Si sentiva colpevole per quello che stava facendo, sapeva che poteva
essere deleterio se Nathan se ne fosse accorto, ma era necessario per
capire cosa avesse provocato quel cambiamento in Nathan.
Si fermò, sorpreso, quando lo vide entrare, con passi sicuri, al Bay
Hospital.
- Per quale motivo sta entrando…? – si chiese, mentalmente, seguendolo
all’interno dell’edificio.
- Mi sento leggermente osservata…- disse Sarah, sorridendo alla sorella,
mentre consumavano la loro colazione.
Estelle arrossì.
- Scusa, è che… per me è ancora incredibile. Non riesco a capacitarmi
della cosa. Credevo di averti persa per sempre e invece…-
La donna annuì.
- Sono stati mesi molto duri per me. -
- Ma cosa hai fatto per tutto questo tempo?-
- Quando l’aereo stava precipitando, ho visto tutta la mia vita scorrere
davanti a me. E’ una cosa che si sente dire spesso, ma… è successo
davvero. Ha iniziato a tremare tutto quanto, le hostess cercavano di
calmarci, però loro erano più nervose di noi. Avevamo capito che si
trattava di qualcosa di grave. Poi, mi ricordo uno schianto fortissimo
e… ho perso conoscenza. Ricordo poco dopo. Urla… Rumore di rottami e
gente che chiedeva aiuto. Ma ho un’immagine chiara nella mia mente: mi
sentivo trascinare via da qualcuno e in quel momento ho aperto gli
occhi. Ho visto la collana che mi aveva regalato Tyler che pendeva dal
finestrino del mio posto passeggero. Poi… l’esplosione, fortissima. –
spiegò, passandosi una mano tra i capelli, e fissando il paesaggio che
si vedeva dalla finestra.
Estelle le strinse la mano, commossa nel sentire quelle parole e
aspettando che la sorella si sentisse pronta a proseguire nel racconto.
- Quando mi sono svegliata, erano passate alcune settimane. Ero in una
roulotte. La persona che mi aveva salvato viveva lì. Mi ha curato per
tutto quel tempo. Quando ho ripreso contatto con la realtà, non
ricordavo più nulla. Era tutto assurdo per me. Non sapevo il mio nome,
non ricordavo perché fossi salita su quell’aereo e quale era stata la
mia vita fino ad allora. Yossi, questo era il nome dell’uomo, mi cercava
di aiutare nei ricordi, ma era tutto quanto inutile. -
- Perché non ti ha portato in ospedale? – chiese la sorella,
incuriosita.
- Non aveva il permesso di soggiorno, era un emigrato e viveva di quei
pochi soldi con i quali era arrivato in America. Temeva che potessero
esserci problemi per lui e sua moglie. Nella sua terra era medico,
quindi ha saputo darmi tutte le cure necessarie… Gli devo la vita-
disse, tristemente, mentre il suo viso veniva rigato da calde lacrime di
dolore.
Fece un respiro profondo, poi concluse la spiegazione.
- Qualche settimana fa, ho aperto un giornale che aveva comprato. E… ho
ricordato tutto quanto. C’era un articolo delle future nozze di Tyler
Parker ed Alison Moore. E in quel momento tutte le immagini mi sono
tornate in mente. Ho letto d’un fiato l’articolo e mi sono ricordata di
Alison, la mia … migliore amica e di Tyler. Quello che doveva essere in
quel momento mio marito. Ho letto che si stavano sposando… E ho
ricordato tutto quanto… Non volevo ancora tornare, non me la sentivo, ma
poi ho letto un ultimo articolo, in cui parlava della celebrazione delle
nozze. E in una foto c’eri anche tu. Eri in un angolo, con lo sguardo
assorto e la mente altrove. In quel momento ho capito che sarei dovuta
tornare non per me stessa, ma per te. Avevo una sorella e lei non doveva
soffrire inutilmente. Ho cercato quindi di capire come tornare e cosa
avrebbe provocato il mio arrivo. -
Estelle annuì, piangendo.
- Cosa intendi fare ora? Quando parlerai con Tyler? -
Lei scosse il capo.
- Non sono tornata per rovinargli la vita. Voglio essere libera in
questa città, voglio il divorzio… - spiegò, senza aggiungere altro.
FINE OTTAVA PUNTATA