AUGUST BOURNONVILLE
August
Bournonville ne' La Sylphide
August
Bournonville è il fondatore della tradizione e dello stile del
balletto danese: l’eredità più antica di balletto ancora oggi
vivente. Egli ha creato la tradizione danese facendo acquisire fama
internazionale al Royal Danish Ballet con il suo stile
caratteristicamente aggraziato e la produzione di un notevole
repertorio di grandi balletti.
Figlio
del maestro di ballo Antoine, August, nato a Copenaghen il 21 agosto
1805, riceve i primi rudimenti dal padre e nel 1911, all’età di sei
anni, viene ammesso alla scuola di danza del Royal Theatre. August,
unico dei sei figli di Antoine a mostrare interesse verso la danza,
dimostra subito di essere molto dotato e di applicarsi con grande
diligenza alle lezioni del Maestro Vincenzo Galeotti, il ballerino
italiano fondatore del Royal Danish Ballet, tanto che la sua prima
apparizione in palcoscenico avviene all’età di otto anni nel
balletto Lagertha del suo maestro.
La sua
formazione prosegue speditamente in quanto egli si rileva oltre che
un bravo allievo ballerino anche un ottimo attore e cantante e per
di più amante della lettura con spiccate preferenze per lo studio
della letteratura e della filosofia.
Nel 1816,
alla morte di Galeotti, il padre Antoine diviene direttore artistico
del Royal Danish Ballet e, nel 1820, August viene mandato a Parigi
per completare i suoi studi con Pierre Gardel ed Auguste Vestris. Il
suo debutto sul palcoscenico francese avviene nel 1826 con il pas
de trois del balletto Nina di Louis Millon. Da quel
momento in poi inizia la sua brillante carriera di ballerino
divenendo il partner favorito di Maria Taglioni.
Nel 1830
rientra a Copenaghen e sposa la svedese Helena Fredrika Hakansson
dalla quale avrà sette figli. Dal 1838 al 1877, Bournonville, come
danzatore, coreografo e direttore del Royal Danish Ballet, rimarrà
stanziale in patria, tranne che in occasione di sporadiche parentesi
di viaggi ed esibizioni con altre compagnie e salvo per un periodo
di sei mesi dopo un esilio all’estero senza stipendio nel 1841 a
seguito di una disputa con il Re in merito al licenziamento della
ballerina Lucille Grahn.
La sua
prima importante coreografia per il Teatro di Copenaghen è La
Sylphide nel 1836: il balletto che rivela al mondo il suo stile
particolarissimo. L’ispirazione per mettere in scena una nuova
Sylphide gli viene nel 1834 quando , recatosi a Parigi con la
moglie e la sua giovanissima allieva Lucile Grahn, assiste ad una
replica del balletto di Filippo Taglioni interpretato dalla figlia
Maria.
Oltre che
a pensare a comporre nuove coreografie, il padre del balletto danese
lavora comunque alacremente per accrescere la condizione sociale dei
ballerini. Costituisce un programma accademico per gli studenti
della Scuola del balletto danese ed assicura, primo in Europa, i
fondi per la pensione privata a favore dei danzatori lottando a
lungo per ottenere finanziamenti per la danza presso il Governo
della Danimarca.
Influenzato dallo stile parigino, adotta e crea un suo personale
linguaggio e stile di danza che privilegia i movimenti a braccia
arrotondate e i passi piccoli e veloci, contemporaneamente esaltando
la mimica facciale. Ma, soprattutto, i suoi balletti celebrano la
tecnica del virtuosismo ed ogni sforzo fisico viene mascherato dal
sorriso dipinto sul volto dell’esecutore.
Egli
diviene il maestro di numerose generazioni di ballerini, ai quali
insegna il proprio stile ed il proprio repertorio, che egli stesso
danza sino al 1848 come interprete e per il quale, proprio perché da
lui danzato come protagonista, crea coreografie che mettono in
maggior evidenza il ruolo maschile rispetto a quello femminile.
In circa
50 anni di carriera coreografa più di cinquanta balletti e molti
divertissements e la maggior parte delle sue produzioni sono
influenzate dai suoi lunghi viaggi all’estero ma anche dalla sua
profonda cultura.
Egli ci
ha infatti lasciato numerosi scritti. Nel 1829 pubblica il suo primo
libro “Il regalo dell’anno nuovo per gli amanti della danza” e nel
1861 “Studi coreografici”. E’ del 1847 il suo primo volume di
memorie “La mia vita teatrale” nel quale egli scrive di sé: “Ho
danzato con forte gioia di vivere ed il mio temperamento e la mia
energia hanno sempre fatto presa in ogni teatro. Mi sembrava di
rendere così felice il pubblico e, prima che lo stesso mi ammirasse,
ero io a piacere a loro”.
Bournonville muore a Copenaghen il 30 novembre 1870 per un collasso
sopravvenuto mentre si sta recando da casa sua in chiesa.
I
principali balletti di Bournonville e riferimenti su questo sito
1832 – Faust
1835 - Valdemar
1836 – La
Sylphide
1840 – The Toreador
1842 – Napoli
1849 – Le Conservatoire
1851 – La Kermesse in Bruges
1853 – The Wedding in Hardanger
1854 – A Folk Tale
1855 – Abdallah
1856 – La Ventana
1858 –
L’Infiorata a Genzano
1860 – Far from Denmark
1868 – The Lay of Thrym
1871 – The King’s Corps of Volunteers
on Amager
1876 – From Siberia to Moscow
IL CREDO DI BOURNONVILLE
La Danza è un’arte in quanto
richiede vocazione, conoscenza ed abilità.
Fa parte delle belle arti in quanto
si batte per esprimere un ideale non solo dal punto di vista
plastico ma anche dal punto di vista lirico.
La bellezza alla quale la Danza
dovrebbe aspirare non si basa sul gusto e sul piacere bensì si fonda
sulle immutabili leggi della natura.
L’arte del Mimo comprende tutti i
sentimenti dell’anima. La Danza, viceversa, è essenzialmente
un’espressione di gioia, un desiderio di seguire i ritmi della
musica.
E’ missione dell’arte in generale, e
del teatro in particolare, intensificare i pensieri, elevare la
mente e risvegliare i sensi. Conseguentemente, la Danza dovrebbe
sopra ogni cosa stare attenta ad appagare l’inclinazione di un
pubblico indifferente per impressioni che sono estranee alla vera
arte.
Gioia è forza; intossicazione è
debolezza.
Il bello conserva sempre la
freschezza della novità, mentre lo stupore conduce presto
stanchezza.
La Danza può, con l’aiuto della
musica, raggiungere le vette della poesia. Viceversa, attraverso un
eccesso di ginnastica può degenerare in buffoneria. Le cosiddette
imprese difficili possono essere eseguite da innumerevoli addetti ma
l’apparenza di facilità di esecuzione è raggiunta solo da pochi
scelti.
La vera statura artistica sta nel
sapere come nascondere lo sforzo meccanico e fare emergere la calma
armoniosa.
Il manierismo non è carattere e
l’ostentazione è la nemica giurata della grazia. Ogni ballerino
dovrebbe considerare la sua arte laboriosa come un anello nella
catena della bellezza, come un necessario ornamento per il
palcoscenico e ciò, subito dopo, quale importante elemento per lo
sviluppo spirituale delle nazioni.
Links
Il sito di Auguste
Bournonville
Bournonville su
balletto.net
Lista dei balletti
di Bournonville
Bournonville su balletmet.org
Bournonville sul sito
dell'american Ballet Theatre
Video
Guglielmo Tell con Thomas Lund e Diana Cuni
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