STORIA DI PIOVE DI SACCO

 

LA DOMINAZIONE VENEZIANA

 

XV secolo: dai Carraresi ai Veneziani

Il giorno 3 gennaio del 1405 Francesco Zabarella offre al doge Michele Steno la bandiera, il sigillo e le chiavi della città di Padova: da questa data ha termine la Signoria Carrarese e inizia la dominazione della Repubblica Serenissima su tutto il territorio padovano che durerà per 4 secoli, fino al 1797.

La città di Piove di Sacco si trova in condizioni disastrose a causa delle alluvioni, delle epidemie e dei saccheggi.

All’inizio del XVI secolo altri lutti e miserie si verificarono tra le popolazioni della campagna a causa della guerra della Lega di Cambrai che, dopo fasi alterne, vede la vittoria di Venezia nel 1513.

Durante questo conflitto Piove di Sacco fu saccheggiata e devastata.

Tornata la normalità, i Veneziani cominciarono ad acquistare grandi fondi agricoli nel territorio padovano ma, pur cambiando i padroni, le condizioni di vita della popolazione rimasero sempre misere.

 

I Veneziani nel Piovese: bonifiche, ville e palazzi

Verso la metà del 1500, iniziarono le prime operazioni di bonifica dei terreni paludosi.

Si formarono i "Consorzi delle sette prese" e il Piovese fu conglobato nella "Sesta presa" che si estendeva su 60.000 ettari di territorio.

Agli inizi del 1600, Piove di Sacco finalmente ottenne dal Senato Veneziano il permesso di realizzare una Botte sifone a Conche e in un secondo momento a Corte, le quali avevano la funzione di far affluire le acque di bonifica nella laguna.

Anche il centro del nostro paese si ingrandisce e cambia con la costruzione dei principali edifici pubblici; attorno a questi sorsero eleganti costruzioni abitate dalla ricca borghesia.

Nel 1591 fu posto in piazza un basamento in marmo che era destinato a sostenere lo stendardo del Comune nei giorni di festa.

Molti patrizi veneziani vennero ad abitare qui a Piove di Sacco spostandosi facilmente grazie al servizio dei Burchi, barche che trasportavano merci via fiume.

Nel XVI secolo i Bragato e i Gradenigo costruirono le loro ville al centro dei loro possedimenti con la casa padronale e le strutture necessarie alle attività agricole. Questi palazzi non sono ville di città, bensì ville di campagna costruite in stile neoclassico, per dare un tono di grandezza tipico dell’epoca.

In contrasto con le dimore padronali, nelle campagne del Piovese esistevano molti casoni, abitazioni di gente povera, costruiti con materiali di recupero: i muri erano di terra cruda e il tetto in paglia. I casoni si diffusero sempre più rapidamente nel territorio di Piove di Sacco e nel 1500 formavano delle borgate.

 

Il Monte di Pietà

Il diciassette novembre 1491 il Doge concesse di istituire il Monte di Pietà. Fino al quel tempo lo avevano gestito gli ebrei ma d’ora in poi lo avrebbero fatto i frati.

Pochi mesi dopo l’inaugurazione avvenne anche a Piove. Per questo il Consiglio della Comunità decise di creare una sede dove depositare i beni del Monte e i libri della contabilità. Nell’agosto dello stesso anno l’intera popolazione fece delle offerte: prodotti della terra, animali e capi di vestiario.

Ogni anno si eleggevano otto Conservatori del Monte e il loro compito era quello di "conservare" le chiavi della cassa e indurre la persone a donare offerte. Il Massaro (altro funzionario), veniva nominato dal Podestà e prestava il denaro alla gente in cambio dei pegni (oggetti di valore). Spesso però il Massaro doveva essere richiamato da Venezia per il disordine che causava; quindi venne eletto un Cassiere che aveva il compito di controllare la funzione del Massaro.

Nel 1801 a causa di una gravissima crisi finanziaria, il capitale si svalutò. Si approvò un nuovo regolamento ma neanche questo riuscì a controllare le perdite di denaro che si verificavano.

Il Monte venne chiuso e fu soppresso definitivamente nella seconda metà del XIX secolo.

 

Le vie fluviali

Durante la dominazione veneziana i traffici si effettuavano tramite corsi d’acqua, viste le condizioni delle strade. Nel 1483 venne istituito il traghetto che collegava Piove con Venezia. I ‘’Burchi’’ navigavano sempre con qualsiasi condizione atmosferica. Il traghetto per Venezia partiva dopo la messa al Duomo e chi doveva trasportare merci, doveva portarle il giorno prima a Corte per l’attracco. I viaggi erano ricchi di imprevisti e spesso c’erano dei naufragi. A questo punto Venezia impose regole più severe.

Nel 1721 venne aperto il canale che congiungeva Corte a Lova e ai barcaioli di Piove veniva dato il permesso di navigarlo.

 

L’amministrazione e l’assetto della giustizia

Nel periodo di dominio veneziano, Piove di Sacco era il centro della Podesteria che comprendeva il territorio della Saccisica. Il Podestà era colui che governava il castello e le ville che facevano parte della Podestaria di Piove di Sacco.

Dell’amministrazione facevano parte il Cancelliere, l’Esattore delle tasse e dei dazi, quattro Signori di Sanità, un Nuncio, otto Comandadori che facevano la guardia al palazzo del Podestà e rendevano pubbliche le decisioni del Consiglio.

Era dovere del Podestà vigilare sugli affari e sulle cose pubbliche facendo applicare le leggi di Venezia; per questo era scelto dalla Repubblica di San Marco tra i suoi più prestigiosi patrizi. Doveva essere un uomo molto onesto e giusto in grado di controllare sulla correttezza di qualsiasi attività artigianale e commerciale. Per vigilare su eventuali imbrogli il Podestà nominava una persona fidata e onesta che doveva sorvegliare le botteghe e i mercati di Piove e dintorni.

Nel campo della giustizia Piove di Sacco non aveva competenza giurisdizionale, ma dipendeva da Padova e da Venezia. Molti Podestà si lamentavano per i misfatti e per i delitti che accadevano spesso a Piove. Infatti queste terre erano infestate da ladri, truffatori, assassini e da malviventi che compivano azioni criminose. A volte era il Podestà stesso ad essere minacciato e la sua casa veniva presa a sassate e a legnate dai sicari.

Quanto detto vale per il territorio della Podesteria, cioè dell’intera Saccisica, mentre il castello (il centro) di Piove di Sacco era governato dal Consiglio Generale della comunità, formato da tutti i capifamiglia che avevano il compito di eleggere annualmente il Sindaco, il Canipario, i Consoli, i Consiglieri e altri pubblici ufficiali.

Il Sindaco rappresentava la comunità di fronte a qualsiasi persona, comune e luogo dove si trovasse, aveva inoltre poteri amministrativi e di nomina di giudici e notai. All’interno di Piove di Sacco, ogni quartiere aveva il proprio Consiglio, costituito da un Console, tre Savi, otto Consiglieri, il Console Vecchio, un Giurato e un Piovegan.

Nel tempo accadde che Padova e Venezia richiamassero più volte i rappresentanti politici di Piove invitandoli a governare con più onestà e correttezza; Infatti vi erano casi di ruberie, frodi, estorsioni, e proprio da parte dei Pubblici ufficiali.

Questo era uno dei molti nodi critici di Piove e dintorni, ma il problema più sentito, soprattutto dalla popolazione fu la peste.

 

Le pestilenze

Nei 4 secoli di dominio veneziano, la peste infierì sulla popolazione più volte apportando lutti e miserie. La peste del 1576 fu a lungo ricordata per le moltissime vittime che provocò nel Padovano. La causa di tutto fu una pulce, che portata a Venezia dai topi che c’erano nelle navi provenienti dall’Oriente, si espanse in fretta provocando febbri alte che inducevano alla morte. La gente terrorizzata scappava dalle città, ma i morti furono lo stesso tanti.

Ben più grave fu la peste del 1631 in cui nella sola Padova persero la vita ben diciottomila persone. I malati morivano in poche ore, decimando la popolazione. Quando anche a Piove la peste cominciò a colpire puntualmente la cittadinanza, fu deciso di fare una processione fino alla chiesa di S. Rocco. La peste continuò crudele a fare vittime su vittime. Il registro mortuario di Piove registrò ben 362 decessi in tre anni di peste.

Il 26 aprile 1631 Consiglio della Comunità decise di chiedere aiuto alla Madonna, e il 6 Maggio ci fu la processione verso la chiesa della MADONNA DELLE GRAZIE: ancora oggi si ricorda e si ringrazia la Madonna con la solenne processione del 6 Maggio.

 

 

L’OCCUPAZIONE FRANCESE E IL DOMINIO AUSTRIACO

Il tempo trascorre nei secoli XVII e XVIII senza grandi eventi. Va registrato tuttavia un lungo ed inesorabile scivolamento di Venezia che trascinò nella sua decadenza tutti i territori del proprio dominio.

Nel 1797, infatti, la Repubblica di Venezia viene invasa dagli eserciti di Napoleone Bonaparte.

Così dopo quattro secoli di dominazione veneziana i francesi e gli austriaci si avvicendarono il potere.

In questo periodo di passaggio da un dominio all’altro, ci fu una crisi economica generalmente dovuta alle continue guerre e ai danni causati dai saccheggi delle truppe.

A questa situazione si aggiunsero altre calamità come siccità, alluvioni, diffusione del vaiolo, che andarono a peggiorare ulteriormente le condizioni di vita di quel tempo.

Durante l’occupazione francese il territorio fu diviso in dipartimenti e Piove di Sacco andò a far parte di quello "della Brenta".

Vengono sistemati gli argini del Bacchiglione e si procede alle rettificazioni del corso del Brenta.

Viene formato il catasto napoleonico, con cui si cominciarono a rilevare i valori delle terre.

Nel 1810 venne soppressa la Collegiata di Piove; la parrocchia fu privata di tutti i beni terrieri che possedeva e la borghesia si affrettò ad acquistare le terre della chiesa messe all’asta.

Nel 1813 finì il dominio dei Francesi al quale subentrò quello degli Austriaci sancito dal Congresso di Vienna nel 1815.

Iniziava un periodo di trasformazioni che avevano lo scopo di risanare, riorganizzare, e riordinare l’ambiente. Per primo fu iniziato lo scavo di un canale che da Stra giungeva fino a Corte, poi si dovette sistemare la rete stradale, utilizzando i materiali ricavati dalla demolizione della Torre Rossi (1820) e della Torre Panico (1827).

Tra il 1820 e il 1833 il centro di Piove cambiava aspetto; nelle campagne venivano intraprese le bonifiche che diedero lavoro a molti disoccupati.

Dopo la prima guerra d’indipendenza nel 1848, al ritorno degli Austriaci, ci fu un episodio violento: cinque uomini furono fucilati a Piove con l’accusa di aver partecipato all’insurrezione.

Il governo asburgico impose alla popolazione nuove tasse; nelle campagne si verificò un periodo di carestia, ci fu la pellagra e una nuova epidemia di colera.

 

 

NEL REGNO D’ITALIA

 

Le condizioni di vita nella seconda metà dell’Ottocento

Nel luglio del 1866 (terza guerra d’indipendenza) si compì l’annessione al Regno d’Italia e con questa il Veneto dovette cambiare il suo aspetto sociale, economico e amministrativo. Nella mentalità borghese entrò una certa diffidenza e indifferenza nei confronti della Chiesa e delle religioni; i contadini ebbero più difficoltà nel trovare lavoro; i braccianti spesso non avevano casa e cibo, perciò in estate cercavano lavoro di mietitura e trebbiatura, mentre nei mesi invernali e primaverili facevano i manovali per i lavori di sterro e canalizzazione dei dintorni. A causa delle durissime condizioni di vita della popolazione, nell’Ottocento si ebbe un aumento di furti: legna, fieno, frutti, animali da cortile.

La vita media dei contadini nel 1876 era calcolata sui trent’anni, era altissima la mortalità infantile, imperversavano malattie come la malaria, la pellagra e la tubercolosi.

Molti tentarono la via dell’emigrazione, soprattutto transoceanica: nel 1888 lasciarono il Piovese 1548 persone che andarono verso il Brasile e l’Argentina. Nel 1890 fu costruita la linea ferroviaria Piove di Sacco-Padova per cercare di dare uno stimolo alle attività economiche. Verso la fine del secolo si fece strada l’idea di sistemare ancora una volta il Duomo.

Il nuovo Duomo

Durante la sua storia aveva avuto alcune modifiche e ampliamenti; a quel tempo era di stile romanico-lombardo ma si presentava ormai cadente.

Fu così che il 23 marzo 1893 l’arciprete Coin annunciò di voler abbattere la chiesa e di procedere ai lavori di ricostruzione contando sull’aiuto della popolazione.

Il progetto fu assegnato all’ing. Francesco Gasparini. La chiesa fu terminata nel 1908. In quel periodo furono abbattuti alcuni edifici ed altri furono rinnovati, tanto che scomparvero quasi del tutto le radici antiche della cittadina.

 

GLI INIZI DEL XX SECOLO

Nel 1904 ci fu uno sciopero generale contro le scelte economiche del governo, a questo sciopero aderirono anche i cattolici; nel 1908 nacque " La Difesa del Popolo" che ebbe larga diffusione anche nel Piovese.

Nel frattempo molti lavoratori, uomini e donne , si preoccuparono molto per il loro lavoro il quale stava per essere sostituito dalle macchine, a causa dell’industrializzazione nel settore tessile.

Tra Cattolici e Socialisti, nel 1910, ci furono scintille, ciò si verificò anche a Piove.

Si formarono due gruppi di Leghe (bianche = cattoliche; rosse = socialiste) le quali si scontrarono violentemente.

Nel 1915 l’Italia entrò nella prima guerra mondiale. In questo periodo ci fu un impoverimento generale che colpì anche le nostre zone, tanto che nello stesso anno a Piove cinquemila disoccupati occuparono il Municipio.

Anche il nostro paese versò il suo tributo di vite umane al conflitto: i nomi dei caduti piovesi furono scolpiti sulle lapidi del palazzo Comunale.

La situazione del primo dopoguerra si presentò subito gravissima da un punto di vista economico sociale.

In questo contesto di disoccupazione , di povertà e di disagio si fece strada il Fascismo.

 

DAL FASCISMO AL DOPOGUERRA

Nel 1921 la sezione del fascio di Piove di Sacco venne fondata tra le prime in provincia di Padova. Il fascismo si diffuse rapidamente, in pochi mesi. Soppresso il pericolo dei comunisti, tutte le associazioni antifasciste dovettero chiudere.

A seguito della marcia su Roma (1922) il partito Fascista conquistò il potere.

Dopo un iniziale periodo di smarrimento il fascismo visse gli anni del "consenso" per le opere pubbliche e assistenziali che furono realizzate.

Il suo fallimento fu nella seconda guerra mondiale e la Saccisica diventò il centro d’azione di diverse brigate partigiane: il nucleo "Marziano", la brigata "Maurizio Martello", una compagnia detta "Guido Negri" più sviluppata a Sant’Angelo, la "Garibaldi" a Bojon e in altre zone.

Molte famiglie del Piovese diedero protezione a prigionieri inglesi.

La resistenza, a cui a volte collaborarono anche dei sacerdoti, era ben vista dal popolo e dal clero.

A conclusione della guerra, il 28 Aprile del 1945, ci furono sanguinosi conflitti a Sant’Angelo che suscitarono grande impressione in tutta la Saccisica.

Nel dopoguerra la popolazione visse ancora un periodo di grosse difficoltà e ristrettezze economiche, ma seppe reagire con operosità e iniziativa.

Negli anni sessanta cominciò a cambiare tutto, dall’agricoltura all’industria, con sviluppo e modernizzazione sempre più accelerati. La campagna fu in parte abbandonata, ma chi rimase introdusse colture specializzate e più remunerative; nelle frazioni della cintura urbana iniziarono a sorgere le prime zone industriali.

La Saccisica è diventata un’importante area di insediamenti industriali e di attività commerciali e artigianali, ma esiste ancora un certo legame con le tradizioni contadine.

Tratto da: AAVV "PIOVE DI SACCO. Quaderno di immagini, segni e percorsi"; 1984

Opere di consultazione: P.PINTON "Codice Diplomatico Saccense"; 1894, ried. 1990

G. MARCOLIN D. LIBERTINI "Storia Popolare di Piove di Sacco"; 1891, ried. 1996

A.GLORIA "Il Territorio Padovano Illustrato"; 1862, ried. 1983

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