Il commento di Kasparov
sugli scacchisti al cinema e sulla partita mostrata in 007 - Dalla Russia con amore

(testo tratto da Gli scacchi, la vita, Mondadori 2007)

È difficile pensare a qualcosa di più paradossale del contrasto tra la reputazione del gioco degli scacchi e quella del giocatore di scacchi. Gli scacchi sono considerati un simbolo universale di intelligenza e complessità, raffinatezza e astuzia. Eppure l’immagine del tipico giocatore di scacchi continua a essere quella di un eccentrico che a volte rasenta la psicosi.

In molti paesi occidentali il classico giocatore di scacchi è spesso immaginato come un omino rachitico o un genialoide misantropo. Questi stereotipi si mantengono nonostante Hollywood e la Madison Avenue propongano regolarmente immagini e riferimenti positivi al mondo degli scacchi.

Chi può dimenticare la prima sequenza del film di James Bond Dalla Russia con amore, dove il cattivo Kronstejn passa direttamente dalla vittoria in un torneo di scacchi al progetto di una catastrofe mondiale? Il creatore di Bond, Ian Fleming, e il regista dedicarono molta attenzione alla partita tra Kronstejn e il suo avversario «McAdams», basandola su una partita reale tra due grandi giocatori sovietici: Mikhail Botvinnik, dieci volte campione del mondo, e David Bronstein, che lo sfidò una volta in finale.

La storia contiene chiari riferimenti a una visione metaforica degli scacchi, come quando uno dei colleghi di Bond gli ricorda: «I russi sono giocatori di scacchi formidabili. Quando si mettono in testa un complotto, lo realizzano in modo magistrale. Pianificano la partita in ogni dettaglio, prevedono le mosse del nemico».


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