E continuano a dire banalizzando, il vino Siciliano, sempre un po' tipicamente grasso. di Luigi Salvo           

Sempre più spesso ed in occasioni più disparate, sia in ambienti di settore che non, mi sento ripetere;" il vino siciliano, sempre un po' tipicamente grasso", generalizzando e banalizzando, dove il termine "tipico" è spesso usato non per indicare una caratterizzazione positiva, ma ingiustamente, una dozzinale diversità isolana .Non tutto il vino siciliano, per fortuna oggi, esprime quei canoni monotematici che frullano nella mente sia di colleghi, che di semplici appassionati, i quali si approcciano alla bottiglia siciliana già prevenuti, pronti a trovare nel bicchiere, vini opulenti, ridondanti, di gran colore, gran consistenza, elevato tenore alcolico, spesso con legno profuso, nei quali la finezza ed eleganza sono da ricercare con il lumicino. Quest'idea è molto diffusa, e riguarda anche alcuni dei più importanti "winewriter", l'ultimo episodio che mi è capitato a Roma in occasione di un importante tasting, durante il quale mi sono sentito ripetere la solita tiritera, condita inoltre da quest'affermazione:" la Sicilia ha fatto grandi passi avanti, i vini si premiano, ma sono tutti troppo tipicamente simili", mi ha spinto ad affrontare questo complesso argomento. 

Se per tipicità intendiamo un carattere determinativo ed unico del prodotto siciliano, che ben venga quest' attribuzione, che non la si confonda però, con rudezza e dozzinalità, che sono pur ancora presenti in taluni vini isolani, ma che certo non rappresentano la tipicità, intesa come caraterizzazione del prodotto di questa terra. 

La prima considerazione che mi piace fare sulla peculiarità della viticoltura siciliana, è che essa è in gran parte determinata dalla gran luminosità solare di una terra vocata da millenni alla vigna, dalle condizioni climatiche straordinarie, che consentono la produzione d'uve dai parametri enotecnici d'eccellenza. D'altronde, la Sicilia del vino è un continente, la vendemmia dura oltre tre mesi, comincia a primi d’Agosto nelle province più occidentali con l’uva bianca, poi continua a Settembre per le varietà d’uva a bacca rossa, fino ad Ottobre, a volte anche ai primi di Novembre, per raccogliere l’uva che nasce sull’Etna. Sono presenti grandi differenze tra un terroir e l’altro, tanti micro-climi, le pianure, le colline, la montagna, le escursioni termiche, la vicinanza del mare, il 80% delle varietà sono autoctone, soltanto il 20% alloctone, e numerose varietà fenotipiche sviluppate localmente, consentono di ottenere risultati eccellenti e sempre originali.    E' impossibile, dunque  a mio parere, che indipendentemente dal vitigno i prodotti d'eccellenza abbiano caratteristiche assimilabili tra loro e connotabili in una tipicità globale siciliana. La globalizzazione è ormai entrata anche nel mondo del vino portando inevitabilmente un appiattimento delle produzioni, la grandezza del vino sta nella sua varietà e nella sua diversità, caratteristiche che ritroviamo nella sempre più ampia fascia di vino siciliano d'eccellenza. 

Il rinnovamento enologico siciliano, si è compiuto con l'iniziale adozione dello stile internazionale, personaggi del calibro di Carlo Corino e Giacomo Tachis, hanno messo in campo le loro grandi esperienze, il primo per aver a lungo lavorato in Australia, in una zona di viticoltura da clima caldo, grande esperto di maturazioni fenoliche ed aromatiche e dell' utilizzo dei piccoli legni, il secondo chiamato ad operare dall’Istituto Regionale della Vite e del Vino, ha dato la spinta decisiva per il rinnovamento qualitativo della produzione vinicola della Sicilia. Si sono impiantate le varietà internazionali Cabernet, Merlot, Syrah, Chardonnay, dando vini di grande struttura, ma finalmente anche di grande equilibrio ed eleganza. I vitigni autoctoni, Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato, Grillo, Catarratto, Grecanico ed altri, hanno iniziato a dare vini equilibrati di frutto e morbidezza. Onore quindi ai vitigni internazionali che hanno consentito alle aziende siciliane di presentarsi alla ribalta mondiale con risultati eccellenti, ma adesso è giunto il momento della rivalorizzazione dei vitigni autoctoni e delle equilibrate sperimentazioni in blend, parte importante del nuovo modo di fare vino di qualità in Sicilia
La nuova tendenza della produzione non è quella dei vini iperstrutturati, da masticare, ma bensì la ricerca d'eleganza, finezza e personalità, in vini "vini” ossia  autoctoni o blend bordolesi corretti con l’inserimento d'autoctoni, con quest'ultimi particolarmente ricercati dal mercato mondiale. Oggi è impossibile, dunque, connotare il vino Siciliano in un unico parametro, essendo così variegato e diverso proprio in quello di gran qualità, frutto di scrupoloso lavoro che è giusto riconoscere a pieno titolo, e non svilire con affermazioni datate e superate.

Luigi Salvo

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