Articolo
di Lux su:
IL
TRITTICO DELLA SCALA ALLO SMERALDO
Troy game
Entrato felicemente
nel repertorio della Scala questo famoso pezzo di North, di cui si discusse
a lungo in Luglio su IAD, tanto divertente quanto acrobatico, è
stato riproposto dopo il successo dello scorso anno al Nazionale. Quel
"critico" che ha scritto che i ballerini scaligeri stavolta erano poco
atletici vorrei vederlo a fare 10 flessioni sulle braccia!... ;-))) A parte
che, ho verificato i nomi sulle locandine, i danzatori erano esattamente
gli stessi del giugno 2001 al Teatro Nazionale. Forse stavolta si sono
sbizzarriti un po' di meno nei "saluti" finali (fra l' altro non hanno
ripetuto la piramide umana...) e sono stati più sullo scherzoso
(ogni tanto infierivano su un malcapitato... :-))): impostazione un po'
diversa col nuovo direttore Olivieri rispetto a Patricia Ruanne? Otto splendidi
ragazzi, quasi tutti col torace depilato, 3 in costume rosso, 2 in verde,
1 in giallo, 1 in bleu ed 1 in marrone si sono succeduti in formazioni
varie in questa rievocazione del "ludus troianus" impegnandosi in ironici
atteggiamenti gladiatori e combattimenti pseudo-marziali sui ritmi della
batucada brasiliana. Innumerevoli ruote sulle mani e notevoli grand jetè
da fermi a ripetizione, specie di un ballerino che non sono riuscito ad
individuare. In un paio di assoli abbiamo potuto ammirare le magnifiche
linee ed i movimenti elegantissimi del webmaster di Balletto.net Andrea
Boi.
Annonciation di
Angelin Preljocaj
Inaspettata quanto
gradita "adozione" da parte della Scala di questo che è il lavoro
più famoso ed uno dei più riusciti del coreografo franco-albanese.
L'avevo visto altre 2 volte, sempre interpretato dalla Compagnia di Preljocaj,
e devo dire che le danzatrici scaligere, Beatrice Carbone e Lara Montanaro
sia il 2 che il 4 (le recite da me viste...) l' hanno assimilato ottimamente,
dandone una lettura forse meno aspra e drammatica rispetto a quella del
Ballet Preljocaj.
Il coreo-autore
concede all' immagine pittorica classica il tradizionale raggio di luce
che colpisce Maria assisa su una panca, mentre da fuori pervengono i rumori
della strada tra cui quelli dei bambini che giocano, ma quello che con
la coreografia travalica le aspettative dello spettatore è la rappresentazione
quasi fisica dell' immissione reale del concepimento che inizia con uno
svenimento di Maria e prosegue per dolori al ventre. E poi la meraviglia
di Maria e gli sforzi dell' Angelo per spiegare... Questa è la prima
volta che si fa, a quanto mi consta, tra arti figurative, teatro e cinema...:
è questa la strepitosa invenzione e cifra narrativa di Preljocaj
che rende il lavoro originale e per il quale è facile ipotizzare
un gran numero di riprese negli anni a venire da parte di molte compagnie
mondiali. Indimenticabile la lunga sequenza in cui le 2 danzatrici ballano
all' unisono dopo che l' Angelo indica verso l'alto, durante la quale c'è
un momento di silenzio tra le musiche del Magnificat di Vivaldi e l'elettronica
(Crystal Music) di Stefane Roy. Delicatissima la scena in cui siedono una
accanto all' altra e, dopo aver poggiato il capo sulla spalla della partner,
iniziano delle rotazioni a catena... Bello anche il passaggio che si svolge
a terra.
Omaggio a Nino
Rota di Bigonzetti
Voglio iniziare
segnalando un errore clamoroso: il pezzo inizia con almeno 5' di silenzio;
inoltre un altro lungo silenzio è previsto quasi a metà dell'
esecuzione. Non si può, IMHO, dedicare una coreografia ad un musicista,
uno come Nino Rota poi..., senza utilizzare in ogni secondo musiche dello
stesso! I silenzi sono ammessi eccezionalmente nei momenti clou di massima
tensione emotiva di una coreografia narrativa! Ad es ci stavano bene a
metà di Annonciation di Preljocaj. E passi il fatto d' aver utilizzato
il pressochè ignoto Concerto in do per pf invece che musiche da
film: Rota era autore non solo di colonne sonore ma anche di Musica colta,
che ha avuto una certa circolazione nelle sale dei concerti sinfonici.
Poi Bigonzetti aveva già utilizzato il suo ben più pregnante
"Concerto per archi" in altra coreografia, che però non ho mai visto...Comunque
l' inizio è davvero inconsistente, al limite dell' irritante: si
vede una teoria di persone, peraltro con costumi bellissimi vagamente anni
'30, andare e venire per il palcoscenico senza costrutto... Poi in questo
"balletto" sconcerta la mancanza di coordinate di riferimento, che invece
c' erano in lavori di altri coreografi ispirati a Rota come La strada o
Amarcord...: è una rievocazione storica o cinematografica? I costumi
dei 2 protagonisti, uno "Casanova" e l' altro "femme fatale del secolo
scorso con cappello a larghe tese" farebbe propendere per la seconda ipotesi...
Oppure è solamente una composizione astratta su una musica di Rota?
Non si capisce e la cosa dà fastidio, anche perché quello
che si vede in scena non è che sia entusiasmante...A furia di togliere,
togliere per non rischiare di fare una Danza retrò s' arriva agli
short formats, cioè alla non-danza... Com' è dimostrato dalle
sgambettature e dagli esercizi di ginnastica del prolisso inizio di questo
"Omaggio a Nino Rota"...Voglio bene alla coreografia italiana, perciò
mi auguro che Bigonzetti ci ripensi sulla strada da percorrere...: il passo
a due con la sua inedita componente contorsionista (lei, la Marta Romagna
il 2 e Raffaella Benaglia il 4 Ottobre, passa la gamba al di là
del proprio braccio afferrato dal partner...) può costituire ottimo
inizio. Spero che il suo pezzo, "Vespro", per il NYCB sia meglio di questo.
Ed intanto mi ricordo la sua bellissima, nonostante qualche furbizia, "Cantata"
vista a Cremona quest' estate. Insomma se vuole essere il Forsythe italiano
deve proseguire sulla strada dell' originalità aggiungendo - e non
togliendo - elementi stilistici, magari azzardati di sua invenzione, ma
sempre coreuticamente espressivi! E non presentare al pubblico una serie
di esercizi di scioglimento muscoli, movimenti circolatori delle mani,
saltelli, etc..., pensando dì irretirlo con i giochi di luce (per
quanto suggestiva sia stata la scena tipo ombre cinesi in cui si vedono
solo le silhoutte dei danzatori), la bellezza dei costumi e l'eleganza
del Corpo di Ballo della Scala che, se continua così, rinverdira
i fasti dell' 800 in cui il Teatro era più famoso per il balletto
che per l' opera...Comunque bel Trittico: molto, forse troppo, assortito
con stili nettamente diversi tra un brano e l' altro.
ATT Una doverosa
Nota di Servizio: se
a qualcuno capiterà d'andare allo Smeraldo non si sieda nelle prime
10 file di platea: il teatro fa una conca nella parte iniziale, la pedana
del palcoscenico è troppo alta e, quindi, vengono tagliati dalla
visuale i piedi dei ballerini: un assurdo per uno spettacolo di balletto!
Purtroppo il giorno 4 ho commesso l'errore di spostarmi nelle prime file
in occasione del 2° pezzo, l' "Annonciation" di Preljocaj, che si svolge
prevalentemente a terra ed ho visto poco... Poi mi sono rispostato in 15a
fila...LUX
Ottobre 2002
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