FRANCIA 2002

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Marco e Alle a Port Quiberon


"Quest'anno si parte senza preparare ed organizzare niente!", c'eravamo detti io ed Alessandra discorrendo della nostra vacanza estiva. D'altronde il nostro viaggio annuale, destinazione Francia, da affrontare in macchina, non avrebbe comportato particolari difficoltà. Sì, la lingua non la conosciamo mica tanto bene, ma un "eschevusavè un sciambr libr pur se suar?" da pronunciare in modo convincente sarebbe stato sufficiente per riservare una camera d'albergo; per i posti da visitare una qualche nota scaricata da Internet avrebbe fatto al caso nostro; poi da quest'anno anche l'uso della stessa moneta avrebbe agevolato le nostre transazioni con i cugini francesi: cosa potevamo chiedere di più?

2 Agosto

Nonostante questi presupposti, alla partenza mi ritrovo con un sacco di fogli stampati da Internet, un pacchetto di depliant speditemi dall'Ufficio del Turismo Francese, e due guide cartacee, la dignitosa Touring e la superficiale Lonely Planet, che si rivelerà invece una piccola delusione, nella mancata presenza di alcuni posti assolutamente meritevoli di una visita e nella scarsità di consigli pratici che l'hanno invece resa famosa.

La partenza è tranquilla: sabato mattina, traffico inesistente, passaggio per il tunnel del Monte Bianco piuttosto caro, più di 25 Euro per percorrere meno di 10 chilometri. La destinazione del primo giorno è Annecy, a un centinaio di chilometri dal confine. Potremmo percorrere l'autostrada per raggiungerla, ma avendo sufficiente tempo a disposizione optiamo per la strada normale, scelta che poi replicheremo su tutto il territorio francese. La giornata è splendida, e così possiamo godere della vista sul ghiacciaio del Monte Bianco. Percorriamo la Route des Grands Alps, per poi inerpicarci sulla splendida strada che scollina sul Col des Aravis a 1486 m di altitudine. I panorami sono superbi, ed una volta giunti sul colle ci spiace soltanto non potere destinare un po' di tempo per percorrere qualche sentiero. Ci fermiamo giusto per mangiare qualcosa e poi proseguiamo. Ancora una mezz'oretta di macchina e siamo ad Annecy, che si presenta subito frizzante, allegra e viva. Una passeggiata lungo le strette stradine che fiancheggiano i canali che attraversano la città è d'obbligo, si può salire fino al castello o anche arrivare più in alto per raggiungere la basilica de la Visitation; dopo avere vagato a zonzo per la città vecchia decidiamo di andarci a rilassare in riva al lago. Domani sera ci sarà la grande Fete du Lac, un tripudio di fuochi d'artificio, ed intorno allo specchio d'acqua hanno montato delle gradinate per osservare al meglio lo spettacolo. Notiamo in particolare le diverse piattaforme da cui si alimenteranno i fuochi ed immaginiamo il trionfo di luci che si scatenerà, mentre anche il responsabile delle musiche prova il suo impianto. Ad un tratto, dalle enormi casse scaturiscono le inconfondibili e stupende note di Solsbury Hill di Peter Gabriel: è delizioso sdraiarsi sul prato verde in compagnia della persona che ami con un sottofondo musicale del genere! La vacanza è iniziata in modo splendido!

Purtroppo ormai si è fatto tardi ed occorre raggiungere il B&B che si trova ad una decina di chilometri dal centro città. Questa è l'unica sistemazione che abbiamo prenotato da casa, immaginando che potesse esserci qualche problema a trovare qualcosa in concomitanza con la festa. Dopo qualche strada a vuoto rintracciamo finalmente la giusta direzione che ci porta ad una simpatica dimora a Chavanod. Una doccia, il ritorno ad Annecy per una cenetta un po' troppo leggera, concludono questa prima giornata.

3 Agosto

Il tempo è incerto, ed è un peccato dopo il raggiante sole di ieri. Il gestore del B&B ci invita a tornare a visitare con più calma l'Alta Savoia e penso che lo faremo, dopo averla solamente annusata. La prima meta di questo viaggio è però la Borgogna. Ieri sera guardando la cartina ed inaugurando un rituale che si ripeterà quotidianamente, abbiamo stabilito il ruolino di marcia, cioè le cose da vedere oggi. C'è un po' di timore per il traffico, dopo avere visto i telegiornali che parlavano di un'enorme ondata di macchine sulle strade nella direttrice Parigi - Lione che, guarda caso, dobbiamo in parte percorrere; un ospite del B&B ci rassicura dicendo che i francesi solitamente si muovono verso sud, nel senso contrario al nostro e stranamente la coda che ogni tanto vediamo nell'altro lato della strada ne fornisce conferma. E comunque attraverso belle strade che percorrono prima la montagna savoiarda e poi la campagna borgognona, raggiungiamo Cluny. Qui si trova la più potente abbazia benedettina dell'Occidente, come recita l'opuscolo che ci viene fornito all'entrata. La sua fondazione data 910; purtroppo però il tempo, la storia e la stupidità umana sono stati con lei tiranni. Infatti oggi occorre sforzarsi con la fantasia per immaginarne il fasto di tempi andati. Nonostante tutto, qualcosa ancora rimane, come il campanile ottagonale, le torri dell'Orologio, la cappella di Giovanni di Borbone, ed il Farinier, antico magazzino dove veniva conservata la farina, sormontato da un superbo soffitto in legno di quercia. Ecco, giusto la distanza tra questi elementi può ben indicare l'importanza di questo sito monastico; non per niente è considerato il complesso più vasto della cristianità fino alla costruzione di San Pietro a Roma.

Proseguendo nel nostro tour in terra di Borgogna, raggiungiamo il paesino di Blanot, suggerito da un diario di viaggio rintracciato da qualche parte in rete. In realtà Blanot, turisticamente parlando, potrebbe essere eventualmente famoso per le sue grotte. In realtà scopriamo un paesino carino, dove ogni cosa è deliziosa, senza essere necessariamente superlativa, anzi. Però tutto sembra al posto giusto, la chiesetta dove due violoncelliste si preparano per il concerto di stasera, il vecchio forno a cielo aperto, le case ben disposte sull'unica via che attraversa il paesino, il negozio di ceramiche. Una bella sorpresa.

Proseguiamo e raggiungiamo Tournous, altra bella cittadina che offre al visitatore il bell'insieme monastico composto dalla chiesa di San Filiberto, dalla cripta, dalla chiesa superiore di San Michele, un chiostro ed altre sale. La chiesa rappresenta un superbo esempio dello stile romanico borgognone che caratterizzò in queste terre i primi secoli dello scorso millennio.

Ormai però si è fatto tardi ed è meglio raggiungere il B&B che nel frattempo abbiamo prenotato. Anche i B&B francesi, qui chiamati Chambre d'Hôtes, si trovano solitamente nel bel mezzo della campagna, ma questo che abbiamo prenotato ad Autun è ancora più in mezzo! Fortunatamente dopo un po' che girovaghiamo troviamo una freccia, la quale ci indica una piccola stradina che ci accompagna per un paio di chilometri al Chateau de Millery, il nostro tetto per questa sera. La proprietaria ci accoglie presentandoci la stanza e fornendoci una cartina per raggiungere Autun. Ci consegna inoltre il codice per aprire la porta, governata da un complicato meccanismo elettronico con tanto di tastiera, manco fossimo nel Bronx o ad un raduno della Banda Bassotti!

4 Agosto

Il risveglio ad Autun è piacevole, e dopo un'abbondante colazione procediamo alla visita della città, non prima di avere riservato la camera per questa sera. Oggi decidiamo di provare gli alberghi della catena Premiere Classe, che sembrano offrire una sistemazione dignitosa ad un prezzo contenuto. Fortunatamente troviamo una stanza ad Avallon, dove abbiamo deciso di arrivare in serata.

Autun venne fondata dall'imperatore Augusto e conserva vari tratti del periodo romano. Noi però ci soffermiamo sulla visita della cattedrale di St. Lazare, edifico romanico - gotico con uno splendido portale, caratteristica piuttosto diffusa nell'arte borgognona.

La strada D973 porta a Beaune, e finalmente ammiriamo la vera campagna della Borgogna: vigneti ovunque, inframmezzati solo ogni tanto da qualche campo di mais; ovviamente le cantine pullulano e sarebbero la gioia degli amanti dei vini, di coloro che ritengono (probabilmente a ragione) una bestemmia la nostra mancata sosta in una di queste per un assaggio. Sosta o non sosta arriviamo comunque a Beaune.

La visita all'Hotel Dieu, ma in particolare lo spettacolo che ti attende una volta varcata la porta della biglietteria che dà sul Cortile d'Onore, toglie letteralmente il fiato; dopo ti ci abitui, ma al primo istante le tegole di terracotta dai mille colori che disegnano figure geometriche sui tetti di questo edificio risaltano in tutto il loro splendore, facendoti stropicciare gli occhi. Vabbè, ma cos'è l'Hotel Dieu? E' un ospedale costruito da Nicolas Rolin, Cancelliere del Duca di Borgogna Filippo il Buono, nel XV secolo, quando una carestia aveva letteralmente messo in ginocchio la città. Ebbene, quest'uomo decise di creare un ospizio per i poveri, chiamando diversi artisti a sovrintenderne la realizzazione ed abbellimento. In particolare, i tetti policromi sono all'origine di uno stile che si è poi affermato in terra di Borgogna. In effetti risulta difficile pensare che secoli fa in questa struttura la gente moriva di stenti e malattie, ma è proprio così! Il percorso ci conduce attraverso la Grande Corsia dei Poveri che termina nella bella Cappella; poi altre sale fino ad arrivare alla cucina ed alla farmacia. Infine all'interno di una sala climatizzata è conservato il Polittico del Giudizio Universale, attribuito all'artista fiammingo Rogier Van der Weyden.

L'Hotel Dieu di Beaune


La bella visita all'Hotel Dieu soddisfa appieno la nostra curiosità; ora ci tocca soddisfare la fame. Ci sediamo ad un tavolino di un bar della piazza centrale ed ordiniamo un sandwich ed una birra. Dopo aver mangiato saldiamo il conto e ce ne andiamo. Con la coda dell'occhio vedo il cameriere che, pensando di non esser visto, si produce in una simil sceneggiata verso di noi, rei di non avergli lasciato la mancia. "Accipicchia", penso io, "ho appena acceso un mutuo in banca per un panino e vuoi anche la mancia?, Suvvia, siamo seri!". Prima di lasciare Beaune, compriamo un atlante stradale della Francia che sfruttiamo immediatamente per scegliere la strada che porta all'abbazia di Fontenay, iniziando ad accorgerci quanto quest'acquisto aumenterà la qualità della nostra vacanza. La preferenza cade sulla Route des Ducs de Bourgogne, e si può dire che mai scelta fu più azzeccata. E' vero, il tempo ci mette lo zampino, con le mille nuvole bianche che non impediscono al sole di illuminare la giornata, ma l'immersione nella campagna è completa. I vigneti ormai hanno ceduto il passo a immense distese di prati più o meno verdi e coltivati; poca gente sulla strada: un pezzo di paradiso, insomma.

L'abbazia cistercense di Fontenay è bellissima. Sicuramente la visita fatta in una giornata così limpida, soleggiata e brillante ne trae ovvio beneficio; ciò toglie poco comunque all'oggettiva bellezza di questo complesso abbaziale che spunta fuori come per miracolo in mezzo alla campagna. Parlo di complesso abbaziale perché qui in effetti non c'è solo la chiesa, ma vi sono molti altri ambienti, dalla panetteria al rifugio per colombi, cani ed altri animali, dal chiostro al dormitorio e la sala capitolare, per arrivare fino all'infermeria ed alla fucina. Insomma, 'sti fraticelli erano del tutto autonomi e bastavano a sé stessi. Questo fino a quando qualche abate incapace ne favorì la decadenza, più o meno intorno al XVI° secolo. L'abbazia cadde così in mano di privati che dapprima la trasformarono in cartiera ed in seguito la riportarono agli antichi splendori.

Prima di concludere la giornata ci rimane il tempo per una breve sosta a Montreal, paesino medievale caratteristico, con una stretta stradina da percorrere a piedi che conduce verso una bella chiesa romanica. Quando arriviamo ad Avallon prendiamo finalmente visione dell'hotel della catena Premier Classe. La sistemazione non è effettivamente ottimale, la stanza è piccolina, il bagno sembra più adatto alla carrozza di un treno, ma devo riconoscere che c'è tutto il necessario e pure di più, addirittura la televisione con i programmi delle reti satellitari!

L'uscita per la cena ci porta ad un ristorante che propone anche cucina locale. In particolare, in combinazione a determinati piatti, viene servito un bicchiere di vino. Può essere l'occasione per un assaggio, dato che fino ad ora non abbiamo mai ordinato nemmeno una bottiglia. Mentre Alessandra decide per una degustazione di formaggi io propendo per un piatto di carne varia. Non so cosa ci sia dentro, non posso dire nemmeno che non sia buono; so solo che durante la notte nel mio intestino si combatte la rivoluzione; mi preoccupo seriamente nel pensare che questo possa essere solo l'inizio, e penso che il mondo è strano se qualche anno fa in Messico dopo avere bevuto acqua di rubinetto e frutta fresca non mi era capitato niente, diarroicamente parlando. Insomma Napoleone ha potuto dove neanche Montezuma aveva osato tanto!

5 Agosto

La notte è stata movimentata; fortunatamente la giornata inizia sotto i migliori auspici se è vero come è vero che anche oggi un bel sole fa capolino. Visitiamo abbastanza velocemente la collegiata di St-Lazaire ad Avallon, altro esempio di architettura romanica, con una coppia di stupendi portali, per poi dirigerci tranquillamente verso Vezelay. Avvalendoci del nuovo atlante stradale e del consiglio della guida, seguiamo le indicazioni per Cousin lungo la strada D427. Questa affianca un fiumiciattolo, tranquillo nel suo lento incedere. Ogni tanto dalla macchina scorgiamo qualche bello spiazzo, e così decidiamo di fermarci. Un ponte in legno scavalca il ruscello, gli alberi sono alti e solo a stento il sole riesce a penetrare illuminando così questo aulico quadretto. Poco dopo arriviamo a Vezelay.

Vezelay è un villaggio che conserva le sue caratteristiche medievali, con una lunga strada che porta alla sommità dove si incontra la chiesa abbaziale. La sua facciata risulta un po' particolare, con la torre di sinistra mai terminata, che le regala un aspetto decisamente asimmetrico. L'interno è maestoso, e da fuori non si direbbe, a meno che non si raggiunga la parte posteriore della chiesa. All'interno sono conservate le reliquie di Maria Maddalena, che di fatto fanno di questo luogo una meta di pellegrinaggio.

 

Arriviamo ad Auxerre che è ora di pranzo. Questa volta la baguette ce la gustiamo dalla riva del fiume Yonne, che separa le due diverse facce della città, quella vecchia da quella più recente. Ad una prima occhiata risaltano immediatamente le guglie delle principali chiese della città. In particolare sono molto importanti le chiese di St-Etienne e di St-Germain a cui dedichiamo un po' di tempo, prima di girare un po' per gli stretti vicoli della città, tra case a graticcio e vasi di fiori, ricompensati poi da una fresca birra in una piazzetta laterale.

La cattedrale di St. Germain ad Auxerre

Oggi siamo un po' in anticipo sulla tabella di marcia, così decidiamo di portare le valigie al B&B per poi valutare il da farsi da lì. Il B&B che troviamo in realtà è un vero e proprio castello, come si evince anche dal nome, Chateau de Ribourdin. La signora che ci accoglie ci mostra la camera, ricordandoci che abbiamo a disposizione anche una piscina, ubicata sul retro. Andiamo a darle un'occhiata e un cenno d'intesa tra me e Alessandra manda a monte i vaghi propositi di spostarci per visitare qualche paesino nei dintorni. Andiamo immediatamente a metterci il costume per poi raggiungere la vasca. Un leggero venticello ci consiglia di rimandare il bagno. D'altronde fino ad ora c'è stato il sole e confidiamo che tra poco spunterà fuori di nuovo. Infatti. Dopo cinque minuti qualche nuvola grigia si insinua nel cielo. Dopo dieci minuti il vento inizia a soffiare in modo assai pesante. Dopo venti minuti ci sembra di sentire qualche goccia. Dopo mezz'ora siamo completamente immersi dentro la vasca, quella del bagno in camera, però. Nel frattempo fuori infuria un temporale. Sì, insomma, in piscina non è andata troppo bene, comunque siamo contenti lo stesso. Così riposiamo un po', ci cambiamo e andiamo di nuovo verso Auxerre per la cena.

6 Agosto

Ormai la visita della Borgogna è terminata. Auxerre si trova al confine nord - occidentale della regione, quindi non ci resta che uscire e proseguire il nostro viaggio verso la Bretagna. Oggi ci attende quindi una tappa di trasferimento e, contrariamente alle abitudini di questi primi giorni, transitiamo su strade anche abbastanza trafficate. L'unica sosta che ci concediamo è per l'ennesima baguette da consumare nella piazza centrale di Vendome, una cittadina piuttosto carina della regione del Centre, dove la Loira si sdoppia con una serie di bei canaletti che intersecano le vie del centro. Il trasferimento prosegue per Le Mans fino ad arrivare a Fougeres, dove comincia la Bretagna. Il B&B che abbiamo prenotato si trova a Louvigny, ed è pieno di oggetti e ferri vecchi di ogni genere, caffettiere, annaffiatoi, lucchetti, rubinetti, ferri da stiro, e chi più ne ha più ne metta. E comunque ciò che serve ora è un'abbondante cena che ci concediamo insieme ad una passeggiata in questo avamposto bretone, decisamente tranquillo e sonnecchioso.

7 Agosto

In Bretagna finalmente! Iniziamo la scoperta di questa terra visitando il castello di Fougeres, XII secolo, che si rivela una gradita sorpresa. Innanzitutto ciò che si vede è ancora in buona parte originale. In secondo luogo, ma cosa non del tutto trascurabile in questo paese, nel prezzo è compresa la visita con guida locale, pur se in un italiano un po' traballante. Il castello è disposto su una vasta area di terreno in modo decisamente asimmetrico e, grazie anche a questa caratteristica, la vista sulla città che viene offerta da alcune sue torri è veramente splendida. Anche la restante parte vecchia di Fougeres è interessante, con nomi di vie (Rue de la Pinterie, Rue des Tanneurs) e vecchie abitazioni che parlano di un passato in cui questo centro rivestiva un ruolo di primo piano in campo manifatturiero, anche grazie alla collocazione strategica, crocevia di tre importanti provincie (Bretagna, Normandia e Maine). Concludiamo la visita con una capatina alla chiesa gotica di St. Sulpice del XV secolo, prima di imboccare la strada per Vitré.

Per raggiungere questa cittadina abbiamo percorso una trentina di chilometri; anch'essa rivela le sue origini medievali con strette stradine e belle case a graticcio. A differenza di Fougeres, qui il castello è stato ricostruito; decidiamo di non visitarlo e dedichiamo una buona ora a crogiolarci al fresco sole seduti su una panchina, armati di regolare baguette ripiena di tutto, una coca a dissetarci e ad agevolare la digestione.

Il pomeriggio è invece dedicato alla visita di Dinan, decisamente più turistica rispetto ai posti visti in mattinata. E se si trova molto turismo comunque un motivo c'è. Effettivamente Dinan è molto carina; anche qua domina un'atmosfera prettamente medievale in cui ti immergi volentieri, magari affrontando le belle Rue de Jerzual e Rue de Petit Fort, che dal centro della città conducono ripidamente verso le placide acque del fiume Rance. Lungo queste vie si affacciano deliziose case, molte delle quali risalenti al XVI secolo; percorrerle con calma è d'obbligo, per evitare di perdere presto il fiato e non godersi appieno una bella birra alla fine della passeggiata, magari sedendosi ad un tavolino in una delle belle piazze del centro città. Anche questo è vacanza, viaggio, serenità!

Sono ormai le 18.30, è ora di dirigerci verso il B&B che abbiamo giudiziosamente riservato in mattinata. Non facile trovarlo, ma alla fine, dopo qualche giro di troppo, riusciamo ad imboccare la strada giusta. Ci accoglie una signora in compagnia di un grosso cane; alla nostra richiesta della stanza, lei risponde meravigliata che le sue camere sono già tutte occupate e che la nostra prenotazione non risulta affatto nella sua agenda. Non faccio neanche in tempo ad alterarmi, ricordando che l'ultima telefonata che ho fatto questa mattina prima di spegnere il cellulare è stata proprio al numero della signora per effettuare la prenotazione. Ciò significa che ho ancora in memoria il suo numero telefonico e prontamente glie lo mostro: "Voila le nombre de telephone: j'ai appellé çe matin!". "Oui, mais c'est pa moi!" risponde prontamente la signora. Vorrei sprofondare, ma conservo un sufficiente aplomb per cercare di capire come si è verificato questo spiacevole inconveniente. Andando a controllare sull'apposita guida, notiamo che il numero memorizzato è quello della Chambre d'Hotes che nella relativa tabella si trova una riga più su rispetto a quello in cui ci troviamo ora. I problemi, in ordine sparso, adesso sono: il vero posto dove abbiamo riservato la stanza si trova ad una cinquantina di chilometri da Dinan; sono le 19.00 e l'ufficio del turismo ha chiuso da un pezzo; alle telefonate che facciamo ai numeri che la signora gentilmente fornisce ci viene inesorabilmente risposto con beffarda gentilezza "Desolee, mais c'est complet!" e sarebbe strano altrimenti, vista la quantità di turisti in città. Sintetizzando, siamo nella merda.

Risaliamo sulla macchina e ci viene in mente che, mentre vagavamo alla ricerca di questo posto, avevamo notato un cartello decisamente artigianale con la scritta "Chambre d'Hote" in una strada ad un paio di chilometri da qui. "Tentiamo, non si sa mai!", ci diciamo io e Alessandra. Ed in effetti la buona sorte ci accompagna. Infatti la padrona di casa ci mostra la camera e a noi non pare vero di poterci sistemare qua dopo la disperazione di cinque minuti fa! Va da sé che la signora esercita abusivamente, ma tutto sommato in questa situazione è una preoccupazione che neppure ci sfiora. L'entusiasmo scema un tantino dopo esserci accorti che dobbiamo dividere il bagno (sporco) con i padroni di casa, che la porta dello stesso non è proprio a tenuta stagna, e dopo avere sentito i rigurgiti di tosse del marito che ci accompagneranno per tutta la notte. Ma oggi non è proprio il caso di fare gli schizzinosi e così ci godiamo appieno l'uscita per la cena in centro a Dinan, in una creperie dove mangiamo un delizioso mix di carni da noi cotte sulla pietra.

8 Agosto

Oggi è un giorno importante. Infatti ci dirigiamo verso St. Malo e ne approfittiamo per andare a trovare Nolwen, un'amica francese conosciuta da mia sorella ormai una ventina d'anni fa, durante un soggiorno in vacanza studio presso la sua famiglia. Anche dopo tanti anni abbiamo comunque mantenuto i rapporti ed oggi è l'occasione per salutarci nuovamente. Arriviamo a St. Jouan des Guerets, a pochi chilometri da St. Malo, dove Nolwen abita. Ci accoglie con mille sorrisi ed abbracci insieme a sua figlia Charlotte. Di Charlotte si possono dire tante cose, di certo non si può dire che è una bimba tranquilla: osservandola nell'arco temporale di un minuto, fa in tempo a scompigliare i capelli di sua madre, a tirare la coda al gatto e a far cadere il telecomando della televisione. Però è bellissima ed è il ritratto della felicità. Dopo alcune chiacchiere lasciamo la famigliola dandoci appuntamento per la sera a cena; nel frattempo ci dirigiamo verso St. Malo.

Non risulta facile trovare un parcheggio all'esterno delle mura che circondano la città. A St. Malo ero già stato una quindicina di anni fa e l'impressione che aleggiava nei miei ricordi mi viene confermata dalla visita odierna. Città interessante, ma assai cupa, soprattutto in un giorno piovigginoso come oggi. Approfittiamo di una tregua della pioggia per raggiungere a piedi il Fort National, sfruttando anche la bassa marea; rientriamo poi nell'intra-muro percorrendo le mura che riparano la città dal mare e che un tempo la riparavano dagli assalti dei nemici inglesi. Un ulteriore giro per le vie del centro precedono la nostra dipartita verso Cancale, la città delle ostriche.

Il traffico è veramente caotico e ci impieghiamo una buona mezz'ora per percorrere una dozzina di chilometri. Fortunatamente a Cancale l'atmosfera è decisamente più rilassata e serena, come il cielo che finalmente si sta aprendo. Parcheggiamo la macchina nel centro del paese e proseguiamo a piedi verso il porto, Port de la Houle, lungo un sentiero che si apre sul mare, lasciando intravedere i numerosi allevamenti di ostriche. Sul molo antistante la spiaggia una decina di bancarelle offrono la mercanzia fresca a un prezzo assolutamente ragionevole. Rinunciamo però all'assaggio in quanto sia io che Alessandra non amiamo troppo questa categoria di frutti di mare. Proseguiamo quindi il nostro tour a piedi senza una precisa meta prima di sederci su un muretto ad osservare la vita che ci circonda.
Allevamenti di ostriche a Cancale

Quando arriva l'alta marea la città si anima ulteriormente. Sulla spiaggia è un pullulare di camioncini e trattori che riportano velocemente a riva il raccolto, carichi anche di giovani del posto che, forse perché la giornata lavorativa volge al termine, sembrano particolarmente allegri e scanzonati. Il tempo è passato senza che ce ne accorgessimo; anche il vento freddo che soffia dal mare ci suggerisce un ritorno a casa.

Nolwen ci attende con il suo compagno Hervé, il fratello Erwan ed ovviamente Charlotte. La serata è piacevole; non può essere il leggero sidro a renderci così loquaci conoscendo solo poche parole di francese, ma la conversazione, tra ricordi di viaggi passati, persone care che ormai non ci sono più, stili di vita differenti, non risulta mai banale. Ogni tanto Charlotte strappa a me e Alessandra un sorriso, al papà un rimprovero. Sul tavolo sono presenti in gran abbondanza crêpes e galettes, che ciascuno si cucina a proprio piacimento. Le galettes vanno accompagnate con condimenti salati, dalla creme freche (formaggio molle tipo squacquerone) allo jambon, dai lardon (cubetti di pancetta) alle uova. Le crêpes invece si abbinano a cose dolci: marmellate, nutella, miele o semplicemente zucchero. Ciò che però in entrambe non può mancare è il burro, che a queste latitudini spalmano ovunque ci sia qualcosa da inghiottire.

La serata è stata senz'altro positiva, come si conviene ad un ritrovo di vecchi amici. Rifiuto gentilmente l'ultimo goccio di cognac che Erwan mi offre, ultimo scampolo di un'altra splendida giornata che va a concludersi.