IL LIMITI DEL TAPPO DI PLASTICA                             
di Luigi Salvo

Il tappo di plastica è sempre più presente nei vini di qualunque origine, anche se il suo costo ancora elevato e non competitivo rispetto a quello di sughero, non ne ha permesso una diffusione maggiore. Il vino tappato con la plastica sembra non presenti mai alcuna cessione, ma come evolve e si modifica durante la stasi in bottiglia rispetto a quello tappato con il sughero? E' decisivo il fatto che attraverso il tappo di plastica non si verifica nessun tipo di interazione con l'esterno, per cui viene a mancare quel piccolo scambio di aria che per osmosi attraversa il sughero, questa quantità di aria è invece utile nel vino rosso strutturato, destinato a durare nel tempo, per far sì che si compia la completa polimerizzazione dei tannini, per ammorbidire il vino facendolo evolvere nel tempo in modo positivo, ossia tutti quei fenomeni che indichiamo con il termine maturazione in bottiglia.
Il vino di qualità imbottigliato con la plastica deve avere una filosofia produttiva diversa, deve essere posto in vetro già pronto, in quanto si manterrà nello stadio evolutivo originario molto più a lungo rispetto a quello tappato con il sughero, ed in esso sarà possibile ridurre la presenza dell'anidride solforosa, in quanto la sua azione antiossidante che di norma è fondamentale diventa quasi superflua. Tranne rari casi, oggi ancora il tappo di plastica si utilizza prevalentemente per i vini bianchi e rossi giovani, il cui consumo si svolge nell'arco di due, tre anni al massimo, mentre il sughero continua ad essere privilegiato per i vini più importanti.

                                                            

Luigi Salvo