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Meglio il vino affinato in
grandi botti, barriques o prodotto con i chips ? Ad ognuno il suo, purchè
sia chiaro in
etichetta
di Luigi Salvo
Un dilemma spesso vede pareri contrapposti tra tanti appassionati, è meglio il vino elevato in grandi botti, in barriques, o addirittura fatto con i chips ? Sicuramente la risposta adeguata spesso dipende dalla tipologia del vino in questione, ma è sintomatico che da qualche tempo, gli acquisti di barriques dalle tonnelleries d’Oltralpe da parte di aziende italiane sono in netto calo, voglio sperare a causa della riscoperta ed del ritorno all’affinamento dei vini italiani in tonneaux da 750 e 1000 litri, piuttosto che ad un boom degli acquisti di chips. Le cause di questo ripensamento da parte dei produttori sono molteplici, ma una tra le più evidenti è che il vino "barriccato" non ha più quel trend di elevato consumo del quale ha goduto fino a qualche anno fa.
Il vero problema è però, che spesso al
consumatore non è chiaro a che categoria di affinamento appartegono
taluni vini. Per cercare di fare chiarezza, presso l’’Ecole d’Ingénieurs
di Changins in Svizzera, è stato creato un metodo di analisi che dovrebbe
consentire di distinguere i vini che hanno svolto un affinamento in
barriques e smascherare con certezza quelli elaborati ed affinati in modo
economico con i chips o trucioli. Spesso degustando mi è apparso chiaro, che non è affatto scontato che un vino prodotto con i trucioli non possa essere interessante o semplicemente gradevole, il problema è che potrebbe nel tempo non essere così longevo, come magari si aspetterebbe l’attento acquirente, nel caso ad esempio avesse comprato un Barolo o un Brunello, piuttosto che un rinomato Super Tuscan. A mio modo di vedere in etichetta dovrebbe essere sempre esposto il reale metodo di affinamento del vino, andrebbero quindi approvate precise norme che impongano alle aziende di dichiarare, in etichetta appunto, l’utilizzo dei chips, così come avviene ad esempio già per i solfiti. Questo impedirebbe, come spesso mi capita di leggere in retroetichetta in alcuni vini “del falegname”, voli pindarici ed improbabili diciture del tipo “affinato 14 mesi in barriques di Troncais e Allier di primo passaggio”, vini che dopo qualche anno crollano e diventano imbevibili. Conclusione: bellissime descrizioni, ma affermare una cosa per un’altra é frode alimentare, e per la legge italiana è un reato punibile. Luigi Salvo Lascia un tuo commento a questo articolo, vai sul Blog: www.winereality.wordpress.com
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