MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01C5DC2A.044E3AA0" Questo documento è una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Microsoft Internet Explorer. ------=_NextPart_01C5DC2A.044E3AA0 Content-Location: file:///C:/25D64A29/teatrodiemozioni.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
L’esperienza teatrale ha coinvolto gli
alunni di classe terza della scuola elementare di Via
De Amicis nell’anno scolastico 2003/2004.=
Il lavoro è stato condotto con la regia
dell’esperta Francesca Amat coadiuvata
dall’insegnante di classe Bolla Roberta per un totale di 10 ore
distribuite in cinque incontri.
Questa esperienza fa parte del progetto Oltre
In una società che tende troppo spesso =
ad
omologare, in cui la parola “stress” sembra ormai essere parte =
del
vocabolario quotidiano, la malattia del secolo poich&ea=
cute;
si assiste all’avvicendarsi frenetico di uomini e donne affaccendati a
seguire modelli che ostentano affannosamente il successo e
l’affermazione, dove finisce lo spazio per il sé?
Cosa significa interroga=
rsi,
ritagliarsi degli spazi, imparare ad amarsi?
E’ un’ era
dinamica, che lascia davvero poco tempo per la riflessione. Eppure i grandi
pensieri e i grandi
pensatori muovevano i loro passi lentamente, come stanchi pachidermi , avev=
ano
il tempo per interiorizzare, maturare, “far decantare” le idee.=
L’hic e il <=
span
class=3DSpellE>nunc, il tutto in tempo reale, il “posso, vogli=
o,
comando” forse avvantaggia alcuni risultati, ma a discapito spesso di
quel benedetto tempo utile per la formazione personale, per la strutturazio=
ne
di sé come individui consapevoli, non frammentati, coerenti.
Allora nell’incalzante tic tac quotidian=
o,
fatto di immagini grottesche ed avviluppanti, di
rumori assordanti, di invadenza nella sfera personale, di richiesta sempre =
di
quel quid in più, non lasciamoci sopraffare dal gioco tiranno ed usu=
rpatore
della frenesia, ma denudiamo il tempo dall’abito dell’orco
cannibale e riconnotiamolo secondo i nostri rit=
mi di
esseri umani in cerca non solo della quantità, ma soprattutto della
qualità, dell’essenza, dello spazio “Io”.
E la scuola, che comp=
ito
svolge, che ruolo assume in questa dimensione?
Come insegnante credo
fermamente che la scuola abbia il compito di formare degli individui nel se=
nso
pieno del termine.
Non può identificarsi come lo spazio per
attingere informazioni ed accumulare nozioni, ma nemmeno o non solo come
ambiente in cui maturare competenze, sviluppare processi cognitivi e
riflessioni metacognitive ed intessere relazioni
sociali.
Avete mai provato a chiedere ad un bambino
perché gli piace una cosa o che sensazione od emozione ha suscitato =
in
lui una data esperienza?
Bene, tenendo certamente conto del fatto che si
tratta di soggetti in fase di crescita e che quindi vivono con una dimensio=
ne
completamente differente dall’adulto gli aspetti di confronto ed
esplorazione della propria emotività, è utile tuttavia rileva=
re
come spesso i bambini non sappiano assolutamente rispondere.
A mio parere, date le premesse sulla
società e considerando la difficoltà che i piccoli, che in qu=
esta
società crescono e di questa società si alimentano, hanno di
conoscere se stessi, la scuola ha un compito di grande<=
/span>
responsabilità nell’aiutare i giovani a crescere sviluppando il
senso di sé e l’autostima personale.
A riguardo, durante quest=
’anno
scolastico, ho <=
/span>elaborato
un percorso di riflessione sul sé e sull’emotività.
Perché=
i bambini, adulti d=
el
domani, possano crescere e maturare attraverso il confronto e lo scambio
costruttivo con il diverso da sé, è fondamentale che abbiano =
di
che spartire.
Al simposio della conoscenza ciascun commensale
depone sul piatto di portata il proprio io che sta
nelle scelte, nelle preferenze, negli atteggiamenti di ciascuno.
Non è possibile acc=
edere
al banchetto senza presentare nulla.
Per questo diventa importante insegnare gi&agr=
ave;
ai piccoli che è indispensabile conoscers=
i e
proprio dalla conoscenza di se stessi si può poi intavolare uno scam=
bio
dinamico ed un confronto reale.
Lo scotto altrimenti da pagare è quello=
di
affidarci ciecamente all’immagine che gli altri elaborano di noi stes=
si
accontentandoci di una ripresa che non sempre risulta=
span>
tuttavia veritiera. A volte nemmeno ci si accorge che quella bella
immagine è solo fittizia, è una realtà che
appartiene a che ci conosce, ma non a noi stessi e questo può poi
condurre, una volta smascherato il complotto, a serie crisi di identit&agra=
ve;
o a fragilità.
Il percorso educativo si snoda=
in
tre momenti che scandiscono in triplice tappa l’anno scolastico e che
rivalutano la sfera emotiva, dando modo agli alunni di sperimentare
l’importanza dell’ascolto della propria emotività. Dunque
non solo attenzione alla dimensione cognitiva, ma
possibilità di esperire che la scuola stessa dà dignità
alla sfera emozionale perché parte integrante dell’io.
Si tratta di esperi=
enze
effettuate con i bambini e volte a lasciare loro lo spazio per conoscersi
meglio, per sentire e riconoscere emozioni e stati d’animo e lasciarli
parlare, esprimere attraverso differenti canali comunicativi.
ATTIVITA’
IL NOME
Il nome costituisce la prima espressione di
sé.
I genitori scelgono accuratamente il nome dei
propri figli in quanto attraverso il nome ci si presenta agli altri,
costituisce l’identità del soggetto, svolge una chiara funzione
sociale, ma non solo. Anche a livello personale =
il
nome è la visualizzazione concreta dell’io. Per questo motivo i
bambini alle prese con l’oggetto di scrittura concentrano i loro sfor=
zi
soprattutto nella scrittura del proprio nome.
Gli alunni giocano con i propri nomi realizzan=
do
un acrostico su uno sfondo in cui l’immagine si u=
nisca
alla parola.
Scelgono dunque delle rappresentazioni iconiche
per ogni lettera che siano espressione di s&eacu=
te;,
del carattere, delle scelte, delle preferenze…
Per quanto riguarda la parte della parola, a
ciascuna lettera del nome associano tre parole:n=
ome,
aggettivi… che siano rappresentativi di sé. Al termine di ques=
ta
produzione i bambini scelgono la parola per ogni lettera che sentono
maggiormente in sintonia con se stessi e poi confrontano la propria scelta =
in
un gioco con i compagni.
In questo modo si crea l’opportunit&agra=
ve;
di riflettere sulla diversità di come ci si vede e di come ci vedono gli altri.
L’AMBIENTE
Riflettere su di sé significa imparare a
guardarsi dentro per conoscersi.
Questo atteggiamento di rispetto di sé =
si educa
proprio andando a creare le opportunità per ascoltare l’io.
Ai bambini si chiede di giocare con il colore
realizzando un prodotto artistico in cui sia raffigurat=
o
l’ambiente in cui si sentono bene. Non si tratta necessariamente di un
posto che trovano più o meno bello, ma di=
un
ambiente che sia associato alla serenità (ambiente reale o immaginar=
io).
Anche il colore deve essere scelto con lo stes=
so
scopo, infatti la coloritura viene effettuata co=
n una
scelta monocromatica.
L’AUTORITRATTO
Attraverso la tecnica dell’assemblaggio
diretto di pezzi di cartoncino colorato su sfondo
bianco, gli alunni hanno composto un proprio autoritratto.
La conoscenza del sé interiore è=
comunque sempre intrinsecamente legata alla consapevol=
ezza e
concettualizzazione del sé corporeo.
IL SUONO
Ai bambini vengono
proposti differenti brani musicali: Debussy, Mozart… che suscitano differenti emozioni.
L’attività si compone di due part=
i.
Prima gli alunni ascoltano in silenzio e ad oc=
chi
chiusi i brani musicali annotando le diverse emozioni provate durante
l’ascolto.
In un secondo momento, sempre in
un’attività individuale, i bambini utilizzano le tempere
direttamente sul foglio e rappresentano l’emozione attraverso una lib=
era
stesura del colore.
Questa attività è sempre finaliz=
zata
a liberare le emozioni, a dare importanza, in un ambiente educativo come la
scuola, alla sfera emotiva che non va relegata a qualcosa di intimo
e dunque da non considerare, ma va esaltata in quanto parte integrante
dell’io.
Educare un individuo e occuparsi della sua
crescita significa non solo esercitare le abilità cognitive, ma
insegnare a guardarsi nell’interezza del sé, cogliendo tanto le
qualità intellettuali, quanto le sensazioni e le emozioni. Solo cos&=
igrave;
si può contribuire ad offrire al soggetto
opportunità di crescita complete dove l’individuo possa
imparare a conoscere e gestire le proprie emozioni.
IL GIOCO DELLA FIABA
Con i bambini è stato realizzato un gio=
co
ispirato come struttura al gioco dell’oca.=
La creazione di questo gioco è stata effettuata dopo aver letto la fiaba di Hansel
e Gretel scelta in quanto il tessuto psicologic=
o di
questa fiaba consente lo svolgersi di alcuni elementi nodali della crescita=
del
soggetto come l’allontanamento dallo stretto rapporto con i genitori
quindi la scelta coraggiosa di staccarsi dal nucleo familiare per aprirsi a=
lla
conoscenza del mondo circostante, delle relazioni con gli altri. La strega
rappresenta l’ostacolo da superare, lo scotto da pagare, la famosa pr=
ova
per l’iniziazione ad una nuova dimensione.
Questa dimensione il soggetto la cerca e lR=
17;affronta quando è in grado di riflettere su di
sé, di conoscersi e di trovare dentro di sé le forze per
proseguire. Perché questo atteggiamento si
verifichi è fondamentale una crescita dell’autostima sulle pro=
prie
forze e capacità.
Una volta trovate in sé le
motivazioni, il soggetto scoprirà l’importanza di appoggiarsi =
agli
altri trovando sostegno e conforto: i due fratellini sono l’uno il
sostegno dell’altra e trovano insieme la forza per proseguire e super=
are
la prova (ma quello del confronto e del sostegno sarà tema largamente
trattato ed affrontato il prossimo anno).
Conoscersi significa volersi bene e perch&eacu=
te;
ciò si realizzi è importante lavorare fin da subito con i bam=
bini
per accrescere il senso di autostima.
Ciò non significa spingere i bambini a
pensare di sé troppo in grande, mascherando la fragilità ed
elaborando un super-ego sicuramente scomodo e pericoloso poiché semp=
re
pronto ad essere smascherato con relative preoccupanti crisi di
identità, al contrario si cerca di abituare gli alunni ad
accettare i propri limiti e ad affrontare le difficoltà.
Si tratta di un gioco (la forma ludica è
indispensabile perché il bambino sia disposto a mettersi in gioco, ad
abbassare i paletti dell’autodifesa per scrutarsi e lasciarsi scrutare) attraverso il quale i bambini sono invitati a
pensare a ciò che li fa sentire piccoli, piccoli ed impotenti in qua=
nto
non sono in grado di realizzare, ma, ecco la bottiglia mezza piena, a trova=
re
anche tutte quelle cose che diversamente sono in grado di compiere con
successo.
Infatti, è importante che, dopo aver
riconosciuto di non essere in grado di effettuare
alcune cose, non cadano nella sconforto e nella demotivazione, ma si attivi=
no
recuperando le forze e la stima in se stessi riflettendo su ciò che =
sono
in grado di fare.
Hanno visualizzato questo concetto attraverso =
la realizzazione tridimensionale di un ambiente rappresen=
tante
un ostacolo da superare.
Questo ostacolo è rappresentato da un f=
iume
che i bambini devono metaforicamente superare.
Come nella fiaba di Hanse=
l
e Gretel i bambini devono oltrepassare l’=
acqua
da sponda a sponda per ottenere la salvezza. Nel caso della fiaba
l’attraversamento era reso possibile grazie all’aiuto di una pa=
pera
che trasporta i bambini da una sponda all’=
altra
(l’aiuto, il sostegno viene fuori di sé, dall’altro).
Nel nostro caso sono i bambini stessi a realiz=
zare
lo strumento per il superamento dell’ostacolo.
Questo consiste in una scaletta realizzata con=
assemblaggio
di cubetti di legno successivamente dipinti. Il =
fatto
che siano i bambini stessi a realizzarlo e che
simboleggi l’espressione delle loro qualità, delle azioni che =
sono
in grado di compiere e che li fortifica dal punto di vista
dell’affermazione dell’io è importante proprio perch&eac=
ute;
i bambini sono chiamati a trovare la via d’uscita dentro di sé=
, a
cercare all’interno le motivazioni e la spinta all’accrescimento
dell’autostima.
Partendo da una parte del laghetto dichiarano
apertamente o lo tengono per sé (è fondamentale, infatti, non
forzare mai l’espressione di sé, delle proprie fragilità
che spesso sia giovani che adulti preferiscono mantenere in una sfera del t=
utto
privata)una sconfitta, qualcosa che li rende insicuri, ciò che non s=
i sentono in grado di fare.
Poi avanzano nell’attraversamento sulla
scaletta, gradino per gradino, dicono invece ad alta voce ciò che sono in grado di fare fino a raggiungere l’altra
sponda.
La scaletta è il consolidamento delle
proprie capacità che si crea passo passo.
Il concetto di fondo
è che anche se so di avere dei limiti, se sono consapevole di non es=
sere
in grado di effettuare tutto da solo (accettazione di sé e delle pro=
prie
debolezze, che non devono essere motivo di vergogna o di sfiducia in se ste=
ssi,
infatti tutti i bambini possono osservare come, a partire dall’insegn=
ante
che gioca con gli alunni, per passare a tutti i compagni, ciascuno possiede
delle fragilità) ciononostante mi riconosco come tale, senza finzion=
i ed
ipocrisie, mi accetto e scopro, riflettendo sull’aspetto positivo, che
sono in grado però di fare tante altre cose.
Il secondo momento riguarda per l’appunt=
o le
attività teatrali.
Il teatro viene int=
eso
non nell’accezione tradizionale della rappresentazione scolastica, ma
lungi dall’essere una particina forzatame=
nte
studiata a memoria e fine a se stessa, diventa esperienza di indagine e
conoscenza di sé e della sfera emotiva attraverso forme di comunicaz=
ione
che investono i canali espressivi del corpo e della musica.
L’esperta ha il compito, utilizzando sti=
moli
differenti e sempre nuovi, di portare i bambini a liberare costrizioni e
vincoli derivanti da modelli stereotipati facendo scoprire loro un mondo f=
atto di
colori e suoni che si associano alle emozioni, un mondo che è poi
nient’altro che il loro mondo, quello personale di ciascuno, ma che n=
on
tutti sono in grado di riconoscere o di lasciare parlare.
La decostruzione d=
ella
casina dal tetto rosso e l’avvio all’astrattismo nella liberazi=
one
del colore e del movimento sono passi fondamentali per portare il soggetto =
ad
una reale conoscenza di sé, non fuorviata dallo stereotipo che spesso
ingabbia la vera natura dell’io poiché lo
costringe in forme socialmente condivise, ma che non sono proprie.
In questo caso il bambino impara non a parlare=
con
il proprio linguaggio, ma è come se assumesse parole non proprie.
Certo è chiaro che è necessario
possedere un linguaggio comune come elemento per capirsi e quindi su cui si
basa poi il confronto e la crescita, ma è importante che,
parallelamente, il soggetto possa scoprire che, a fianco dello strumento
convenzionale che serve per la comunicabilità della propria
identità e la socializzazione di esperien=
ze,
emozioni, sensazioni, deve pur vivere queste ultime e conoscerle e ciascuno=
ha
il diritto di farlo secondo la propria creatività e scoprendo che non
esistono vincoli, ma le emozioni diventano parole, musica, colore,
immagine,suono e silenzio, luce ed ombra in base alle sensibilità ed
alla storia, al contesto socio-culturale ed affettivo di ciascuno.
Le attività vengono=
proposte con estrema naturalezza e durante questo percorso, per il quale non
credo di sbilanciarmi nel definirlo percorso di crescita, viene rispettata =
la
disponibilità di ogni bambino.
Proprio per questo, perché a volte mett=
ersi
in gioco diventa difficile(vuoi per un temperamento più riservato, v=
uoi
per vincoli ed inibizioni costruite nell’ambiente socio-educativo) le
attività e i giochi vengono spesso presen=
tati e
poi realizzati in gruppo. In questo modo la tensione emotiva legata
all’esposizione dell’io alla mercè n=
on
solo degli altri, ma anche di se stessi, cala di intensità ed=
il
soggetto “si scopre” nella misura in cui gli altri lo fanno con
lui.
Cinque incontri sono naturalmente un intervento
esiguo, ma all’interno di un discorso già iniziato alla parten=
za
dell’anno scolastico in corso, diventano un impor=
tante
esperienza di riflessione ludica.
Presentazione delle varie attività
realizzate durante gli incontri:
- &nb=
sp;
leggenda “C’era una volta una ruota”=
- &nb=
sp;
Rappresentazione
metaforica dei bambini come frutti maturi di ide=
e
- &nb=
sp;
Mimo
degli gnomi
- &nb=
sp;
Canzone
brasiliana
- &nb=
sp;
Canzone della stella e dell’uomo che vog=
a
- &nb=
sp;
Gioco/
mimo degli elementi
- &nb=
sp;
Danza
popolare
- &nb=
sp;
Gioco
dello specchio
- &nb=
sp;
Gioco/mimo
dei pagliacci e del circo
- &nb=
sp;
Gioco/mimo
degli abitanti dell’ambiente marino
- &nb=
sp;
Conoscenza
di sé: dire il nome prima a bassa, poi ad=
alta
voce
- &nb=
sp;
Cosa mi piace della natura?
- &nb=
sp;
Rappresentazione
dell’albero
- &nb=
sp;
Rappresentazione
di ciò che è bello nella natura e della sua deturpazione(emoz=
ioni
positive e negative) attraverso dipinti astratti=
.
- &nb=
sp;
Teresa,
Teresina
- &nb=
sp;
Racconto
fiaba “pesciolino d’oro”
- &nb=
sp;
Racconto
fiaba “cappellania”
- &nb=
sp;
Costruzione
animali misti
- &nb=
sp;
Gioco/mimo delle emozioni: trasportare in un
pallino di carta l’emozione richiesta dalla conduttrice del gruppo. L’emozione <=
span
class=3DGramE>viene espressa attraverso il volto , ma soprattutto
attraverso l’andatura, la camminata.
- &nb=
sp;
Gioco/mimo
dei mostri
L’ultimo momento ha consentito agli alun=
ni
di interiorizzare l’esperienza precedente e di esprimersi attraverso =
un
nuovo canale comunicativo: la manipolazione e il manufatto.
La creta è un materiale molto indicato.=
Intanto perché gli alunni hanno gi&agra=
ve;
affrontato questa esperienza durante i primi due=
anni
di scuola elementare e dunque rappresenta un materiale familiare e poi
perché, essendo una materia naturale, bene si aggancia alla riflessi=
one
sulla natura che aveva impegnato i bambini durante il percorso teatrale.
La conduzione dell’attività avvie=
ne
mediante la metodologia del piccolo gruppo.
In questo modo ogni bambino è rassicura=
to
dal gruppo, ha modo di mettere in comunione il materiale e le idee e si crea
l’occasione per smussare gli angoli dell’egocentrismo, in alcuni
casi ancora presente e per sperimentare il sostegno dell’altro, il
rispetto verso l’altro, la capacità di unire gli intenti per
ottenere un risultato che sia il prodotto del lavoro dell’intero grup=
po.
Le tematiche scelte=
hanno
riguardato le fiabe analizzate durante il percorso teatrale: “Il
pesciolino d’oro” e “Cappellandia”.
Ins