Luci"o" in sala

Raccolta di critiche cinematografiche

 

Le onde del destino
(Breaking the Waves, 1996 - regia di Lars von Trier)

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Trama: In una terra nordica fredda e ventosa, in mezzo al gelo che attanaglia i cuori degli uomini, l’unico calore esistente è il dolce ed angelico amore di Bess per il suo sposo. Bess non è una donna come le altre: lei parla con Dio e si risponde in Sua vece.

Il suo amore puro verrà messo a dura prova da un incidente che vedrà coinvolto suo marito, trasformandolo in una persona completamente diversa: saprà seguire l’uomo che ama anche nella cattiva sorte?

Commento: Lars von Trier ci regala un grandissimo personaggio femminile, descritto con maestria in un film che segue i canoni del Dogma ’95, il decalogo di regole cinematografiche ideato dal regista stesso e da Thomas Vinterberg.

Eppure le rigide regole anti-cinema del Dogma ’95 sembrano esaltare questo film, che probabilmente girato in modo canonico avrebbe perso molto.
La camera a mano scruta impietosamente i volti degli attori e le loro reazioni nel corso della storia, senza tener conto né di pudicizia né di vergogna. Corpi nudi perdono ogni sensualità, ed il colore innaturale della pelle, dovuto all’assenza di qualsiasi illuminazione artificiale, rende i personaggi più veri di qualsiasi altro film.

Bess rappresenta quella categoria di persone tanto care al regista. Nel film non viene specificato se lei sia disturbata mentalmente, ritardata o cosa: quando il dottore dovrà darle una diagnosi la chiamerà semplicemente “buona”! Bess è una pura di cuore, uno spirito libero che liberamente parla con Dio e Gli espone i suoi pensieri. Il suo amore per il marito è genuino ed incrollabile, un amore che le farà anche del male, ma tutto si può sopportare nel suo nome.

Lars von Trier, come Wim Wenders, crede fermamente negli angeli, e crede che questi prendano forma nei corpi dei puri di cuore: e chi è più puro di cuore di chi non conosce la malizia o la cattiveria come i ritardati o i down?

Come già in Kingdom - Il Regno il regista aveva affidato a due ritardati il ruolo di coro della storia, in quanto solo loro sapevano cosa stesse succedendo veramente, in questo film Bess incarna l’Amore con la “A” maiuscola, l’amore per una persona contrapposto all’amore verso delle parole: la donna infatti accuserà i custodi della fede della sua città di amare solo la parola di Dio e non le persone Sue figlie.

Il marito invece, dopo essere stato vittima di un incidente sul lavoro, comincerà una lenta trasformazione verso il “male”, allontanandosi sempre di più da quello che era l’uomo di cui Bess si era innamorata. Eppure lei continuerà ad amarlo con una forza incredibile, anche quando dovrà passare attraverso prove molto difficili. Perché lei è il Bene e lui il Male (su un foglio scriverà che si sente “evil in head”, cattivo in testa), e per questo hanno bisogno l’uno dell’altro, perché il Male ha bisogno del Bene da corrompere, così come il Bene si lascia corrompere se è per amore. Bess tenderà ad annullarsi per compiacere suo marito, nella speranza di salvarlo dal male oscuro che lo attanaglia dopo l’incidente.

L’attrice protagonista, Emily Watson, è stata vittima dalla sindrome di Holly Hunter! Quest’ultima attrice nel 1993 interpretò il bellissimo Lezioni di piano in modo talmente perfetto e calandosi in modo talmente completo nel personaggio di Ada... che non è stata più in grado di fare un altro ruolo degno di nota. Vinse l’Oscar per quel film, ma in seguito la sua carriera si è dissolta in ruoli anonimi.

Così, fino ad ora, è stato per Emily Watson: assolutamente perfetta e bravissima in Le onde del destino (anche lei candidata all’Oscar che però poi vinse Frances McDormand per Fargo dei fratelli Coen), quanto praticamente invisibile (e sprecata) nei film successivi.

All’inizio del film viene chiesto a Bess come mai si interessi tanto agli “stranieri”e cosa questi abbiano portato di buono con la loro venuta, e lei risponde fermamente: « la loro musica ». Le onde del destino è il primo film di von Trier ad avere una vera e propria colonna sonora, comprendente i brani più belli della produzione artistica inglese anni ’70: veramente un piccolo capolavoro!

Sebbene il Dogma ’95 non consenta di inserire musica sulle immagini ma al massimo di farla eseguire dal vivo nel momento delle riprese, lo stesso il regista fa questo piccolo strappo relegando agli stacchi dei vari capitoli del film un piccolo intervallo musicale molto gradevole, ma comunque il film vero e proprio disadorno di qualsiasi musicalità inserita artificialmente: una specie di compromesso!

 

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