SOGNO DI BALLERINA



DEDICATO A.......

INTERVISTA A MONICA PEREGO

di Lillial2004

 

FUGA DEI TALENTI. IL CASO DI MONICA CHE A 16 ANNI PER SFONDARE HA ABBANDONATO TUTTO: FAMIGLIA, AMICI ED IL SUO PAESE

MONICA PEREGO:

LA NUOVA STELLA ITALIANA IN ASCESA

Che spazio offre alle giovani promesse della danza l'Italia? Ben poco a giudicare dalle risorse destinate a questa disciplina. Lo dimostra l'esperienza di tanti giovani costretti a scelte estreme pur di affermarsi. E c'è anche chi decide di tornare dopo aver raggiunto il successo altrove.

Monica Perego (ovvero la costanza, il coraggio, la forza di volontà) è la testimonianza lampante del non interesse del nostro Paese verso i giovani talenti: una nazione la nostra che autorizza la fuga dei migliori fuori dalla penisola non offrendo alcuna opportunità o alternativa a chi si applica con sacrificio e  fatica per emergere professionalmente nell’arte della danza.

L’esperienza di Monica è emblematica dell’incultura che investe tutto il settore del balletto italiano dove si va avanti a forza di gomitate, di proteste, di invidie, di conoscenze; dove non esiste una precisa regolamentazione nell’ambito della didattica privata; dove non sono previsti incentivi per chi produce bene; dove non si investe in modo costruttivo; dove non si privilegiano le fondazioni liriche che hanno mantenuto il corpo di ballo nel proprio organico; dove c’è un finanziamento dello Stato che considera la danza arte povera rispetto alla lirica pur avendo una produzione di balletto pari costi di un’opera;  dove si sconoscono i problemi legati all’età pensionistica dei ballerini sino addirittura a farli andare in quiescenza a 60/65 anni; dove si approvano norme contrattuali garantistiche che non tengono conto della qualità e che servono solo a disincentivare l’impegno; dove chi ha la fortuna di entrare a far parte di un corpo di ballo di un teatro lirico acquisisce dopo pochi anni il diritto alla stabilità a scapito molte volte della qualità e del ricambio generazionale; dove si spende solo per valorizzare ed osannare effimere carriere televisive che nulla hanno a che vedere con l’arte coreutica.

Monica Perego è andata via dalla sua città, dalla sua famiglia, dai suoi affetti per iniziare un’avventura di cui sconosceva l’esito, forte soltanto del suo sogno di divenire una ballerina. Ha fatto questa scelta con grande coraggio, carattere ed entusiasmo sacrificando la sua vita di adolescente, coccolata ed amata, non fermandosi di fronte alle difficoltà e combattendo tenacemente per raggiungere il successo. Adesso che il suo sogno si è realizzato, ha scelto nuovamente di imboccare la strada più difficile quella cioè di rimettersi in discussione lasciando la sicurezza della “compagnia” per dimostrare le sue qualità artistiche in giro per il mondo ma, soprattutto, (come tiene lei a dichiarare) in Italia.

Questa intervista, che ripercorre il suo cammino vincente, vuole essere da esempio e da stimolo per tutti coloro che amano la danza e che non si rassegnano di fronte all’indifferenza in cui giacciono tutti i problemi ad essa legati. La testimonianza di Monica, che è quasi una sfida, dimostra che nei nostri giovani c’è voglia e desiderio di cambiare e di costruire in positivo per la rinascita nel nostro Paese di una sensibilità più ampia nei riguardi di quest’arte meravigliosa.

 

L'INTERVISTA

A MONICA PEREGO

 

Cosa rappresenta per te la danza?

La danza e' una passione che nasce con te e ti accompagna per tutta la vita, insegnandoti serieta', professionalita' e dedizione. 

Quando poi diventa la tua professione ti arricchisce di emozioni indescrivibili: dall'adrenalina nel sangue prima, all'annullamento del tuo io per diventare il personaggio che interpreti attraverso i movimenti del corpo e l'espressione del viso, alla gioia incommensurabile degli applausi quando cala il sipario. 

Saper trasmettere le tue stesse emozioni al pubblico e' il grande privilegio che la danza ti offre ripagandoti di tanti, continui sacrifici.

Come e perchè hai iniziato a studiare danza? 

Fu un amore a prima vista! Vedendo un saggio di danza all'eta' di 5 anni avrei voluto iniziare il giorno dopo ed invece dovetti aspettare l'eta' scolare. 

Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso artistico? 

1) La mia prima insegnante Erica Codeca' che mi ha coinvolto interamente credendo nelle mie possibilita' e preparandomi a sostenere il concorso, vinto a 16 anni, che mi ha portato alla Royal Ballet School di Londra. 

2) Il coreografo Ronald Hynd, che mi scelse per interpretare il ruolo di Svanilda in Coppelia all'eta' di 19 anni, dopo solo due anni di corpo di ballo. 

3) Il mio ex direttore Derek Dean dell' English National Ballet, il quale, con la sua mania di perfezione, ha rafforzato la mia determinazione a migliorarmi. 

4) La promozione a Prima Ballerina dopo soli 5 anni, a seguito di diverse interpretazioni di ruoli di repertorio e di tante nuove coreografie create su di me. 

5) Divenire libera professionista nel 2002, lasciando la sicurezza della compagnia per sfidare me stessa ed avere l'opportunita' di dimostrare le mie qualita' artistiche, specialmente qui in Italia: questa per me e' stata la tappa fondamentale della mia carriera. 

Cosa ha significato per te allontanarti dalla famiglia e dagli affetti per seguire i tuoi sogni? 

Certo e' stato durissimo: lasciare gli affetti, le amicizie, tutto cio' che rappresenta una vita agiata e felice e ritrovarti a badare a te stessa, in tutto e per tutto, a soli 16 anni. Tutto mi era sconosciuto: dalla lingua, alle persone, alle tradizioni, al cibo. E' stato come rinascere ed imparare tutto da capo e da sola. 

Devo pero' ringraziare i miei genitori per l'amore ed il supporto, che mi hanno sempre dato nei momenti di bisogno e solo la grande passione, la voglia di coronare il mio sogno, l'orgoglio e la forza di carattere, mi hanno aiutata a superare tanti momenti tristi. 

Pensi che per una ballerina affermata, sempre in giro per il mondo, sia possibile conciliare la professione con il matrimonio, i figli? 

A mio parere e' possibile, ma difficile, trovare una persona che capisca il nostro amore per quest'arte e tutto quello che comporta. Per quanto riguarda invece aver figli, sono un po' tradizionalista e credo che una madre dovrebbe dedicare a loro tutta se stessa. 

Consiglieresti a tua figlia di intraprendere la tua stessa carriera? 

Certamente si', ma senza forzarla nelle sue scelte, sempre pronta ad assecondarla, spronandola ad impegnarsi con serieta' e costanza in qualsiasi disciplina intrapresa. 

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato? 

La solitudine e la gelosia che purtroppo incontri spesso in questo ambiente. 

Quando hai avuto la consapevolezza di essere diventata un'artista in grado di affrontare i più grandi palcoscenici? 

Alla fine dell'anno scolastico del Royal Ballet ho danzato il saggio niente meno che al Covent Garden. 

Ho avuto poi la fortuna di entrare a far parte di due importanti compagnie, Birmingham Royal Ballet e English National Ballet, e danzare nei grandi palcoscenici dall'inizio della carriera, da Corpo di Ballo fino ad essere la protagonista. Quindi ho sempre dovuto essere all’altezza. 

Cosa vuol dire essere un danzatore oggi? 

Oggi come allora, e' una lotta continua con te stessa per cercare di raggiungere il massimo della perfezione, ma purtroppo con un problema in piu' rispetto al passato in quanto la situazione della danza, soprattutto in Italia, e' sempre piu' precaria per mancanza di fondi e quindi di contratti. 

Qual è il ruolo da te più amato? 

Giulietta, per la complessita' del personaggio e per la storia affascinante. 

Nel corso della tua carriera hai danzato con grandi protagonisti del mondo della danza, hai qualche episodio particolare da raccontare in proposito? 

Non ho episodi particolari, ma tutti i miei partners mi hanno trasmesso qualcosa che ricordo con piacere. 

Roberto Bolle, per la sua classe ed eleganza. 

Raffaele Paganini, vero professionista, sempre pronto a risolvere eventuali difficolta' con un sorriso. 

Tetsuya Kumakawa, per il suo virtuosismo unico, che invoglia chiunque a dare di piu' in palcoscenico. 

Irek Mukamedov, grande ballerino che trasmette felicita' e tranquillita' in questo mondo a volte "difficile. 

C'è un momento della tua carriera che per te è rimasto indimenticabile? 

Si', quando Derek Dean mi ha promossa a Prima Ballerina nel 1997, realizzando cosi' il mio sogno. 

Vuoi indicarci il ballerino e la ballerina che ti colpiscono di più e perchè? 

Roberto Bolle, come ho gia' detto, per la sua classe ed eleganza e Sylvie Guillem per le sue doti. 

Con quale partner sei riuscita ad avere più feeling tra quelli con i quali hai danzato? 

L' unico partner con cui ho avuto una grandissima amicizia, ballando insieme per un anno e mezzo, e' stato il francese Patrick Armand. 

C'è un ruolo particolare che speri di poter interpretare in futuro? 

Non in particolare, anche se una delle ragioni per cui ho lasciato l'Inghilterra e' stata quella di poter ampliare il mio curriculum. 

Data la tua esperienza all'estero, quali sono le differenze tra le compagnie straniere e quelle italiane? 

Le differenze sono tante: all'estero non esiste un contratto stabile e quindi nessuno puo' permettersi di "adagiarsi" e questo aiuta ovviamente a mantenere un livello di competizione molto alto. 

Senza contare che la condizione dei teatri e' molto piu' curata, favorendo la riuscita delle performances. 

A parte cio', mi sentirei di dire che la maggior differenza sta nella cultura per la danza. 

All'estero, nelle maggiori compagnie, ci sono delle organizzazioni che hanno il compito di diffondere il "linguaggio" di questa meravigliosa arte all'interno delle scuole con apposite recite pomeridiane. 

In Italia, la danza conosciuta dalla maggior parte della gente, ammesso che si possa considerare danza, e' quella che si vede in TV. 

A chi ti vorresti rivolgere affinché in Italia la danza possa ritornare ad essere la regina delle arti dello spettacolo e cosa diresti? 

Se lo sapessi l'avrei gia' fatto! Comunque direi a chi di dovere di divulgare attraverso i mezzi di comunicazione la conoscenza della "vera" danza, aumentandone i finanziamenti cosi' che la richiesta di spettacoli cresca. 

Inoltre di eliminare la burocrazia nelle compagnie e dare il giusto riconoscimento al talento ed alla professionalita'. 

Ognuno di noi ha dei sogni. Qual è il tuo? 

Ho gia' realizzato il mio sogno e per questo mi reputo molto fortunata. Ora vorrei solo continuare a trasmettere splendide emozioni al "mio" pubblico: questa per me e' la gioia piu' grande.

 

 



Novembre 2004
 

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