"Approfondimento storico"

"L'informazione sotto assedio… dalla retorica alle trincee"

 

La lotta per il controllo del potere è stato da sempre un punto dominante nello sviluppo delle vicende umane. Da sempre la gestione del potere deve fare i conti con la preoccupazione di conservare stabilmente la propria legittimità al comando.

Già la filosofia di Aristotele riprendendo Platone separava la persuasione dalla moralità, definendo la prima come facoltà di cogliere in ogni caso i mezzi di persuasione possibili. In seguito, alla filosofia, si sostituirono studi autonomi, metodologie precise, e strumenti propri, volti allo studio specifico degli effetti dei media sulle folle passive. (questo erroneamente creduto nelle prime concezioni di "massa", direttamente mutuate dalla psicologia delle folle e dai modelli istintuali e comportamentisti).

Il controllo ed il potere quindi, e la lotta per ottenerli che come un filo rosso li lega agli avvenimenti storici più cruenti, da sempre si presentano fondamentalmente in due forme, spesso due facce della stessa medaglia (di cui Max Weber ci fornisce esemplari delucidazioni analizzando le varietà dell'agire sociale):

l'aspetto autoritario (la potenza), e l'aspetto autorevole (il "potere" weberiano).

Con l'avvento della società di massa, e la crisi dei regimi liberali, s'infiamma la volontà di dirigere la base popolare, apparentemente smisurata ed incontenibile, inquadrandola in sistemi di valore determinati ed inviolabili, in cui s'alternino pugno di ferro e ricerca del consenso. Tuttavia il consenso va costruito comunicando nel giusto modo, ed I regimi autoritari del ventesimo secolo hanno speso molto sul versante della comunicazione interna, adibendo uffici e uomini alla gestione del consenso popolare, tramite la subordinazione della stampa e degli altri mass media, attraverso strumenti di censura ed intervento diretto più o meno repressivo, attraverso organizzazioni para statali e strutture educative, il tutto cercando di mettere a frutto le esperienze maturate durante la Grande guerra, momento in cui la propaganda (il fattore "P")trovò le prime applicazioni pratiche (es. i giornali di trincea, o le proiezioni, o ancora i volantini di contro propaganda per provocare defezioni nelle file nemiche), superando l'iniziale incapacità dei comandi militari ( specie in Germania) nell'amministrare la comunicazione alle masse e la smobilitazione dei ceti rurali.

Ecco perché dal quel momento negli organi di propaganda, racchiusi in veri e propri uffici burocratizzati e statalizzati, vennero inquadrati sempre più giornalisti, esperti di tecniche di persuasione (finanziati nei loro studi), e grandi editori. Uomini in grado di porre l'informazione a servizio delle politiche statali sempre più attente ad imbrigliare la libertà di stampa con leggi e procedure anti democratiche. Negli U.S.A. ad esempio, di certo un paese lontano da certi governi autoritari, fin dal 1917 con due provvedimenti legislativi ("Espionage Act" e "Sedition Act") la Casa Bianca impediva a chiunque di esprimere pubblicamente critiche alle proprie decisioni!

 

Torna all'home page .