Il
30 maggio 2005
è scomparso Carlo Rinaldi uno dei pionieri
del salto con l'asta italiana, si è spento
a Modena all'età di 82 anni, aveva iniziato
l'attività sportiva nella Fratellanza Modena
vestendo varie volte la maglia azzurra della nazionale,
fu tra i primi in Italia nel salto con l'asta, dal
1942 al 1957 (con l'eccezione
degli anni della guerra) fu uno dei pionieri di
questa specialità, vinse il titolo italiano
nel 1948, mancò
i giochi olimpici di Londra del 1948 perché
al suo posto la federazione, come soleva ripetere
Rinaldi, avevano preferito portare dei dirigenti
lasciando a casa gli atleti. Fu maglia azzurra
anche nella pallavolo nella squadra guidata dal
suo amico, il professor Franco Anderlini, la
sua esperienza sportiva fini con quest'ultimo sport
che lo gratificò di là dalle sue aspettative,
in ambito professionale divenne docente d'educazione
fisica e svolse tutta la sua carriera alla scuola
media di Castelfranco Emilia.
Allievo di Pietro Baraldi, detto il Pirein, fu
avviato allo sport quasi per caso, sotto la sua
guida del tecnico che seguiva i suoi ragazzi più
con amore che con dovizia tecnica, nel 1940
Pietro Baraldi gia anziano quasi artigianalmente,
curava tutta la società sportiva, nel dopo
guerra, Baraldi, iniziava a perdere sempre più
la vista, tanto che seguiva i suoi ragazzi sentendoli
saltare, correre, piuttosto che vederli, una delle
tipiche espressioni che Rinaldi ricorda di Baraldi,
era il ritmo che Pirein gli impartiva dicendogli,
Coraggio tac tac tac via!
Rinaldi arrivo all'atletica attraverso la Gil, la
Gil si occupava dell'educazione fisica nel regime,
creando nei giovani uno spirito prettamente militare,
il federale della Gil di Modena mandò Rinaldi
da Baraldi, dicendogli vuoi fare atletica? Vai da
Baraldi e digli che ti mando io, presentandosi a
Baraldi, Rinaldi gli disse io posso saltare con
la forcella, Pirein senza guardarlo gli disse"si
chiama asta" le gare di quei tempi non erano
fatte di salti di cinque o sei metri come oggi,
Carlo Rinaldi con la sua asta di bambù, almeno
nei primi salti, riusciva a saltare 2 metri e 40,
le pertiche, come le chiamava Rinaldi, erano appannaggio
anche di Biondi e Ascari altri atleti della Fratellanza,
che furono messi in secondo piano sia dalla sua
semplicità che dal suo valore.
Agli albori di questa specialità
sia gli atleti del salto in alto che quelli dell'asta
dovevano saltare due volte, la prima per superare
l'asticella, la seconda per cadere in piedi, o per
lo meno cadere alla meno peggio, cadere era il problema
maggiore, perché sbagliare una caduta significava
rompersi le ossa e le aste dovevano essere tenute
gelosamente, evitando urti e cadute, che potevano
incrinare pericolosamente la loro struttura, una
volta in un meeting a Firenze l'asta di Rinaldi
si spacco facendolo cadere rovinosamente, i materassi
erano ancora lontani a venire, e cadere sul fianco
significava, anche, non alzarsi più.
Prima della guerra presidente della Fratellanza
era il colonnello Bernini, un ufficiale dell'accademia
militare di Modena che seguiva i suoi ragazzi in
campo dopo le sue attività all'interno dell'accademia,
questi evito a Rinaldi di partire per la guerra,
in questo lo sport, importante per il regime evito,
almeno, ai più promettenti di loro di partire
per il fronte, ma per quelli che non erano dei campioni,
non resto che partire, disperdendosi per il mondo
in guerra, finendo prigionieri, i più fortunati,
mentre gli altri caddero sui vari fronti che si
erano aperti nel mondo. Molti atleti della Fratellanza
si ritrovarono nei campi di prigionia, uno di questi
fu Franco Suffritti, che rimpatrio dall'India nel
Novembre del 1946, ma che continuo a gareggiare
anche da prigioniero di guerra, infatti, l'Unità
Democratica del 19 Marzo 1946 riportava la vittoria
di Suffritti nel lancio del martello, del titolo
di campione di una regione dell'India, il martellista
si rammaricava di non aver potuto stabilire il record
indiano, perché aveva dovuto gareggiare senza
scarpe, non si sa se per regolamento, o per paura
che scappasse. Molti meno fortunati persero la vita
combattendo, Lino Ferretti medaglia d'oro al valore
militare, sottotenente degli alpini, del battaglione
Trento, veterinario, durante una durissima battaglia
dovette sostituire il comandante che era caduto
sotto i colpi del nemico, riuscì a contrastare
alla testa del reparto le forze nemiche infliggendogli
gravi perdite e mettendoli in fuga, ma ferito, continuo
a respingere con i suoi uomini le truppe nemiche,
colpito una seconda volta, prima di morire, continuo
a lanciare delle bombe sul nemico che smarrito da
tanta forza si fermava, le sue ultime parole furono
d'incoraggiamento verso i suoi uomini, si spegneva
per sempre nella località di Plevje (Jugoslavia)
il 1 Dicembre 1941.
Con l'armistizio per non andare nelle fila dell'esercito
di Salò, Rinaldi, mentre attendeva di fare
la visita medica uso la sua capacità di saltare,
per volare oltre la staccionata coperta da filo
spinato, dandosi alla macchia per non essere fucilato.
In un'intervista rilasciatami un anno prima di morire
Rinaldi ricordava come l'attività sociale
non si era fermata neppure con la guerra, alcuni
ragazzi che si nascondevano per non essere arruolati
sotto la repubblica di Salo, continuavano ad allenarsi
in segreto, quello che a prima vista può
sembrare un gesto di follia, in mezzo a tanto dolore
e pericolo, era semplicemente
la voglia di voler continuare a vivere una vita
normale, fatta delle cose semplici di tutti i giorni,
come magari un allenamento tra compagni. Poi
i ricordi che si avvicendano e scorrono; la guerra
che si avvicina alla fine è diventa più
cattiva, i bombardieri alleati un giorno sbagliarono
obiettivo colpendo le case invece che la vicina
ferrovia, i morti furono a centinaia, questi quasi
sembravano dormire nella navata della chiesa di
Santa Agostino in cui si era recato per cercare
i suoi amici. Alla fine finalmente arrivarono gli
americani, le loro colonne di uomini e carri armati
arrivarono dalla Via Giardini per entrare in Modena,
la gente gli corse incontro festeggiandoli, dai
carri armati i soldati salutavano con gioia per
quell'accoglienza, ma ad un certo punto dei cecchini
da alcune case iniziarono a sparare, i soldati americani
si rinchiusero nei loro carri armati e risposero
al fuoco, mentre la gente si gettava in ogni angolo
per trovare riparo, quello fu uno degli ultimi atti
di quella guerra insana, che non voleva più
finire, poi il fronte passa e la voglia di vivere
esplode, centinaia di locali per ballare ogni sera
e una ragazza da sposare, Marta, che lo accompagnerà
fino alla fine, il record italiano mancato a quattro
metri, con l'asticella superata che cade mentre
Rinaldi giù sul materasso si era attardato
gustando il suo record, un titolo di campione italiano
conquistato e la mancata convocazione per i giochi
olimpici, con titolo e misura pronti per partire,
ma la federazione per portare giudici e dirigenti,
lascio a casa alcuni atleti e tra questi proprio
Rinaldi, l'unico ad andare a Londra fu Baraldi,
il suo vecchio allenatore, la città di Modena
apri una sottoscrizione che permise al Pirein di
vedere la sua ultima olimpiade, ormai il vecchio
allenatore della Fratellanza aveva perso la sua
locanda che era sita in Via Duomo e viveva con un
sussidio che il comune gli passava, ma era ancora
vivo in molti l'affetto per quest'uomo, che aveva
visto crescere, per poi portare per la mano La Fratellanza
Modena. I giornali titolavano della sottoscrizione
fatta per Baraldi, in un articolo dell'Unità
Democratica si evidenzia come questo sentimento
fosse omogeneo, e non proveniente solo da un settore
dello sport, l'articolo riportava: le vecchie glorie
del Modena calcio hanno offerto lire 4.000, il ragioniere
Bonacini lire 8000, frequentatori bar Giannello
ex Montanaro lire 3000, Società Ginnica La
Patria Carpi lire 1000, frequentatori trattoria
Dante lire 3100, e cosi a seguire per un totale
di 54.837.
Egli ringrazio la città al suo ritorno da
Londra che con affetto aveva tributato un ultimo
momento di gioia al vecchio allenatore, che riunito
intorno ai suoi atleti commentava le gesta degli
atleti che si erano espressi ai giochi olimpici
del dopo guerra, proprio come un padre avrebbe fatto
con i suoi figli.
Gli occhi stanchi di Rinaldi si accendevano rivivendo
questi ricordi, come il viaggio per il meeting di
Budapest fatto su vecchi treni a carbone che ti
facevano arrivare nero di fuliggine, poi l'avventura
nella pallavolo, la maglia azzurra vestita anche
in questo sport, la differenza di mezzi economici,
l'aereo invece che i treni dell'atletica con il
posto in terza classe ed il biglietto che a volte
arrivava all'ultimo momento, la vita e come una
marcia fatta di centinaia di ricordi che prima o
poi si fermano con essa diventando noi stessi uno
di loro.
In ricordo di un uomo che cercava di volare.
Luigi Esposito ( Gino)
June 2, 2005 8:37 PM
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