N e w s

26 Febbraio 2010. Poiché, ormai, a furia di 'capolavori' globalizzanti state rasentando la condizione di Yahoos (che non sono motori di ricerca) ho inserito, in alto e a destra della pagina principale, i sottotitoli italiani del Falstaff di Orson Welles (Chimes of midnight). Il film assomma battute delle due parti dell'Enrico IV, nonché dell'Enrico V e de Le allegre comari di Windsor di William Shakespeare. Se avete osservazioni sulla qualità degli stessi inviatemi una mail. Ci sono, effettivamente, un paio di punti problematici che non mi convincono, ma l'impresa era doverosa. Nel cast grandioso (Welles stesso, Fernando Rey, John Gielgud) anche Marina Vlady, Walter Chiari e Beatrice Welles, la figliola di Orson (che interpreta il paggetto). Naturalmente dovete procurarvi la copia inglese della pellicola e schierare, nella stessa cartella e con lo stesso nome, i sottotitoli. Come procurarvi il film? Pescandolo in un torrente o a dorso di mulo (se non avete capito potete aspettare che esca il DVD; dal 1966 in fondo sono passati appena 44 anni).
23 Febbraio 2010. Inserite le interviste di Vincenzo Mollica (aggiunti anche i fumetti inclusi nel testo), nonché le due famose interviste di Kevin Brownlow e di John Kobal. Cfr. interviste
28 Gennaio 2010. Anche "Kosmorama" tra le interviste pubblicate.
28 Gennaio 2010. A poco a poco, assistiamo, pur ancora flagellati da una pioggia ghiacciata e sporca, ad un lento attenuarsi della tempesta mediatica, studiata da canaglie all'uopo, e imperversante a ogni latitudine umana, per la promozione del nuovo "entusiasmante capolavoro" di Cameron, Avatar. L'ho detto: non l'ho visto e non mi piace. Chi ha una discreta consapevolezza delle strutture  di regime operanti nella cinematografia attuale (shock and awe, desertificazione totale, Spielberg al fosforo, Tarantino ad altezza d'uomo, denunce sociali un tanto al chilo, sentimentalismo da pasticceria, baracconate finto-barocche, psicologismi da osteria, coattume lounge) evita di perdere il proprio tempo - irrimediabile. L'unica cosa interessante di tale film (suo malgrado, come sempre) è la rassomiglianza tra la guerriera aliena e il trans Amanda Simpson, recentemente nominata consigliere del Presidente degli Stati Uniti d'America. Tale transitorio personaggio si dedica, al netto delle peregrinazioni gender, a studiare, con profitto e competenza immagino, lo sterminio di larghe fette di umanità con sempre maggior decoro ed efficacia. Tale rivelazione visiva mi ha riportato alla mente alcuni saggi, a suo tempo accolti con morbido scetticismo, sulla presenza di donne guerriere e simili Ares in gonnella nei videogiochi ed in alcuni blockbuster rivolti ai giovani; trucco subliminale (bellezza e morte) per indurre le nuove leve a combattere con ardore, al soldo delle multinazionali padrone del mondo, i futuri scannatoi per l'acqua e il petrolio. In effetti una Amanda Simpson lobbista e criminale di guerra trasposta in blu come combattente per la libertà del pianeta XVDF non è una cattiva trovata. Unico neo: per convincere i gonzi non c'è bisogno di strategie sofisticate; ti si buttano fra le braccia con gioia (all'annuncio della nomina i prog esultavano per il riconoscimento dei diversi, i con strillavano per la nascita di una nuova Sodoma. Sono talmente imbecilli che avrebbero disarmato la penna di un Kraus, di uno Swift).
28 Gennaio 2010. Sto rinnovando la sezione delle interviste: cerco di sostituire il testo, ove possibile, con la riproduzione dell'articolo originale. Finora cinque importanti modifiche ("Cinémonde", "Sequences", due "Washington Post"), nonché l'intervista sulle famigerate foto 'artistiche' ("Helena Independent").
16 Gennaio 2010. Omaggio alla rivista "Cinema" con la riproposizione di due articoli del 1943 e del 1949 a firma di Glauco Viazzi e Vito Pandolfi sul film Lulu. Già Luigi Comencini, nel 1941, sul periodico "Tempo", si era interessato alla figura di Louise Brooks, a riprova che il fascino dell'attrice aveva trovato sostenitori presso i critici più intelligenti, ben prima del fatidico 1955 (Langlois!) e, soprattutto, in assenza di Louise Brooks (i suoi migliori film, incluso Beggars non vennero mai distribuiti in Italia, ed anche Miss Europa ebbe vita grama). A furia di scavare sono quindi arrivato alla irrefutabile conclusione che i primi a rivalutare la Cleopatra del Kansas furono gli italiani (cfr. anche l'articolo di Savio). Ciò non sorprenda: la rivista in questione, sorta durante il fascismo, vantava una redazione con Guido Aristarco, Fernaldo Di Giammatteo, Francesco Savio ... oltre ad una impaginazione e ad una sapienza grafica che, a distanza di decenni, la rende, al netto dei contenuti, un oggetto pregevole.
          Ho aggiunto anche il famoso numero di "Sipario" (con la foto tratta da The American Venus) che ispirò Crepax per la creazione di Valentina.
9 Gennaio 2010. Ho finalmente trovato il grazioso libretto edito dalle Edizioni del Grifo, e curato da Vincenzo Mollica, Louise Brooks una fiaba notturna. Edizione trilingue (italiano, francese e tedesco), la pubblicazione del 1983, centrata sul rapporto tra l'attrice e i fumetti, contiene disegni di Liberatore, Manara, Pazienza, Echaurren, Giardino, Leone oltre alle creazioni del famoso terzetto Crepax-Pratt-Striebel (questo ultimo autore di Dixie Dugan). Una bibliografia, una filmografia ed immagini da Lulu completano la benemerita opera. Purtroppo l'introduzione di Vincenzo Mollica, celebrativa e declamatoria, richiama, nello o-stile, le poesie di Sandro Bondi: "Louise Brooks ... brivido selvaggio, vento dell'eros, spada di Damocle ..." il che, converrete, nel pensier ci finge la Brambilla più che Lulu in Weimar. Non è colpa di Mollica (1983!), converrete ancora: infatti è colpa di Bondi; la sua presenza invasiva e i suoi sforzi immaginifici che fanno ingloriosamente gemere i torchi d'area Mediaset, influenzano il passato tanto da costringere il buon Mollicone a diventare, malgré lui, un precursore del genio di Fivizzano. La stessa Louise Brooks, d'altra parte, costringe tutte le donne del globo, pur arrivate anni prima di lei, ad essere acconciate, nell'immaginario, à la Louise Brooks. Cfr. mollica
1 Gennaio 2010. In uno special del TG1 del 4 Gennaio 2008, dedicato a Fabrizio De André, compaiono belle immagini del Diario di una donna perduta. Cfr.

http://www.youtube.com/watch?v=XnJn3fe-6b8

oppure la versione integrale

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7640fa16-6517-49e0-ab00-4a3ab2d40a08.html

28 Dicembre 2009. Aggiunto l'articolo di Luigi Comencini Due donne strabilianti, "Tempo", nr. 93, 6-13 Marzo 1941. Il futuro regista anticipa, quindi, nell'apprezzamento di Louise Brooks, Francesco Savio. Di dieci anni! Operazione tanto più meritoria in quanto Lulu in Italia non venne mai visto (né, ovviamente, recensito) e che, nel 1941, persisteva il regime che lo proibì nel 1929 (Hitler invece lo censurò del tutto appena giunto al potere, 1933 circa).
24 Dicembre 2009. Non l'ho letto e non mi piace. Così sanciva, mi pare, quella canaglia di Umberto Eco. E aveva ragione: a fortiori nel caso del cinema, poiché il cinema è è stato e sarà complessivamente un'arte minore come il bricolage coi fiori di carta. Quindi: non l'ho visto e non mi piace. C'è bisogno di aver visto Avatar per dichiarare che è un'opericciola di regime? Tali film si riconoscono dai trombettieri che lo precedono (in questo caso Spielberg, uno dei tanti al di sotto di ogni sospetto): tale pellicola, che nessuno ha visto o commentato o sunteggiato è già un capolavoro; lo si afferma in anteprima; i turiferari di regime ci si giocano la reputazione che non hanno; si spandono surrettiziamente i vapori anestetici per il maiale fruitore; si contorna il tutto coi consueti sproloqui sulla tecnica digitale e sull'effettistica da babbei. Proprio la tecnica, la parte più caduca di un film: guardate che fine hanno fatto la mirabile tecnica e i mirabili effetti speciali di Titanic. Svaporatissimi, come l'alone divistico della coppiola protagonista e il berciare di Celine Dion. Rimane, al netto, un discreto melodramma. Svaporare è un termine preciso: indica il progressivo, ineluttabile, ritorno alla realtà degli spettatori-consumatori al cessare della mesmerizzazione pubblicitaria; succede anche con le automobili: si crede di aver acquistato un bolide formidabile con accessori sofisticatissimi, poi, improvvisamente, svaniti i fumi ipnotici ci si domanda segretamente, ma sgomenti chi diavolo ci abbia mai imposto di comprare a carissimo prezzo quel cassone di metallo che ora ingombra il garage di famiglia. E poi: c'è forse bisogno di vedere Star Trek? No, basta osservare gli incredibili faccin da pirla dei neo Spock & Kirk. In parole povere: un film del genere, con faccette del genere, cosa potrà mai essere? Tralasciamo i cinepanettoni che, almeno, riescono inconsapevolmente a spiegare la situazione politica italiana (guardate quali attori hanno risucchiato ... una volta erano speranze del ritrovato cinema italiano ... niente ... anche loro catturati oltre l'orizzonte degli eventi nel pozzo nero del conformismo italiano ... Massimo per Massimo, tuttavia, è meglio il povero Ghini che guadagna la stozza onestamente).
13 Novembre 2009. Sul blog http://carlacushman.blogspot.com la storia dei personaggi delle Ziegfeld Follies (in cinque parti). Da leggere assolutamente per capire la vera America popolare (cfr. anche il mio Louise Brooks as a dancer nelle sezioni 5 6 e 7) e fare la conoscenza di decine di protagonisti del vaudeville USA, improbabili e affascinanti.
10 Novembre 2009. Ho finalmente letto il libro di Vito Di Bernardi, Ruth St. Denis, Epos Ed., 2006. Ruth St. Denis fu figura eminente della danza moderna americana. Assieme al marito Ted Shawn fonderà i Denishawn Dancers. Ne sarà allieva Martha Graham, oltre alla nostra Louise Brooks, ammaliata da Ted ad appena quindici anni. Cfr. Louise Brooks as a dancer
10 Novembre 2009. Interessante articolo sulla disfatta del cinema italiano: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6449. L'autore, partendo da un'analisi diversa dalla mia (ben argomentata anche giuridicamente), arriva alla stessa conclusione: la morte risale agli anni Settanta
1 Novembre 2009. Dopo appena ottanta anni si possono visionare le schede di censura dei film proiettati in Italia nel periodo 1913-1943, http://www.italiataglia.it/search. I film di Louise Brooks presenti sono sette: Il trionfo di Venere (The American Venus), Un barbiere di qualità (A social celebrity), Il signore della notte (Evening clothes), Aviatori per forza (Now we're in the air), Capitan Barbableu (A girl in every port), Miss Europa (Prix de beauté), Amanti di domani (When you're in love). Assenti i film tedeschi e i migliori film americani, It's the old Army game, Love 'em and leave 'em e Beggars of life. I problemi di censura riguardarono Il trionfo di Venere (richiamato e poi approvato), che vanta una Luisa desnuda, e, più di tutti, come avevo anticipato, Capitan Barbableu, approvato con riserva ("sopprimere la scena del 1° atto in cui, in una bettola di infimo ordine a Guadalquivir, appare un pessimo soggetto, con una divisa che ricorda assai da vicino quella dei moschettieri di S. E. Mussolini; eliminare, sempre nella 1ª parte, le scene che mettono in ridicolo gli agenti di P. S. dell'America del Sud, in cui si assiste ad una zuffa tra due persone e un nucleo di agenti che hanno la peggio. - Nella 3ª parte sopprimere il quadro in cui un agente viene gettato in acqua in modo assai grottesco") in cui, oggi come ieri, non è il sesso o l'esibizione d'esso a rappresentare il pericolo, ma l'eventuale attacco al potere costituito (a meno che il sesso non venga filmato come eversivo all'ordine costituito). Per le stesse ragioni oggi, in Italia, viene permessa la visione di qualsivoglia perversione, ma santi, preti, militari e affini sono irrigiditi in una benevolenza conformista (dalle 20.30 alle 24.00, ad esempio, ragazzette seminude e la trasmissione di una fiction su Padre Pio costituiscono un blocco valutato senza iati, per famiglie; la continuità conformista è accettata e chi vi si oppone riesce solo fastidioso e querulo). Peraltro, come asserì la Testa Matta, il Cristianesimo è morto sulla croce.
14 Novembre 2006. Scoperta abbastanza agghiacciante: nel 1991 Tinto Brass osò una messa in scena teatrale di Lulu con Debora Caprioglio (nel ruolo di Luisella). Chissà come diavolo era. Il manifesto è detenuto dalla Casa dei Teatri di Roma. Altre due derivazione italiche della Lulu: una meditazione scenica di Ferruccio Masini, La gabbia di Pandora, per la regia di Arnaldo Picchi (Lulu è Biancamaria Pirazzoli) e una regia del 1977 di Lorenzo Salveti (protagoniste: Santuzza Calì e Luigina Costantini). 
21 Novembre 2006. Le didascalie spagnole di Lulu. Cfr. didascalie oppure didascalie II e didascalie III
14 Novembre 2006. Pubblicati tutti gli articoli e gli scritti esclusi da Lulu a Hollywood. Cfr. scritti oppure la lista nell' indice
14 Novembre 2006. Nuovo libro su Louise Brooks pubblicato dall'Archivio Cinematografico di Vienna.
25 Giugno 2006. Il nome di Louise Brooks compare anche in un altro romanzo dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares: Diario della guerra del maiale (Bompiani 1971, poi Giunti 1997), pubblicato nel 1969 come Diario de la guerra del cerdo.
25 Giugno 2006. Louise Brooks cade dalla prima alla terza posizione ... scalzata da Edna Purviance e Lillian Gish su opac.sbn.it. Cfr. curiositaII
25 Giugno 2006. LA NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI: PARVULA ITALIA. Sia detto subito che il filmino in esame vale, detto con benevolenza, zero. Al contrario, il suo valore documentario è notevole. In altre parole: tale film è bello: no, ripugnante; per l’interpretazione, l’ideologia, la fattura. Tale film ci dice qualcosa della disfatta critica e cinematografica degli ultimi quaranta anni? Si, anzi, lo ritengo ancor più rivelatore; suo malgrado. La bellezza e la testimonianza sono a volte incompatibili, e, per le menti libere, due bolle di acqua e olio che mai potranno sciogliersi l’una nell’altra, a meno che il genio ricomprenda la seconda nella prima come due sfere concentriche (La disfatta di Zola, La marcia di Radetzky di Roth …); ma sciolto il dubbio estetico (fa schifo), rimane l’innegabile valore documentario della sciocchezzuola su cui si discorre. Intendiamoci: tale valore viene dedotto dall’opericciola (da chi ha vista, udito e parecchio naso), così come i neoplatonici deducevano da una stella l’intero l’universo. Una semplice occhiata e si squaderna dinanzi a noi la progressione del Riflusso nelle sue stazioni principali, una processione di rospi davvero immaginifica … Incedono per primi, insospettabili, il ’68 e l’immaginazione al potere … il povero Pasolini aveva capito tutto: Valle Giulia, la televisione, lo sviluppo senza progresso, la disfatta della scuola … ’68 primo liquidatore della Resistenza e dell’ordine repubblicano e vero complice del declino assieme al sistema che si arrogava di combattere, le locomotive, le autogestioni e i picchetti, poi Venditti e Baglioni, la prima TV commerciale (Bruce Lee, Godzilla, Jesse Franco, quanto cibo per i filotarantiniani della critica debole), Goldrake, Il tempo delle mele, Cecchetto, il Mundialito, Drive In, La dottoressa ci sta col colonnello, Striscia la notizia, i Verdoni e i Muccini, il reality show … il trasudare della mediocrità, la piccineria adolescenziale, l’istruzione come noia, il ribellismo, “abbasso er nozionizmo”, il divertimento ad ogni costo come finta eversione, il sentimentalismo, il gesto teppistico di chi rompe perché anela felice all’ordine più cupo … la secolare Italia in calzoni corti … la secolare tiritera del piccolo è bello … parva sed apta mihi … microbica … l’eterna borghesia nanerottola, ma violentissima, provate a toccargli il padrepio d’ordinanza … il compromesso storico che compromette tutti … e non si creda che stia sparando alle galline: questi sono i vincenti del nuovo ordine! Senza soluzione di continuità tra rivoluzione e reazione … prima Contessa poi Costanzo … prima Bondi poi Condy … P2 e P38 … manco fossero d’accordo … Ed alla fine viene alla mente la versione gemella, destra, del filmino: I ragazzi della III^ C! E non crediate che litighino fra di loro; sono mostri della stessa palude, gemelli e compromessi storicamente. Ogni tanto si graffiano e si alitano contro, ma sono finte. Ricordate? Quanta verità nella figura del commendator Zampetti (ribaldo ma tanto simpatico): il milanese che si è fatto da solo; evade le tasse, ha la figlia bona e non perde tempo in chiacchiere come la sinistrorsa intellettualoide dark (la vera fonte di Luca Ricolfi); e poi il negro scemo, gli eterni fidanzatini, le racchione, il furbetto, il ciccione di buon cuore coi genitori che fanno tanto Sora Lella, il trafficone, quello che rimorchia … ah! quale meravigliosa iconografia dell’Italia che marcisce … I soliti bozzetti regionali, la miniaturizzazione dei conflitti familiari ridotti a dissapori colla suocera, il gap generazionale ridotto a In viaggio con papà, l’equità sociale barattata col miraggio della scalata sociale … e nel 2006 siamo ancora lì e ci resteremo a lungo … Si dice: gl'Italiani lo hanno premiato. Lo credo: abituati al pastone, cercano il pastone; e si taccia dei trentenni-quarantenni che gustano queste madelaines muffite riandando col pensiero a Sophie Marceau … mentre i sessantenni-settantenni, i veri padroni del vapore, loro non litigano mai: la rivoluzione o hanno fatto finta di farla o fatto finta di essersi presi uno spavento da essa … Franza o Spagna …  destri o sinistri … Mastrolindi o Baffini o Er Bombetta in orbace l’obiettivo è liquidare la cautela, la ragionevolezza, l’equilibrio, la magnanimità, la libertà che deriva dall’esame e dallo studio assiduo … leggete i loro giornali: tutto uno sbuffare annoiati per queste virtù risorgimentali … loro sono futuristi, d’assalto, velocisti … ve ne sono anche esemplari pacati, che sembrano parlar d’altro da veri battista del padrone… ma il fine è quello … Serva Italia di dolore ostellino … Italiaaaaaa … Italiaaaaaa si sgola il Mino nazionale … il bello è che possiamo risalire ulteriormente, perché fermarci al ‘68? “... la ventennale soperchieria ... è una netta retrogressione da quel notevole punto di sviluppo a cui la umanità era giunta (in sullo spegnersi dell'età positivistica) verso una fase involutiva, bugiarda, nata da imparaticci, da frasi fatte, dalla abitudine di passioni sceniche, da un ateismo sostanziale che vuole inorpellarsi di una 'spiritualità' e 'religiosità' meramente verbali" sbavava Gadda in Eros e Priapo, ma dal ’22 si potrebbe nuotare ancora controtempo e compilare una bella tesi: Da La notte prima degli esami alla Controriforma, storia della piccineria italiana nel cinema e nelle arti in generale in contrarium, Università degli Esami di Roma, anno 2007. Ex ungue leonem? No, “na mandra de’ leoni co’ tutta l’Affrica”. Da decenni lo stesso tanfo … qui ormai disconoscono pure Monicelli, figuriamoci Ferreri o Rocha! E questa roba trova persino degli entusiasti … uno di questi Yahoos che scrive su una ex rivista di ex cinema … ‘Segnocinema’ … rivendica al filmetto una alta dignità … perché li leggi? dice qualcuno. Per essere sempre all’erta, rispondo, come quei nobili secenteschi che appendevano nelle magioni di famiglia una vanitas, dipinto zeppo di teschi, clessidre, coppe sbreccate, libri marciti e fiori funebri atti a ricordare l’inevitabile condanna della carne; quindi, fuor di metafora, a ricordare che il cinema può sconfinare nell’arte. E rammentare che la vera censura, il vero fascismo, è dare spazio a queste pellicole immonde (finanziate coi soldi di tutti) e impedire fisicamente (fisicamente, mediante la sparizione di intere cinematografie) la visione di pellicole artisticamente rilevanti (artisticamente, al pari di un buon dipinto o di un buon brano musicale). Chi ha mai visto un film di Romm, Kluge o Kozincev o Littin (cito a caso, ignorando i maggiori) in televisione? Non si sa neppure chi siano. Come si faccia a valutare i film attuali ignorando la quasi totalità delle pellicole di cinema vero (ovvero quello che ha, tra le proprie finalità, la bellezza – anche nell’impegno estremo ed estremista) è, per me, incomprensibile. A chi ha visto, e digerito, (cito ancora a caso) Anche i nani hanno cominciato da piccoli, Narciso nero, Il settimo sigillo o Solaris non viene neppure in mente di recensire – e nemmeno di andare a vedere – l’operina di cui andiamo discorrendo (a proposito: nel Dizionario del cinema di Mereghetti Gallo cedrone e Il settimo sigillo hanno la stessa valutazione: vogliamo rimediare?). E nemmeno di prendere in considerazione Kill Bill. Chi ha visto – e digerito esteticamente – Giornata buia di Bruegel o Il polittico dell’Agnello mistico di Van Eyck o la – ormai famosa – Annunciata di Antonello si farà grasse risate di fronte a Van Gogh e probabilmente cercherà di spaccare in testa a qualche critico le pagliacciate di Warhol e Pollock. Perché l’estetica è una e con la stessa misura  - spargete il verbo - occorre giudicare Shakespeare e Vanzina.
 
20 Aprile 2006. LA LEZIONCINA DI ALDO GRASSO. Sono un liberale per sfinimento. Ormai lo sfacelo è così ampio che non posso che acconsentire a tutti; non me la prendo neanche più. Si veneri qualunque cosa: lasciatemi solo con i miei film muti e il mio Bunuel. Non darò fastidio a nessuno, lo giuro. Purtroppo, però, c'è un modo di rivendicare lo sfacelo, e inorgoglirsene, da strappare calci a un santo. Nell'ultimo numero del periodico allegato a Il Corriere della Sera, Aldo Grasso effonde un panegirico pro- Spielberg, ora anche serialista. E sia; sono esausto: questa mente superna faccia quello che crede; possiamo impedirlo? Sono pronto persino ad agitare rami d'ulivo al suo passaggio purché mi lascino in pace: ma l'arringatore se la piglia (ancora!) con l'intellighènzia che non ha il coraggio di riverire uno dei più grandi registi del secolo. Lo ripeto: sono pronto a tutto, anche a riconoscere la genialità al regista di Amistad e La guerra dei mondi, e la facciano finita! Ma questi vogliono stravincere: così capita che un tizio strapagato che scrive sul più influente giornale della nazione difenda un multimiliardario e lo faccia passare per vittima critica di gente che ormai opera nelle catacombe. Alla faccia del chiagni e fotti! Onori, prebende, soldi a palate, libercoli pubblicati, premiuzzi e cotillons, ma il problema è quello: ancora si agita qualcuno dal sottoscala dei sottoscala a cui Spielberg non piace. E chi sono questi maquisards? L'intellighènzia ... Manca solo Fantozzi che ci obblighi a vedere Lo squalo sui ceci ... Dal 1976 son passati trent'anni, ma il riflusso ancora dura ... E pensare che nel 1979 usciva Guida al film di Aristarco e c'era ancora gente che parlava de La nuova Babilonia ... con tutti gli errori del caso, si capisce, i soliti quattro gatti ideologici, ma almeno ne parlavano ... e adesso un tizio che ha glorificato le più conformiste, lardose e sciocche trasmissioni televisive (ah! la freschezza del Drive in!) garrisce contro i poveracci residui "dell'intellighènzia"... ma dove saranno poi questi snob? Quelli che scrivono sui giornalini di cinema da cinquemila copie al mese (contro la milionata a settimana del Corriere) o forse sotto la cattedra universitaria di Guido Oldrini (ma più di tre o quattro ...). Una corazzata terribile. Se ne incontrate uno, fatemi sapere.
20 Aprile 2006. TU QUOQUE, SPIKE ... Cosa apprendiamo dall'ultimo film del bravo Spike Lee, Inside man? La confusione post 9/11? Il razzismo strisciante? La straordinaria longevità (e asineria) dei filonazisti? La corruzione politica? Assolutamente no: apprendiamo solamente che la vita nella metropoli di New York è incredibilmente dispendiosa e anche uno come Spike è costretto  a fare the wrong thing: dissipare il proprio innato talento per dilatare uno scherzo da telefilm tipo Il brivido dell'imprevisto sino alle due ore.
23 marzo 2006. QUEL CHE DOBBIAMO A TARANTINO. Allegria di naufraghi! Finalmente, grazie al mitico Quentin Tarantino, di cui è incipiente la canonizzazione, possiamo riconquistare un'isola ed un porto sicuro da dove poter indirizzare, con sicurezza e serenità, il nostro sguardo critico sul mare schiumoso e procelloso della produzione cinematografica postmoderna (attuale). La nuovissima pagliacciata da lui sponsorizzata, Hostel, è, difatti, il metro universale (Meridiano di Greenwich, Omphalos, Asse del Mondo), accettabile da qualsiasi consesso critico di ogni latitudine, in grado di scremare i critici seri dal pattume. Facile verificare: se un critico lo disprezza e schifa è dei nostri, se cerca minimamente di salvarlo o di menare il can per l'aia è da gettare all'inferno tra pianti e stridore di denti (due di questi ultimi dannati potete sorprenderli sull'ultimo numero de Il Mucchio Selvaggio, peraltro un periodico ben fatto, un altro paio su I duellanti; aspetto con ansia l'uscita del lisergico Filmcritica nonché di Segnocinema, ricetto dell'ineffabile coppiola Bandirali-Terrone: sarà uno spasso). Dopo aver afflitto il telefilm hefneriano CSI con due risibili episodi costruiti con i cascami di lavorazione di Kill Bill, il regista americano dunque si riscatta regalandoci un vaglio critico inattaccabile, un preziosissimo ventilabrum del pervertimento estetico.
15 Febbraio 2006. Recensione a Lulu in Hollywood di Romano Giachetti, "La Repubblica", 14 Settembre 1982.
13 Febbraio 2006. Recensione a Lulu in Hollywood di Alberto Arbasino,  "L'Espresso", 24 Ottobre 1982. Vai a Lulu a Hollywood
5 Febbraio 2006. MASSCULT, MIDCULT, TRASH, KITSCH: LA RESA AL NEMICO. Nominalista in logica, credo che solo le cose esistano, ma che i concetti, benchè oggettivamente inesistenti, siano indispensabili per non affogare nel caos (che premia inevitabilmente il peggiore). Procederò quindi ad una valutazione di quattro categorie (più una quinta a tutte relativa) che ritengo necessaria per stabilire cosa è, nel cinema, brutto o irrilevante o modesto e che autorizza a intemerate contro il povero Woody Allen nonché (orrore!) contro il mitico Tarantino. Tali concetti, ampiamente affinati da menti eccelse (cfr. bibliografia alla fine), sono tuttavia curvate secondo la mia esperienza ventennale di spettatore:

MASSCULT GENUINO (Modesto, ma con pepite d'oro). Prodotto di massa, pensato per la massa, scevro di aspirazioni alte; il suo rapporto con l'arte e la tradizione colta è di veloce e superficiale rimasticamento, con tipizzazioni sin troppo robuste (VIA COL VENTO), duramente stereotipe (OMBRE ROSSE), ma non sempre urtanti (VIALE DEL TRAMONTO). Vi appartengono larghi settori del periodo muto e una parte cospicua della produzione americana prelucasiana (ante 1977, i vari BOND, ma anche qualche CUKOR e qualche HAWKS, la quasi totalità dei cappelloni western, compresi RAY e MANN e BOETTICHER, ma non PECKINPAH). Si contraddistingue saltuariamente per solidità registica e attoriale (CASABLANCA, GIUNGLA D'ASFALTO, L'ASSO NELLA MANICA, LO SQUALO). Alcuni di tali film debordano persino nell'arte popolare (KEATON, TOTO, ARBUCKLE ...), quindi nella vera arte, assieme ad Eizenstein e Bunuel.

MASSCULT FALSO (Brutto, perbacco!). La massa 'lasciata friggere nel suo grasso'. La categoria di gran lunga più ampia; la massa usata, in senso controrivoluzionario, contro la massa stessa, con il suo consenso. Qui la fruizione estetica viene bloccata in un circolo infernale: si abituano i maiali al pastone e li si lascia grufolare all'infinito, con flebili variazioni che non mettano in pericolo l'ottundimento del gusto; e la richiesta di nuovo pastone. La tecnica è quella della diffusione delle droghe su scala internazionale per neutralizzare movimenti idealistici o svolte storiche. L'arte, la tradizione colta, la storia vengono saccheggiate (I DIECI COMANDAMENTI, IL GLADIATORE), liofilizzate (SALVATE IL SOLDATO RYAN), e riproposte in particole elementali facilmente assimilabili da stomaci altrimenti avvezzi (BRAMA DI VIVERE, GIORNI CONTATI). Appartengono a questa categoria la totalità del cinema hardcore e Tarantino.

MIDCULT FALSO (Brutto, con travasi di bile). Lo identifico sostanzialmente col kitsch. Le tecniche del masscult, ma rivolte ad un ceto medio ansioso di ascendere al godimento estetico in pochi passi (come diventare colti for dummies); comprende parte della nouvelle vague europea, certi bergmanismi, certi psicologismi, certo Antonioni, la quasi totalità degli epigoni, il cinema Dogma, il maledettismo alla Gregg Araki, il decadentismo alla Zeffirelli, gli americani che fanno gli europei (ma non viceversa: i Besson appartengono al masscult falso), le stupidate alla Catherine Breillat. La tragedia e l'elegia (opposizione finito/infinito, attimo/eternità), nonché la commedia, vengono svuotate per ricercare spasmodicamente la lectio facilior, il sentimentalismo, la didascalia, l'evidenza più cinica, il dramma o la situazione spassosa col cartellino appeso che sentenzia: "Piangete e ridete, ora!" (SCHINDLER'S LIST, PHILADELPHIA, AMERICAN BEAUTY, IN & OUT, MATRIX). Appartengono a questa categoria il softcore alla Hugh Hefner (le patuzze accanto a Truman Capote), i festival tipo Sundance, parecchi volgarizzamenti storici (ma non la divulgazione)

MIDCULT GENUINO (Modesto, ma con cautela). Le tecniche del midcult, ma promananti da grandi autori ormai stanchi (Allen, Visconti, Altman) o inadeguati intellettualmente o incapaci di digerire l'argomento affrontato, ma, nonostante ciò, sinceri nel loro sforzo (Ivory, Forman, Weir ...)

TRASH. Categoria sorella delle prime quattro, in special modo della seconda e della terza. Ospita pellicole del tipo appartenente alle suddette, ma caratterizzate dalla mancanza di mezzi economici, e quindi attoriali, scenografici ... Es. GUERRE STELLARI − PARECCHI MILIONI DI DOLLARI = LUIGI COZZI o LUCIO FULCI; GOTHIKA − PARECCHI SOLDI (quindi HALLE BERRY, EFFETTI SPECIALI, MUSICHE TONITRUANTI ...) = DARIO ARGENTO; ELISA DI RIVOMBROSA − UN PO' DI SOLDI + VALERIA MARINI = x/10ⁿ dove x = risultato artistico ed n = numero intero proporzionale all'elefantiasi (dei lineamenti, del portamento, dell' interpretazione) della Marini stessa. L'ultimo è caso limite. L'eccesso di trash provoca semplicemente eccesso di repellenza e non, come credono alcuni critici futuristi, una rivalutazione dell'opera stessa; il godimento che essi provano a queste visioni li conferma nel loro midcult: alta cultura mal digerita, mancanza di classici nel sangue, voglia di facile superiorità, sadica fucilazione della vittima inerme.

AZIONE DEL TEMPO. A mutare il giudizio su una pellicola interviene spesso il tempo come nell'opera del Bronzino in cui Venere ed Eros si fanno i dispetti. Alcuni vituperati film del periodo dei telefoni bianchi, ad esempio, con la Del Poggio, la Valli e Adriana Benetti, o molte scartine del cinema muto hanno visto nel tempo addolcire i propri lineamenti, crescere in grazia e brio. Molte Palme d'Oro sono, invece, deperite orribilmente; alcune stroncature hanno ormai la placida serenità di un volto classico mentre l'allora nuovo cinema americano (i Landis, gli Spielberg, i Kasdan) le sembianze d'una megera.

Dwight MacDonald, Masscult e midcult
Elemire Zolla, Eclissi dell'intellettuale
AA. VV. , Cultura e sottocultura
Umberto Eco, Apocalittici e integrati
Guido Aristarco, Guida al film (postfazione)
Lotte Eisner in Gillo Dorfles (a cura di), Il kitsch
Mario Praz, Il kitsch in Id., Il patto col serpente (commento al volume di Dorfles)
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto

30 Gennaio 2006. KILL FANTOZZI. L'INESISTENZA DELLA CRITICA: IL SECONDO TRAGICO FANTOZZI. Se il mondo ha George Lucas, l'Italia - piccola, sempre più piccola, quasi microscopica - ha, quale data simbolica della 'pingue, immane frana', il 1976, un anno prima. Lo si affermi subito: è la scena - davvero da crepapelle - in cui Fantozzi e gli altri si ribellano al cinefiliaco direttore, distruggono le copie de La corazzata Kotënkin (sic) e costringono lo sventurato alla visione de L'Esorciccio, La polizia s'incazza e Giovannona Coscialunga. Si dirà: è un film comico! Certamente; tuttavia chi ha naso abbastanza sensibile noterà subito un fetore rancido: quello della CONSUETA, TEPPISTICA PICCINERIA ITALIANA. Qui è all'opera la secolare cultura provinciale italiana (che si crogiola nello stambugio della provincia, nell'accademismo, nell'umorismo pievano, nella paura per ciò che è universale e aperto, nell'accomodante rispetto dell'autorità ...) attraverso la consuetudine teppistica, ovvero il più violento ritorno all'ordine con modalità fintamente rivoluzionarie e antilegittimiste (come certi marinettiani attuali, incendiari in pubblico, ricettatori in privato). Si dirà: ma negli anni Sessanta e Settanta la cinematografia seriosa era dominante: questa fu una reazione legittima! Purtroppo la cinematografia seria (inevitabilmente seriosa in un paese ebete) non è mai stata dominante: questo l'equivoco di fondo: ma i teppisti non tollerano neppure questa oasi; hanno fatto piazza pulita. Gli ultimi grandissimi film italiani sono Il Casanova di Fellini e Salò di Pasolini, periodo 1975-76 (visto le date?). Poi? Si dirà: ma Villaggio voleva rappresentare proprio il teppista piccolo borghese: è satira! Forse, ma il Villaggio bolso dei seguenti anni, sino all'umiliazione de I Carabinieri, fa sorgere qualche sospetto; e forse egli fu soltanto un sintomo. Certo, la cosa più incredibile è che tale reazione È PRESA SUL SERIO: Alvaro Vitali e Milian hanno più credito di Visconti; esistono persino riviste dedicate a tale cinema; Marco Giusti vi ha dedicato un ponderoso tomo, Dizionario dei film stracult, per cui meriterebbe anni di murus arctus, ma come stupirsi? Più grave che da questo pertugio sia affluita poi la reazione più irreparabile, quella nuova, modernissima, del masscult baracconesco alla Jackson, alla Spielberg, e del midcult fintamente contrappostovi (vero teppismo del nuovo secolo), come nel Woody Allen postremo che, in Match point, film che parla di delitto e castigo, fa leggere al protagonista Delitto e castigo. Tuttavia, perché preoccuparsi? Il cinema non è una cosa seria!
23 Gennaio 2006. Completata la bibliografia di Prix de beauté
18 Gennaio 2006. Per l'Ottobre 2006, secondo Amazon, è prevista l'uscita di un libro su Louise Brooks a cura di Peter Cowie. Come editore è indicato Rizzoli. Ignoro il contenuto
18 Gennaio 2006. KILL LUCAS. L'INESISTENZA DELLA CRITICA: GUERRE STELLARI. Quando è iniziata questa 'pingue, immane frana' della critica cinematografica? Attribuire una precisa data ad un avvenimento, a suo modo, epocale, può sembrare ozioso, ma ci rende capaci di guardare lo smottamento con occhio più algido e preciso. L'inizio, simbolico, della fine - a livello mondiale - inizia nel 1977; nessun dubbio su questo: l'uscita di Star wars - Guerre stellari per la colonia italiana - segna una nuova poetica del cinema. Lucas spalanca le porte ai prosatori della piccineria postmoderna. Ma quali insegnamenti trarre da questo film, in ultima analisi un Luigi Cozzi d'annata con parecchi più soldi? Insegnamenti? Comandamenti! Ecco il PIANO RINASCITA IN DIECI PUNTI:
1.
la storia del cinema sia considerata un guardaroba da cui estrarre il vestito più luccicante: Lang, Ford, Kurosawa siano resi funzionali al furto continuo. Comunque mai omaggiare, sempre rubare; occorre che la nuova generazione di spettatori (a cui occorre negare la visione di Lang, Ford e Kurosawa) non sappia individuare né la provenienza del maltolto né i ricettatori.
2. allearsi alla cinefilia più infantile e adolescenziale che si pasce del citazionismo più insulso e sterile: essa si bea di corrispondenze segrete dimenticando i giudizi di valore (bello/brutto); incoraggiare la critica psicologistica, psicologica, parapsicologica, parasemiologica, semiosociologica: in tal modo qualsivoglia castroneria o casuale asserzione verrà libata come profonda o pregna di significati.
3. l'ideologia sottesa sia uno spiritualismo generico e pronto a qualsiasi curvatura ('la forza, Luke, la forza ...'), buono per qualsiasi latitudine e palato: perché il prodotto, in fondo, costa, e bisogna esportarlo dovunque senza grandi pericoli. Metafisiche millenarie si pieghino a tale esigenza.
4. si eviti il realismo e, con più energia, ogni simbolismo. Un oggetto significa l'oggetto stesso; abolire le metafore. Si chiarifichi ogni azione: se il protagonista è alienato lo si faccia esclamare: "Sono alienato!", se è innamorato lo si faccia declamare "Ti amo!", se stacca la mano ad un avversario l'arto mutilato verrà adeguamente messo in risalto: qualcuno potrebbe non capire. L'iperrealismo, il didascalismo, la parodia vanno incoraggiati. Eventuali significati secondi - comunque inesistenti - verranno rintracciati dalla critica di cui al Comandamento 2, avvezza a cercare pepite nelle porcilaie.
5. la tradizione, millenaria e grave d'asperità, venga frantumata, polverizzata, liofilizzata, ridotta al più rozzo manicheismo elementale; tale operazione sia poco dispendiosa; se detta tradizione accampa i propri diritti la si ridicolizzi; l'ultimo film è sempre meglio del penultimo; mai riferirsi al passato: qualcuno potrebbe far confronti.
6. in genere sopire, troncare, smussare, rendere poco problematico, vaselinizzare; dicotomizzare; stordire con immagini accecanti e musica spaccatimpani.
7. si cerchi, sempre e ovunque, la lectio facilior: un carnefice, ad esempio, è sempre come lo aspetta, in media, il pubblico (già sondato precedentemente); una vittima, idem; ogni deroga ossequi al più sperimentato sensazionalismo
8. evitare il sentimento: esso divide, crea lacerazioni, commuove: urga il sentimentalismo; doveroso rendere caricaturale l'amore; le emozioni più serie e profonde vengano messe in burla; si sfruttino gl'infanti rendendoli parodie degli adulti e viceversa.
9. evitare la regia: potrebbe distrarre lo spettatore immerso nella più confacente letargia; evitare la sceneggiatura; i dialoghi siano intesi alla colloquialità più trita: qualcuno potrebbe non capire; abolire la nozione di causa-effetto.
10. giudicare il film prima che esso esca; inventare recensioni; creare aure di scandalo; declamare records; sovvenzionare riviste amiche; stilare classifiche di merito fasulle; creare storie cinematografiche funzionali al presente; ridurre l'opposizione entro le biblioteche e i cinema d'essai; rendere introvabili i film del passato: qualcuno potrebbe fare confronti; ignorare le cinematografie locali o non occidentali; in genere, non prendere nulla sul serio-------
29 Novembre 2005. Uscito il Dizionario dei film di Paolo Mereghetti. Non nascondo un discreto godimento nel vedere sanzionato negativamente il cretinissimo Kill Bill (rispettivamente * 1\2 e * * per i due episodi). Negli ultimi anni la sofferenza fisica più grave mi è stata procurata da Il signore degli anelli, ma di fronte a Kill Bill non si può che restare sbigottiti: un'accozzaglia di citazioni fumettistiche, la solita, disarmante, infantile, cinefilia -  ormai, una malattia dello spirito - volgarizzamenti penosi del cinema orientale, la racchietta Thurman sensuale ed empatica come un calcio negli stinchi. E ci sono depravati che ancora cianciano del cinema sul cinema non dico di Scream, ma addirittura del gratuito ed urtante Scary movie. Si sorvoli sulla cascata delirante di recensioni italiche (a "Filmcritica" sembravano sotto acido), ma è l'ignoranza del passato che provoca travasi di bile. Come si fa ad esaltare le coreografie di tale film se un qualunque maneggione di Hong Kong degli anni Ottanta ha fatto di meglio? Non si pretende che si sia edotti su King Hu, Tsui Hark o Swordsman II, ma almeno un film minore come La Tigre e il dragone o una sciocchezzuola con Jackie Chan su Italia 1 li avranno visti? La domanda, tuttavia, è un'altra: esiste ancora la critica? Esistono ancora uomini che, per professione, studiano la storia del cinema, esaminano i film delle cinematografie mondiali per poi giudicare i nuovi prodotti non in base ad un'estetica 'del cinema' (e maturata all'interno di esso), ma in base all'unica estetica possibile, quella che ci rende in grado di apprezzare Bela Bartok, La Madonna della seggiola e i sonetti di Petrarca? Come non rendersi conto che Ivan il Terribile o Amanti perduti sono opere d'arte che possono sopportare la vicinanza di un quadro di Turner o di una pagina di Borges? Come non apprezzare che il filmetto di Tarantino non ha neanche l'onore della parodia? Come non avvertire con sgomento uno iato, una mancanza, una irreparabile perdita di gusto?
29 Novembre 2005. Titoli internazionali dei film di Louise in Curiosità II, l'articolo del giovane Luigi Comencini sulla Nostra (del 1941), due necrologi e uno scritto inedito della stessa Louise su Joan Crawford
28 Novembre 2005. Nel nuovo Dizionario dei film di Morando Morandini compare, per la prima volta, una recensione de La canarina assassinata. Voto: * * 1\2. All'interno del breve giudizio, oltre alla segnalazione del celebre (per chi ama Louise Brooks) caso del doppiaggio, l'autore richiama alla memoria la versione TV del romanzo di S. S. Van Dine ad opera di Marco Leto (1974), con Giorgio Albertazzi quale Philo Vance e Virna Lisi as the Canary (bionda, almeno a stare alle foto delle TECHE RAI)

15 Dicembre 2004. Intervista al Daily Mirror del 30 Novembre 1925 (dedotta dalla biografia di Barry Paris) in cui la Brooks parla, per la prima volta, delle sue foto audaci. Le sue parole sembrano, da vari indizî, genuine.
Cfr. interviste oppure intervistaXVI

15 Dicembre 2004. Intervista al Washington Post del 21 Marzo 1926 in cui la Brooks giustifica la sua azione legale restrittiva contro il fotografo De Mirjian che l'aveva ritratta discretamente svestita. Le argomentazioni sono portate avanti sensatamente: Louise si avventura persino sul terreno del relativismo morale. Resta da chiarire se tali dichiarazioni sono frutto dell'abilità discorsiva della (allora) neo-attrice, dell'avvocato o di qualche uomo immagine della Players Lasky. Certo, a venti anni appena compiuti, Luisella parla come un libro stampato.
Cfr. interviste oppure intervistaXV

12. Dicembre 2004. Intervista data al Washington Post il 28 Luglio 1928 in cui la Nostra si erge ad arbiter elegantiarum e dispensa consigli femminili sul vestirsi bene con costi moderati; nel primo caso ci inchiniamo al suo magistero, nel secondo avanziamo dubbi visto che il "Los Angeles Times" del 5 Giugno 1932 strillerà '$15,000 a year for clothes' (con la Brooks accusata formalmente di insolvenza).
Cfr. interviste oppure intervistaXIV

10 Dicembre 2004. Articolo bilingue italiano-inglese di Mathias Knop sul restauro del Tagebuch Cfr. tagebuch VII

1 Dicembre 2004. Trasferito il sito al nuovo indirizzo e aggiornato variamente in quasi tutte le sue pagine, comprese le bibliografie su Louise Brooks e le schede e bibliografie dei suoi film, le didascalie, alcune curiosità ...

19 Settembre 2004. L'intervista telefonica di Chris Chase, giornalista del "New York Times", risalente al 16 Settembre 1983. Cfr. interviste oppure intervista XIII

19 Settembre 2004. UNA BREVE POLEMICA. Almeno uno dei miei venticinque lettori si è accorto che il retrocopertina del nuovo DVD di Lulu, pubblicato dalla Ermitage Video, plagia, in parte, alcune considerazioni sul film riportate nella pagina biografia. Poiché 1) la pratica del copia-e-incolla (senza citare le fonti) risulta ormai, persino ai danni di questo trascurabile sito, il metodo di lavoro più diffuso su Internet 2) il genere umano è un pozzo di ingratitudine; per cotali motivi, per mancanza di tempo e per lo scoraggiamento che deriva al dover risalire controcorrente una fiumana inarrestabile, ho, da tempo, lasciato perdere ogni rivendicazione. Questa breve nota serve solamente a segnalare chi ha copiato chi: in questo particolare caso ed altrove.

18 Settembre 2004. Le lunghe interviste, risalenti rispettivamente al 1965 e al 1982, di John Kobal pubblicate in People will talk, dello stesso autore. Le dichiarazioni della Brooks sono rese integralmente; ho soppresso alcuni passi di raccordo e presentazione dello stesso Kobal poiché riportavano notizie e informazioni già abbondantemente analizzati. Cfr. interviste oppure intervista XII ; intervista XIIbis ; intervistaXIIter
18 Settembre 2004. L'intervista integrale di Kevin Brownlow a Louise Brooks pubblicata su The parade's gone by, dello stesso autore, e risalente al 1968. Cfr. interviste oppure intervista XI
18 Settembre 2004. Le trame dei film perduti di Louise Brooks estratte dalle recensioni d'epoca di "Variety" e del "New York Times". Cfr. film perduti Index oppure filmperduti e filmperdutiII
10 Settembre 2004. Le didascalie di Die Büchse der Pandora, italiane e tedesche, desunte dall'ultimo DVD pubblicato da Ermitage Video Cfr. didascalie oppure didascalieII e didascalieIII

 

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