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23 Aprile 2004, per qualche centinaio
di metri, un gruppo di una quindicina di corridori
italiani che la stampa si affretta subito a
chiamare "maratoneti", accompagnati
da un altro gruppo fatto di una quindicina d'atleti,
ma di nazionalità israeliana, s'incontra
abbracciando, dopo un tragitto da Gerusalemme
verso Bethlemme durato sì e no cinque chilometri,
un'altra quindicina di giovani atleti palestinesi,
che li stanno aspettando ad uno dei tanti check
point che l'esercito israeliano ha anteposto ai
territori palestinesi. Per poche decine di metri,
tutti insieme corrono portando la bandiera del Comitato
Olimpico Internazionale, scortata per l'occasione
dal presidente del Coni Sandro Petrucci, e dall'ex
atleta olimpico Eddy Ottoz, insieme allo stendardo
olimpico, una fiaccola benedetta dal Santo Padre,
a sua volta scortata dal cardinale Camillo Ruini,
e da Monsignor Liberio Andreatta, che per l'occasione
si è tuffato con gli atleti, cimentandosi,
nella corsa da Gerusalemme a Bethlemme. Poche centinaia
di metri che si concluderanno, con gli atleti israeliani,
costretti a fermarsi, perché la loro legge
vieta l'ingresso nei territori palestinesi, poche
manciate di secondi, in cui si è messo insieme,
fianco a fianco, uomini e donne che sembrano così
lontani, ma che con il pretesto dello sport si è
riusciti a mettere insieme, questo nonostante le
forti divisioni politiche, due mondi apparentemente
cosi lontani, nella pratica sportiva hanno per pochi
minuti trovato un ideale comune.
La notizia in breve fa il giro del mondo, una
cinquantina d'atleti, sconosciuti ai più,
eccetto qualche eccezione, come il campione del
mondo Moreno Argentin e l'olimpionico Fabrizio Dalla
Fiori, hanno fatto qualcosa che fino a qualche giorno
prima si riteneva impossibile, certo le autorità
italiane sia sportive che religiose, con il Vaticano
in testa, hanno promosso, costruendo la cosa, con
il risultato, che per pochi attimi la notizia di
una rinata voglia di pace, soffoca gli echi di guerra
che arrivano sia dai territori vicini, che quelli
più lontani dell'Irak. La notizia è
commentata sulla stampa israeliana americana ed
europea, come un piccolo seme di speranza, che accomuna
gente cosi diversa.
Tra gli atleti italiani presenti in questa marcia
della pace, nove dei quali della città di
Modena, quattro erano della Fratellanza 1874,
storica e vecchia società sportiva modenese,
che alle spalle ha 130 anni di attività,
passati tra momenti belli e brutti, a questi ultimi
non era piaciuto lo stop improvviso, intimato agli
atleti israeliani, da parte delle scorte armate
dell'esercito israeliano, anche perché la
cosa non era stata accennata agli italiani che pensavano
di arrivare tutti insieme a Bethlemme, qualche lacrima,
qualche abbraccio un ciao detto frettolosamente,
e poi un pensiero, sarebbe bello rifarlo, correre
tutti insieme. Tornati a casa sì e iniziato
a parlarne, quasi per gioco, poi alla fine quasi
come un fulmine, l'idea e la decisione, perché
non portarli a Modena, e correre nella classica
della Corrida di San Geminiano, gara internazionale
giunta alla sua trentunesima edizione. Cosi il
31 Gennaio con partenza alle ore 15, israeliani
palestinesi e italiani, insieme, proverranno a ripetere
questa voglia di pace, tornando ad unire sacro e
profano, utile e dilettevole, perché con
la pratica sportiva si torni a parlare, magari facendone
un esempio, di Pace. In Terra Santa sì è
piantato un seme di speranza, vogliamo continuarlo
ad alimentarlo anche qui nella nostra terra italiana,
sperando poi che questa speranza diventi con il
tempo certezza, perché in fondo ad ogni certezza
c'è un piccolo seme che la ha generata.
Luigi Esposito (Gino)
Immagini di Luigi Ottani
Domenica, 22-Gen-2006 10:51 AM
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