto scappare (anche se si potrà rivedere, sembra, nell' esecuzione del Tokio Ballet, alla Scala il 28 e 29 Aprile 99)! Indimenticabile, ovverossia memorabile (è lo stesso o no!?). 

Ora domani mi aspetta la trasferta più dura logisticamente, in quanto lo spettacolo Arepo - Juan y Teresa  - Le sacre du printemps è in unica replica solo serale alle 20.30: se finisce dopo le 22.50 non ho più treni per Milano fino alle 4.50 e mi tocca passare la notte nelle panchine della stazione di Porta Nuova. Ma chi avrà il coraggio di  alzarsi dalla poltrona mentre ancora deve finire la Sagra della Primavera che aspetto da almeno 30 anni di vedere? LUX (scritto il 5 ottobre 1998)

Maggio 2002

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