SALVATORE VIGANO'
Salvatore Viganò
(1769-1821) fu l'anello di congiunzione che legò nella danza il
Classicismo con il Romanticismo: l'uomo destinato a risolvere i
problemi stilistici di Noverre ed Angiolini. Egli, infatti, puntò
soprattutto sull'esaltazione della danza rappresentando i suoi temi
in movimento in modo espressivo e nello stesso tempo disciplinato in
quel genere detto "coreodramma" cioè l'azione espressa in termini di
danza.
Salvatore
Viganò, figlio del coreografo Onorato Viganò, nacque a Napoli il 25
marzo 1769. Studiò composizione musicale con lo zio, il noto
compositore Luigi Boccherini, e debuttò come danzatore a Genova nel
1782 ma fu anche poeta, musicista, attore. Danzò successivamente a
Roma ed a Madrid dove incontrò nel 1779 Jean Dauberval,
grande sostenitore della riforma di
Jean Georges Noverre, del quale era stato allievo.
Durante il suo apprendistato con Dauberval maturò il suo stile di
coreografo spostando la sua attenzione sugli elementi espressivi e
sulla drammaturgia. Dopo aver danzato a Bordeaux, Londra, Venezia e
Vienna, insieme a sua moglie, l’affascinante ballerina spagnola
Maria Medina, prese residenza a Vienna dal 1793 al 1795, mettendo in
scena alcune sue coreografie. Qui il pubblico si entusiasmò
soprattutto per le esibizioni di sua moglie che si esibiva con
costumi molto trasparenti e provocanti e ciò provocò i primi dissidi
coniugali. Continuò ad esibirsi insieme con lei dal 1795 al 1799 a
Praga, Dresda, Berlino e Amburgo. Nel 1799, però, avvenne la
definitiva rottura per cui rientrò a Vienna e divenne maître de
ballet del teatro sino al 1803. Dal 1811 fino alla sua morte,
avvenuta a Milano il 10 agosto 1821, assunse il ruolo di maître
presso il Teatro alla Scala mettendo in scena con successo molti
suoi lavori. Creò nel corso della sua vita circa 40 balletti
tra i quali: “Le creature di Prometeo” (1801), “Coriolano” (1804),
“Gli Strelizzi” (1809), “Il noce di Benevento” (1812), “Otello”
(1818), “La Vestale” 1818, “I Titani” (1819), “Giovanna d’Arco”
1821.
Considerato il sommo maestro della danza italiana, Viganò componeva
spesso personalmente le musiche delle sue coreografie. Coniugando
azione drammatica, danza, pantomima e musica dette un impulso alla
concezione del ballet d’action di Noverre trasformando
sostanzialmente il modo di intendere il balletto che diventò con lui
“coreodramma”, ossia dramma danzato. Egli seppe, inoltre, dare
dignità e importanza al corpo di ballo, fino ad allora utilizzato
con funzioni di riempitivo in quanto solo i ballerini protagonisti
venivano evidenziati ed esaltati nei balletti dei suoi
contemporanei. Con lui le scene di massa e di gruppo acquisirono
grande evidenza ed umanità fino a diventare elementi indispensabili
per la costruzione di una coreografia.
Titoli di
alcuni balletti di Viganò
1791 - “Raoul, Signor di Crequi” [Viganò]
"Circe” [Paër Ferdinando]
1792 - “Calypso” [Paër Ferdinando]
1796 - “La Griselda” [Paër Ferdinando]
1801 - “Die geschöpfe des Prometheus” [Beethoven Ludwig van]
“Achille” [Paër Ferdinando]
1804 - “Coriolano” [Weigl Thadëus]
1808 - “Numa Pompilio” [Paër Ferdinando]
1810 - “Didone abbandonata” [Paër Ferdinando]
1812 - “Il noce di Benevento” [Süssmayr Franz Xavier]
1813 - “Dedalo e Icare” [Stendhal]
1817 - “Mirra” [Alaleona Domènico]
“Psammi, Re d’Egitto” [?]
“La spada di Kenneth” [?]
“La vestale” [Viganò, Thadëus, Lichtental, Rossini, Spontini, Beethoven e altri]
1819 -
“I titani” [Aiblinger Johann e Brambilla, ?]
Links
Biografia di
Vigano su balletto.net
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