Relazione tecnico-metodologica sulla Proposta di

Piano di Sviluppo della Comunità Montana del Fortore Molisano

 

 

Gruppo di Progettazione Santopolo A. - Santopolo G. - Cacchione A. - Fatica L. - Siros W.

 


 

Premessa *

Gli scenari sullo sfondo *

Articolazione del Piano *

1. Le ragioni del Piano di Sviluppo *

1.1 I riferimenti normativi *

2. La lettura del Piano di Sviluppo proposto *

2.1 I principi metodologici per un Piano strategico *

2.1.1 Un sistema di obiettivi *

2.1.2 Per un Piano sostenibile *

2.2 L’analisi SWOT in quali aree *

PROSPETTO DEGLI AMBITI PRINCIPALI DI INTERVENTO E DELLE AZIONI CHIAVE *

Premessa sulle indicazioni e specifiche di progettazione del piano *

AGRICOLTURA - ZOOTECNIA – FORESTAZIONE *

FORMAZIONE– SERVIZI– CULTURA *

LO SVILUPPO DI ATTIVITA’ PRODUTTIVE *

AMBIENTE NATURALE E ANTROPIZZATO *

2.3 Una nuova filosofia: un progetto d’area *

2.4 Verso una sinergia *

2.5 I rapporti tra gli attori presenti sul territorio *

2.6 Per un Piano concertato e partecipato *

3 L’organizzazione operativa per l’elaborazione del Piano di Sviluppo proposto *

3.1 Modalità organizzative del gruppo di lavoro *

3.2 Gli strumenti finanziari *

3.3 Cronogramma *

3.4 Per un’alta qualità del servizio *

3.5 Flessibilità e modificabilità del Piano *

 


Premessa

Gli scenari sullo sfondo

I territori interni e montani sono generalmente connotati in senso sfavorevole dal punto di vista dello sviluppo socio-economico, dal momento che gli svantaggi obiettivi della posizione si traducono quasi necessariamente in mancati insediamenti produttivi, in scarsa occupazione e, in generale, in un basso livello di qualità della vita. Pertanto, chi ne ha la possibilità se ne va in cerca di una sistemazione migliore, ed a restare, sempre più spesso, sono soltanto i più anziani.

Si tratta di una condizione comune a tanti dei piccoli centri della nostra regione, ed anche a quelli della Comunità montana del Fortore.

A più livelli – locale e nazionale, ma soprattutto comunitario, ad esempio con il programma LEADER - si cerca ormai da tempo di agevolare la crescita economica di tali aree, destinando fondi speciali a progetti che tengano nel debito conto le peculiarità territoriali e ne promuovano lo sviluppo senza stravolgimenti.

Due sono i fattori-chiave dell’economia attuale, con i quali è necessario che ogni impresa – di ogni tipologia e dimensione – si confronti: la globalizzazione dei mercati e il progresso tecnologico nelle comunicazioni.

Si tratta di fenomeni complessi che non è possibile analizzare in questa sede: sarà pertanto sufficiente, per ora, accennare alle conseguenze più rilevanti ai fini del Piano.

E’ innegabile che quest’ultimo scorcio di "secolo breve" – secondo la penetrante definizione di Hobslawn, che, individuando nell’ultimo quarto del XX secolo uno snodo epocale della storia dell’umanità, ne ha sottolineato l’accelerazione degli eventi storici e le trasformazioni sulla vita degli uomini – ha costituito una vera e propria rivoluzione, che ha messo in crisi gran parte dei valori, dei criteri e delle prassi comunemente adottate finora. I cambiamenti sono stati così repentini da spiazzare – anche in senso letterale di "togliere dalla piazza" – molti operatori economici e molte imprese.

Se i byte viaggiano velocissimi, infatti, non altrettanto fanno i processi di aggiornamento, riqualificazione e formazione degli operatori che li usano, che seguono, invece, ritmi completamente diversi e devono essere assistiti ed agevolati nel loro percorso.

Ma globalizzazione e Information Technology – i due "mostri" evocati poc’anzi – offrono anche opportunità di sviluppo prima assolutamente impensabili.

Per imporsi sul mercato globale non è più necessario essere grandi, anzi: le piccole strutture risultano avvantaggiate perché più agili e flessibili, quindi maggiormente in grado di rispondere con puntualità alle sollecitazioni esterne di contrazione o di espansione.

L’epoca dei grandi insediamenti sembra essere tramontata, in risposta anche ad una tendenziale maggiore sensibilità al valore della compatibilità ambientale.

Le opportunità offerte dall’IT consentono inoltre di superare lo svantaggio infrastrutturale: per tutte le comunicazioni aziendali basta un computer ed un modem, che permettono, inoltre, di azzerare i costi di magazzino e di stoccaggio poiché i beni vengono movimentati solo se, e quando, vengono richiesti.

Ma le caratteristiche appena richiamate – isolamento, mancanza di infrastrutture, dimensioni minime – sono proprio quelle che descrivono la stragrande maggioranza delle imprese locali.

Il che significa che proprio lo svantaggio accumulato finora potrà costituire – in modo solo apparentemente paradossale - un attuale reale vantaggio, a patto di essere consapevoli del lavoro di studio, di analisi e di riflessione che la programmazione dello sviluppo nelle cosiddette "zone svantaggiate" richiede.

 

Articolazione del Piano

Il Piano di Sviluppo della Comunità Montana del Fortore sarà articolato in tre parti organicamente collegate fra loro.

1. Nella prima parte, di carattere introduttivo, saranno esposte le finalità e gli obiettivi generali dell’intero Piano, nonché i criteri metodologici e tecnici che hanno guidato il percorso di ricerca e progettazione.

In sostanza tale prima parte corrisponderà allo sviluppo completo della relazione.

2. La seconda parte del Piano conterrà l’analisi del contesto socio-economico del territorio della Comunità Montana del Fortore.

Dalla "mappatura" puntuale che ne deriverà, sarà possibile elaborare con precisione una lista di priorità e di ambiti e settori in cui sarà opportuno e/o necessario agire.

Le linee generali e provvisorie di tale lista – sufficiente però a dare un’idea completa di come potrà svilupparsi il Piano – sono contenute nella seconda parte del paragrafo 2.2.

3. La terza parte del Piano conterrà la serie organizzata degli interventi proposti, suddivisi secondo gli ambiti e le priorità derivate dall’analisi condotta nella seconda parte. Gli interventi saranno articolati in forma di singoli progetti: per ognuno di essi sarà sviluppato un business plan completo.

Il complesso dei progetti proposti costituirà il nucleo di origine della Banca progetti della Comunità Montana del Fortore.

 

  1. Le ragioni del Piano di Sviluppo
    1. I riferimenti normativi

I principali riferimenti normativi relativi al Piano pluriennale di sviluppo partono dall’inizio degli anni ’90 e sono rappresentati da:

Al di là del puro dettato normativo, è importante soffermarsi sui principi che informano tali leggi, in quanto possono fornire ulteriori elementi sia per costruire sia per utilizzare un buon Piano di sviluppo.

Le profonde innovazioni introdotte con le disposizioni legislative citate tendono a creare legami sempre più forti e peculiari tra gli organismi istituzionali, sociali e culturali che operano sul territorio.

Si tratta di impostare una nuova prospettiva che, sotto il segno di una vera coesione, dovrebbe attuarsi tra Pubblica Amministrazione e realtà economiche e sociali, ponendo in atto i principi di solidarietà e sussidiarietà.

Tale prospettiva si incrocia con un’altra, dominante negli ultimi tempi: quella del sempre più marcato decentramento della gestione dei servizi nell’ottica della razionalizzazione delle risorse finanziarie. Il trend della riduzione progressiva delle disponibilità finanziarie si è inoltre associato alla crescita, parallela, della domanda di qualità dei servizi da parte dei cittadini, dando vita ad una scollatura sempre più profonda tra domanda ed offerta.

La convergenze delle due prospettive può portare a conseguenze diverse fra loro, una negativa ed una (almeno potenzialmente) positiva. La conseguenza negativa corrisponde al progressivo "impoverimento" dell’Amministrazione, resa sempre più inadeguata, sia per struttura ed organizzazione sia per risorse economiche, all’assolvimento dei compiti che le vengono affidati. Non si tratta di casi isolati: il dettato della cosiddetta Legge sulla Montagna è rimasto così spesso lettera morta proprio a causa del difficile coordinamento tra i vari Enti pubblici, la carenza di informazione e di formazione specifica, la sovrapposizione (almeno apparente) delle competenze e l’insufficienza dei fondi.

La secondo prospettiva corrisponde alla necessità di un’accurata finalizzazione delle risorse disponibili che, seppure limitate, possono risultare sufficienti se destinate ad interventi "studiati e meditati".

E’ quindi evidente, a questo punto, l’importanza e la strategicità del Piano di sviluppo come strumento insostituibile di pianificazione delle iniziative e delle risorse.

Come in un buon business plan l’analisi della situazione e dei mezzi disponibili può verificare prima dell’attuazione la validità di un’idea imprenditoriale, mettendoci al riparo da imprevisti e brutte sorprese, così un buon Piano di sviluppo costituirà la mappa su cui orientare ogni futura azione, senza dispersioni di energie e risorse.

 

  1. La lettura del Piano di Sviluppo proposto
  2. 2.1 I principi metodologici per un Piano strategico

     

      1. Un sistema di obiettivi

Gli obiettivi che il Piano si pone sono molteplici.

La complessità degli scenari di riferimento individuati nella premessa ci pone infatti di fronte ad una serie di esigenze e fabbisogni intersecati variamente tra loro, la cui risposta non può esaurirsi nell’individuazione di una sola linea-azione, e tantomeno nell’individuazione aprioristica di una risposta formulata sulla scorta di ipotesi preconcette.

La realtà richiede pertanto che si affrontino i problemi attraverso un sistema di obiettivi ordinato in (almeno) tre livelli, dei quali soltanto i primi possono essere individuati in questa sede, dal momento che gli obiettivi finali - di tipo operativo ed articolati per progetti singoli - scaturiranno necessariamente dalla lettura puntuale della realtà "Comunità Montana", eseguita secondo lo schema illustrato al paragrafo 2.2.

Il primo livello di obiettivi comprende poche ma importanti grandi finalità, che determinano i criteri generali su cui è basato l’intero Piano. Essi definiscono la strategicità del piano, almeno ad un macro-livello di lettura.

Esse sono:

Dal momento che le tre finalità esposte corrispondono alle tre azioni chiave che concorrono a garantire una maggiore desiderabilità delll’abitare, del vivere e del lavorare nei centri della Comunità Montana, in modo da superare gli squilibri demografici esistenti tra i diversi centri della Comunità Montana e tra Comunità Montana e città, esse potranno essere riassunte nella finalità del migliorare la qualità della vita, in quanto, se non esiste un ambiente (naturale ed antropizzato) attraente, e, se non esistono possibilità di un buon reddito pro capite, la qualità della vita che si prospetta è bassa e non ci sono ragioni per avviare alcuna iniziativa in un luogo così caratterizzato.

Subordinati al macro-obiettivo appena definito, ci sono una serie di sotto-obiettivi che corrispondono alle linee guida principali delle singole azioni che dovranno essere attuate.

Tali sotto-obiettivi sono divisi per aree di intervento – una serie provvisoria è contenuta nel paragrafo 2.2 – e dovranno essere attualizzati attraverso una serie di progetti singoli, ad azione diretta della Comunità Montana come progetti-pilota (e saranno quelli che daranno vita alla Banca progetti) e ad azione dei singoli operatori territoriali, che verranno definiti e concordati in sede di stesura definitiva del Piano.

 

2.1.2 Per un Piano sostenibile

La "sostenibilità" dello sviluppo che si persegue costituisce lo scopo primario all’interno del sistema degli scopi e degli obiettivi che il Piano si pone.

Per "sviluppo sostenibile" si intende lo sviluppo che si realizza senza incidere negativamente sull’ambiente naturale ed umano – comprendente anche la storia e la cultura delle popolazioni interessate, e anche il suo sistema economico pregresso -.

Si tratta, pertanto, più che di uno scopo sovraordinato gerarchicamente agli altri, di un meta-scopo, di un principio uniformante di tutte le azioni proposte e delineate.

La sostenibilità dello sviluppo si definisce attraverso un sistema di vincoli che è necessario rispettare.

Essi sono:

Non verranno pertanto proposti nell’ambito del Piano interventi "pesanti" che possano snaturare in qualche modo la fisionomia territoriale e culturale locale. Non verranno proposti, coerentemente con quanto illustrato nella premessa, macro-insediamenti produttivi di alcun genere, soprattutto se potenzialmente inquinanti: una simile proposta, d’altra parte, farebbe riferimento ad una logica superata e non allo sforzo, promosso in questa sede, del massimo adeguamento alle nuove tendenze dell’economia.

"Agire localmente, pensare globalmente": nel rispetto delle risorse locali, verranno promossi interventi - micro-insediamenti produttivi o servizi che siano – che si integrino senza traumi nel contesto locale enfatizzandone i lati positivi, e che risultino economicamente validi nel tempo e nello spazio.

 

2.2 L’analisi SWOT in quali aree

Con la sigla SWOT si intende un tipo di analisi condotta secondo le categorie di (punti di) Forza – Strenght – (punti di) debolezza – Weakeness – Opportunità – Opportunities – e minacce – Treaths.

Tale metodo di analisi, comunemente adoperato per la redazione di business plan e piani di marketing, viene solitamente applicato per verificare la validità di una singola business idea – un nuovo insediamento produttivo, la nascita o lo sviluppo di un’attività commerciale ecc. – attraverso la valutazione comparata degli elementi presenti nel contesto in esame rispetto ai desiderata ideali.

Nel caso del Piano di Sviluppo l’analisi SWOT verificherà la possibilità di rendere competitiva la realtà in questione sotto ogni aspetto che componga la qualità della vita, più sopra individuata come super-finalità generale del Piano.

L’analisi della realtà costituita dalla Comunità Montana del Fortore condotta secondo il metodo SWOT sarà così in grado di fornire con sufficiente esattezza gli ambiti e i settori in cui è più importante e/o urgente intervenire, perché posizionati ai primi posti di ciascuna delle categorie di analisi (settore maggiormente minacciato oppure con più chances di sviluppo ecc.).

(Esempio:

Punto di forza maggiore: risorse naturali-ambientali;

Punto di debolezza maggiore: scarsezza di opportunità produttive e scarsa redditività delle stesse.

Opportunità maggiore: valorizzare le risorse naturali ed ambientali.

Minaccia maggiore: squilibrio demografico, scelta di attuare interventi scorretti e non reversibili).

 

 

 

PROSPETTO DEGLI AMBITI PRINCIPALI DI INTERVENTO E DELLE AZIONI CHIAVE

Si riporta di seguito il prospetto riassuntivo che individua, in via provvisoria (in quanto, come già specificato sopra, sarà l’analisi del contesto socio-economico ad individuare la serie completa delle aree in cui è necessario e/o opportuni agire e i relativi progetti da realizzare) i settori principali di intervento, e, per ognuno di essi, alcune azioni-chiave, che saranno sviluppate in sede di stesura definitiva del Piano attraverso la serie estesa dei singoli progetti.

 

Premessa sulle indicazioni e specifiche di progettazione del piano

Le grandi finalità (macrobiettivi) genericamente posti alla base dello "sviluppo" (ovvero qualità dell'ambiente naturale ed antropizzato - aumento della competitività del sistema economico locale - miglioramento della qualità della vita per la popolazione residente e desiderabilità turistico-ambientale) sono in definitiva solo tre aspetti dello stesso problema: la qualità della vita dell'uomo è necessariamente determinata dallo stato dell'habitat in cui l'uomo stesso è posto e con il quale interagisce, con finalità e modalità diverse.

E' inopportuno, con la cultura odierna, pensare che l'habitat umano possa essere composto da quadri separati o alternativi (città o campagna, economia rurale o industriale, turismo di massa o ambientale…), al contrario l'habitat umano si regge sull'equilibrio del sistema ambientale (è "sistema" un insieme di elementi interagenti tra di loro), basato a sua volta su determinate dosi quantitative e qualitative di ciascun ambiente, sia esso ambiente naturale, urbano, economico, sociale, antropologico, culturale. E' tale delicato equilibrio che rende un territorio assolutamente peculiare ed obbliga ad una conseguente peculiarità di scelte che rifuggono dalla mera applicazione di modelli di sviluppo propri di altri territori, magari semplicemente perché in altre realtà hanno prodotto effetti positivi, come troppo spesso è accaduto nella storia della nostra terra, proponendosi criteri di sviluppo e obiettivi che nessuna considerazione avevano o hanno della vocazione territoriale e della condizione di partenza, producendo i disastrosi effetti tipici di uno sviluppo incompatibile ed insostenibile.

La tutela del territorio, enorme ricchezza molisana, non è in contrasto con lo sviluppo economico, se esso è basato su attività sostenibili o compatibili, anzi sarebbe un paradosso puntare sulla valorizzazione dell'ambiente naturale trascurando gli spazi urbani, le attività ricettive, la cultura dell'accoglienza - tipica delle popolazioni molisane - la viabilità, le produzioni agricole e zootecniche, le produzioni artigianali e la tutela dei monumenti storici e artistici.

L'obiettivo primario ed unico del Piano, di questo Piano, è dunque il miglioramento delle condizioni di vita, che per quanto detto non è concepibile se non con l'attenzione allo sviluppo bilanciato dei macrobiettivi citati, con le seguenti caratterizzazioni:

La responsabilità di chi redige ed approva il piano è dunque enorme, ma l'attenzione ai temi dello sviluppo sociale è ormai una sensibilità diffusa in buona parte della popolazione, spesso organizzata in associazioni e movimenti, e delle classi dirigenti, il che consente una notevole fiducia nei confronti della possibilità di ottenere un Piano concertato e partecipato da parte di tutti coloro che saranno in un secondo momento chiamati a realizzare gli obiettivi del piano con l'elaborazione di progetti, valutabili secondo l'aderenza alle finalità del Piano.

In questa fase non è possibile omogeneizzare gli interventi nei singoli sistemi, che sarà invece interesse primario nella stesura del Piano.

Nel seguito dunque verranno semplicemente espressi dei "punti di interesse" che è al momento possibile individuare.

 

AGRICOLTURA - ZOOTECNIA – FORESTAZIONE

La prospettiva di rilancio e sviluppo del settore agricolo non dipende solo da incentivi e sostegni ma anche dalla presenza di operatori capaci e dalla mentalità imprenditoriale. Ciò esige peraltro un’assistenza tecnica capillare e qualificata, che sostenga adeguatamente lo slancio operativo.

Va promossa e sostenuta la funzione dell’agricoltore a presidio del territorio, al fine di salvaguardare l’equilibrio dell’ambiente e di evitare il progressivo degrado e abbandono dei territori montani.

 

Nel corso della durata del piano si intende:

 

 

FORMAZIONE– SERVIZI– CULTURA

 

Formazione

F Interconnessioni con: il complesso degli interventi nei servizi; gli interventi di rivitalizzazione dei centri storici sia per quanto riguarda l’edilizia che i servizi; la promozione delle produzioni tipiche locali.

Servizi

 

F Interconnessioni con: gli interventi di promozione dell’agricoltura e la valorizzazione delle produzioni tipiche locali, gli interventi di formazione professionale sull’informatica.

 

Cultura

F Interconnessioni con: recupero degli immobili di pregio dei centri storici, interventi nel settore servizi.

 

LO SVILUPPO DI ATTIVITA’ PRODUTTIVE

 

  1. specializzazione del lavoro, microspecializzazione ad alti contenuti tecnologici e alte manualità;
  2. Automazione della produzione in atto con macchine CNC, TRANSFERT, PLC, linee automatizzate;
  3. Sviluppo di sistemi di movimentazioni, robotizzazione delle linee di produzione e dei magazzini;
  4. Unità produttive con reparti e fasi di lavorazione dislocate in modo diffusivo sul territorio (il reparto, le macchine, la fase di lavorazione si spostano dal lavoratore);
  5. Responsabilità diretta della produzione (lavoro in proprio), nascita di microimprenditorialità, unità produttive minime ubicate presso la residenza del lavoratore, a gestione individuale e/o familiare.

 

Lo scenario di fondo dell’evoluzione industriale in atto trova grandi possibilità di recettività e disponibilità di spazi, di contesti, di uomini e strutture nel mondo rurale e montano delle nostre aree interne molisane, offrendo a queste una eccezionale opportunità e un percorso nuovo e originale di sviluppo industriale.

Alla luce di questi nuovi scenari, che si coniugano bene con un sistema con ottime potenzialità, nonostante le carenze amministrativo-politiche già ricordate, si possono individuare i seguenti punti di forza, debolezza, opportunità, minacce:

Punti di forza:

Punti di debolezza:

Opportunità da cogliere:

Tali obiettivi richiedono una attenta selezione, progettazione, direzione e controllo dei futuri insediamenti produttivi: non inquinanti, ad alta tecnologia, compatibili con l’ambiente, a basso rischio, con bassi scarti, a fonti energetiche alternative, selezionate insomma per un’alta qualità della vita, per un modello di sviluppo nuovo e originale rispetto alla società industriale che oggi viviamo.

Si propone pertanto l’istituzione, in seno alla Comunità Montana, di un apposito Comitato di valutazione per i nuovi insediamenti produttivi.

Minacce e rischi:

Fattori competitivi:

 

AMBIENTE NATURALE E ANTROPIZZATO

 

Obiettivo Valorizzazione dell'Ambiente Naturale:

 

Obiettivo Valorizzazione dell'Ambiente Urbano

    1. Una nuova filosofia: un progetto d’area

Un progetto d’area rappresenta più di una somma di progetti: bisogna tener conto del fatto che, pur costituendo una realtà omogenea in riferimento ad alcuni parametri presi come principali punti di riferimento – prima fra tutti, l’appartenenza ad un territorio interno e prevalentemente alto-collinare e montuoso – i 17 Comuni che compongono la Comunità montana del Fortore non sono affatto tutti uguali.

Le dinamiche demografiche, ad esempio, separano nettamente centri in costante e progressiva spopolamento – paesi sempre più abitati da soli anziani – e centri in cui la vicinanza con il capoluogo – è ad esempio il caso di Mirabello – provoca un continuo aumento di residenti, tra i quali, recentemente, non solo giovani nuclei familiari che trovano più conveniente acquistare o affittare una casa, ma anche numerosi studenti universitari fuori sede.

La diversità delle situazioni provoca naturalmente ordini diversi di problemi. Ciò non mette in discussione l’opportunità di un Piano organico per l’intero territorio, e non deve assolutamente portare a scegliere come più comoda la soluzione di elaborare una serie di progetti staccati per ogni Comune: si tratterà di fare il massimo sforzo per armonizzare le esigenze di tutti, nel rispetto delle finalità individuate.

 

 

2.4 Verso una sinergia

Da quanto illustrato deriva che non è possibile proporre lo sviluppo della Comunità Montana del Fortore puntando su di un unico settore di attività, ma è, al contrario, necessario affrontare il problema contemporaneamente sul complesso dei fattori in gioco.

La chiave dello sviluppo dell’area montana del Fortore sarà cercata quindi nella sinergia tra agricoltura, ambiente, cultura locale, servizi e sviluppo della P.M.I. in genere.

 

 

 

2.5 I rapporti tra gli attori presenti sul territorio

Il Piano di sviluppo provvederà a studiare il modo migliore per regolare e agevolare i rapporti tra gli Enti - Comuni, Comunità Montana, Provincia e Regione – e i cittadini: l’incrocio e la sovrapposizione dei vari ruoli non di rado ha infatti costituito finora un serio ostacolo alla realizzazione compiuta di quanto era stato programmato.

Analogamente, verrà analizzata la possibilità di ricorrere a soggetti terzi (privati) per la realizzazione di interventi altrimenti non gestibili direttamente dalla Comunità Montana, per problemi sia di budget che di risorse umane a disposizione.

 

2.6 Per un Piano concertato e partecipato

Allo scopo di garantire la necessaria concertazione e partecipazione dei cittadini alla redazione del Piano - in modo che quest’ultimo risulti essere reale espressione delle esigenze della Comunità – a scadenze prefissate a tutti i Comuni facenti parte della Comunità Montana sarà inviata una bozza del Piano relativa allo stato più avanzato della redazione (vd. Cronogramma al paragrafo 3.2). La stessa bozza sarà altresì inviata agli altri attori istituzionali operanti sul territorio: Provincia, Regione e altri enti o agenzie, private o pubbliche, interessati.

Per ogni invio saranno dati alcuni giorni di tempo per studiare la bozza e proporre correzioni e/o integrazioni, delle quali sarà tenuto conto nella redazione successiva del Piano.

Ogni volta che sarà possibile, si cercherà di dare concretezza e maggiore possibilità di azione al Piano attraverso la stipula di particolari accordi/protocolli di intesa che stringano ancora di più i vincoli tra i soggetti istituzionali coinvolti e garantiscano una migliore operatività degli interventi.

Dati i tempi estremamente ridotti per la stesura definitiva del documento, tale soluzione sarà preferita ad incontri e riunioni dirette con i cittadini: ove tuttavia ciò sarà possibile senza incidere eccessivamente sui tempi previsti, si provvederà senz’altro a farlo.

 

  1. L’organizzazione operativa per l’elaborazione del Piano di Sviluppo proposto
    1. Modalità organizzative del gruppo di lavoro

Il Gruppo di Lavoro che affronterà la redazione del Piano di sviluppo è composto da cinque professionisti appartenenti a diversi ambiti disciplinari (due architetti, un ingegnere idraulico, un agronomo e un laureato in filosofia del linguaggio).

La diversità della preparazione professionale consentirà di affrontare con consapevolezza le problematiche afferenti ai diversi settori di intervento, mentre la comune esperienza professionale nel campo della progettazione garantirà la validità dell’approccio metodologico generale.

Alcuni componenti del Gruppo di lavoro (i due architetti e l’agronomo) hanno già una lunga esperienza di lavoro insieme, mentre gli altri due hanno collaborato finora soltanto sporadicamente. Ciononostante, l’ideazione e la stesura congiunta della presente relazione propositiva ha costituito una positiva fase di warming up, tale da garantire il successo dell’eventuale lavoro futuro sotto il profilo della collaborazione attiva dei componenti.

Le principali modalità organizzative del gruppo di lavoro prevederanno:

Le principali modalità organizzative del lavoro saranno:

 

    1. Gli strumenti finanziari
    2. La scarsezza dei fondi a disposizione ha rappresentato uno dei principali motivi di insuccesso di gran parte degli interventi progettati in passato per lo sviluppo della Comunità Montana. La citata politica di contrazione crescente delle risorse assegnate annualmente agli Enti Locali non fa che aggravare tale stato di cose, rendendo necessaria una gestione ed un’organizzazione diversa delle risorse disponibili.

      In effetti, la prospettiva dei "tagli" non è soltanto quella di economizzare, ma anche – e forse soprattutto - quella di finalizzare i mezzi e di costringere le Amministrazioni ad un’analisi dettagliata dei fabbisogni della popolazione, in modo da stabilire priorità e da programmare con cura gli interventi, cosa che molto spesso le Amministrazioni stesse - tranquillizzate in un certo senso dalla prassi delle "erogazioni a pioggia" - hanno trascurato di fare, mettendo sullo stesso piano interventi necessari ed opzionali, quando non superflui.

      In base a quanto ricordato nel paragrafo 1.1, la principale novità introdotta è quella di dare al nuovo Piano di sviluppo il significato forte di struttura portante alla quale dovranno necessariamente agganciarsi tutti gli interventi futuri, almeno per il triennio in questione. Se il Piano risulterà valido, e cioè conterrà principi metodologici e linee di intervento validi, il problema del reperimento dei fondi risulterà fortemente ridimensionato, in quanto le proposte contenute nel Piano forniranno le basi sia per richieste di finanziamenti alle varie Amministrazioni sovraordinate sia in relazione ai canali di finanziamento per progetti attivati dalla Commissione Europea o dai vari Ministeri.

      In affiancamento a tale possibilità, si potrà cercare di attivare anche una riserva di fondi la cui base coincida con la Comunità Montana stessa. I Comuni, unitamente alla Provincia ed alla Regione ed ad ogni altro soggetto potenzialmente interessato alla realizzazione degli interventi compresi nel Piano potranno unirsi per creare un Fondo speciale – magari nelle forme di un Consorzio Fidi – che possa finanziare, almeno in parte, i progetti ritenuti prioritari.

       

    3. Cronogramma
    4.  

       

      Fase del Preliminare

      Giorni di operatività

      1

      2

      3

      4

      5

      6

      7

      8

      9

      10

      11

      12

      13

      14

      15

      16

      17

      18

      19

      20

      21

      22

      23

      24

      25

      Fase conoscitiva

      Fase operativa del preliminare

      Elaborazione/verifica del preliminare

      Concertazione preliminare Co.Mo.

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

      Stesura del preliminare generico

       

       

       

       

       

       

      Elaborazione ed invio questionari partecipativi enti/cooperative/associazioni

       

      Attesa risposta questionari: 15 gg.

      Valutazione delle proposte;

      integrazione del piano

       

       

       

      Acquisizione dati generici – acquisizioni di pareri specifici

      Elaborazione dei dati

      Definizione degli obiettivi "territorialmente coerenti"

       

       

       

       

       

       

      Acquisizione di elementi di elaborazione cartografica - individuazione dei progetti in via di realizzazione - aggiornamento dati pregressi

      Produzione dell'Atlante dello Sviluppo e della Mappa dei Luoghi

       

       

       

       

       

       

      Individuazione dei canali di finanziamento generici - caratterizzazione

       

       

       

       

       

       

       

      Stesura definitiva del Preliminare

       

       

       

      Fase del Definitivo

      Giorni di operatività

      25-30

      0-5

      30-35

      5-10

      35-40

      10-15

      40-45

      15-20

      45-50

      20-25

      50-55

      25-30

      55-60

      30-35

      60-65

      35-40

      65-70

      40-45

      70-75

      45-50

      75-80

      50-55

      Concertazione del Piano con la Comunità Montana

       

       

       

       

      Concertazione avanzamento del Piano con

      la Co. Mo.

       

       

       

      Utilizzo del Preliminare di piano per la definizione delle Modalità Operative

      Individuazione dei parametri di accettazione/fattibilità dei progetti

       

       

       

       

       

       

       

      Elaborazione dei progetti - pilota di interesse della Co. Mo. al fine di dare il via alla Banca Progetti

      Verifica terminale del Piano con la Co.Mo.

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

      Elaborazione finale del piano

       

    5. Per un’alta qualità del servizio

L’intera articolazione del Piano proposto attraverso la presente relazione risponde ad un complessi di criteri volti ad assicurare la qualità del Piano da sviluppare. In particolare:

Allo scopo di garantire la più alta qualità possibile del servizio, il gruppo di lavoro si dichiara inoltre disponibile a svolgere, una volta terminata la stesura definitiva del Piano, azioni di follow-up sia in presenza che a distanza protratte nel tempo fino al termine del triennio di riferimento, allo scopo di monitorare costantemente l’efficacia del Piano la fattibilità dei singoli progetti, e di effettuare, ove necessario, azioni di rinforzo e assistenza nella progettazione esecutiva e nella realizzazione dei singoli interventi.

 

    1. Flessibilità e modificabilità del Piano

Il fatto che il Piano costituisca uno strumento completo per poter affrontare e gestire la vita della Comunità montana non deve significare che esso debba rimanere nel tempo "inviolabile".

Al contrario, soprattutto alla luce della velocità con la quale si verificano attualmente cambiamenti nell’economia globale, qualora durante il triennio di validità emergano esigenze, richieste o, più semplicemente, informazioni tali da richiedere la modifica di una o più parti, ciò potrà essere fatto senza invalidare il Piano stesso. Naturalmente, tali modifiche non dovranno essere "strutturali", tali cioè da mettere in discussione i principi stessi – altrimenti detti grandi finalità – sui quali è stato costruito il Piano. .¤ .