Come si legge il Piano di Sviluppo socio-economico della Comunità Montana del Fortore

Articolazione del Piano

Il presente Piano è suddiviso in tre sezioni.

La prima – Fase delle premesse - fa da introduzione generale e contiene:

 

La seconda - Fase conoscitiva - corrisponde all’analisi "diagnostica" della situazione della Comunità Montana e contiene:

La terza parte - Fase esecutiva - corrisponde alla parte progettuale vera e propria ed è formata da:

La scelta di raggruppare le singole idee progettuali intorno a due soli macro-progetti scaturisce dall’intento di non frammentare il disegno progettuale complessivo, allo scopo di rendere più evidente il principio dello sviluppo unico, globale e compatibile dell’area che informa l’intero Piano.

Il Piano è disponibile anche su Internet all’indirizzo: http://space.tin.it/clubnet/lufatic/comunitamontana/index.htm.

Rispetto alla versione cartacea, il Piano sul WEB non presenta alcune parti di raccordo - ad esempio, la parte introduttiva di carattere più discorsivo – ma contiene (nel guestbook) spazi aggiuntivi in progress riservati alle informazioni e alle integrazioni provenienti dai vari soggetti - pubblici e privati - interessati al Piano, e una sezione dedicata alle azioni di follow up del Piano, da completare una volta che si sia passati alla fase attuativa degli interventi progettati.

Poteri e limiti dell’operatività per progetti

Il Piano è stato redatto seguendo quella che è ormai assunto come metodologia di base per l’elaborazione di tutti gli interventi che investano territorio e comunità sociali più o meno estese, con riferimento a più settori di attività, e relativi ad archi temporali più meno estesi, e cioè il procedimento per progetti e obiettivo.

Tale metodo è ormai regolarmente adottato dall’Unione Europea, e i Paesi membri vi si sono tutti conformati più o meno rapidamente.

Esso presenta l’enorme vantaggio di "costringere", in qualche modo, il progettista – sia esso Stato, Ente Locale o privato – a riflettere preliminarmente sullo stato della situazione, ad individuare priorità di intervento, ad effettuare una ricognizione puntuale delle risorse disponibili ed infine a procedere eventualmente con il reperimento di ulteriori risorse.

Non si tratta di un cambiamento da poco, soprattutto tenuto conto delle cattive prassi tipiche della maggior parte delle Amministrazioni del Mezzogiorno, che procedono in modo sostanzialmente inverso, e cioè partendo dalla disponibilità di risorse alla ricerca frettolosa di un loro più o meno plausibile impiego. Non più "abbiamo questi soldi: cosa possiamo farci?", ma "abbiamo questo problema e queste risorse: come possiamo fare per reperire quelle che ci mancano?".

L’elaborazione di macro-progetti invece di tanti singoli progetti cerca dunque di prevenire il rischio descritto, o perlomeno quello della perdita della visione generale che sottostà alle linee di azione.

Ma c’è un ulteriore aspetto estremamente positivo insito in questo tipo di operatività. Esattamente come accade per il Business Plan di un’azienda, procedere per progetti consente di verificare prima, sulla carta, la fattibilità dell’intervento da realizzare, sia dal punto di vista materiale che da quello del reperimento delle risorse, permettendo nel contempo di apportare quei correttivi e quelle integrazioni che evitano il ricorso successivo a costose varianti in corso d’opera o addirittura alla rielaborazione parziale o completa dell’impianto progettuale stesso.

Non si tratta, ovviamente, di una metodologia inattaccabile e perfetta.

I limiti del procedere per progetti sono sostanzialmente di due tipi.

Non bisogna dimenticare, innanzitutto, che, per tutti i casi come il presente Piano, i singoli interventi progettati costituiscono ciascuno un singolo tassello di un disegno più ampio, che deve mirare allo sviluppo globale dell'area in questione, in tutti i suoi aspetti.

Concentrarsi in modo esclusivo sui singoli interventi rischia di far perdere di vista tale visione più ampia, sostituendo un mezzo – il singolo progetto – con l’obiettivo generale – lo sviluppo globale dell’area - . Si tratta in sostanza dello stesso scambio che si ha nel caso riportato più sopra – passare dai soldi all’intervento e non viceversa - ad un livello diverso.

Può inoltre verificarsi un altro tipo di problema, connesso alla più generale questione della sovrapposizione delle competenze tra Stato, Regione e Enti Locali.

Un esempio per tutti: è di questi giorni l'emanazione del bando a titolarità regionale per la realizzazione di uno studio di fattibilità relativo ai laghi di Guardialfiera e Occhito, per i quali si dovrebbe progettare un "parco ambientale".

La questione Lago di Occhito costituisce un leit-motiv della politica comunitaria del Fortore, anche in connessione con la questione della realizzazione della strada circumlacuale. Il Lago di Occhito è inoltre compreso nella lista dei SIC - Siti di Importanza Comunitaria – e come tale dovrebbe essere oggetto di politiche volte esclusivamente alla valorizzazione ambientale e naturalistica (cosa alquanto in contrasto con ipotesi di infrastrutture).

Allo stato attuale, chi si occuperà dunque di gestire in qualche modo il lago stesso, che, per di più, ricade nel territorio di due province, due regioni e due Comunità Montane?