SOGNO DI BALLERINA



DEDICATO A.......

UNA MORTE ANNUNCIATA!

di Lillial2004

 

news - MaggioDanza sciopera per salvare la sua esistenza (11-3-2005)

Dopo il successo dell'atteso debutto del Trittico Lucinda Childs, coinciso con la decisione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione del Maggio Fiorentino, che per risolvere la seria crisi deficitaria dell'ente, ha proposto tra l'altro di 'esternizzare' la Compagnia di Ballo MaggioDanza (ovvero scorporarla definitivamente dalle masse artistiche del teatro e ricostituirla come compagnia autonoma e indipendente, obbediente dunque alle leggi crudeli del mercato e della sopravvivenza economica tramite finanziamenti vari), il corpo di ballo ha proclamato uno sciopero per le repliche dello stesso spettacolo nella data di sabato 12.  

http://www.balletto.net/giornale.php?sezione=news&articolo=333

 

 

UNA MORTE ANNUNCIATA!

 

L'annuncio preoccupante, apparso oggi su balletto.net, è l'amara conseguenza di una situazione di crisi ormai insostenibile nelle nostre fondazioni liriche. Una morte annunciata: l’inizio ovvero la continuazione dello smantellamento delle Compagnie di danza nei Teatri lirici italiani.

Il Decreto legislativo 29 giugno 1996, n.367 che ha trasformato gli ex enti lirici, un tempo regolati dalla legge 800/1967, in Fondazioni private era nato con l’intento di privatizzare gli ex enti, di semplificarne il sistema organizzativo, di risolvere i problemi legati al personale, di dare maggiore autonomia burocratica e politica rispetto all’apparato pubblico attraverso una maggiore partecipazione finanziaria di soggetti privati, uno snellimento degli organi e una gestione attuata secondo i moduli operativi di un’impresa.

Le buone intenzioni si sono trasformate invece in un’arma a doppio taglio. Musicisti, coristi, danzatori, maestri collaboratori, tecnici e artigiani specializzati nello spettacolo teatrale, che avevano nel passato combattuto per ottenere pari diritti rispetto agli altri lavoratori italiani, compresa la conquista della stabilità, oggi si trovano sull’orlo della precarietà e della perdita del posto di lavoro. A poco a poco si è svilita la finalità principale delle Fondazioni liriche, e cioè la diffusione dell’arte musicale nella collettività, tant’è che anche nei loro consigli di amministrazione, nella maggior parte dei casi, non esistono più figure di musicisti o di esperti del campo bensì siedono figure di sottogoverno politico e finanziario, molte delle quali portatrici di propri interessi o del proprio partito  come se l’istituzione lirico/musicale sia “cosa” personale e non appartenente alla collettività.

Il lento ma costante disimpegno dello Stato in termini di risorse finanziarie dedicate allo spettacolo, la preoccupante situazione della Scala di Milano, divenuta ormai terreno fertile per guerre politiche e di potere, ed il recente, non condivisibile, emendamento presentato dal Sen. Asciutti mostrano chiaramente quanto sia esplosivo il momento.

La realtà è che oggi quasi tutte le fondazioni liriche sono in deficit e che c’è adesso una corsa inarrestabile   per cercare di evitarne il tracollo definitivo attraverso impopolari decisioni che soprattutto pesano sui lavoratori.

Purtroppo, in questi casi, come sempre, sono i più deboli ad essere i primi a pagare e la categoria dei ballerini mai è stata considerata in un teatro alla stessa stregua delle altre masse artistiche.

A Firenze, la decisione di "esternizzare" il Corpo di ballo è stata ritenuta, dunque, una delle principali medicine per cercare di guarire il malato. E’ facile dire che in un teatro lirico si può mettere in scena un’opera tranquillamente senza il ballo ma non è possibile in mancanza di coro e orchestra. D’altronde gli spettacoli di danza, che pur fanno parte degli scopi istituzionali di ogni Fondazione lirica, possono essere benissimo essere messi in scena da compagnie esterne. La situazione di Firenze diventa dunque dirompente ed indicativa di quanto potrebbe accadere a breve anche in altre città. Sappiamo benissimo infatti che scorporare dalle masse artistiche di un teatro il Corpo ballo e ricostituirlo come compagnia autonoma ed indipendente ne anticipa inesorabilmente, stante la situazione attuale della danza italiana, la chiusura definitiva in quanto la sopravvivenza sarà legata da quel momento in poi alle risorse finanziarie necessarie per continuare ad operare ed agli impegni di balletto che l’ex Fondazione "madre" vorrà programmare, non tenendo conto, però, coloro che prendono tali decisioni che il sostentamento economico della neonata compagnia dipenderà anche  dall’entità del finanziamento che la stessa sarà costretta a dividersi con le altre compagnie esistenti nel territorio nazionale estrapolandola dal riparto danza del Fondo Unico per lo Spettacolo che, come è noto, destina a tale categoria appena il 2,4% del totale.

Premetto che sono assolutamente solidale con il Corpo di Ballo di Firenze e che trovo delittuoso e vergognoso fare una graduatoria di merito degli artisti che lavorano in un Teatro solo perché non si riconosce alla danza la stessa dignità della lirica, ma vorrei tentare nell’emergenza del momento di riflettere se è il caso a questo punto di cercare di europeizzare le Compagnie di danza ancora esistenti nelle nostre Fondazioni liriche. Le compagnie di danza dei principali Teatri europei (Parigi, Londra, Berlino, Vienna, Amsterdam, Copenaghen e così via) posseggono, infatti, una propria fisionomia giuridica, un proprio budget, un proprio staff, un proprio bilancio, una propria programmazione pur rimanendo strettamente legate al Teatro delle loro città. In questo marasma generale, solo una soluzione come quella adottata dalle principali capitali europee potrebbe ridare dignità alle Compagnie di danza dei teatri italiani e per far ciò lo Stato dovrebbe responsabilizzare le Regioni ed i Comuni, dove hanno sede le Fondazioni liriche, per incentivare in ciascuna di queste l’istituzione di una Compagnia di Danza, finanziata con fondi regionali e comunali oltre che, in parte, statali, che possa rappresentare la Regione in campo nazionale e internazionale ed alla quale, nello stesso tempo, proprio in quanto legata al Teatro di provenienza, sia consentito di continuare a conservare i diritti preesistenti come, ad esempio, l’utilizzo dei locali e del teatro occorrenti per la propria attività, la qualificazione di primaria compagnia del Teatro della Città e, pertanto, di avere assicurata la propria produzione nell’ambito delle manifestazioni programmate dalla Fondazione lirica, avvalendosi altresì di forme compartecipative come l’utilizzo o la realizzazione degli allestimenti scenici e di collaborazioni in termini di risorse umane (orchestra, tecnici etc.).

Perché possano aumentare gli spettacoli di danza presso le Fondazioni liriche torno, comunque, a proporre quanto da me scritto nel mio articolo su questo sito Perché la danza non muoia nelle fondazioni liriche italiane, nel quale segnalavo la necessità e l’urgenza che lo Stato scrivesse nuove regole per lo sviluppo della danza nei teatri, tra le quali quella dell’obbligo per le Fondazioni liriche di destinare una percentuale del 25% alle  produzioni di balletto (non più del 5% per compagnie ospiti) nel programma generale annuale. L’aumento delle produzioni di balletto, oltre che ad allargare la fruizione dei teatri storici ad nuovo pubblico composto soprattutto da giovani, apporterebbe nuova linfa e vitalità al settore, insieme al riconoscimento di pari valore, dignità e validità al lavoro di una categoria ingiustamente sottostimata e giusto merito e prestigio ad un’arte tanto  sacrificata in questi ultimi anni.

Una privatizzazione sostenuta da certezza di finanziamento e garantita dalla non dispersione delle professionalità esistenti potrebbe anche essere motivo di crescita e di riscatto. Dalla negatività del momento occorre perciò  trarre la forza per cogliere i lati positivi e combattere perchè se ne possa uscire vincitori. La danza non deve più sentirsi suddita, inserita in un contesto che non la ama, non deve più elemosinare per mostrarsi. La danza deve conquistare una propria autonomia non solo artistica ma anche decisionale, organizzativa ed operativa. La danza deve e può camminare con i propri piedi ed affrancarsi così dal ghetto dell’appartenenza forzata. Può dimostrare di essere arte con la A maiuscola e di grande traino per i giovani, solo se ha il coraggio di distaccarsi dettando patti e condizioni che le diano sicurezza e certezza per l’avvenire. Su dodici fondazioni liriche nazionali solo sei ancora mantengono un Corpo di ballo. Un progetto comune, condiviso e portato avanti dalla forza dei circa seicento addetti (tra direttori, ballerini, maestri, assistenti etc.) di queste sei compagnie di danza superstiti che rappresentano alcune delle nostre principali città (Milano, Verona, Firenze, Roma, Napoli e Palermo), può scrivere una nuova pagina per la crescita, per la rivincita e per l’affermazione definitiva della danza nel contesto dello spettacolo e dell’arte nazionale.

 

 



Marzo 2005
 

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