SOGNO DI BALLERINA
DEDICATO A.......
ADDIO AD ANTONIO GADES
di Lillial2004
LA SUA DANZA ERA PASSIONE PER LA VITA E PER LA LIBERTA’ Ci ha lasciato a 67 anni Antonio Gades, un grande nome della danza mondiale. E’ stato non solo un magnifico protagonista, come ballerino, coreografo e regista, ma anche il sinonimo stesso del flamenco e della tradizione popolare coreutica spagnola. Attraverso lui il flamenco vero e genuino, quello cioè sgorgato dall’anima del popolo gitano, al quale egli volle togliere tutti gli orpelli folkloristici ed esteriori potenziandone l’essenza struggente e drammatica, ha mutato significato per diventare racconto puro e capace di descrivere sentimenti e passioni. Nato ad Alicante da una famiglia operaia ed antifranchista, si chiamava Antonio Esteve Rodenas. Costretto dalla povertà della famiglia ad interrompere la scuola ad 11 anni, dopo essersi impegnato in piccoli lavoretti, veniva iscritto dal padre in una scuola di ballo dove veniva notato da Pilar Lopez che lo prendeva in compagnia e lo ribattezzava Gades. Negli anni Sessanta, ormai affermato ballerino nella sua patria, si trasferiva in Italia dove montava con Anton Dolin il Bolero di Ravel ed iniziava a studiare danza classica. Nel 1961 lavorava insieme a Beppe Menegati a Fiesole nello spettacolo Il Teatrino di Don Cristobal e nel 1962 veniva chiamato da Giancarlo Menotti a Spoleto per la coreografia della Carmen che successivamente debuttava anche alla Scala. Nel 1963 tornava in Spagna dove formava una piccola compagnia con la quale nel 1964 si recava negli Stati Uniti per un'esibizione al padiglione spagnolo della New York World’s Fair. Lì riceveva la sua consacrazione internazionale che lo lanciava verso il successo sino al trionfo ottenuto nel cinema insieme al regista Carlos Saura con la presentazione della folgorante trilogia Bodas de sagre (1981), Carmen Story (1983) e El amor Brujo (1986). L’ultima sua creazione, Fuente Ovejuna, veniva rappresentata nel 1994 al Teatro Carlo Felice di Genova. Modesto di natura, egli si definiva un lavoratore del ballo e non si sentiva né un genio né un grande artista. Il ballo, infatti, era stato per lui un modo per sfuggire alla miseria nella grigia Spagna di Franco come ha ricordato in una sua recente intervista. Si può dire che è stato il primo a portare il flamenco in teatro per raccontare una storia. Una rivoluzione quella sua che non ha tuttavia stravolto l’anima del flamenco bensì l’ha plasmata e riportata alla sua originaria purezza attraverso i canti ed i ritmi tipici della danza popolare trasformati in stati d’animo per i suoi personaggi. Con lui scompare un grande artista illuminato che lascia un segno indelebile nella storia della danza.
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