IRLANDA 2001

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11 Agosto

Marco e Alle al Brazen Head di Dublino

 

Da quando ho conosciuto Alessandra la mia vita è cambiata, e con essa anche il mio modo di viaggiare. Se fino a ieri le mie vacanze, solitamente con gli amici di sempre, erano sinonimo di (tentativo d')acchiappo, mega-mangiate, gazzette dello sport, magari tirando tardi fino a notte fonda e divertendoci a spararne di quelle grosse, ora la situazione ed il mio stato d'animo è completamente differente. Da una parte la consapevolezza di dovere rinunciare ad una serie di privilegi tipici della vacanza da single con amici, dall'altra la gioia di potere condividere le emozioni che un viaggio ti può regalare con la persona che amo.

Ed allora eccomi qua ad affrontare questa avventura nelle verdi terre d'Irlanda. Fortunatamente la prima constatazione che felicemente rilevo è che Internet sembra funzionare! Il biglietto aereo è valido, così come la prenotazione della macchina a noleggio; pure sull'agenda della signora del B&B risalta la scritta: Marco Catellani (Internet) Room n. 1! E meno male! Perché in effetti l'arrivo in Irlanda ci coglie un po' spaesati: la guida a sinistra, la lingua inglese che da troppo tempo non parlo, queste nuvole grigie che incombono sulla nostra testa, tendono un po' a minare l'entusiasmo che ci ha accompagnato nella preparazione di questo viaggio.

In questo primo giorno Dublino ci serve esclusivamente come punto di partenza. Alla guida della nostra fiammeggiante Toyota Avensis lasciamo subito la capitale per dirigerci verso Glendalough. Non è però cosi semplice riuscire ad imboccare la strada R115, ed infatti sbagliamo attraversando la via parallela per Enniskerry. Poco male, a parte il fatto che il nostro programma prevede per oggi la visita al sito monastico di Glendalough: quando però ci presentiamo all'entrata, dopo avere sistemato i bagagli al B&B, il cartello è fin troppo brutale nel ricordarci che l'ultima visita parte alle 17.15, vale a dire cinque minuti fa!

Okay! Non ci si può abbattere certo per un inconveniente di così poco conto! L'importante è inventarsi il risvolto positivo nelle situazioni negative. Così giriamo la macchina e ci dirigiamo verso la Military Road. "Non vorrei essere pignola" borbotta Alessandra, "ma forse ti conviene tenere la sinistra!". "Ma no, Alle! Volevo vedere se stavi attenta!" propongo io, sterzando bruscamente e tentando goffamente di mascherare il mio imbarazzo.

La Military Road conduce verso il Sally Gap, passo che attraversa le Wicklow Mountains, che in questo primo giorno irlandese ci regalano almeno un paio di superbi panorami, tra cascate di acqua scurissima a Glenmacnass e distese di felci che ci conducono ad una bellissima vista sul Lough Dan. Purtroppo il tempo non è dei migliori e sembra che i nuvoloni grigi trattengano solamente a stento enormi quantità d'acqua, lasciando cadere solo ogni tanto qualche fitta gocciolina.

Terminato di percorrere l'anello d'asfalto che ci regala i primi poster irlandesi e che in meno di un'ora ci riporta a Glendalough, ci fermiamo nel centro del paese per prendere qualcosa da mangiare per questa sera. In realtà il paese si riduce a poche case, una pompa di benzina, un paio di pub ed altrettanti negozi. La scelta non è tantissima e dato che siamo un po' al risparmio per oggi ci accontentiamo di due panini. Nel reparto gastronomia del negozio di alimentari stranamente ci serve una bambina. "Two sandwiches, two big sandwiches!", imploro alla ragazzina la cui maglietta riesce a coprire solo parzialmente la prominente pancia. Infilatasi un paio di guanti, la marmocchia molto diligentemente inizia a stendere gli ingredienti sulle fette di pane, evitando di spalmare il burro su quelle di Alessandra, che le preferisce senza. "Ok, this is the one with butter!", afferma la giovane allungandomi il panino, sfoderando un sorriso ed allo stesso tempo strizzando l'occhio in modo audace e provocatorio. "Vedi Alle, ho già fatto la prima conquista!", mi vanto. "Ma valà, hai solo interpretato male un tic della ragazzina!", si schernisce Alessandra. Macchè interpretato male, i panini testimoniano inequivocabilmente il colpo di fulmine: il mio con una fetta di prosciutto e di formaggio in più rispetto a quello della mia ragazza!

12 Agosto

"Wow! Proprio una fantastica giornata!", considero amaramente dopo avere gettato lo sguardo fuori dalla finestra della camera e avere constatato l'insistenza della pioggia che cade. La visita al sito di Glendalough si preannuncia bagnata!

Le rovine principali di questo insediamento, fondato nel VI secolo da St. Kevin, che si trovano nella parte iniziale del percorso, sono decisamente interessanti. Il colore plumbeo del cielo purtroppo non rende troppa giustizia alla bella passeggiata che conduce al secondo nucleo di rovine, decisamente meno interessanti, attraverso un sentiero che fiancheggia due laghi, il Lower e l'Upper Lake. Quando ormai la nostra scarpinata termina, il cielo sembra iniziare ad aprirsi.

Lasciamo Glendalough e attraversiamo le tranquille montagne della contea di Wicklow, fino ad arrivare a Graiguenamanagh, simpatico paesino ad una quarantina di chilometri da Kilkenny, dove alcuni intrepidi ragazzini si divertono a tuffarsi nelle scure acque del fiume Barrow, nonostante il freddo di questa giornata d'Agosto. Il posto è carino, ma con un nome così mi sarei aspettato qualcosa di più!

Le strade che attraversiamo sono piuttosto strette; le indicazioni non sempre aiutano, a volte non ci sono, altre volte ce ne sono fin troppe ed il rischio di sbagliare è piuttosto elevato. Fortunatamente la gente è sempre ben disposta e ben volentieri ti aiuta a ritrovare la strada giusta. Così raggiungiamo anche Inistioge, altro centro che fa da degna cornice al lento scorrere delle acque del fiume Nore, in cui trascorrere una mezz'ora in completo relax.

La Jerpoint Abbey si trova a pochi chilometri e rappresenta uno dei più importanti siti cistercensi in terra d'Irlanda. Si tratta di un'abbazia a cielo aperto, fondata nel XII secolo, e costituita da una chiesa, un refettorio, una cucina, una torre merlata ed un chiostro quadrato. La visita è piacevole, un po' meno il gruppo di tedeschi che si è piazzato in mezzo al sito e che non ci consente di scattare le nostre foto come vorremmo!

Si vede che Kilkenny è una città turistica. Lo capisci per la difficoltà di trovare un parcheggio, per il movimento di persone che si accalca nelle vie del centro e per il continuo vociare di italiani che fremono per prenotare le visite al castello. Non resta altro da fare allora che unire le nostre voci al coro e tentare di comprare il biglietto d'ingresso. Detto, fatto. La visita è prenotata ed abbiamo anche un'oretta di tempo per girare un po' la città, la quale si rivela decisamente allegra con la gente che cammina lungo le due arterie principali per poi perdersi negli slips, gli stretti vicoli laterali. Peccato che i brillanti colori di questo posto non risaltino più di tanto in questa giornata grigia. La visita al castello è interessante e la Long Gallery, la sala principale, dove si potrebbero organizzare tranquillamente tornei di basket, calcetto e pallavolo, data la sua estensione appunto long, vale da sola il prezzo del biglietto.

Purtroppo il tempo è tiranno e non ci permette di estendere ulteriormente il nostro tour. Anche perché, telefonando per riservare il B&B, non ci accorgiamo che questo si trova a otto chilometri dal centro. E bastano proprio otto chilometri per portarci nel bel mezzo della campagna irlandese, precisamente in una fattoria che raggiungiamo percorrendo strette stradine fiancheggiate da alte siepi. L'atmosfera è accogliente; anche il ragno che ci attende nel bagno sono sicuro che non abbia niente contro di noi, ma devo per forza farlo sparire per non mandare ulteriormente in crisi Alessandra, che non sembra troppo entusiasta della sistemazione. Non resta altro da fare che lavarci in fretta e tornare di nuovo a Kilkenny per mettere qualcosa sotto i denti. Per cercare di farmi perdonare la scelta infelice del B&B cerco un ristorante "serio" e trovatolo vi ci fiondiamo dentro. L'atmosfera è molto tranquilla, forse è quello che ci vuole per riflettere su questi primi giorni di vacanza. Il menù è pieno di nomi sconosciuti, dovrebbero essere i soliti trabocchetti dei ristoranti che per servirti pasta e fagioli - solo per fare un esempio - scrivono sul menù "trionfo di bigoli in sapore d'autunno"; mi tocca quindi inventare di sana pianta la traduzione del menu a beneficio di Alessandra. "Stasera mi prendo proprio un bel fillet of cod", esclamo spavaldo, scegliendo il piatto più semplice, ma non sapendo assolutamente cosa sia 'sto benedetto cod. "E cosa sarebbe?", domanda Alessandra. "Filetto di una carne saporitissima!" rispondo, sperando di azzeccarci e ritenendo comunque naturale associare al concetto di filetto quello di carne. La mia baldanza evidentemente la convince ad ordinare la stessa portata. Portata che rivela tutta la goffaggine del mio tentativo di fare il sapientone: il cod è infatti il merluzzo. Va da sé che non è carne; inoltre potrebbe anche non essere del tutto male, ma servito così, in una purea di strani ingredienti, senza pane e verdure si rivela un po' indigesto. "Saporitissimo questo filetto di carne!" è il giusto sberleffo di Alessandra: per stasera è meglio rincasare!

13 Agosto

Fortunatamente la colazione è buona ed abbondante. Abbiamo anche la possibilità di assaggiare gli scones, simpatici dolcetti tondi che accompagnano deliziosamente il tè che ci viene servito, nonostante l'eccessiva quantità di burro.

La prima tappa della giornata, senz'altro la più importante, è la Rock of Cashel, che troviamo ad una cinquantina di chilometri da Kilkenny. La fortezza risale al IV secolo e per diversi secoli simboleggiò in Irlanda prima il potere regio e poi quello clericale, prima di finire nelle mani degli odiati cugini inglesi. La roccaforte presenta al suo interno la cattedrale a cielo aperto, la bellissima Cormac's Chapel, una torre circolare e la croce di San Patrizio, ai cui piedi venivano incoronati i re di Cashel. Poco lontano, ideale per una passeggiata a piedi, si trova la Hore Abbey, un'altra abbazia cistercense. Questa purtroppo fa la parte della sorella brutta e sporca della Rock of Cashel, con il prato circostante lasciato libero al pascolo delle mucche ed evidentemente poco curata e lasciata un po' al suo destino.

Dopo soli diciotto chilometri ci fermiamo a Cahir, sede di un castello, la cui visita, nonostante la sua imponenza, mi lascia alquanto indifferente. Decisamente più interessante, o quantomeno gradevole nella sua singolare architettura, la visita allo Swiss Cottage. Questo, come dice il nome, è una costruzione con il classico tetto di paglia, a cui però vanno aggiunte le stravaganti geometrie dategli dall'architetto John Nash nel 1810, facendo in modo che ogni sua parte potesse essere in qualche modo in sintonia con la natura. E così, tra finestre irregolari, balconi in legno, improbabili arredamenti, sembra di essere improvvisamente catapultati nel paese delle meraviglie di Alice. Il tempo non ce lo permette, ma il percorso per raggiungere il cottage dal castello, affiancando lo scorrere delle acque del fiume Suir, dovrebbe garantire una piacevole camminata.

Lo Swiss Cottage a Cahir

Il resto della giornata è invece di trasferimento per Cork. I paesi attraversati danno un piacevole senso di relax, ma il tempo, sia nel suo scorrere, sia dal punto di vista meteorologico, non ci è troppo amico. Per questo, prima dell'arrivo a Cork, non resta che un autoscatto che ci ritrarrà infreddoliti sul Vee Gap, il ricordo della piacevole strada tra Lismore e Fermoy, ed il meno piacevole traffico della periferia di Cork. Questa città ci accoglie con nuvole scure, ahimè fino ad ora una costante del nostro viaggio, che non fanno altro che acuire la sensazione di grigiore generale che ci fornisce questa città. Ma forse è solo la stanchezza e la difficoltà a trovare un posto dove parcheggiare la macchina prima e dove dormire poi.

14 Agosto

La pioggerellina finissima ci attende implacabile al nostro risveglio e accelera, non che ce ne fosse bisogno, la nostra dipartita da Cork. La speranza è che spostandoci verso la costa anche il tempo possa sterzare, ma all'arrivo a Kinsale la pioggia si fa addirittura più insistente, costringendo a trattenerci qui poco meno di un'oretta, giusto il tempo per dare un'occhiata veloce a questa simpatica cittadina. I colori sono molto vivaci, se ci fosse il sole sarebbe uno stupendo arcobaleno di cemento. Le condizioni meteorologiche ci inducono ad evitare la visita al vicino Charles Fort, e così dirigiamo decisi la macchina verso Ovest.

L'attraversamento del Cork occidentale ci fa passare attraverso graziosi paesaggi e ci regala stupendi panorami, Timoleague con la sua abbazia, Clonakilty, Glandore. Da qui una stretta stradina ci conduce al Drombeg Stone Circle, un sito sepolcrale risalente al 150 a.C. Di nuovo sulla strada principale, carichiamo un ragazzo del posto che fa l'autostop. Dopo avere risposto alle classiche domande di rito, si trincera dietro risposte monosillabiche alle mie domande. I casi sono due: o non riesco a farmi capire nel mio troppo trascurato inglese, e la cosa potrebbe essere anche verosimile, o il carattere del giovane è ben diverso da quello dei pochi irlandesi con cui abbiamo avuto a che fare fino ad ora. D'altronde il tragitto che percorriamo è veramente breve, lo scarichiamo a Skibbereen, e così proseguiamo verso Schull, dove ci fermiamo per addentare qualcosa in un simpatico locale. Qui facciamo conoscenza con un ragazzo italiano, di Vicenza per la precisione, che ha deciso di trascorrere qualche mese in questo sperduto paesino per guadagnare qualche soldo. "Andate a Mizen Head", consiglia, "ne vale veramente la pena!". E così quella che era sulla carta solamente un'ipotesi diventa rapidamente una certezza.

La pioggia che aveva concesso una breve tregua, riprende a cadere in modo deciso; ciononostante qualche coraggioso bagnante non rinuncia ad una nuotata nel mare che si affaccia sulla spiaggia di Barleycove. Mizen Head è l'estremo lembo sud - occidentale di Irlanda. Un sentiero dal quale si scorgono stupendi panorami, che attraversa anche un ponte sospeso su una profonda gola, conduce fino ad una piccola spianata dove si erge un faro. Qui si trovano anche alcune sale ed un piccolo museo che ricostruisce ambienti, strumenti e condizioni di vita di chi fino a qualche tempo fa qua ci lavorava.

Oramai anche alla pioggia che ci accoglie a Bantry non badiamo più di tanto, in questi primi giorni non possiamo dire di avere mai visto un po' di sole che si possa definire tale. Anche se...

...anche se 'sto tramonto sulla baia di Bantry è proprio uno di quelli che mozzano il fiato: domani ci sarà il sole?

15 Agosto

Ebbene sì! Oggi c'è il sole! Uno splendido, caldo, sfolgorante sole, che illumina la baia di Bantry e che dipinge sontuose pennellate su questo magnifico paesaggio. La giornata non poteva iniziare meglio!

A Bantry visitiamo l'omonima casa ed i suoi giardini. Questa villa del XVIII secolo presenta delle sale interessanti che però non giustificano il folle costo del biglietto d'ingresso, mentre i giardini che la contornano sono veramente belli, tanto da avere fatto da cornice ad alcune scene del film Molly Flanders. In particolare, non si può evitare di salire i gradini che si trovano sul retro della casa che in giornate di sole come questa regalano una superba vista sulla villa e sulla baia.

Vista panoramica sulla Bantry House

Il tempo che abbiamo perso per attraversare il Cork ci suggerisce di tagliare la Beara Peninsula all'altezza di Adrigole, oltrepassando lo Healy Pass sulle Caha Mountains. La scelta si rivela assai azzeccata: la strada che conduce al passo si inerpica lenta su queste verdi montagne, a vederla dall'alto sembra uno schizzo tracciato a casaccio da un buontempone. Parcheggiamo la macchina nei pressi di alcune cascatelle superando una coraggiosa ragazza che sta completando la scalata in bicicletta. Dopo pochi metri siamo quasi costretti a fermare nuovamente la vettura: il panorama che si vede dal passo è fantastico e noi lo apprezziamo ancora di più salendo a piedi lungo alcune docili rocce. La cartolina è da sogno: le nuvole si mostrano in tutto il loro candore, il sole fa l'amore con l'acqua del mare, il marrone delle montagne digrada verso il verde senza soluzione di continuità.

A Kenmare, dove abbiamo previsto una sosta per un breve pranzo, c'è subbuglio. Riusciamo a parcheggiare la macchina soltanto all'altezza del porticciolo, un buon chilometro prima del centro, che quindi percorriamo a piedi. La ragione di tanto fermento è presto spiegata; si intravedono le prime bancarelle e la gente è intenta a contrattare: oggi è giorno di mercato! Guardo sempre con piacere i mercati di paese; eppoi mi piace vedere le facce, i vestiti, i suoni e i colori che l'accompagnano, penso che riflettano bene l'animo della gente del posto. Al mercato di Kenmare si vende un po' di tutto, dai prodotti della terra alle calzature, dall'abbigliamento alle cianfrusaglie in ferro. In particolare la nostra attenzione si rivolge ben presto a degli splendidi esemplari di cavalli, anche questi in vendita, ma si smerciano allo stesso modo anche galline, oche, mucche e anche qualche cagnolino. Riempiamo anche lo stomaco, dopo avere fatto il pieno di sensazioni. Per oggi ci attende ancora un po' di strada; ecco quindi un altro bel panorama all'altezza del Moll's Gap, mentre dal Ladies View si scorgono le prime acque dei laghi di Killarney.

16 Agosto

Ieri sera la passeggiata per il centro di Killarney ci ha fatto conoscere una bella città, ma terribilmente turistica. Orde di pullman che scaricano turisti prima nei ristoranti, poi nei negozi di souvenir, ed infine nei pub ad ascoltare gighe e traditionals. Il rischio di ritrovarci accalcati assieme ad una marea di persone nei luoghi più importanti che si trovano all'interno del Killarney National Park concretizza un'idea che ci balenava per la testa: noleggiare una bici e percorrere le stradine che fiancheggiano i laghi del parco. In particolare ci solletica assai la possibilità di valicare con le sole nostre forze il Gap of Dunloe, un passo vietato ai mezzi motorizzati che offre splendidi panorami, lo assicura la guida! Belli baldanzosi entriamo al Rent-a-bike Súgán, che è anche un piccolo ostello, dove ci accoglie un simpatico ragazzo. A lui spieghiamo i nostri propositi, chiedendogli anche di descriverci il percorso. Probabilmente non è tanto ciò che dice, bensì l'enfasi che usa nell'affermarlo che ci fa cambiare in un attimo d'umore: "Beautiful, but very hard!", comunica, cambiando in modo preoccupante il tono della voce nel momento in cui pronuncia la terza parola. Probabilmente vuole anche infierire, così scrive sulla cartina il numero di chilometri del nostro tour: 30! Effettivamente il livello del morale si è abbassato; io mi faccio forza sperando che il ragazzo abbia espresso il suo giudizio dopo avere osservato il mio fisico non proprio da atleta. Propongo ad Alessandra di noleggiare comunque la bici ed iniziare il tour che ci eravamo proposti. "Quando ci stancheremo, torneremo indietro!", dichiaro in tono sommesso, sottintendendo il fallimento del nostro tentativo.

Un giro di chiave per regolare la sella, la prova dei freni, un goccio d'olio alla catena: la gita può iniziare! Fortunatamente il sole splende e ci ridona un po' dell'entusiasmo perso in precedenza. I primi chilometri sono tranquilli, ogni tanto ci fermiamo per una foto, ma quando arriviamo al Kate Kearney's Cottage, dove iniziano le prime asperità, arrivano anche i primi nuvoloni neri, ma molto neri! Chiedo ad Alessandra se ha intenzione di continuare, immaginando una sua replica negativa. "Certo, a questo punto bisogna andare avanti!". La sua risposta mi conferma una volta di più di avere trovato la ragazza che fa per me. Purtroppo però iniziano a scendere le prime gocce di pioggia, che via via si fanno più insistenti, costringendoci ad uno stop sotto un maestoso albero. Però ormai dobbiamo proseguire, è una nostra piccola sfida!

Percorrendo il Gap of Dunloe La strada sale abbastanza ripida in alcuni tratti, ma noi no, non molliamo, attraversando ponti di pietra, fiancheggiando piccoli laghetti, schivando gli escrementi dei cavalli che trainano calessi su cui siedono turisti un po' più pigri di noi. Però metro dopo metro, con le gocce di sudore che si mischiano a quelle di pioggia, anche noi arriviamo in cima: la felicità è il sorriso di un bambino, il bacio di chi ti ama, un complimento inaspettato, ma può essere anche la scalata del Gap of Dunloe in mountain-bike! Sia chiaro, non è un'impresa, ma arrivarci in fondo è una bella soddisfazione!

Dopo i sei chilometri di salita ci attende il gusto della discesa, da assaporare con il vento che ti sorride in faccia ed il sole che torna gentilmente a proporre il suo calore. In pochi minuti riguadagniamo la quota da cui eravamo partiti. Strette stradine si addentrano in prati verdi dove pascolano mucche, fiancheggiando cottage in paglia e fattorie. L'obiettivo è quello di raggiungere l'attracco della barca che ci riporterà nei pressi di Killarney. Seguendo le indicazioni arriviamo ad una vasta radura dove troviamo un simpatico ometto in attesa di clienti per la sua imbarcazione. Questi sta sorseggiando tranquillamente un tè, ed alla mia richiesta sugli orari di partenza, lui risponde senza fretta, chiedendo di attendere solamente la fine della sua colazione. Nel frattempo ci accomodiamo sulla barca, un gozzo in legno da vecchio pescatore, caricando le biciclette. L'attesa non sarebbe lunga, ma le zanzare ed i moscerini che ci circondano sono fastidiosissimi, ed è quasi impossibile restarsene fermi a subire le loro punture. Il quadretto visto dall'esterno è grottesco: un vecchietto che si gusta placidamente il suo pranzetto e due sventurati turisti che si dimenano nervosamente. Fortunatamente il tutto dura poco e dopo qualche minuto l'imbarcazione si muove. Il percorso attraversa un primo fiumiciattolo di collegamento per poi spingersi sull'Upper Lake, il minore dei laghi di Killarney. L'attempato marinaio sfoggia pose da abile navigatore e non posso fare a meno di immortalarlo con la macchina fotografica, insieme alle acque del lago che ci regalano sensazioni bellissime. La traversata dura una mezz'oretta ed il timoniere ci scarica agli inizi del Muckross Lake. Ci sono ancora da percorrere sette chilometri per tornare in centro città; fortunatamente la strada non presenta particolari difficoltà e quindi in meno di trenta minuti riconsegniamo la bicicletta e ci concediamo un panino e soprattutto una birra fresca in un pub del centro.

Lasciamo Killarney a metà pomeriggio, prima che i bus scarichino nuove frotte di turisti, ed iniziamo a percorrere il Ring of Kerry. La giornata è stata lunga e faticosa, ma bellissima. Dopo pochi chilometri, all'altezza di Sneem, fermiamo la macchina, troviamo un bel B&B con vista su Kenmare Bay e ci godiamo un meritato riposo.

17 Agosto

Il B&B che abbiamo trovato a Sneem è proprio carino, peccato che la colazione così poco abbondante non sia del tutto sufficiente per carburarci a dovere per questa giornata. Il giro che affrontiamo oggi è il celeberrimo Ring of Kerry. Solitamente questo viene percorso partendo ed arrivando a Killarney come a formare un anello, come suggerisce il nome. Noi invece, dovendo recuperare un po' di tempo sulla tabella di marcia, evitiamo di chiudere l'anello sterzando a fine giornata leggermente verso Nord.

Dopo due giorni dove il sole ha risposto presente alle nostre invocazioni, oggi il cielo è piuttosto nuvoloso; la giornata è effettivamente un po' grigia. La prima tappa che ci attende è lo Staigue Fort, un forte circolare con muri a secco dell'età del ferro, testimonianza millenaria di un rifugio per le comunità della zona. Percorrendo la costa in macchina si staglia dal mare il profilo delle isole Skellig ed una punta di nostalgia mi assale. Queste infatti erano una tappa prevista nell'itinerario preparato prima della partenza, dopo avere letto recensioni entusiastiche da parte di chi le aveva visitate. Purtroppo la giornata nuvolosa ci consiglia di andare oltre; poco male, sarà un pretesto per un ritorno nelle terre irlandesi.

Attraversiamo alcuni paeselli di pescatori; in sequenza Ballinkskelligs, Portmagee, Caherciveen, Glenbeigh, prima di raggiungere Tralee, oramai fuori dall'anello. I paesaggi sono senz'altro belli, ma la sensazione generale che ci lascia questa giornata è un po' di delusione. Il tanto sbandierato Ring of Kerry, forse perché visto sotto una giornata grigia, non ci regala quelle emozioni che speravamo di potere provare.

A Glenbeigh ci fermiamo per telefonare e prenotare il B&B per la serata a Tralee. La voce che mi risponde, voce giovane, fresca, di donna, è assolutamente accattivante; le risposte alle mie domande sono puntualissime e la gentilezza che l'amica usa nei miei confronti è addirittura imbarazzante. Vedo Alessandra storcere il naso, spazientendosi al prolungarsi della telefonata, soprattutto dopo avere allungato l'orecchio verso il mio cellulare ed avere percepito il commiato della donna che mi saluta con un eloquente "Bye Marco, very happy to meet you soon!". Allargo le braccia accompagnando il movimento con un'espressione ebete per segnalare ironicamente la potenza del mio fascino e continuo a vaneggiarmi fino all'arrivo a Tralee. Suono il campanello; la delusione è tanta quando ad aprire la porta è una figura maschile, una persona barbuta con il braccio ingessato. E' lui che ci presenta la camera, indubbiamente bella, e ci domanda le nostre preferenze per la colazione. Per me la solita Irish Breakfast; Alessandra invece da un po' di giorni ha optato per le scrambled eggs, le uova strapazzate. "Do you want salmon, too?" le propone in modo assai accattivante il padrone, con un sorriso da vecchio marpione. Alessandra accetta volentieri, dandomi contestualmente una gomitata sui fianchi: chi la fa l'aspetti! "Ehi, ma sono io quello che doveva fare colpo sulla padrona di casa!" mi lamento. E non mi può consolare l'arrivo della padrona, una signora occhialuta sulla cinquantina, il cui fascino non è assolutamente quello che avevo immaginato ascoltando la sua voce!