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In Chiapas
Il viaggio
è stato lungo. Partiti ed arrivati alle 8.00, nonostante il viaggio su
pullman categoria lusso, non sono riuscito a dormire tanto, vista la mia
difficoltà a riposare su supporti che non siano perfettamente orizzontali.
Ho tediato Quetzalli con parole su parole a cui lei non si è di certo
sottratta, ma a mezzanotte ha cominciato a cedere al sonno, ed allora
ho affidato al silenzio di questo autobus in corsa verso il Chiapas i
miei pensieri, i miei dubbi, ma soprattutto la soddisfazione per questa
mia vacanza; del resto "Non è vero che nel silenzio dorme soltanto la
malinconia". (ovviamente questa frase è troppo bella per essere mia: l'ha
scritta un cantautore lombardo, Davide Van De Sfross).
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Troviamo
immediatamente Juan Carlos nella stazione degli autobus - lui ieri ne
aveva preso uno più economico; il tempo per lasciare gli zaini al deposito
e siamo già sul pesero per Chiapa Del Corzo, dove si trovano gli embarcadero
per il Canyon del Sumidero. Lo spettacolo che ci offre il Canyon è veramente
affascinante, contornati da flora e fauna di varie specie tra le quali
osserviamo pappagalli, scimmie, coccodrilli, aironi, zilapote (una specie
di avvoltoio). Le pareti lungo le quali scorre il Rio Grijalva sono alte
a volte anche più di mille metri, mentre le acque sono in alcuni tratti
profonde più di 300 metri. La guida ci conduce ad alta velocità sostando
di tanto in tanto per farci ammirare i punti più interessanti. Un uomo
sui trentacinque anni dallo spagnolo un po' incerto dice qualcosa a Quetzalli
che poi mi fa un cenno con la testa come per dire "E' uno dei tuoi...".
Mi avvicino. E' un fiorentino qui in Messico con la moglie.
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Facciamo presto amicizia e quando ci dicono che stanno girando il Chiapas
con una macchina presa a noleggio ne approfittiamo per domandare loro
un passaggio. Delusione quando la coppia risponde che la macchina altro
non è che un maggiolino e già fanno fatica a fare entrare i bagagli. Pazienza,
ci abbiamo provato. "Vabbeh, magari ci vediamo in giro", ci diciamo, dato
che nei prossimi due giorni il loro programma è simile al nostro... Durante
il ritorno si scatena un improvviso temporale ed il riparo di un telo
provvidenzialmente predisposto sulla barca non ci risparmia comunque da
una bella lavata. Il tempo di attraccare e rispunta il sole che ci permette
una visita allo Zocalo di Chiapa del Corzo ed una buona birra al bar.
Poi di nuovo a Tuxtla Gutierrez (che non è niente di eccezionale) alla
ricerca del bus per San Cristobal de las Casas. Tuxtla e San Cristobal
distano 80 Kilometri per ben 1700 metri di dislivello. La strada offre
panorami eccezionali e passa attraerso piccoli villaggi nei quali risaltano
i colori dei vestiti delle donne locali, una fantastica costante di questi
posti. A San Cristobal, su consiglio del padre di Quetzalli, ci dirigiamo
spediti alla Casa Na Bolom, un tempo residenza dell'omonimo antropologo
danese che con la moglie studiò gli indios Lacandoni. Questo centro studi
possiede anche alcune camere a disposizione dei turisti. Fortunatamente
ce n'è una ancora libera ed è veramente piacevole entrare in questo ambiente
parecchio accogliente, con tanto di camino ed immerso in un vasto giardino
pieno di fiori e alberi. Il tutto per 360 pesos che diviso tre fa circa
ventiquattro mila lire a testa!!
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San Cristobal de
Las Casas
Ci svegliamo piuttosto presto. La colazione alla Casa Na Bolom è fatta
da cose tanto semplici quanto naturali, ogni tanto fa bene anche a me...
Un'aria frizzante in una giornata tersa e soleggiata ci accompagna al
mercato di San Cristobal, pieno di bancarelle gestite dalle donne indios
che indossano coloratissimi vestiti. Difficile non innamorarsi di San
Cristobal... Alle nostre spalle ci seguono i bambinetti che offrono chicles,
pupazzetti di Marcos o niente in cambio di un peso e si fa purtroppo in
fretta ad abituarsi alla loro richiesta "Un peso por mi tortilla". Dopo
avere visitato il mercato, lo Zocalo e la chiesa di Santo Domingo, ci
sediamo ad un bar per una birra. "Hei, ma noi ci conosciamo già!!". I
simpaticissimi fiorentini si fanno riconoscere, così ci sediamo con loro
a fare due chiacchiere. Non abbiamo molto tempo però, perché siamo in
attesa del pesero per arrivare al vicino villaggio di San Juan Chamula.
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Di per sé
il paese di San Juan non è niente di speciale; nella chiesa locale si
celebrano però ancora rituali che associano le tradizioni degli antichi
Maya alle pratiche cattoliche. Per entrare occorre acquistare il permesso
al locale Ufficio Turistio. Una volta all'interno siamo immediatamente
avvolti da un'atmosfera in bilico tra magia, religione ed esoterismo,
con strani cerimoniali che prevedono l'utilizzo di bevande alcoliche e
non, palme, candele e altro, ogni cosa con un particolare significato
nel contesto della celebrazione. Nel pomeriggio siamo di nuovo a San Cristobal.
Si sta celebrando una messa per la pace e l'unione tra i diversi gruppi
indios della zona presieduta dal Vescovo Samuel Ruiz, personaggio di spicco
nelle vicende del Chiapas. La presenza della televisione nazionale testimonia
l'importanza dell'evento; per l'occasione le donne locali hanno i capelli
intrecciati e adornati con coloratissimi fiocchi. Alle 16.30 partecipiamo
alla visita guidata alla Casa Na Bolom, che è anche museo e che presenta
oggetti, strumenti e situazioni della vita dei Lacandoni. Purtroppo, stanotte
non dormiamo più qui, in quanto per risparmiare qualche soldo ci siamo
trasferiti all'albergo San Martin.
Verso Palenque
Dura svegliarsi
così presto, alle 7.00, dopo che ieri sera abbiamo fatto tardi alla Posada
Margarita... In realtà eravamo andati solo per mettere qualcosa sotto
i denti, ma l'atmosfera coinvolgente creata da un complessino locale non
mi ha trattenuto dal mettere in mostra le mie doti di scarso ballerino.
Nonostante gli sforzi di Quetzalli, i balli latino americani non fanno
per me!
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Sveglia
alle 7.00 dicevo, colazione veloce e alle 7.30 siamo già sul taxi per Ocosingo.
Aspettiamo un'altra persona per riempire il taxi e dopo un'ora e mezzo arriviamo.
Da qui un colectivo ci accompagna a Toninà, sito Maya scoperto piuttosto
recentemente ed ancora in fase di restauro. Effettivamente non c'è molto
movimento in questa zona e dobbiamo quindi "prenotare" il colectivo per
il ritorno, fissando l'appuntamento con l'autista tra un paio d'ore. Possiamo
dire che il sito è tutta a nostra disposizione, tranne due persone che scorgiamo
a distanza nelle terrazze centrali. Il sito ha come punto di partenza un
enorme prato verde, la piazza maggiore, preceduto dal campo di pelota. A
sovrastare tutto ciò sette terrazze con altari, tombe, cunicoli e labirinti
piuttosto curiosi. Ci accompagna il custode del sito e ci fa da cicerone;
anche Juan Carlos e Quetzalli però faticano a volte a comprenderlo, in quanto
il suo spagnolo è farcito con espressioni di vecchie lingue locali. Per
ciò che posso capire sono tanti i riferimenti alla morte, come posso del
resto constatare da alcuni stucchi piuttosto impressionanti. |
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Raggiungiamo
la vetta del tempio ed incrociamo le due persone che ci avevano preceduto
nella visita. Incredibile, i due fiorentini! Stavolta però li salutiamo
definitivamente, in quanto loro sono diretti verso lo Yucatan, che noi
purtroppo non avremo il tempo di visitare. L'intero sito forse non è bello
come altri, ma il panorama che si gode dalla sommità della terrazza superiore
è qualcosa di fantastico in una giornata soleggiata quale quella di oggi.
Torniamo alla base e il nostro autista è lì che ci aspetta per ricondurci
ad Ocosingo. La città non è interessante, ma il mercato è qualcosa di
decisamente più autentico di quello di San Cristobal de Las Casas. Mi
piace mischiarmi in questa miriade di facce diverse dalle mie che mi guardano
un po' incuriosite, proponendomi verdure mai viste prima ed offrendomi
comunque una spontaneità a cui non sono più abituato...
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Nel pomeriggio
ci dirigiamo con l'autobus verso Agua Azul, una serie di splendide cascate;
nei giorni scorsi avevamo avuto notizie discordanti sul colore dell'acqua
in questo periodo dell'anno; arrivando ci accorgiamo ben presto che il
colore non è l'azzurro del nome, bensì il cafè (come dicono da queste
parti), a causa delle piogge della stagione. Del resto anche oggi una
fastidiosa pioggia ha iniziato a scendere, caricando ulteriormente l'aria
di umidità; nonostante la spettacolarità della cascata la visita risulta
essere un po' deludente. Ed allora, via di nuovo, verso Palenque, meta
rincorsa nella mia immaginazione per vari mesi, ed ora sempre più vicina,
a portata di autobus.
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Proprio in autobus faccio conoscenza con Anna, una ragazza tedesca che
sta girando il Messico da sola. Mi racconta che questa notte ha dormito
in amaca. Insieme a lei c'erano solo tre messicani e per cautelarsi ha
dormito con un coltello a portata di mano sotto il sacco a pelo. Le chiedo
perché viaggia da sola e mi racconta che a parte alcuni giorni di malinconia
e sconforto ("A volte mi ritrovo a parlare con la mia biancheria intima...")
è il tipo di vacanza che preferisce. Comunque Anna è simpatica e le proponiamo
di venire in albergo con noi a Palenque. Lei accetta e ci farà compagnia
per i prossimi due giorni.
L'arrivo a Palenque è abbastanza traumatico. Abituati all'aria frizzante
dei giorni scorsi, l'umidità che troviamo qui è quasi insopportabile.
L'unico rimedio a nostra disposizione è fare andare a piena velocità per
tutta la notte i due ventilatori che la stanza d'albergo ha fortunatamente
in dotazione.
Elogio dell'Usumacinta
Oggi doveva
essere il giorno di Palenque; ieri però curiosando tra i tour operator
locali abbiamo trovato un interessante pacchetto per la visita di Bonampak
e Yaxchilan ed abbiamo deciso di prenotarlo. In realtà volevamo arrangiarci,
prendendo l'autobus di linea, ma più persone ci hanno sconsigliato, in
quanto ultimamente questo autobus è stato più volte assaltato e i turisti
sono stati "ripuliti" di soldi e macchine fotografiche. Mi fa un certo
effetto quindi vedere la macchina della polizia federale che ci scorta
lungo questa strada dritta, selvaggia e piena di topes. Noi siamo su un
pulmino da otto posti; con noi ci sono due messicani, padre e figlio,
una coppia inglese e Stefania, una ragazza italiana di Roma, anche lei
viaggiatrice solitaria. Il tasso di umidità è altissimo, del resto siamo
nel pieno della giungla. La sosta per la colazione diventa quasi un calvario;
sono le 7 di mattina e sudo anche solo stando seduto. Prima tappa, Bonampak.
Ci fa da guida un ragazzino locale, classico viso Maya con maglia Nike
azzurra. Le sue spiegazioni sono alquanto svogliate, probabilmente perché
non accettiamo di dargli la propina da lui richiesta in quanto già compresa
nella quota versata. Il sito è interessante e non possono non affascinare
gli affreschi contenuti nel tempio, purtroppo in stato di conservazione
piuttosto precario, che rappresentano la preparazione di una battaglia,
la battaglia stessa e la celebrazione della vittoria.
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Il poco tempo a disposizione ci obbliga a lasciare il sito abbastanza velocemente
per raggiungere le rive del fiume Usumacinta, qui anche confine con il Guatemala.
Da qui, dopo avere consegnato un paio di volte il passaporto per i controlli
di rito, ci imbarchiamo per arrivare a Yaxchilan via fiume. Il caldo si
è fatto più sopportabile e un sottile venticello accarezza le nostre facce
che non possono non ammirare un cielo azzurro pieno di nuvole bianche come
panna e capisco così perché Jannacci cantava"Messico e nuvole"... |
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Il sito di Yaxchilan è stupendo. Immerso completamente nella giungla, ci
regala templi ed estrellas ben conservati, oltre a viste panoramiche interessanti.
Ci aggreghiamo ad un gruppo di italiani, prendendo a prestito le spiegazioni
di una guida locale veramente preparata. Purtroppo i tempi stretti che abbiamo
a disposizione ci costringono ad una visita piuttosto affrettata.
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Nel
tragitto di ritorno, mi soffermo a guardare dal finestrino le facce dei
bambini, un misto di stupore, felicità, malinconia che al nostro passaggio
agitano le mani in segno di saluto. Ci fermiamo sulla strada per sgranchire
un po' le gambe e da una casupola esce una bellissima bambina che reca sulla
spalla un pappagallo coloratissimo. Non ho il coraggio di chiedere alla
madre il permesso per una foto, ma il suo sguardo farò fatica a scordarlo...
Arriviamo a Palenque verso le 20.00, giusto in tempo per una doccia ed una
cena veloce. Poi la stanchezza prende il sopravvento e ci conduce speditamente
verso il letto... |
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Palenque
Oggi è il
gran giorno di Palenque! Un veloce e caro saluto ad Anna che prosegue
il suo viaggio in solitario verso Oaxaca e ben presto siamo sul colectivo
che ci conduce alle rovine. "Casualmente" arriviamo contemporaneamente
al gruppo di italiani che abbiamo incontrato ieri a Yaxchilan e ci accodiamo
per ascoltare le spiegazioni della brava guida. La visita è sensazionale,
una gran quantità di templi e tombe immersi nella giungla. Grandi camminate
per cercare di visitare anche gli angoli più sperduti. Peccato solo per
il caldo e l'umidità che rende alquanto difficoltosa la discesa alla tomba
del re Pacal attraverso scivolosissimi gradini. Già, il caldo...
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...Stefania, la ragazza romana che avevamo conosciuto ieri, propone una
visita alla cascate di Reina, sempre all'interno del sito. Arriviamo mentre
due ragazzini locali stanno facendo il bagno in una vasca naturale formatasi
alla base di queste cascatelle. Io, Stefania, Quetzalli e Juan Carlos ci
guardiamo in faccia; è sufficiente uno sguardo ed in meno che non si dica
torniamo bambini e ci immergiamo in queste rinfrescanti acque che ci regalano
sensazioni fantastiche. Ben presto altra gente segue il nostro esempio incurante
di rimanere in mutande o reggiseno.
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Terminato il bagno, ci facciamo condurre all'interno della giungla da una
guida locale contattata in mattinata. Strana sensazione il silenzio interrotto
solo dai nostri fruscii... Ed ancora, le scimmie che tirano addosso dei
legnetti a difesa del territorio, le loro evoluzioni su maestosi alberi,
le liane penzolanti, tutte immagini che pongo ben volentieri nel mio ancor
scarno bagaglio da viaggiatore. La visita dura circa due ore e purtroppo
non abbiamo molto tempo a disposizione in quanto ci dobbiamo preparare per
il ritorno a Città del Messico. Un saluto a Stefania a cui diamo qualche
dritta su San Cristobal de Las Casas, verso cui è diretta. Avremmo decisamente
bisogno di una rinfrescata, non voglio neanche pensare di fare quindici
ore di viaggio in bus conciato così! Senza farsi troppi problemi, Quetzalli
chiede al portiere dell'albergo Sant'Elena (dove abbiamo dormito due notti)
di metterci a disposizione una camera con doccia e, convincente come sa
essere solo lei, non paghiamo neanche un peso per questo servizio! Decisamente
più a mio agio salgo sull'autobus salutando idealmente il Chiapas, i suoi
colori e la sua gente.
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