18 Agosto

Mentre mi sto facendo torturare lo stomaco con le fritture dell'Irish breakfast, Alessandra porta a termine la sua colazione trangugiando lentamente le uova strapazzate, cui fanno squisito contorno i tranci di salmone; tutto il piatto è impreziosito da guarnizioni di prezzemolo, in una gioia di colori che richiamano la bandiera irlandese. Fortunatamente Alessandra me ne concede un generoso assaggio. Soddisfatte le recriminazioni del nostro appetito, possiamo partire per il giro della penisola di Dingle.

Le strade principali della Dingle Peninsula formano un otto rovesciato sulla cartina, ovviamente usando un po' di fantasia; nostra intenzione è quello di percorrerlo tutto. Fino all'abitato di Dingle, che funge da punto di intersezione, ci sono dei bei panorami; in particolare alcune distese di fucsie rompono l'incantevole monotonia dei campi verdi e ci predispongono al buon umore, colorando vivacemente il paesaggio. La strada su cui ci muoviamo è quella che transita sul lato meridionale della penisola. Nei pressi di Dingle ci fermiamo su una grande spiaggia dove un ometto coraggioso si avventura in acqua; il solo guardarlo fa venire freddo. Da qui in poi il tour inizia a regalare il meglio.

Il Dunbeg Fort risale all'età del ferro e possiede quattro cinta di mura. Queste si ergono su un promontorio che offre una bella vista sul mare e sulle scogliere vicine. Poco oltre, nei pressi di Fahan, visitiamo i cosiddetti capanni ad alveare, utilizzati nella prima era cristiana per ospitare i fedeli in pellegrinaggio. Ci spostiamo ancora per qualche miglia e, più o meno all'altezza di Slea Head, iniziano a scorgersi vedute spettacolari sull'oceano e sulle Blasket Islands. Sono dei quadretti d'Irlanda, quelli classici con tanto verde e tanto blu, quelli che fin dalla preparazione del viaggio avevo sperato di ammirare. Ed in questo giro non solo posso vederli: li sento, li scopro, li assaporo, li vivo! Più volte arrestiamo la macchina per scattare qualche fotografia, ma poi troviamo sempre una scusa per fermarla una volta in più. Ad un certo punto ci si mette anche un gabbiano a destare la nostra attenzione. Un gabbiano vanitoso, assolutamente non intimorito dalla nostra presenza, che sembra reclamare uno spazio sulle nostre foto, mettendosi in mostra su un muretto che delimita la strada. Poco più avanti scendiamo attraverso una stretta stradina per dare un'occhiata ad una bella spiaggia; ci concediamo una piccola passeggiata osservando il cielo che muta colore continuamente, subendo i giochi di luce che il sole e le nuvole grigie e dispettose si divertono a dipingere.

Dopo l'ennesima sosta, riprendiamo il tragitto verso l'interno per visitare il Gallarus Oratory. Questa costruzione, un edificio di culto in pietra a secco, ha circa 1300 anni ma il suo stato di conservazione è perfetto. La forma è quella di una barca rovesciata, e ciò che mi attrae in modo particolare è il tetto che viene a formarsi con il graduale congiungimento delle pietre che compongono le mura laterali, e che ancora adesso è a prova d'acqua. Nella sua semplicità è un piccolo gioiellino che rende ancora più accattivante questo tour della penisola di Dingle. L'ultima visita, prima della sosta per un breve pranzo a Dingle, è alla interessante chiesa di Kilmalkedar.

Lo splendido Gallarus Oratory

Finito di mangiare purtroppo è già ora di rientrare, proseguendo verso Nord. L'ultimo assaggio della Dingle Peninsula ce lo vogliamo godere dalla sommità del Connor Pass. Purtroppo avvicinandoci al passo, la visibilità si fa via via più scarsa; siamo completamente immersi nella nebbia, e ad ulteriore ostacolo del nostro cammino rimaniamo intrappolati in una coda che improvvisamente viene a formarsi. Ci rendiamo presto conto che proseguire non sarà così facile, e gli automobilisti che vengono dalla carreggiata opposta ce ne forniscono conferma. Da quello che riusciamo ad intendere probabilmente c'è stato un incidente più avanti. Fortunatamente siamo proprio vicini ad una piazzola di sosta e con qualche manovra riusciamo a girare la macchina per tornare indietro e seguire la via che già avevamo percorso in mattinata.

Mentre stiamo per lasciare la penisola incrociamo un gruppo di tre o quattro carrozzoni trainati da cavalli. Leggendo un approfondimento sulla Lonely Planet scopro che questi sono i cosiddetti calderai, una sorta di popolazione nomade che si guadagna da vivere rivendendo rottami e ferri vecchi. La loro origine non è ben chiara ma le loro famiglie sono sempre molto numerose, come sembrano testimoniare i bambini seduti in gran numero sulle panche anteriori dei carrozzoni.

Ormai la giornata è agli sgoccioli. Fortunatamente, accelerando un po' nelle ultime miglia, riusciamo ad arrivare in tempo per imbarcarci sul traghetto delle 18.30 per Killimer, che ci porta nella contea del Clare attraversando l'estuario del fiume Shannon. Abbiamo bisogno solo di cinque minuti per raggiungere il B&B di Kilrush. Ci attendono una bella doccia ristoratrice e una cena al pub.

19 Agosto

Nei B&B si dorme benissimo, ma questa volta evidentemente non riusciamo a svegliarci del tutto, dato che subito dopo l'uscita del paese sbagliamo decisamente strada, perdendoci nel reticolo di viuzze intorno a Kilrush. Fortunatamente ce ne accorgiamo per tempo, ripiegando in fretta sulla strada giusta. La prima tappa per oggi è costituita dalle celeberrime Cliffs of Moher che, pur mirate e rimirate in fotografia, dal vivo regalano emozioni forti. Dal parcheggio, dopo le foto di rito, compiamo una passeggiata lungo il versante sud di queste scogliere non stancandoci di scattare fotografie. Ogni tanto seguo il volo degli uccelli che si lasciano trasportare tranquilli dalle correnti d'aria: planano nel cielo senza fatica, allontanandosi dalle scogliere vocianti. Talvolta tornano e si posano sulle lunghe pareti, in attesa di chissà chi, di chissà che cosa. Il loro sguardo non sembra esprimere emozioni, la loro vita sembra procedere monotona e piatta. Dall'alto guardano il mondo vivere, e per un attimo invidio questo loro privilegio.

Dopo le Cliffs, ci addentriamo nella regione del Burren. Uno spruzzo di grigio nella tavola irlandese color erba. Una vasta distesa calcarea formatasi nel tempo e modellata dagli eventi atmosferici che si estende per svariati chilometri, impedendo agli alberi di alto fusto di crescere. Dopo tanto verde i nostri occhi fanno un po' di fatica ad abituarsi a queste nuove tonalità, che però donano a questo territorio un fascino molto particolare. Ci fermiamo a visitare il Poulnabrone Dolmen, una tomba risalente a circa cinquemila anni fa; tutt'intorno solo sassi, pietre, qualche chiazza di verde e uno splendido cielo blu che messi insieme ci regalano un autoscatto da favola.

A Ballyvaughn ci fermiamo per riservare il B&B di Galway. Le risposte alle nostre telefonate sono spietate. D'altronde oggi è domenica, siamo in Agosto e Galway è una città molto turistica; può anche essere comprensibile avere qualche problema. Finalmente dopo una mezza dozzina di chiamate ci risponde una signora e ci dà l'okay, non prima di averci chiesto il numero della carta di credito. A Galway arriviamo verso le 15.00 e fortunatamente troviamo abbastanza in fretta il B&B. Uno squillo di campanello. Stranamente aspettiamo un po' prima che la lady venga ad aprirci, tutta trafelata. "Sorry, I'm in a very hurry, this is your room!" dichiara mostrandoci la stanza e scomparendo un istante dopo. Io e Alessandra rimaniamo un po' stupiti, oramai siamo abituati a calde accoglienze a base di tazze di tè e di discrete chiacchierate sul tempo e sul nostro tour. Vabbè, ne approfittiamo per sistemare la roba in camera, dove inspiegabilmente troviamo la televisione accesa che trasmette immagini di una partita di hurling, lo sport nazionale irlandese. Questo si gioca tra due squadre i cui giocatori sono muniti di una mazza tipo quella da hockey che inseguono una palla simile a quella da baseball. Lo scopo è fare gol in una porta come quella da calcio, i cui pali verticali proseguono però verso l'alto, delimitando un'area anch'essa valida per segnare punti. I punteggi sono diversi se la palla va in rete oppure sopra la traversa. All'improvviso, proprio in corrispondenza della marcatura della squadra con maglia granata, un urlo. La sovrimpressione della scritta sullo schermo recita: Galway 2:12 - Kilkenny 1:10. Ora è tutto chiaro: la signora sta facendo il tifo per la squadra del cuore e poco dopo, durante una breve pausa della partita, ce lo conferma scusandosi per l'accoglienza un po' tiepidina. Ormai la partita ha coinvolto anche noi, e così guardiamo il finale che vede il trionfo della squadra di Galway. A questo punto si rifà viva la padrona, che ci spiega che suo nipote gioca nella squadra che ha vinto e suo marito è andato a vedere la partita a Dublino. E' stato un grande match, e adesso solo la finale separa il Galway dal titolo nazionale.

Poco dopo siamo già in centro, a fare un giro in questa cittadina decisamente viva, simpatica e colorata. Troviamo anche il tempo per sdraiarci sul prato verde di un parco per scrivere qualche cartolina prima di andare a mangiare. Quando finalmente decidiamo di alzarci, ci sorprende un'inattesa quanto improvvisa pioggia che in pochi minuti ci inzuppa completamente. A questo punto la ricerca di un ristorante non è più tale; entriamo infatti nel primo che ci capita sotto tiro. All'uscita c'è di nuovo sereno, la qual cosa ci fa ben sperare per la giornata di domani sulle isole Aran!

20 Agosto

Per arrivare alle isole Aran decidiamo di prendere il traghetto che parte da Rossaveal, ad una quarantina chilometri da Galway. Non sappiamo bene se ci saranno problemi a trovare posto sull'imbarcazione, così alle 9.30 siamo già sulla banchina in attesa, una buona oretta in anticipo sull'ora della partenza. Il viaggio è tranquillo, il mare pure, ed in circa quaranta minuti raggiungiamo la più grande delle isole, Inishmore. Il mezzo con cui decidiamo di muoverci non può che essere la bicicletta. Iniziamo a pedalare; la partenza è da Kilronan, il centro principale affollato di turisti, ma dopo pochi minuti la gente comincia a sparpagliarsi. Le stradine sono un continuo saliscendi da affrontare assaporando la tranquillità che ci regala questo luogo incantato, dove è divertente ritornare bambini giocando a sorpassarci con una coppia di ciclisti giapponesi. Ogni tanto si incontra il rudere di qualche vecchio forte; ovunque muriccioli in pietra delimitano fazzoletti di terreno, segno di passati insediamenti.

Sulle isole Aran

Ben presto un rumore di ferraglia viene a rompere un po' l'idillio della situazione. La bici di Alessandra inizia a fare le bizze, speriamo che non dia ulteriori problemi. Una prima sosta a Kilmurvy Beach ci permette di fare il punto della situazione, ma soprattutto ci concede una siesta su una spiaggia bianchissima per crogiolarci al sole. In seguito arriviamo all'insediamento di Dun Aengus, risalente a duemila anni fa. Bellissimo guardare le onde dall'alto che si scagliano violente contro le scogliere su cui poggia questo forte in pietra. Purtroppo, l'area recintata non ci permette di accedere al punto panoramico da cui si ha una superba vista delle scogliere che si trovano ad est del forte, che ritengo non abbiano niente da invidiare alle più famose Cliffs of Moher. Proseguiamo ancora un po', ma le condizioni della bicicletta e il poco tempo a disposizione ci consigliano di invertire la nostra rotta. Al ritorno prendiamo una stradina alternativa, costeggiando il mare; ad un certo punto all'altezza della baia di Port Corruch notiamo da lontano una piccola colonia di foche grigie. Arriviamo al porticciolo concedendoci un panino ed una birra prima della riconsegna della mountain-bike. Purtroppo il tempo è passato troppo in fretta in questa bellissima giornata di sole.

Sono già le 16.00 ed il traghetto ci riporta verso casa. La giornata è stata intensa; i seggiolini sono discretamente comodi e invogliano al riposo, anche se solo per la durata del tragitto, poco meno di un'ora. Quando oramai iniziamo a prendere sonno, una paffuta bambina si avvicina e con fare deciso inizia a interrogarci. Chi siamo, da dove veniamo, dove andremo, e così via. Rivela anche di essere la figlia del capitano dell'imbarcazione, sottolineando che però è il proprietario della stessa a cui vanno gran parte dei guadagni. Piccola la bimba, ma ha già capito come funzionano le cose a questo mondo! Continua dandoci notizia della sua scuola, delle sua amichette, e di quant'altro le passa per la testa. La frugoletta è simpaticissima e decisamente loquace; solo quando fingiamo di dormire concede una tregua al suo fiume di parole. Poco male per lei: vedo infatti che il tempo che prima dedicava alle chiacchiere ora lo dedica ad una scorpacciata, due barrette di cioccolato ed un pacchetto di biscotti che ha prontamente provveduto ad acquistare al bar del traghetto. Il sonno prende per alcuni minuti il sopravvento, ma appena apro gli occhi la prima figura che mi si presenta è quella della bimba, del tutto decisa a riprendere il suo show. Racconta di avere partecipato a lezioni di danze irlandesi e chiede se desideriamo vedere ciò che ha imparato. Ovviamente annuiamo e così inizia a saltellare avanti e indietro, su e giù, ballonzolando con poca grazia al ritmo delle melodie che lei stessa ha iniziato a cantare. Come sanno essere fantastici i bambini! Oramai si intravede la terraferma e giocoforza lo spettacolino deve terminare. Salutiamo la bimba e ci dirigiamo verso la macchina. Qualche decina di chilometri per arrivare a Clifden, porta aperta verso il Connemara.

21 Agosto

Il Connemara presenta un paesaggio abbastanza diverso dal resto dell'Irlanda. Montagne a volte brulle e rocciose, ai cui piedi si alternano torbiere, laghi e verdissimi prati. Purtroppo non possiamo godere appieno di questi scenari, in quanto la solita pioggia questa volta ha intenzione di trasformarsi in un diluvio, o giù di lì. Già nella nottata era stato il vento a tenerci compagnia, soffiando ed ululando nella notte. La partenza da Clifden è alquanto mesta e decidiamo di rinunciare al tour sulla Sky Road, un itinerario circolare sulle coste frastagliate del Connemara. Il tempo sembra non darci grandi possibilità, cerchiamo di osservare qualcosa restando in macchina. Quando invece proviamo a scendere, il vento sembra volerci spazzare via. Così la sosta all'abbazia di Kylemore si riduce allo scatto di una fotografia a quest'edificio del XIX secolo, oggi adibito a prestigioso college femminile.

All'altezza di Glennagevlagh lasciamo la statale per percorrere la strada R335 che attraversa la stretta vallata del Doo Lough, il lago scuro. Non potrebbe esistere nome più appropriato in questa giornata, con la bufera di pioggia e vento che inizia a destare qualche preoccupazione. Sulle montagne iniziano a formarsi piccole cascatelle che si scaricano sulla strada, formando ovunque sull'asfalto pozzanghere che a volte si trasformano in piccoli guadi. Non sono del tutto tranquillo nel passaggio di questi varchi sulla strada, le ruote talvolta vengono quasi completamente sommerse e la nostra macchina non è certo una fuoriserie! Come se non bastasse il vento ogni tanto scuote l'abitacolo, la pioggia vola a destra e a sinistra seguendo le correnti d'aria, mentre i prati oramai si sono trasformati in acquitrini. Siamo circondati da un cielo scurissimo che a malapena fa intravedere le pochissime macchine che incontriamo lungo la strada. L'emozione è tanta, nel bene e nel male; avvicinandoci alla costa iniziamo a notare squarci di luce che si infiltrano in questo scenario ancora tetro. Pochi altri chilometri e il sole inizia a fare capolino tra le nuvole che poi si aprono lasciando spazio ad un cielo azzurrissimo, invitandoci a lasciare lo splendido inferno di qualche minuto fa. Chissà che non ci sia lo zampino di San Patrizio! Stiamo infatti fiancheggiando Croagh Patrick, la montagna sacra d'Irlanda, luogo dove secondo la tradizione il patrono d'Irlanda si ritirò in preghiera per allontanare i serpenti, da cui il paese si liberò per sempre. Noi più semplicemente e senz'altro non per sempre, ci siamo allontanati da un tempo decisamente sfavorevole. Il sole è tornato a splendere nel cielo rasserenando anche il nostro umore. Possiamo procedere spediti verso Sligo, la città di Yeats!

A Sligo ci fermiamo per una breve sosta. D'altronde questa mattina il tempo e la scelta dell'itinerario ci hanno costretti a stare sulla macchina per buona parte del tempo. Visitiamo l'interessante abbazia fondata nel XIII secolo, ma oltre a questa la città non sembra offrire molto. Oddio, per gli appassionati di musica folk c'è un negozietto che sembra potere soddisfare qualsiasi esigenza vedendo quanto è fornito: noi ci facciamo un giro, scartabelliamo un po' di compact disc, ma non compriamo niente. Una seconda fermata è quella ad una caffetteria, dove replichiamo quello che ormai è divenuto per noi un atteso rituale, tè e dolcetti per placare la fame. Dopo ciò ci rimettiamo in marcia, proseguendo la rotta di avvicinamento al Donegal. Non possiamo non ammirare lo strano profilo del Ben Bulben, piatta montagna che di colpo si presenta ai nostri occhi con i suoi marcati incavi, evidente segno dell'azione degli agenti atmosferici nel tempo.

All'arrivo a Donegal ci sistemiamo immediatamente nello splendido B&B riservato qualche minuto prima. Il sole inviterebbe a girare ancora un po', ma la stanchezza è tanta: un riposino ci può anche stare!

22 Agosto

La mattina ci accoglie alla luce di uno splendido sole. La visita al castello di Donegal è interessante, anche se le impalcature per i lavori di ristrutturazione tolgono un po' di atmosfera a questa casa fortificata del XV secolo. Lasciata la città principale, ci addentriamo nell'omonima contea. Risaltano immediatamente i tratti principali di questo paesaggio, le alte scogliere e le vaste torbiere, ma soprattutto è la tranquillità che regna sovrana. Le indicazioni stradali ci ricordano anche che il Donegal è un Gaeltacht, zona cioè in cui si parla gaelico; in particolare questa è la regione in cui è concentrato il maggior numero di persone che parlano questa lingua.

Le Slieve League

All'altezza del piccolo abitato di Carrick, seguiamo una strettissima stradina che dopo alcuni chilometri ci conduce sulle Slieve League. Queste sono le scogliere marine più alte d'Europa estendosi oltre 300 metri sopra il mare. Probabilmente non possiedono la drammaticità delle Cliffs of Moher, non essendo proprio a strapiombo sul mare, ma percorrendo il sentiero che dal parcheggio conduce alla sommità si percepisce tutto il fascino di questo luogo. Purtroppo le nuvole grigie sono tornate minacciose nel cielo, confermando se ce ne fosse bisogno l'assoluta variabilità del clima irlandese. Iniziano a scendere le prime gocce d'acqua che ci invitano ad abbandonare il sentiero che stiamo percorrendo.

Lasciate le Slieve League, proseguiamo su queste lande desolate, attraversando la zona del Rosses ed entrando poi al Glenveagh National Park. All'interno di questo parco si trova l'omonimo castello, costruito intorno alla seconda metà del XIX secolo. Avendo a disposizione un po' di tempo e potendo sfruttare la Heritage Card, acquistata all'inizio del nostro viaggio e che dà diritto all'entrata gratuita presso molti luoghi d'interesse irlandesi, decidiamo di visitare il castello. La gentile signorina alla cassa, sfoderando un sorriso di circostanza, ci avverte però che le visite per oggi sono terminate, obbligandoci così a ripiegare sulla serra ed i giardini adiacenti al castello, i quali sfoggiano diverse varietà di vegetazione. Mentre passeggiamo per i sentieri che attraversano i cortili scorgiamo molte persone intente a percorrere un sentiero che attraversa il parco conducendo ad un punto panoramico. Purtroppo ormai è tardi per affrontare questa camminata; decidiamo così di proseguire a zonzo all'interno dei giardini, fermandoci ogni tanto a gettare sguardi tutt'intorno, ma soprattutto continuando a parlare di tutto quanto ci passa per la testa.

Lasciato anche il Glenveagh National Park, ci dirigiamo verso Letterkenny. Dopo avere sistemato i bagagli al B&B, ci spostiamo verso il centro città, constatando però che non ha molto da offrire. Una cena a lume di candela precede la ritirata: domani si varca il confine!

23 Agosto

Il B&B di Letterkenny non posso di certo ricordarlo per la pulizia! Oddio, il gestore - che una volta tanto non è la solita lady irlandese, bensì un dinamico tipetto sulla cinquantina - sembra anche simpatico, accogliendoci con un gioviale "Hi, folks!", ogni qualvolta ci incontra, che è una delle poche frasi che intendo nella sua parlata così dannatamente dialettale! Però le tazze che utilizziamo portano inconfondibili i segni di chi le ha già utilizzate in precedenza! Anche la coppia francese che ci fa compagnia in questa colazione condivide il nostro disappunto. Scambiando due chiacchiere, emerge che nella giornata di ieri c'è stato un attentato a Derry, a 35 chilometri da qui. Il padrone conferma la notizia e avverte che l'attraversamento della città potrebbe rivelarsi difficoltoso a causa dei molti posti di blocco e conseguenti controlli. Purtroppo è proprio Derry che dobbiamo attraversare per raggiungere prima le Giant's Causeway, spettacolari colonne prismatiche di varie dimensioni che si affacciano sulla costa settentrionale, dove l'Irlanda è già "del Nord", e poi il ponticello di corde Carrick-a-Rede, per ridiscendere poi verso sud attraversando l'Antrim Road. Sono un po' dispiaciuto, il sopraggiunto imprevisto ci fa cambiare itinerario. Decidiamo così di anticipare il ritorno a Sud, percorrendo l'Ulster per una via più tranquilla.

In poco più di tre ore arriviamo quindi al sito archeologico di Brugh Na Boinne. Sono più o meno le 14.00. Giusto in tempo per prenotare l'ultima visita delle 16.45 al tumulo di Newgrange. Prima abbiamo invece la possibilità di visitare le tombe di Knowth. Queste sono archeologicamente le più importanti del sito, ma non si possono visitare all'interno.

Newgrange invece sì! E quando finalmente guadagno l'entrata provo una vera e forte emozione. Immerso in un tumulo di pietre e terra, all'interno di una camera sepolcrale a pianta cruciforme, sormontata da un tetto di pietre allineate verticalmente in modo che nemmeno una goccia d'acqua vi possa entrare, illuminata solo per pochi giorni a cavallo del solstizio invernale da un raggio di sole che si insinua attraverso l'apertura frontale che si trova a una ventina di metri. La rinascita, il segno del cambio della stagione che ridona nuova vita al raccolto ed al bestiame, questo dovrebbe essere il senso che i contadini che costruirono questa tomba vedevano in questa luce, che ogni anno puntuale illumina la camera. Ed io ancora una volta spalanco la bocca di fronte alla bellezza ed al mistero della storia!

Il tumulo di Newgrange

Ancora emozionati per la visita appena conclusa, ci rechiamo al B&B che abbiamo trovato nei pressi di Drogheda. Riferiamo alla signora che ci ospita che non è stato così semplice trovare una sistemazione oggi. Lei ipotizza che inizi già a farsi sentire l'effetto U2, che saranno in concerto a Slane (a pochi chilometri da qui) tra due giorni. Le stanze del suo B&B per le prossime notti sono infatti già prenotate da mesi!

24 Agosto

Certo che questo B&B è proprio nascosto bene! La signora è molto gentile, ma gli schizzi che ha tracciato sul foglio per indicarci la strada per trovare la Mellifont Abbey per me sono comprensibili non più di un quadro di Picasso! Diventa naturale quindi perderci in queste magnifiche strade di verde campagna, soprattutto quando l'unica persona che incontriamo, una ragazza intenta a fare jogging, alla quale avrebbe fatto bene anche qualche bistecca in meno, non sembra troppo invogliata a darci una mano. Poi il fiuto, il sesto senso, l'intuizione, o più probabilmente una botta di culo, ed ecco che ci ritroviamo sulla strada principale con tanto di indicazione per l'abbazia di Mellifont. Questa si presenta quasi completamente a cielo aperto, e la parte conservata meglio e indubbiamente più interessante è costituita da un lavatoio ottagonale utilizzato dai monaci fin dal XIII secolo. Poco oltre, a cinque minuti di macchina, si raggiunge Monasterboice, sede di un cimitero dove si possono apprezzare una torre rotonda e due splendide croci celtiche. In particolare la più piccola delle due, la Muiredach's Cross presenta nelle sue facciate diverse scene e personaggi biblici, forse scolpite per istruire la gente.

Dublino è a soli cinquanta chilometri, quasi a ricordarci che purtroppo questa avventura irlandese sta per terminare. Eccola quindi la capitale, tranquilla e caotica, grigia e splendente, ma soprattutto viva! Il pomeriggio si perde nelle migliaia di passi che ci portano a Grafton Street, a St. Stephen Green, al Temple Bar ed alle case georgiane con le porte colorate di Merrion Square. La stanchezza è tanta, ma non basta per farci desistere dal goderci una serata folk in un pub. La scelta cade sul Brazen Head, il più vecchio pub di Dublino, fuori dal caos di Temple Bar. Entriamo verso le 20, ma sembra che nessuno abbia intenzione di mettersi a suonare. Aspettiamo un po', ma di strumenti e musicisti neanche l'ombra! Quando ormai la decisione è quella di lasciare mestamente il pub, notiamo un individuo con la chitarra che inizia ad amplificare il suo strumento. Poco dopo si aggiungono un'altra chitarra ed un violino affidati a due signori barbuti: la session può iniziare! L'atmosfera ben presto si riscalda e la Guinness scorre a fiumi. Il pub è pieno di gente, turisti e locali in egual misura; ben presto ci uniamo ai compagni di tavolo battendo le mani per cadenzare il ritornello di "The Wild Rover" o abbracciandoci per accompagnare ondeggiando la soffice melodia di "Molly Malone". La musica, un linguaggio universale; il pub, un'oasi di democrazia, dove non esiste il ricco ed il povero, il bianco e il nero, il vecchio ed il giovane, esistono solo le persone in quanto tali. Tutto sembra più vero, più genuino, più dolce; anche il bacio che io ed Alessandra ci scambiamo ha un sapore diverso. Un sapore amarognolo, deciso, sapore di Guinness! "Oh, Alle, ma quanta ne hai bevuta, lo sai che sei astemia!", la interrogo preoccupato. "Dai, solo due mezze pinte!", risponde lei. Mi vedo già costretto a sorreggerla nel ritorno al B&B, ma per fortuna la sua resistenza all'alcool è più tenace di quanto potessi credere!

25 Agosto

Però questa mattina i bagordi di qualche ora fa si fanno sentire! Se ci mettiamo anche la triste consapevolezza di essere arrivati all'ultimo giorno irlandese il quadro della situazione che va a dipingersi è e a tinte decisamente fosche, quasi cupe oserei dire. Cupe come questa giornata che ci accoglie con una pioggia battente. Abbiamo a disposizione l'intera mattina e decidiamo così di andare al Trinity College per visitare la Old Library ed il Book Of Kells, un manoscritto del IX secolo, contenente i quattro vangeli e perfettamente conservato. Interessantissimo ed emozionante; a me impressiona anche l'aria che si respira salendo al primo piano, nella visita alla Old Library, dove vecchi libri sono disposti ordinatamente su pesanti scaffali; libri passati per mani illustri o sconosciute, ma che indubbiamente trasudano storia.

L'ultimo assaggio di Dublino ce lo regala la Christ Church, la più grande chiesa protestante della città. Nel frattempo anche il tempo ha girato al bello, confermando la sua variabilità. Meglio così: Irlanda, ti saluto sotto il sole, dopo che la tua pioggia ci ha bagnato i capelli ed il tuo vento ce li ha asciugati; alla nostra voglia di capirti, svelarti, comprenderti, hai risposto con mille nuvole nel cielo, con la musica di un violino e con il fiero sorriso della tua gente. Ho avuto la fortuna di ammirarti insieme a una persona speciale e che, sono sicuro, tale renderà la mia vita. Irlanda, resterai sempre scolpita nel mio cuore!