Gli scenari sullo sfondo

 

I territori interni e montani sono generalmente connotati in senso sfavorevole dal punto di vista dello sviluppo socio-economico, dal momento che gli svantaggi obiettivi della posizione si traducono quasi necessariamente in mancati insediamenti produttivi, in scarsa occupazione e, in generale, in un basso livello di qualità della vita. Pertanto, chi ne ha la possibilità se ne va in cerca di una sistemazione migliore, ed a restare, sempre più spesso, sono soltanto i più anziani.

Si tratta di una condizione comune a tanti dei piccoli centri della nostra regione, ed anche a quelli della Comunità montana del Fortore.

A più livelli - locale e nazionale, ma soprattutto comunitario, - si cerca ormai da tempo di agevolare la crescita economica di tali aree, destinando fondi speciali a progetti che tengano nel debito conto le peculiarità territoriali e ne promuovano lo sviluppo senza stravolgimenti.

Due sono i fattori-chiave dell'economia attuale, con i quali è necessario confrontarsi a qualsiasi livello si operi: la globalizzazione dei mercati e il progresso tecnologico nelle comunicazioni.

E' innegabile che quest'ultimo scorcio di "secolo breve" - secondo la penetrante definizione di Hobslawn, che, individuando nell'ultimo quarto del XX secolo uno snodo epocale della storia dell'umanità, ne ha sottolineato l'accelerazione degli eventi storici e le trasformazioni sulla vita degli uomini - ha costituito una vera e propria rivoluzione, che ha messo in crisi gran parte dei valori, dei criteri e delle prassi comunemente adottate finora. I cambiamenti sono stati così repentini da spiazzare - anche in senso letterale di "togliere dalla piazza" - molti operatori economici e molte imprese.

Se i byte viaggiano velocissimi, infatti, non altrettanto fanno i processi di aggiornamento, riqualificazione e formazione degli operatori che li usano, che seguono, invece, ritmi completamente diversi e devono essere assistiti ed agevolati nel loro percorso.

Ma globalizzazione e Information Technology - i due "mostri" evocati poc'anzi - offrono anche opportunità di sviluppo prima assolutamente impensabili.

Per imporsi sul mercato globale non è più necessario essere grandi, anzi: le piccole strutture risultano avvantaggiate perché più agili e flessibili, quindi maggiormente in grado di rispondere con puntualità alle sollecitazioni esterne di contrazione o di espansione.

L'epoca dei grandi insediamenti sembra dunque tramontare, in risposta anche ad una tendenziale maggiore sensibilità al valore della compatibilità ambientale.

Le opportunità offerte dall'IT consentono di superare lo svantaggio infrastrutturale: per tutte le comunicazioni aziendali basta un computer ed un modem, che permettono, inoltre, di azzerare i costi di magazzino e di stoccaggio poiché i beni vengono movimentati solo se, e quando, vengono richiesti.

Ma le caratteristiche appena richiamate - isolamento, mancanza di infrastrutture, dimensioni minime - sono proprio quelle che descrivono la stragrande maggioranza delle imprese locali.

Il che significa che proprio lo svantaggio accumulato finora potrà costituire - in modo solo apparentemente paradossale - un attuale reale vantaggio, a patto di essere consapevoli del lavoro di studio, di analisi e di riflessione che la programmazione dello sviluppo nelle cosiddette "zone svantaggiate" richiede.

 

Sezione 1

Premesse

 

Sviluppo delle aree montane:

a) quadro istituzionale

Nel quadro generale di una indiscussa ripresa dell’economica e della produzione e di un progressivo processo di risanamento, che hanno reso possibile l’ingresso del nostro Paese in Europa, devono collocarsi anche gli interventi a sostegno dei territori montani.

In quest’ottica, dunque, il primo passo da affrontare sarà proprio relativo alla necessità di modificare l’attuale modello socio-economico che vuole ancora nettamente divise le aree rurali e montane da un lato e, dall’altro, città, infrastrutture e produzione.

Continuare a ragionare in questi termini significa, infatti, negare il potenziale enorme che le aree montane hanno nel nostro articolato e complesso sistema economico e relegare gli interventi in loro favore nell’ambito delle politiche di emergenza, ai margini delle politiche strutturali e programmatiche che, invece, interessano le "aree forti".

Il primo sforzo che, dunque, si richiede è di ordine culturale: non guardare più a queste zone come ad un problema ma, al contrario, cercare di considerarle come importante risorsa per l’economia dell’intero Paese.

D’altro canto, proprio queste piccole realtà hanno spesso dimostrato un notevole dinamismo organizzativo ed istituzionale e forte progettualità, dimostrando vivacità e notevoli capacità di coordinamento con il territorio circostante (Comuni più grandi, Province e Regioni), almeno nell’area centro-settentrionale, rimanendo, invece, piuttosto forte nel meridione la dicotomia città-campagna.

I risultati migliori, comunque, si riscontrano dove più forte è l’attività di programmazione, di assistenza e di coordinamento svolta dagli altri partners istituzionali (tra questi un ruolo particolare gioca la Comunità Montana) e dove si riscontra una gestione associata dei servizi (partecipazione del Comune a consorzi, convenzione o altre forme di cooperazione).

Già quasi un migliaio di Comuni, su poco meno di 6.000, con meno di 5.000 abitanti sperimentano modalità innovative di gestione delle funzioni e dei servizi, mediante consorzi, convenzioni, accordi di programma, ricorso alle Comunità Montane e ad S.p.A..

In questo modo acquedotti, scuole materne, servizi tributi o, anche, segreterie comunali vengono gestite in forma associata con il ricorso, sempre più frequente, alle Comunità Montane presenti sul territorio, tanto che il numero dei servizi erogati da queste piccole Comunità risulta superiore a quello dei servizi erogati direttamente dai Comuni ancora legati a forme di gestione più tradizionali (ad es., in economia o in concessione).

Il ruolo di coordinamento delle Comunità Montane si è, per tanto, nettamente rafforzato negli ultimi anni. Oggi circa 200 Comunità (pari al 74%) sono impegnate nella gestione di servizi sovracomunali, una realtà efficiente che non può essere ignorata.

Ma accanto alle Comunità sono anche chiamate ad operare le altre istituzioni. In primo luogo le Province che dovranno, a loro volta, impostare un’efficace azione di coordinamento e di assistenza, in collaborazione e concertazione con le Comunità Montane e con le Regioni che dispongono la programmazione generale del territorio. Le Regioni potranno provvedere alla determinazione di incentivi alle varie forme di collaborazione, definendo gli standard di erogazione dei servizi e provvedendo ad un attento monitoraggio del territorio.

La Provincia, dunque, come soggetto attivo di programmazione, in campo economico-produttivo e sociale, e di coordinamento con i Comuni e le loro forme di aggregazione (Comunità Montane comprese); la Regione con compiti più generali legati alla funzione normativa che essa è chiamata ad assolvere. Tutti compiti questi che trovano il proprio referente normativo nella legge n.142/90 (riformata dalla legge n.265/99) e nella legge n.59/97, nonché nel decreto legislativo n.112/98.

Per rendere, tuttavia, questo nuovo modello effettivamente operativo sarà necessario, a livello normativo, procedere ad una modifica della stessa Costituzione, che renda possibile la costruzione di un "sistema istituzionale a geometria variabile", più flessibile, imperniato sul ruolo programmatorio e sulla funzione legislativa delle Regioni e sul nuovo assetto di compiti e funzioni dei Comuni e delle Province.

Il processo di riorganizzazione dei Comuni dovrà essere orientato, dunque, verso il rilancio di una concreta e significativa cooperazione istituzionale e dovrà tener conto dei nuovi strumenti di intervento, come gli Accordi di Programma, i Patti Territoriali, l’utilizzo della telematica e dell’informatica, per uno sviluppo ottimale dello spazio rurale e montano.

La riorganizzazione istituzionale dovrà, come già detto, seguire le linee della cooperazione intercomunale (delega di funzioni ed esercizio congiunto, conferenze di servizio) e della gestione associata di funzioni e servizi, in cui un ruolo centrale spetta alle Comunità Montane.

 

b) programma di azioni

Il Piano di sviluppo nel suo articolarsi individuerà ambiti e possibili piani di azione, come proposte che la Comunità Montana della Valle del Fortore sarà chiamata ad analizzare e valutare per gli interventi che, nel quadro istituzionale sopra delineato, le competono ai fini dello sviluppo delle aree montane che ne fanno parte.

Ricordiamo che il Piano di sviluppo economico-sociale, ai sensi dell’art. 5 della legge n.1102/71, deve essere approntato dalle Comunità Montane "in base alle indicazioni del piano regionale, come piano pluriennale per lo sviluppo economico-sociale della propria zona. Esso, partendo da un esame conoscitivo della realtà della zona, dovrà prevedere le concrete possibilità di sviluppo nei vari settori economici, produttivi, sociali e dei servizi…".

In tal senso principali obiettivi da perseguire saranno.

Sviluppo sostenibile del territorio

Miglioramento della qualità della vita degli abitanti

Tutela delle risorse naturali

Sicurezza degli insediamenti umani

Valorizzazione delle risorse umane

Riqualificazione amministrativa

 

c) riferimenti normativi

L’analisi dei riferimenti normativi non può che iniziare dalla lettura di un articolo della Costituzione: l’ art. 44 .

Questo, nel secondo comma, dispone l’intervento del legislatore al fine di adottare "provvedimenti a favore delle zone montane", indicando nella salvaguardia e nella valorizzazione dei territori montani interessi preminenti di carattere nazionale. Come ogni norma di tipo programmatico di livello costituzionale essa individua un campo di azione, e di specifica tutela, entro cui dovrà muoversi il legislatore ordinario per dare attuazione al dettato costituzionale, ma resta, comunque, molto generica e quasi una semplice affermazione di principio.

Perché la norma acquisti valore e contenuto bisogna, per tanto, guardare alla normativa emanata dal legislatore per dare attuazione al principio sancito dalla Costituzione.

Il riferimento è dato dalla legge per la montagna n. 97/94 che individua un nuovo percorso istituzionale per la valorizzazione e lo sviluppo dell’economia e delle risorse ambientali ed umane della montagna. La legge affronta un vasto spettro di problematiche ed aspetti relativi alla "risorsa montagna", proponendo un binomio ambiente e sviluppo che tenta di superare l’antagonismo tra "logica produttivistica e logica ambientalista".

Protagonisti e promotori del processo di sviluppo sono gli stessi "soggetti montani", tra cui spiccano le Comunità Montane.

Gli stessi patti territoriali si collocano in maniera coerente nella nuova logica di valorizzazione dei sistemi economici montani, basata sulla programmazione d’area e su processi bottom-top in grado di coinvolgere in maniera concertata i diversi soggetti interessati allo sviluppo e di cogliere direttamente le istanze locali.

In particolare, ricordiamo:

l’istituzione del Fondo Nazionale per la Montagna, alimentato con trasferimenti comunitari, dello Stato e di enti pubblici e ripartito fra Regioni e Province autonome, (art.2), e delle Organizzazioni Montane per la gestione dei beni agro-silvo-pastorali;

la previsione dell’art.11, volto a promuovere l’esercizio e la gestione associata di funzioni e servizi pubblici da parte della Comunità Montana, anche in consorzio con altre Comunità o con i Comuni Montani;

gli interventi, previsti dall’art.15, per la tutela del patrimonio storico-culturale dei territori montani;

gli incentivi stabiliti dall’art.19 per l’insediamento in zone montane.

Bisogna, tuttavia, dire che questa legge stenta ancora a trovare piena attuazione: manca un reale coordinamento delle politiche di programmazione a livello centrale e le stesse Regioni non sempre dimostrano adeguatezza istituzionale per perseguire politiche efficaci; lo stesso recepimento della legge in esame da parte delle Regioni non si è tradotto in un recepimento globale ed unitario del testo in ogni suo articolo, ma solo in una parziale rivisitazione di alcuni articoli a seconda delle singole esigenze.

Al riguardo, la nostra legge regionale n. 29/99

provvede all’individuazione di compiti e funzioni spettanti alla Comunità Montana (art.2) nell’ambito delle finalità di sostegno ed incentivo per lo sviluppo socio-economico della montagna, in accordo con quanto stabilito dalla legge nazionale;

istituisce il Fondo Regionale per la Montagna, determinandone i criteri di ripartizione;

indica i diversi interventi settoriali e speciali di competenza della Comunità (titolo secondo);

detta i criteri per la salvaguardia e lo sviluppo del sistema agricolo montano (titolo terzo);

predispone incentivi per l’insediamento (art.22) ed indica, in attuazione dell’art.28, comma 1, della legge n.142/90 e successive modifiche e secondo le modalità previste dalle disposizioni generali della legge regionale di applicazione del decreto legislativo n. 112/98, le ipotesi di esercizio associato di funzioni e gestione associata di servizi pubblici;

istituisce la Conferenza permanente per la Montagna;

determina le procedure per gli interventi (art.28).

Resta, comunque, difficile, a livello regionale, il coordinamento tra i diversi enti pubblici, come carenti sono ancora le informazioni per la popolazione e l’imprenditoria e restano estremamente gravi le difficoltà legate alle risorse finanziarie.

A livello nazionale, invece, bisogna riscontrare lentezze nel decollo del Fondo Nazionale per la Montagna e la scarsità di interventi di sostegno da parte dell’Unione Europea, mentre una nota positiva dovrebbe venire dalla realizzazione del Sistema Informativo per la Montagna, attualmente ancora in fase di sperimentazione.

Brevemente richiamiamo da ultimo gli artt. 28 e 29 della legge n.142/90 sull’ordinamento delle autonomie locali. Con questi il legislatore, infatti, determina natura, ruolo e funzioni delle Comunità Montane, definendole "enti locali costituite con leggi regionali tra Comuni Montani e parzialmente montani della stessa Provincia, allo scopo di promuovere la valorizzazione delle zone montane, l’esercizio associato delle funzioni comunali, nonché la fusione di tutti o parte dei Comuni associati".

Esse hanno autonomia statutaria e non possono avere popolazione inferiore a 5.000 abitanti (sono previste delle ipotesi di esclusione per i Comuni con popolazione superiore a 40.000 abitanti e per i Comuni parzialmente montani).

 

L’operato e gli intenti della
Comunità Montana del FORTORE MOLISANO

(dalla relazione politico-programmatica al bilancio finanziario 2000-2002)

Funzione n. 1:

Servizi generali di amministrazione, gestione e controllo

Progetti:

n.1: per Interventi di manutenzione della sede, creazione di una nuova rete informatica di alta tecnologia, acquisto di nuove attrezzature informatiche, adeguamento degli uffici soprattutto in vista della prestazione di servizi in associazione

Funzione n.2:

Istruzione pubblica e beni culturali

Intenti:

assicurare il proprio impegno nel settore in collaborazione con le amministrazioni comunali e con il mondo della scuola;

perseguire la finalità della promozione, organizzazione e sostegno di attività culturali

"progetto archivi": (mostra documentaria , museo della civiltà contadina, museo della transumanza)

promuovere le iniziative riguardanti i monumenti di carattere storico

Funzione n.3:

Settore sportivo – ricreativo e turismo

Progetti:

n.1: per la valorizzazione del lago di Occhito

Intenti:

Favorire attività di ricerca sulle tradizioni dei comuni membri

Favorire attività di sagre e manifestazioni con i gruppi folkloristici

Organizzazione di manifestazioni inerenti alle tradizioni rilevate sul territorio della Comunità

Favorire attività di presentazione- promozione all’esterno di di tradizioni e prodotti artigianali ed eno-gastronomici

sponsorizzazioni di pubblicazioni e ed iniziative dei privati sui temi indicati

Realizzazione di mappa sentieri

Costituzione di gruppo di lavoro per la pubblicizzazione del Territorio della comunità all’esterno.

Promozione dell’agriturismo.

Funzione n.4

Gestione del territorio e tutela ambientale

Progetti:

n.1: Forestazione – prevenzione incendi

n.2: Gestione beni silvo-pastorali

n.3: RRSU

n.4: Salvaguardia dell’ambiente

Sottofunzione 4.1

difesa del suolo, territorio e valorizzazione dell’ambiente

Intenti:

Piano di sviluppo socio-ecomico

Piani pluriennali di opere ed interventi

Funzione n.5

Servizi nel settore sociale

Progetti:

n.1: Lotta alla droga. Promozione della salute per preadolescenti ed adolescenti.

n.2: Servizio per la prevenzione e la rimozione di situazioni di disagio, di emarginazione e di esclusione sociale dei portatori di handicap (L.104/92)

n.3: Servizio psico-socio-educativo territoriale per interventi di sostegno alla relazione adulto bambino/adolescente e promozione e sostegno alla realizzazione di attività ludiche e culturali per bambini ed adolescenti. (L.285/97)

Funzione n.6

Sviluppo economico-agricoltura

Progetti:

n.1:interventi L. 97/94 e 29/99

n.2: viabilità, trasporti e sviluppo economico

n.3: interventi esattoriali LR15/85

n.4: L94/96 III annualità – depuratori e strada Foreste – I lotto – Macchia

n.5: L.64/96 III annualità – discarica e strada S.Elia AP e Maitine

n.6: sanificazione ambiente L.64/96 – strada Castagneto Tufara

n.7: manutenzione strade di bonifica montana LR 15/85 (96,97,98,99)

Sottofunzione n.6.1

settore viabilità e trasporti

Intenti:

riconfermare l’impegno nella manutenzione ordinaria delle strade di bonifica montana, compatibilmente con la LR34/99

Inventariazione della rete viaria esistente nel territorio e redazione di un progetto di massima per gli interventi

Gestione della rete viaria sul SIM

Progetti Programmati:

n.1: Irrigazione aree minori – convenzione 1340 del 1989

n.2: Centro turismo sociale – convenzione 1337 del 1989

n.3: Centro nautico lago di Occhito- Intervento straordinario per il Mezzogiorno L.64/86

n.4: Area Produttiva Tappino – convenzione 1338 del 1989

Sottofunzione n.6.2

settore valorizzazione e difesa del territorio e dell’ambiente

Intenti:

tutela paesaggistica e di salvaguardia del territorio:

  • manutenzione delle zone a destinazione agro silvo pastorale
  • mantenimento in efficienza delle infrastrutture e dei manufatti finalizzati alla sistemazione idraulico-forestale
  • gestione su delega dei Comuni, delle proprietà silvo pastorali dei Comuni, mediante apposite convenzioni

Sottofunzione n.6.3

Agricoltura, caccia, pesca, industria, commercio artigianato ed altri servizi produttivi

Intenti:

  • intervenire nell’ambito di un vasto progetto integrato.
  • programmare annualmente interventi ed azioni nell’ambito dell’artigianato e dei mestieri tradizionali.
  • sostenere e promuovere iniziative atte a favorire l’incontro tra le varie componenti presenti sul territorio (PIP Pietracatella)

Sottofunzione n.6.4

settore interventi di sistemazione idraulico-forestale

Intenti:

  • programmazione e progettazione esecutiva con finanziamenti ex L97/94, art.25, c.1

Sottofunzione n.6.5

settore interventi di Tutela e valorizzazione delle risorse idriche

Progetti:

n.1: Realizzazione di Circumlacuale I lotto (II lotto in intento)

n.2: Valorizzazione del lago di Occhito (cfr. funzione 3)

Intenti:

programmazione e progettazione degli interventi di gestione del servizio idrico integrato e razionalizzazione della gestione del servizio idrico rurale mediante:

  • monitoraggio
  • controllo dall’inquinamento
  • captazioni
  • rilevazione dispersioni idriche
  • convenzioni con i comuni per il servizio di depurazione
  • istituzione di un corpo di guardie ecologiche in collaborazione con Enti preposti e Volontariato

Sottofunzione n.6.6

settore interventi di valorizzazione e salvaguardia del territorio montano

Intenti:

  • programmazione e progettazione di iniziative atte a salvaguardare il territorio montano, consentendo un giusto equilibrio ambientale
  • consentire un migliore accesso nei boschi e una più facile percorribilità degli stessi

Sottofunzione n.6.7

settore Emergenza e Protezione Civile

Intenti:

  • predisporre azioni in accordo con i sindaci per le diverse forme ed entità dei rischi gravanti sul territorio.
  • valutazione circa la redazione di Piano Intercomunale di Protezione Civile