Louise Brooks e il vaudeville
From five feet to five feet five

 

George White Scandals

          Dopo la "blackest humiliation" da parte della Pitonessa della danza americana, edotta, infine, sulla definizione di "salver" dalla fida amica, Louise reagì con la consueta ragionevolezza: "Non tornerò nel Kansas!"; e Barbara: "Non fare la scema, Faccia di Torta. Ti troverò un lavoro in un attimo".
          Barbara Bennett (1906 - 1958), la più sfortunata, e quindi più interessante, delle tre sorelle Bennett ("Ho sempre dovuto forzarla. Affronta tutto con paura e trepidazione" dirà il padre Richard), costituirà per la giovane Brooks un punto di riferimento per il biennio 1924 - 1925. Educata nelle migliori scuole, sofisticata e, soprattutto, influente nel mondo dello spettacolo, appena un'ora dopo l'espulsione abbordò il noto agente Rufus LeMaire (Rufus Goldstick, 1895 - 1950, "Rufus, get Louise a Job immediately!") che la presentò subito a George White (George Weitz, 1890 - 1968). Questi, dopo una occhiata e un rapido provino la assunse; George White, che nel 1915 aveva ballato nelle Follies alle dipendenze di Ziegfeld assieme ad Ann Pennington, creò, nel 1919, uno spettacolo ad imitazione proprio delle Follies, meno fastoso ma più veloce, aperto a nuovi stili di ballo ("The black bottom dance") e con collaboratori musicali (il punto debole di Ziegfeld) del calibro di George Gershwin che comporrà, per l'edizione del 1922, I'll build a stairway to Paradise e Blue Monday, il nucleo della futura Porgy and Bess.

          A questo proposito è da ricordare un aneddoto raccontato da Louise in una lettera a James Card:

"Un giorno, durante una pausa delle prove, mentre vagava per l'Apollo Theatre, [George Gershwin] sedette al vecchio pianoforte per le prove e cominciò a suonare. Saltai su un tavolo e sedetti lì, a gambe incrociate, ascoltando in silenzio. "Sai" dissi dopo un po' "la sola cosa buona che hai scritto per lo spettacolo è Somebody loves me". Di fronte alla faccia che mi rivolse, furibonda per l'offesa, un altro si sarebbe rimangiato tutto. Ma mia madre era un'eccellente pianista. Avevo vissuto e ballato tra la musica migliore.
Ci guardammo per un istante e scoppiammo a ridere.

"Sabato partirò per Parigi" disse, tornando a suonare "e ti porterò un regalo. Cosa vuoi che ti porti da Parigi?". "Oh, te ne dimenticherai". "No, no. Cosa vuoi da Parigi?"."Una di quelle lunghe bambole pieghevoli col pigiama di feltro che fumano una sigaretta. Ma ti dimenticherai". Una notte, nel 1937, poco prima che egli morisse, quando ero diventata una degli intoccabili, sedevo l Clover Club allorché, sfoggiando il suo luminoso sorriso, apparve tra i pesanti tendaggi neri della porta. E mentre tutti lo chiamavano per salutarlo e gli facevano cenni con la mano, venne dritto verso di me e mi invitò a ballare. E la musica era quasi finita quando improvvisamente disse: "Volevo dirtelo - l'ho avuto sulla coscienza per tanto tempo ...". Smettemmo di ballare e ci guardammo, ricordando. "... ho dimenticato di portarti la bambola".

Sopra, "The duchess of sidebottom" nei George White's Scandals

          Frattanto Louise dimostrava idee chiare: "dovevo sbarazzarmi del mio accento del Kansas, imparare l'etichetta dell'elite sociale e imparare a vestirmi fascinosamente". Risolti in modo curioso i primi due problemi (cfr. Lulu in Hollywood), si precipitò da Milgrim, un negozio di Broadway, per acconciarsi à la Marilyn Miller, una delle stelle delle Follies. E, soprattutto, "fu allora che Barbara mi presentò a un gruppo di signori di Wall Street grazie ai quali potei comprarmi dei vestiti costosi". Guidata, infatti, dalla virgiliana Bennett, Louise cominciava a muoversi nel sottobosco  del commercio sessuale di New York, dove ricchi milionari si disputavano le ragazze di Broadway (un vero "racket senza cuore"), in special modo presso l'Algonquine Hotel, sede di Robert Sherwood e Dorothy Parker nonché di Edmund Goulding (il futuro regista di Grand Hotel), che la approcciò senza successo. Dirà la Brooks: "Nella New York del 1924 c'era un gruppo di ragazze, scelto con cura, che venivano invitate alle feste date in onore di importanti uomini della finanza e del governo. Walter Wanger e Edmund Goulding le testavano. Dovevano essere ben educate e di assoluta integrità - e non comprometterli con la pubblicità o con la minaccia del ricatto. A queste feste non ci veniva chiesto di andare a letto con chiunque, come puttane qualsiasi, ma se l'avessimo fatto i vantaggi erano grandi. Soldi, gioielli, pellicce di visone, la parte in un film ...".

          Intanto, la vita negli Scandals (in cui militavano Dolores Costello e Dorothy Sebastian, futura moglie di Keaton) era dura: nonostante la giovane età, Louise era la più esperta del gruppo e suscitava invidie femminili ("The girls hated me"); soprannominata "the duchess of sidebottom", raccontò tale atmosfera nell'autobiografia Naked on my goat: in tale scritto, prima distrutto, poi ricostruito in due capitoli (Who is the exotic black orchid? e Amateur night in Greeenwich Village) per James Card e Jan Wahl, narra, dissimulata sotto il nome di Mary Porter, le acri rivalità del backstage, nonché la seduzione (e l'abbandono) da parte di un attore inglese di second'ordine (nello scritto celato dietro il nome di Tony), ennesima, notevole prova dell'incapacità di Louise Brooks di scegliere gli uomini secondo il proprio tornaconto.
          Scartato Goulding, amante influentissimo e colto, cacciata quindi dal proprio albergo (il direttore Frank Case la credeva una quattordicenne), la situazione andò precipitando. Inoltre Barbara stava per partire diretta alla volta di una esclusiva scuola privata di Parigi; inorridita alla prospettiva della mancanza della sua amica, senza alcun preavviso si licenziò dagli Scandals imbarcandosi con l'amica del cuore sull'Homeric, verso l'Europa. Tale fuga precipitosa originò una annotazione nel diario di Louise (ovvero che White avrebbe chiuso a causa della sua perdita) ed uno spassoso telegramma dall'ufficio degli Scandali: "Se White avesse saputo della tua partenza ti avrebbe pagato il viaggio".

Café de Paris

          All'arrivo a Parigi Barbara decise di ritornarsene a New York, ma Louise volle restare e grazie all'ausilio di un tale Archie Selwyn (descritto come "friendless, Frenchless, jobless and penniless, but perfectly calm") arrivò fino a Londra dove ottenne il lavoro al Café de Paris, prestigioso crocevia della gioventù inglese e di artisti come Tallulah Bankhead e Noël Coward. Grazie all'esperienza Denishawn e Scandals, le ginocchia di Louise fecero sensazione, poiché il charleston era sconosciuto, almeno a quelle latitudini. Nel frattempo si era stabilita al 49A di Pall Mall (per il breve soggiorno londinese, assieme alla domestica Nell, cfr. Remembering Louise Brooks di W. K. Everson), dove presumibilmente incrociò un invecchiato Mycroft Holmes. 
          Ma nessuna Nell poteva compensare Barbara: Louise scrisse un'accorata e lacrimevole lettera a Otto Kahn a New York il quale, a sua volta, contattò Edmund Goulding, allora in visita alla madre proprio a Londra. Questi, pagatole l'affitto, la imbarcò "sull'ormai familiare Homeric" alla volta del proprio acquario preferito, New York.

Sopra, Louise Brooks nelle Ziegfeld Follies. Florenz Ziegfeld classificava le ragazze in cinque tipi: 
A) "
tall girls", sopra i 170 cm. (5' 7''); 
B) "
ingenuos, petite", sotto i 152,5 cm. (5');
C) "
large medium girls", tra i 165 e i 170 cm. (tra 5' 5'' e 5' 7'');  
TWs) "
train wreckers", le indesiderabili, da cacciare via e basta; 
D) "
ideal girls",  'from five feet to five feet five', ovvero tra 152,5  e 165 cm. (tra 5' e 5' 5'').
Il peso doveva oscillare tra le 110  e le 130 libbre, ovvero tra 50 e 59 Kg., e una complessione che le voleva "
compatte ed atletiche".
Louise Brooks, secondo Barry Paris, era 5' 2'' (157,5 cm.) per 103 libbre (47 chili). L'altezza era perfetta; secondo me anche il peso, poiché, se Louise era certamente intorno ai 47 chiletti attorno al 1927, durante il periodo del vaudeville  superava quasi certamente le 110 libbre (visto che, secondo la fededegna testimonianza della denishawner Jane Sherman, "era più grassa" delle proprie 125 lb., seppure in parte dissolte dalle diete St. Denis). Le tre misure canoniche, 36 - 26 - 38, 'bust, waist and hips', ovvero 90 - 91 per i seni, 64 - 65 per la vita, 95 - 96 per i fianchi, erano probabilmente riservate alle chorus girl di primissima fascia.


Ziegfeld Follies

          "Non sono una ballerina di fila, sono una danzatrice": così, in tono spudorato, si rivolse a Florenz Ziegfeld (1867 - 1932). Questi era semplicemente il primo e più imitato organizzatore di vaudeville a Broadway, vale a dire quello "spettacolo composito di 'arte varia', in cui si succedono numeri - o brevi apparizioni di genere diverso, prevalentemente musicale, comico e drammatico - alternati con attrazioni e cioè esibizioni di abilità e di agilità, senza alcun legame o filo conduttore" (Vittoria Ottolenghi, cfr. Bibliografia), il tutto miscelato con l'elemento ziegfeldiano tipico, le (belle) ragazze, perché, come reciterà una canzone poi divenuta l'inno delle Follies, "a pretty girl is like a melody". E Ziegfeld sapeva chi fosse Louise Brooks: edotto da una spia da lui introdotta negli Scandals, ne conosceva le qualità tanto da dirottarla subito nel suo nuovo spettacolo, Louie the 14th.
          Louie the 14th, farsa in due atti con Leon Errol, narra di un soldato americano che, dopo la grande Guerra, in Francia, "diventa un cuoco, una guida di montagna, un nobile fasullo e, incidentalmente, impara lo yodel". A parte la trama, sempre accessoria in tali spettacoli, la rappresentazione fu importante poiché si svolgeva per la prima volta in un teatro di proprietà di Ziegfeld, il Cosmopolitan: andò in scena il 23 Febbraio del 1925 a Washington e debuttò il 3 Marzo a New York; secondo Barry Paris e Ken Bloom fu un successo, secondo Charles Higham, autore di un libro su Ziegfeld, un fiasco ("only 79 performances").
          Non migliorarono, d'altra parte, i rapporti interpersonali di Louise Brooks dietro le quinte, tanto da essere rampognata dal veterano Teddy Royce (Edward Royce), come ricorda lei stessa: "Qualche ragazza - disse nel suo modo petulante - sta mettendo in discussione l'intera disciplina della compagnia, arrivando tardi in teatro, perdendo delle esibizioni, usandolo di fatto come una semplice vetrina, un luogo in cui fare pubblicità ai propri articoli". Naturalmente aveva ragione Royce, ma Louise andò subito a lamentarsi presso Ziegfeld in persona che, aduso alle bizze degli artisti e sempre fascinosamente disposto ad assecondarne le ragioni, sorridendo "col suo sorriso d'argento", le disse di non preoccuparsi e la promosse all'edizione estiva delle Follies del 1925.

Sopra, Louise Brooks (a destra?) presumibilmente "in the Peacock number". Secondo Charles Higham nello spettacolo No foolin, con Peggy Fears nella parte della protagonista, Louise Brooks e la quattordicenne Paulette Goddard (Marion Pauline Levy, 1911 - 1970) avrebbero ballato assieme. Ma è molto dubbio.


          Qui Louise troverà dei personaggi STORICI dello spettacolo americano come William Claude Fields (William Claude Dukinfield, 1879 - 1946) e Will Rogers (William Rogers, 1879 - 1935), il cowboy filosofo. Louise ammirerà sempre il primo su cui scriverà The other face of W. C. Fields, nel suo solito stile ricco di incidentali e di psicologia crepuscolare: "
No, non è stata la fama a cambiare Fields. E' stato il disgusto e la paura di essere abbandonato a morire tra la spazzatura di Hollywood. (...) Aveva ridotto i suoi rapporti con la realtà, escludendo tutto eccetto il lavoro, riempiendo i vuoti con l'alcool, che appannava il mondo trasformandolo  in una lontana visione di ombre innocue. Era anche un uomo solitario. Gli anni passati viaggiando da solo per il mondo come prestigiatore gli avevano insegnato  il valore della solitudine e il sollievo che dava alla sua mente (...) Non sembra che abbia lasciato lettere, diari o altro materiale autobiografico. La maggior parte della sua vita resterà sconosciuta. Ma, come ha detto Ruskin, la storia di una vita non è mai uno scherzo". Al secondo riserverà sempre scetticismo e la famosa frase "I'll kill you, sonofabitch!" quando la gloria americana, al sommo di uno spettacolo, le spiaccicherà un chewing gum sul naso.
          In questa edizione ritroverà inoltre Ray Dooley, Lina Basquette, la bellezza Dorothy Knapp (cfr. aneddoto in ABC di Louise) e Peggy Fears che diverrà sua coinquilina al Gladstone Hotel. É INCERTO se ne divenne la compagna artistica in No foolin' (la Fears era la protagonista) in cui compariva la quattordicenne Paulette Goddard (l'ipotesi è del non sempre fededegno Charles Higham).
          Nonostante i numeri delle Follies la annoiassero, poiché troppo elementari, Louise raggiungerà una posizione ragguardevole nelle gerarchie interne: nel gran finale dello spettacolo, con tutti i membri schierati,  lei e Will Rogers, che roteava vorticosamente una fune da cowboy, ascendevano una torre al centro della scena, finché, dopo l'apertura del sipario, un riflettore li illuminava.


Louise nelle
Follies: otto critiche

Anonimo, Broadway has unusual number of musical hits for summer, "Billboard", July 4, 1925

"Several new faces will be seen in the Summer edition of the Follies, the list of principals including ... Louise Brooks ..."

 

Robert Coleman, Ziegfeld Follies a hit, "Daily Mirror", July 7, 1925
 
"The dancing of Dorothy Van Alst, Cricket Wooten, Adelaide Seaman, Louise Brooks, Hilda Ferguson and the Filler Girls is an excellent antidote for the blues"
 
G. V. C., "American" (NY), July 7, 1925

"Lina Basquette and Louise Brooks were animated things of joy. Both beautiful girls, both remarkable dancers and both so vivacious that one's blood tingles within thirty seconds after either one starts a dance"

 
Bide Dudley, "Evening World" (NY), July 8, 1925

"a distinct hit was made last night by Louise Brooks, who is dancing in several numbers"

 
Stephen Rathburn, "Sun" (NY), July 8, 1925

"last but not least, there is Louise Brooks, a charming brunette, who dances engagingly and has real personality. She would be a welcome addition to any revue"

Don Carle Gillette, "Billboard", July 18, 1925

"There is another instance of unwisely encouraged precocity in the case of Louise Brooks. This snappy performer has some good stuff in her all right, but she is not ripe enough yet to come out as a principal. In the song number The rose of my heart, where she poses around while Irving Fisher sings, Miss Brooks is lost and out of place"

Ibee, Follies, "Variety", July 18, 1925

"Early in the show there were half a dozen 'lookers' who were good 'Charleston' dancers as well - Dorothy Van Alst, Peggy Fears, Louise Brooks, Dorothy Knapp, Barbara Newberry, Helen MacFadden (daughter of the publisher) and Noel Francis"

Roy Millet, Broadway flashes, "Artists and Models Magazine", September 1925

"Other new principals are Barbara Newberry, a Chicago beauty, Louise Brooks, formerly of Louie the 14th ..."

 

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