Essere
i numeri uno ad ogni costo, tanto dal voler affermare
" Sogno di andare davanti a quelli del Comitato
Olimpico Internazionale, e davanti agli spettatori
di tutto il mondo per dire: I take it. So what?
(Ne faccio uso E allora?).
Sono queste le dichiarazioni di Milos Sarcev
nutrizionista e famoso culturista, consigliere di
molti campioni dello sport a stelle e strisce e
non, in un intervista rilasciata nel libro di
Emanuela Audisio, Tutti i cerchi del Mondo, edito
da Mondatori, libro in cui la giornalista, inviata
speciale di Repubblica, analizza alcune delle storie
che avvolgono lo sport e i giochi olimpici.
Sarcev, in modo spietato, dichiara alla giornalista
che gli steroidi sono un modo di vivere, anche se
spesso usandoli si va vicino alla morte, come quando
egli stesso fece uso del Synthol, un olio che espande
i muscoli, che gli provocò due attacchi cardiaci,
e una settimana di ricovero in sala di rianimazione.
Tra gli atleti che sono stati sotto le sue cure,
dalle parole di Milos Sarcev, Tim Montgomery, Marion
Jones e Chriyste Gaines, alcuni di loro sono anche
tra gli accusati della vicenda Balco, l'industria
specializzata nel campo della nutrizione che ha
calato sullo sport americano un tetro sipario, tanto
da far intervenire lo stesso presidente degli Stati
Uniti d'America, George Bush, su questa vicenda. Milos Sarcev si considera quasi un esteta dello
steroide, che dalle sue parole, se usato in
giuste dosi può migliorare la qualità
della vita, rallentando l'invecchiamento, ma che
va preso in giuste dosi e non come gli atleti su
citati, che si sono riempiti all'inverosimile, facendosi
poi cogliere con le classiche pive nel sacco. Un
comportamento stupido che ha attirato su di loro,
sempre da quanto sostiene Sarcev nell'intervista
a Emanuela Audisio, invidia e gelosia.
Ma chi è più colpevole, cita Sarcev,
chi come il pubblico chiude gli occhi, o gli atleti
che ne fanno uso, chi vuole essere il migliore
non può essere, Drug Free, chi si accontenta
si!
Sembra emergere da queste ed altre vicende, di assistere,
ad un radicale cambiamento nel modo di pensare del
mondo dello sport, di un volersi porre agli occhi
del mondo, in una luce diversa, affermando che usare
il doping non è immorale, costruendo al momento
e al bisogno, una nuova morale. Essere primi ad
ogni costo, dimenticando gli effetti collaterali,
spesso visibili solo a distanza d'anni, compromettendo
noi stessi sia nello spirito che nel nostro corpo,
ma alla fine cosa resta? Sulla bilancia di questa
nuova fama, tante morti sospette, tanti uomini e
donne immolati su questo altare spietato, sostenuto
da ideali più vicini all'economia che a quelli
della pratica sportiva. Sorge quindi, spontaneo
un dubbio, specialmente ricordando chi a questa
nuova grandezza, ha offerto se stesso, pagando spesso
con la salute, alla fine cosa resta di tanta
Gloria?
Nella foto Florence Griffith morta per un attacco
cardiaco tra il 20 e 21 settembre 1998, a soli 38
anni. I suoi record, sono considerati più
scomodi e imbarazzanti che esaltanti. La Iaaf, infatti,
starebbe pensando di cancellarli per evidente doping.