Approfondimento alla Scheda Progetto 3.1.2 - "ENERGIA"

 

Energia, fonti rinnovabili e impatto occupazionale

Obiettivi

Quadro della situazione

Le azioni legislative promosse negli ultimi anni dal Governo italiano indicano una crescente attenzione alle fonti rinnovabili che però non ha trovato un riscontro di rilievo nelle politiche attive di intervento sul territorio. Di particolare importanza è l’Accordo di programma per la realizzazione delle iniziative sulle fonti rinnovabili incluse nelle prime graduatorie del provvedimento Cip/92, che prevede la spesa di circa 1.200 miliardi per la realizzazione di 2.300 MW di energia elettrica ricavata da fonti rinnovabili e di altri 5.000 MW da fonti assimilabili.

La sigla nel 1998 del primo Accordo sul "Pacchetto Eolico" riguarda specificamente l’installazione di 80 centrali eoliche soprattutto nel Mezzogiorno e prevede l’impegno di 5.000 occupati in fase di cantiere e almeno 1.000 posti di lavoro stabile a regime.

Iniziative per la realizzazione di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili (CIP 61/92)

Tipologia

Impianti in MW

Di cui ultimati al 31.12.97

Eolico

740

80

Idroelettrico

1.354

644

Geotermia

548

300

Rifiuti

668

43

Biomasse

509

75

TOTALE

3.819

1.162

Fonte: elaborazione CNEL su dati ENEA 1998

Allo stato attuale la carenza legislativa non ha incentivato le Amministrazioni locali ad emanare provvedimenti di loro competenza in materia di normative tecniche e giuridiche atte a favorire l’uso delle fonti rinnovabili, e inoltre mancano i Piani regionali energetici che dovrebbero definire le aree di sviluppo e i possibili incentivi previsti a livello locale; mancano i piani comunali, i regolamenti e in genere tutto quanto a livello decentrato dovrebbe favorire una maggiore diffusione delle energie pulite.

L’Italia è caratterizzata da una forte dipendenza energetica dall’estero (oltre l’80%).

Allo stato attuale il potenziale ancora non utilizzato è considerevole: anche se non è disponibile una stima precisa, si valuta che il potenziale sfruttabile per l’eolico sia di qualche Mtep e quello delle biomasse di qualche decina di Mtep, mentre per l’energia solare il giacimento è ancora più significativo.

In realtà in Italia manca uno studio accurato che consenta di definire, via via, in relazione allo stato dell’arte delle tecnologie, le riserve effettivamente sfruttabili.

Restano inoltre parzialmente insoluti i principali nodi problematici che non hanno permesso alle fonti rinnovabili in questi ultimi anni di decollare nel mercato italiano.

Si tratta di problemi di natura:

Si deve inoltre rilevare che è mancata una campagna informativa sul potenziale di sviluppo di alcune delle fonti rinnovabili più diffuse e sul modo di trasformarle in prodotti energetici puliti e decentrati con buone opportunità di posti di lavoro.

Anche lo scarso apporto della formazione, che riguarda figure a livello di progettisti, installatori, manutentori ecc., non ha trovato sostegno nelle strutture universitarie e nelle associazioni imprenditoriali, che hanno trascurato l’organizzazione di corsi di formazione per avviare i giovani in questo settore.

Impatto occupazionale delle fonti rinnovabili

L’ENEA ha recentemente effettuato uno studio sull’impatto occupazionale conseguente alla realizzazione del programma di sviluppo di impianti alimentati da fonti rinnovabili illustrato nel Libro Verde Nazionali sulle Fonti Rinnovabili di Energia predisposto per la Conferenza Nazionale Energia e Ambiente..

Tenendo anche conto dell’impatto occupazionale negativo dovuto agli impianti tradizionali non più in esercizio perché sostituiti da fonti rinnovabili, i calcoli portano a prevedere per il 2010 un impatto occupazionale netto compreso tra 59.600 e 71.200 unità.

Per quanto concerne il contributo occupazionale delle diverse fonti, considerando insieme i contributi alla produzione sia elettrica sia termica, nel 2010 le biomasse fanno la parte del leone, con un totale pari al 45%, seguiti dall’energia solare (26%) mentre rifiuti e idroelettricità concorrono per il 10% ciascuno e l’eolico per il 7%.

Al di là dei dati numerici, non vi è dubbio alcuno che la penetrazione delle fonti rinnovabili dovrebbe innanzitutto cambiare la distribuzione geografica dell’occupazione in quanto la loro disponibilità è maggiore nelle aree meridionali.

Ma c’è di più. Lo sviluppo dello sfruttamento energetico delle biomasse può in particolare dare un apporto positivo al sostegno dell’economia agricola, soprattutto nelle aree dove essa appare più in declino, in quanto consente la messa a coltura di terreni altrimenti marginali.

Oltre agli effetti strettamente occupazionali, lo sviluppo nelle zone agricole di attività connesse alla generazione di energia da fonti rinnovabili, aumentando il reddito in loco, mette in moto un circolo virtuoso, di cui beneficiano complessivamente le comunità locali: non solo maggiore circolazione di denaro, ma anche aumento dei tributi locali riscossi, che può tradursi in maggiori investimenti (per le infrastrutture, per gli investimenti…).

Sulla base di esperienze estere, non va inoltre trascurato il contributo all’economia locale che può venire da un turismo ispirato e motivato dalla presenza di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili.

Contributo lordo occupazionale al 2010 delle singole fonti rinnovabili

 

Unità occupate

%

Elettrico

 

 

Idroelettrico > 10 MW

100

0,1

Idroelettrico < 10 MW

6800

9,3

Geotermia

1300

1,8

Eolico

5300

7,2

Fotovoltaico

13600

18,5

Biomasse/Biogas

23100

31,5

Rifiuti

7500

10,2

Termico

 

 

Geotermia

500

0,7

Solare

5200

7,1

Biomasse

9840

13,5

Carburanti

 

 

Biocombustibili

70

0,1

Fonte: Elaborazione CNEL da studio ENEA

 

Proposte e modalità operative

I dati riportati di indicano che c’è più di una ragione – la ricerca di nuove fonti di energia – che rende importante e opportuno impegnarsi sul fronte dello sviluppo delle fonti alternative di energia.

Si tratta di occasioni importanti per tutti i contesti e tutti i territori, ma che nel caso della Comunità Montana del Fortore assumono un valore diverso e più forte, sia in relazione all’attuale esperienza dell’impianto eolico, sia in relazione alle difficoltà incontrate finora nell’approvvigionamento energetico per imprese e privati – difficoltà che potrebbero essere superate in gran parte attraverso impianti locali di produzione – sia alle ricadute positive in agricoltura e nel turismo, per non parlare dell’effetto straordinariamente positivo che la promozione di tali impianti avrebbe sull’occupazione.

Dai dati su esposti verrebbe quasi da pensare che, se condotta su larga scala, una seria politica energetica alternativa potrebbe risolvere gran parte dei problemi della Comunità Montana e, nello stesso tempo, conferirle una nuova connotazione, unitaria e peculiare.

Quelle che seguono sono tre schede relative all’attivazione di impianti di energia prodotta da fonti rinnovabili di tipo:

 

 

 

Scheda relativa all’attivazione di impianti di energia prodotta da fonti con sistema

EOLICO

 

 

DATI RELATIVI AL NUOVO IMPIANTO EOLICO IN CORSO DI COSTRUZIONE SUL TERRITORIO DELLA COMUNITA’ MONTANA DEL FORTORE MOLISANO DI RICCIA:

 

MONACILIONI / SANT’ELIA A PIANISI / PIETRACATELLA

 

UNITA’ PRODUTTIVE:

N. 22 TURBINE in Agro di Monacilioni, Località "Femmina Morta"

N. 03 TURBINE in Agro di Sant’Elia a Pianisi, Località " Serra Sasilli"

N. 16 TURBINE in Agro di Pietracatella, Località "Serra della Spina, Pietra Murata"

 

POTENZA TURBINE: 660 KW Cadauna per un totale di 27.06 MW.

 

INIZIO LAVORI: Marzo Anno 2000.

ENTRATA IN FUNZIONE DEGLI IMPIANTI: Gennaio Anno 2001.

 

 

 

 

Scheda relativa all’attivazione di impianti di energia prodotta da fonti con sistema FOTOVOLTAICO

(trasformazione della luce solare in energia elettrica)

Gli impianti piccoli, del tipo stand-alone, producono energia esattamente nel posto dove serve e possono essere utilizzati sia per uso domestico che industriale.

Costo KW installato per diverse tipologie di sistemi FV

TIPO DI IMPIANTO

MILIONI DI LIRE/KW

Impianti isolati di piccola taglia

25-40

Impianti di piccola taglia collegati alla rete

15-20

Centrali di media taglia

12-16

Centrali di grande taglia

12-14

 

 

 

 

 

Costo energia prodotta

TIPO DI IMPIANTO

LIRE/KW

Impianti isolati di piccola taglia

1500-2400

Impianti di piccola taglia collegati alla rete

920-1200

Centrali di media taglia

730-970

Centrali di grande taglia

730-850

Ammortamento: 8% in 25 anni

Esercizio e manutenzione 15 del capitale

 

 

Scheda relativa alla produzione di

ENERGIA E MATERIA DA BIOMASSE E RIFIUTI

 

Nel 2002 i produttori di energia elettrica avranno l’obbligo (da decreto del Ministero dell’Ambiente e dell’Industria) di certificare la generazione di una quantità di energia da fonti rinnovabili (e alternative) pari al 2% del totale dell’elettricità prodotta. Il provvedimento consente di promuovere (evitando di acquistare da terzi l’energia pulita) la realizzazione di impianti per un ammontare di circa 4,5 miliardi di kWh; tra gli altri (oltre a eolici, solari, geotermici, minidraulici) si devono sviluppare anche quelli da biomassa e rifiuti.

Si tratta di energia solare indiretta che può essere prodotta da qualunque materiale organico vegetale, come residui forestali, agricoli e zootecnici, rifiuti urbani e scarti di lavorazioni alimentari e agroindustriali.

I processi possono incentrarsi sulla "produzione" di biocombustibile (mediante digestione anaerobica) o sul recupero di calore e vapore (mediante pirolisi).Non volendo "produrre" energia ma una materia secondaria si può ottenere compost.

Occorre, a seconda della finalità d’uso, scegliere la tipologia di processo, essendo tra di loro alternativi.

Nella fattispecie della realtà territoriale considerata, caratterizzata da una popolazione distribuita in piccoli centri, la scelta, se si vuol realizzare un singolo impianto che serva tutta la Comunità montana (o ancor più), si restringe all’impianto di compostaggio o alla realizzazione del digestore.

Infatti nel caso dell’impianto di termocombustione, il beneficio del recupero energetico verrebbe più che annullato dall’onere (soprattutto economico) della costruzione di una rete di distribuzione assai ramificata che inoltre provocherebbe un’enorme dispersione di calore lungo il percorso (contribuendo persino, sebbene minimamente, all’inquinamento termico).

Diverso sarebbe invece il progettare impianti di riscaldamento per un Comune sufficientemente popolato (per esempio Riccia) o che sia molto poco esteso (minimizzando così gli ingenti costi dovuti alla rete di distribuzione) [teleriscaldamento] .

Non così semplice ed economica è la realizzazione e gestione di un digestore anaerobico che peraltro richiede una accurata conoscenza delle cinetiche di processo in modo da non stressare la biomassa operante. Inoltre il biogas in uscita deve essere ricco in metano, altrimenti non si raggiunge una buona resa energetica (ed economica).

Quindi probabilmente il compostaggio è l’unico processo ecologicamente sostenibile indicato a questa realtà territoriale in quanto relativamente economico e di facile conduzione (richiedente comunque manodopera specializzata); ogni Comune della Comunità montana potrebbe dotarsi di un proprio impianto di compostaggio statico in cumuli (il più adatto a piccole potenzialità).

Si passa ora ad una breve rassegna della tipologia di processo scelta.

 

COMPOSTAGGIO

 

Il compostaggio aerobico è un trattamento biologico di rifiuti a matrice organica (quindi totalmente biodegradabili).

Tale processo provoca una parziale mineralizzazione ed umificazione della sostanza organica, una riduzione della quantità di solidi e di umidità e consente lo stoccaggio e l’utilizzazione agricola del prodotto (il compost maturo) senza problemi di carattere sanitario.

Occorre distinguere nettamente tra il compost di qualità (o verde) [definito dalla legge n. 748/84 sui fertilizzanti] per il quale è consentito un libero utilizzo in attività agronomiche come ammendante

e il materiale biostabilizzato (o compost grigio) idoneo a ripristini ambientali [secondo le procedure autorizzative previste per le bonifiche di siti inquinati], al ricoprimento giornaliero delle discariche, ad usi paesistici, forestazione e colture non alimentari in vivaio. Ciò che differenzia qualitativamente i due prodotti non è solo la tecnologia utilizzata o il corretto progetto delle unità operative, ma è soprattutto il materiale in alimentazione all’impianto.

Infatti per produrre compost di qualità occorre partire da materia organica umida selezionata a monte, per esempio costituita dagli scarti organici provenienti dai mercati ortofrutticoli, dai residui erbacei e legnosi (il cosiddetto " secco") da attività di giardinaggio e manutenzione di aree verdi, nonché da raccolta dell’ "umido" limitata a esercizi di ristorazione e supermercati.

Altro materiale da cui si può ottenere compost (di qualità) è la massa di fango (di supero) disidratato, proveniente da impianti di trattamento e depurazione delle acque reflue urbane, preventivamente miscelato con materiali di supporto inerti o che facilitano l’innesco delle reazioni biologiche quali segatura, trucioli, solidi organici (sì da ottenere opportune sezioni di passaggio dell’aria) e in parte anche con compost maturo (quindi apportando un ricircolo nel ciclo di lavoro) al fine di ottenere un ottimo compost.

Viceversa per ottenere materiale biostabilizzato si ricorre a materia putrescibile ad alto tasso di umidità ( "lo scarto da cucina" presente nei rifiuti urbani ) proveniente da raccolta differenziata monomateriale cui contribuiscono tutti i cittadini, che quindi inevitabilmente contiene impurità e materiali inopportuni come ad esempio vetro e plastica.

In ogni caso i principali parametri operativi caratterizzanti il processo di compostaggio sono (oltre la materia madre):

 

I sistemi di compostaggio si dividono in statici e dinamici ed entrambe le tipologie possono essere ad aerazione naturale o forzata, a pressione atmosferica (all’aperto) o in depressione.

In quelli dinamici l’aerazione è regolata in modo automatico così come il grado di miscelazione, l’umidità, il tempo di residenza e di maturazione etc. .

Molto più semplici quelli statici a cumuli, nei quali l’aerazione (naturale) della massa è ottenuta mediante successivi rivoltamenti effettuati a mano o con mezzi meccanici (solitamente con aratri). Anche in questi però occorre prestare attenzione all’evoluzione delle varie fasi di processo in quanto possono sempre presentarsi disfunzioni (di processo).

Possono verificarsi ad esempio: l’instaurarsi di condizioni anaerobiche in alcune parti della massa di compostaggio, la temperatura che non viene ben limitata nel suo range ottimale, la formazione di grumi, l’elevata resistenza al passaggio dell’aria, lo sviluppo di odori di materiale in decomposizione; tali disfunzioni se non corrette tempestivamente possono inficiare la qualità del prodotto finale che così potrebbe non trovare più adeguata collocazione sul mercato.

 

Possibilità di finanziamento

POR MOLISE 2000-2006

Programma comunitario LIFE

V Programma quadro di R&ST