Giudizi celebri I
(Adolfo Bioy Casares)

 

Presentazione di Adolfo Bioy Casares
Bioy Casares e Louise Brooks: cronologia
L'invenzione di Morel
Alcune considerazioni. E Horacio Quiroga
La figura di Faustine

 

Presentazione di Adolfo Bioy Casares

          Adolfo Bioy Casares (1914 - 1999) nasce a Buenos Aires. L'infanzia è contrassegnata dai continui spostamenti fra città e campagna nelle proprietà di famiglia.
          Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia, ma non porta a termine gli studi.
          All'inizio degli anni Quaranta conosce Jorge Luis Borges e avvia con lui un rapporto di amicizia e collaborazione destinato a durare per sempre.
          Da allora Bioy Casares sposa a un costante impegno nella scrittura narrativa un'intensa attività editoriale e culturale.
          La sua presenza nelle più importanti riviste letterarie argentine, e più in particolare nel gruppo redazionale di "
Sur", sottolinea la peculiarità dei suoi interessi, nonché la sua appartenenza alla parte più vitale della letteratura fantastica latino-americana (Borges, Cortazar, Quiroga, Lugones, Dabove ...) che ha contribuito a rinsaldare l'immagine dell'America Latina come terra del 'possibile', dell'incantesimo, dell'immaginazione, della 'meraviglia'.
         Come scriverà Rosalba Campra in
America Latina. L'identità e la maschera: "... attraverso una narrazione ingannosamente lineare, Bioy Casares rivisita con uno sguardo nuovo i temi classici del fantastico: i tempi e gli spazi sovrapposti, la sospensione della morte, la materializzazione del pensiero, gli incubi del quotidiano, la macchina che modifica la realtà. Il tutto avvolto da un'ironia disincantata che dimostra l'estraneità di questi eroi nei confronti del proprio destino".
          Tra le opere più importanti
L'invenzione di Morel (La invención de Morel, 1941), Piano di evasione (Plan de evasión, 1945), Diario della guerra del maiale (Diario della guerra del cerdo, 1969), Il lato dell'ombra e altre storie fantastiche (Historias fantásticas, 1972). In collaborazione con Borges Sei problemi per don Isidro Parodi (Seis problemas para don Isidro Parodi), i deliziosi Racconti di Bustos Domecq (Crónicas de H. Bustos Domecq, 1967) e, assieme a Borges e Silvina Ocampo, la fondamentale raccolta Antologia della letteratura fantastica (Antologia de la literatura fantástica, 1940).

 

Bioy Casares e Louise Brooks: cronologia

 

 

          L'innamoramento di Adolfo Bioy Casares per Louise Brooks risale al 1927 ed è testimoniato da alcune precise esternazioni.
1941. Lo scrittore pubblica
La invención de Morel. Uno dei personaggi ha nome Faustine: serbiamo per ora questa informazione e passiamo avanti.
1967. Bioy pubblica
El gran Seraphín, una raccolta di racconti che contiene Los milagros no se recuperan; in
          esso figurano, come personaggi, lo stesso Bioy e un tal Mr. Greve: parlano d'una ragazza:

          [Greve] - (...) ¿Recuardas a Carmen Silveyra? -
          [Casares] -
Pobrecita, cómo no. Tan llena de vida. La encontraba … -
                    Iba a decirle que la encontraba parecida a Louise Brooks, una actriz de cinematógrafo de la que
                    estuve enamorado cuando era chico. Mentalmente vi el delicado óvalo de ese rostro perfecto – de
                    una y otra – la piel blanca, los ojos y el pelo oscuros, los
acroches coeur a los lados.
          [Greve] -
¿La encontrabas? – preguntó con un dejo  de ansiedad -
          [Casares] -
No sé: irreprimiblemente joven y linda - (...)         

          [Greve] - (...) Ricordi Carmen Silvera? -
          [Casares] -
Poverina, come no. Così piena di vita. La trovavo … -
                    Stavo per dire che la trovavo simile a Louise Brooks, una attrice di cinema della quale ero stato innamorato quando ero ragazzo. Mentalmente vidi il delicato ovale di
                    quel viso perfetto - dell'una e dell'altra - la pelle bianca, gli occhi e i capelli scuri, gli accroche coeurs ai lati.
          [Greve] -
La trovavi? - domandò con un residuo di ansia
          [Casares] -
Non so: irreprimibilmente giovane e bella (...)
1982. Nel libro di Suzanne J. Levine, Guía de Bioy Casares (editore Fundamentos, pp. 165-175), lo scrittore regala una ironica Autocronologia: alla data 1927 scrive, fra l'altro: 'En películas que veo en los cines de Buenos Aires y de Mar del Plata me enamoro de la actriz Louise Brooks'.('A Buenos Aires e a Mar del Plata vedo dei film e m'innamoro dell'attrice Louise Brooks'). Tale Autocronologia si ritrova, in italiano, nel volume di racconti L'orologiaio di Faust, Studio Tesi, 1990.
1994. Bioy Casares pubblica le proprie memorie (Memorias, Tusquets,
          1994). In esse si legge, inequivocabilmente: 
          '
Progresivamente me aficioné a las películas, me convertí en espectador asiduo y ahora pienso que la sala de un cinematógrafo es el lugar que yo elegiría para esperar el fin del mundo (...) Me enamoré, simultánea o sucesivamente, de las actrices de cine Louise Brooks, Marie Prévost, Dorothy Mackay, Marion Davis, Evelyn Brent y Anna May Wong.
          De estos amores imposibles, el que tuve por Louise Brooks fue el más vivo, el mas desdichado. ¡Me disgustaba tanto creer que nunca la conoscería! Peor aún, que nunca volvería a verla. Esto, precisamente, fue lo que sucedió. Despuesde tres o cuatros películas, en que la vi embeselado, Louise Brooks desapareció de las pantallas de Buenos Aires. Sentí esa desaparición, primero, como un desgarriamento; después, como una derrota personal. Debía admitir que si Louise Brooks hubiera gustado al público, no hubiera desaparecido. La verdad (o lo que yo sentía) es que no sólo pasó inadvertida por el gran público, sino también por las personas que yo conocía. Si concedían que era linda - más bien 'bonitilla' - , lamentaban que fuera mala actriz; si encontraban que era una actriz inteligente, lamentaban que no fuera más bella. Como ante la derrota de Firpo, comprobé que la realidad y yo no estábamos de acuerdo.
         
Muchos años despés, en París, vi una película (creo que de Jessua) en que el héroe, como yo (cuando estaba por escribir Corazón de payaso, uno de mis primeros intentos literarios), inconteniblemente echaba todo a la broma y, de ese modo, se hacía odiar por la mujer querida. El personaje tenía otro parecido conmigo: admiraba a Louise Brooks. Desde entonces, en mi país y en otros, encuentro continuas pruebas de esa admiración, y también pruebas que la actriz la merecía. En el New Yorker y en los Cahiers du cinéma leí articulos sobre ella, admirativos e inteligentes. Leí, asimismo, Lulú en Hollywood, un divertido libro de recuerdos, escrito por Louise Brooks.
          En el 73 o en el 75, mi amigo Edgardo Cozarinsky me citó una tarde en un café de la Place de L'Alma, en París, para que conoceria a una muchacha que haría el

Éric Lysøe, Hommage à Bioy. Tale opera, un collage, mostra le affinità elettive fra Bioy e la Brooks

papel de Louise Brooks en un filme en preparación. yo era el experto que debía decirle si la muchacha era aceptable o no para el papel. Le dije que sí, no solamente para ayudar a la posible actriz. Es claro que si me hubieran hecho la pregunta en tiempos de mi angustiosa pasión, quizá la respuesta hubiera sido distinta. Para mí, entonces, nadie se parecía a Louise Brooks'.

1995. Tale confessione attirerà l'attenzione della rivista argentina "Film"; Fernando Martin Peña e Sergio Wolf (Luglio 1995) in un'intervista allo scrittore ne faranno cenno (ne ho la traduzione inglese di Thomas Gladysz):

Int: "You said that the inspiration for La invención de Morel came to you, at least partially, from the vanishing of Louise Brooks from the movies. What happened with you and Louise Brooks?"
Casares:
"I was deeply in love with her. I didn't have any luck, because she disappeared quickly. She went to Europe, she made a film with Pabst, and then I didn't like her so much as when she was in Hollywood. And then, she vanished too early from the movies"
Int: "Could she be seen as one of the characters in La invención de Morel?"
Casares
: 'Yes, she would be Faustine'
Int: "It's funny, because everybody falls in love with Louise Brooks through her German films"
Casares: "Well, I didn't"

1996.  In un'altra intervista a Sergio Ranier e Miguel Russo, per la rivista "La Maga", nel 1996, (1 Aprile?), viene ribadita questa passione

 Int: "¿ Cuándo empezó a ir al cine?"
Casares: "
Desde muy chico, contra los consejos de mi madre, que me decía que un chico tenía que hacer deportes, aunque yo hacía muchos deportes, ¿no? Pero ella me aseguraba que si yo iba mucho al cine iba a ser gordo, barrigón y pálido"

 Int: "¿Qué película lo conmovió en esa época?"
Casares: "
Bueno, era el tiempo del cine mudo, El gran desfile, de King Vidor, por ejemplo, me gustó mucho. Y desde chico me deslumbraron muchas actrices, estuve enamoradísimo de la morena Louise Brooks y también de las rubias Dorothy Mackaill y Marion Davies"

 Int: "A Brooks le rindió luego un homenaje en La invención de Morel, ¿no?"
Casares: "
Claro, así es"

 

L'invenzione di Morel

          La storia si snoda attraverso la presa di coscienza del protagonista:
          1. Questi, braccato dalla polizia, fugge su un'isola dalle maree fortissime, deserta ed evitata dalle rotte marittime perché creduta "
focolaio di una malattia" (vi sono stati rinvenuti dei cadaveri).
          2. Prima rivelazione: l'isola non è disabitata. Vi si trovano tre edifici principali (il museo, la chiesa, la piscina) che, ad un primo esame, appaiono abbandonati. In seguito, misteriosamente, l'ambiente si anima, le rovine scompaiono, vi scorre la vita; il protagonista scorge un certo numero di persone. Fra queste nota una ragazza. Cerca di attirarne l'attenzione. 
          3. La ragazza (apprendiamo il suo nome, Faustine) non sembra far caso al suo segreto spasimante. La stessa vita degli altri abitanti, tra cui vi è Morel, sembra scorrere lentamente, sonnambolica, assolutamente indifferente alla presenza del protagonista.
          4. Seconda rivelazione: gli abitanti non sono che  parvenze ricreate, da individui reali, per mezzo della macchina dell'inventore Morel. Tale macchina carpisce separatamente le qualità di un oggetto (visive, tattili, termiche), le registra e le riproduce sincronicamente: tale armonia ricrea quindi l'oggetto (e la sua anima). Tutti gli abitanti dell'isola, ma anche gli edifici sono il risultato di una settimana di registrazioni che si riproduce indefinitamente grazie all'energia fornita alla macchina, in modo intermittente, dalle maree. Tale registrazione, fittizia e alternata, si sovrappone alla realtà stessa: quando la macchina è in funzione vi sono due soli e due lune: un sole reale e il sole registrato e riprodotto meccanicamente: per tale motivo a volte il luogo pare disabitato (sul piano reale), altre vivo (sul piano fittizio, poiché una copia registrata nel passato si sovrappone alla realtà). Il protagonista è felice: se Faustine è una copia esiste una Faustine reale a cui dichiarare il proprio amore.
          5. Terza rivelazione: gli oggetti ricreati dall'invenzione di Morel muoiono. Faustine, gli altri abitanti dell'isola, sono stati eternati come finzioni e condannati alla morte nella realtà.
          6. Epilogo. Il protagonista si espone ai raggi della macchina: diviene egli stesso finzione tra le altre finzioni. Registra i suoi gesti, i suoi comportamenti in modo da renderli compatibili con quelli, eterni, di Faustine. Una finzione nella finzione. Il ciclo di coscienza di Faustine (ammesso che le copie abbiano una coscienza) è diverso da quello del protagonista. Egli muore chiedendo ad uno spettatore postumo e pietoso di far entrare la propria  parvenza  nel '
cielo della coscienza' dell'amata. Solo così, sul piano dell'irrealtà, potrà unirsi davvero a lei.
          Il romanzo ebbe una riduzione televisiva francese nel 1967 ( a cura di Bonardot) e fu tradotto in film per il cinema dal nostro Emidio Greco nel 1974; protagonisti Giulio Brogi ed Anna Karina, presumibilmente Faustine. La Karina già brokseggiava in
Vivre sa vie di Jean-Luc Godard.

Alcune considerazioni. E Horacio Quiroga

          Come già in Borges, lo stile è apparentemente piano; tuttavia la simbologia è talmente potente che ogni frase, ogni allusione o parola (persino avverbi) acquistano un significato preciso che, ad ogni rilettura, si compongono sempre più in un disegno complessivo e implacabile. Si può affermare che nulla, nell'opera dell'argentino sia residuale o casuale; è il caso della metafora perfetta: fra simbolo e oggetto simbolizzato vi è corrispondenza biunivoca, totale.
          Da tale metafora centrale (che si può ravvisare nella contrapposizione fra ideale e reale) ne promanano altre, forse secondarie, ma non meno legittime. Sia Borges che Bioy le avrebbero, peraltro, incoraggiate. Se, per stessa ammissione di Bioy, l'ispirazione per
L'invenzione venne dalla scomparsa di Louise Brooks dal mondo cinematografico, l'opera può intendersi come un sogno cinefilo: fondersi con l'immagine amata (una Rosa purpurea del Cairo alla rovescia).
          Oppure: gli attori cinematografici vivono l'unica eternità concessa all'uomo moderno: le loro immagini tengono il posto delle undici sillabe con cui Dante eternò Pia de' Tolomei o di Omero che fece di un'ombra, Achille, una figura luminosa e  incancellabile.          

 

          Oppure: se Faustine è il femminile di Faust il cinema è l'unico Mefistofele capace di concederci l'attimo perfetto, incorruttibile: nel volgere della bobina l'eterno ritorno dell'uguale felicità. La recensione della scrittrice inglese Angela Carter al libro di Barry Paris è titolata Brooksie and Faust.
        Anche un altro scrittore, Horacio Quiroga (1878 - 1937),  fu affascinato dalle possibilità del cinema. Scrive Lucio D'Arcangelo nell'antologia di racconti L'altro cielo: "La possibilità di rinverdire il tema del revenant attraverso le immagini cinematografiche era già balenata allo scrittore con Miss Dorothy Phillips, mi esposa (1919), a cui seguì El espectro (1921) (...). In questo racconto, come nel Puritano, che è del 1926, il cinema ha modificato la condizione degli attori defunti, che non ottengono la pace, condannati ad una 'sobrevida intangible', mentre si seguitano a proiettare i loro film.  Più audace, El vampiro (1927), che è quasi un romanzo, presenta un esperimento scientifico non diverso da quello immaginato da La invención de Morel. Il protagonista, moderno Pigmalione, tenta di far vivere l'immagine cinematografica di un attrice con l'aiuto, in parte compiaciuto, in parte disgustato, di un allievo di Gustave Le Bon. Entrambi, Quiroga e Bioy, sono affascinati dalla magica sopravvivenza concessa dal cinema ai suoi personaggi; entrambi ne ipotizzano il 'perfezionamento' ed il progetto dell'uno non ignora quello dell'altro'.
          Horacio Quiroga, come lo straordinario Leopoldo Lugones (1871 - 1938), o Santiago Dabove (1889 - 1952), è uno scrittore da leggere. Il suo racconto
El desierto (contenuto nella raccolta italiana Anaconda, Editori Riuniti) è una delle creazioni più crudeli che abbia mai letto. La trama è semplice: un uomo muore; questo evento provocherà la morte (che sappiamo inesorabile) dei suoi amatissimi figlioletti. Non mi reputo sensibile, ma il semplice ricordo di queste pagine mi provoca dolore.

La figura di Faustine

 

Sulle rocce c'è una donna che tutte le sere guarda il tramonto. Ha un fazzoletto a colori legato intorno alla testa: le mani congiunte stringono un ginocchio; soli prenatali avranno dorato la sua pelle; gli occhi, i capelli neri, il busto la fanno rassomigliare a quelle zingare o spagnole dei quadri più detestabili

En las rocas hay una mujer mirando las puestas de sol, todas las tardes. Tiene un pañuelo de colores atado en la cabeza; las manos juntas, sobre una rodilla; soles prenatales han de haber dorado su piel; por los ojos, el pelo negro, el busto, parece una de esas bohemias o españolas de los cuadros más detestables
Ogni sera guarda il tramonto; io la guardo di nascosto. Ieri, e anche oggi, ho scoperto che le mie notti e i miei giorni aspettano quell'ora. Quella donna, con la sua sensualità zingaresca e il suo fazzoletto a colori troppo grande, mi sembra ridicola. Eppure sento, anche un po' per scherzo, che se potessi essere visto per un attimo da lei, se per un attimo mi parlasse, raggiungerei insieme quel conforto che l'uomo trova negli amici, nelle fidanzate, e in tutti coloro che sono del suo sangue Mira los atardeceres todas las tardes; yo, escondido, estoy mirándola. Ayer, hoy de nuevo, descubrí que mis noches y días esperan esa hora. La mujer, con la sensualidad de cíngara y con el pañuelo de colores demasiado grande, me parece ridícula. Sin embargo siento, quizá un poco en broma, que si pudiera ser mirado un instante, hablado un instante por ella, afluiría juntamente el socorro que tiene el hombre en los amigos, en las novias y en los que están en su misma sangre
La vidi: il fazzoletto a colori, le mani incrociate sul ginocchio, il suo sguardo che aumentava il mondo La vi: el pañuelo de colores, las manos cruzadas sobre una rodilla, su mirada, aumentando el mundo
[Faustine] avanzò verso di me. Per toccarla mi sarebbe bastato allungare un braccio. Questa possibilità mi inorridì (come se avessi rischiato di toccare un fantasma). Mi ignorava in un modo che mi sembrò terrificante. Eppure, sedendosi accanto a me mi sfidava, era come se in qualche modo non mi ignorasse più [Faustine] después caminó hacia mí. Con estirar el brazo, la hubiera tocado. Esta posibilitad me horrorizó (como si hubiera estado en peligro de tocar un fantasma). En su prescindencia de mí había algo espantoso. Sin embargo, al sentarse a mi lado me desafiaba y, en cierto modo, ponía fin a esa prescindencia
Seminuda, Faustine è illimitatamente bella Semidesnuda, Faustine es ilimitadamente hermosa
Passò Faustine, verso le rocce. Ormai è un fastidio come amo questa donna (ed è ridicolo: non ci siamo parlati nemmeno una volta). Aveva un vestito da tennis e un fazzoletto, quasi viola, sulla testa Faustine cruzó hacia las rocas. Es ya molesto cómo quiero a esta mujer (y ridículo: no hemos hablado ni una vez). Estaba con un traje de tenis y un pañuelo, casi violeta, en la cabeza
La mia anima non è passata, ancora, nell'immagine; altrimenti, io sarei morto, avrei smesso di vedere (forse) Faustine, per stare con lei in una visione che nessuno raccoglierà.
All'uomo che, prendendo spunto da questa relazione, inventerà una macchina capace di riunire le presenze disgregate, rivolgo una supplica. Cerchi Faustine e me, e mi faccia entrare nel cielo della coscienza di Faustine. Sarà un atto pietoso
Mi lama no ha pasado, aún a la imagen; si no, yo habría muerto, habría dejado de ver (tal vez) a Faustine, para estar con ella en una visión que nadie recogerá.
Al hombre que, basándose en este informe, invente una máquina capaz de reunir las presencias disgregadas, haré una súplica. Búsquenos a Faustine y a mí, hágame entrar en le cielo de la conciencia de Faustine. Será un acto piadoso

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