NORVEGIA 1999

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Capo Nord

Un viaggio a Capo Nord, a scoprire gli estremi della terra in cui viviamo, magari cercando di scoprire anche qualcosa di più dentro di noi...

Arrivando in questo estremo lembo di terra, percorriamo paesaggi lunari, attraversiamo lande desolate a cui spesso solo la nebbia fa compagnia; ogni tanto una renna a fare capolino; il vento che incombe che però non può tenere lontane le frotte di turisti che ormai hanno invaso questo luogo. Turisti vocianti, pronti a sfoderare il loro ultimo telefonino per avvertire che loro sono lì, quasi in cima al mondo, con tanto di certificato di arrivo comprato al fornitissimo negozio di souvenir. E l'idea di Capo Nord come meta di viaggio e confine mentale? Meglio fare una passeggiata per questi sentieri che sulla cartina geografica portano al nulla, ma dentro di te possono condurre molto lontano...

A Honninsvag notte in ostello, se si può chiamare così questo edificio prefabbricato composto da uno stanzone per gli uomini ed un altro per le donne, con il bagno a 200 metri di distanza, che a raggiungerlo in accappatoio sembro Mennea, sfidando i pochi gradi sopra lo zero di queste giornate di Luglio.

Verso le Lofoten

Barca alle Vesteralen

Lasciamo Capo Nord ed iniziamo il percorso verso Sud che ci ricondurrà ad Oslo. La meta più desiderata sono indubbiamente le Isole Lofoten; per raggiungerle abbiamo l'opportunità di vedere la maestosità delle scure Alpi di Lyngen dal primo dei tanti traghetti presi nel nostro viaggio e le incisioni rupestri lasciate più di seimila anni fa dagli abitanti di queste impervie zone; scorgiamo anche il candore della Cattedrale di Tromso - non a caso chiamata la Cattedrale Artica - ed iniziamo a respirare l'aria delle Lofoten sulle isole Vesteralen.

E arrivati alle Lofoten? Beh, arrivati alle Lofoten l'idea e' quella di percorrerle in lungo e in largo, rincorrendo colori e dettagli di queste isole. Vediamo così il sole che a mezzanotte accarezza le montagne definendo colori che poche altre volte ho potuto ammirare, seguiamo le fasi di lavorazione dei merluzzi che in buona parte arriveranno sulla tavola di noi italiani, ascoltiamo le voci dei bambini e la loro fierezza nell'abitare in un posto così lontano... Le Lofoten hanno qualcosa di magico; i colori soprattutto cambiano di giorno in giorno, a volte è il sole, a volte l'acqua, a volte il vento a creare quelle sfumature che faticherò a dimenticare e che nessuna foto potrà mai rendere appieno.

Due giorni interi in queste isole, girandole in lungo ed in largo, cercando l'angolo più adatto per una foto, aspettando il sole di mezzanotte e sperando che la nuvola in agguato non ce lo nasconda. E ti accorgi quanto possa essere facile placare le nevrosi che ti crei nella vita di tutti i giorni...

Isole Lofoten
Il sole a mezzanotte

Proseguendo verso sud

Dalle Lofoten il viaggio prosegue verso Sud, traghettando da Moskenes a Bodo, che lasciamo immediatamente. L'idea iniziale sarebbe quella di rientrare sulla E6, la strada principale norvegese che collega il Nord del paese con Oslo. Questa non è un'autostrada, anzi è una strada molto normale con continui saliscendi. Come su tutte le strade norvegesi anche su questa i limiti di velocità vengono osservati scrupolosamente, e non è neanche difficile farlo quando si è immersi in questi spazi immensi pieni di fascino e tranquillità. Generalmente i limiti sono di 80 km/h sulle strade fuori città e 50 km/h in centro. La lettura di qualche opuscolo e della guida ci indirizza invece verso la strada costiera RV17 da cui si arriva a Salstraumen per osservare il maelstrom, un vortice marino provocato dalle maree delle acque dei fiordi Skjerstadfjorden e Saltenfjorden e si affianca l'interessante ghiacciaio dello Svartisen. In realtà chi ci fa compagnia sono le nuvole basse che per tutto il pomeriggio ci impediscono la visuale su panorami quantomeno interessanti.

Il giorno dopo ci attende il rientro sulla E6 e torna a fare capolino il sole. Questo tratto di strada è particolarmente caratteristico di quello che l'intera Norvegia può offrire: cieli pieni di azzurro con qualche nuvola a formare figure da interpretare, prati e montagne sorvegliati da un'infinità di alberi, specchi d'acqua che riflettono i raggi del sole. E' l'acqua a farla da padrone in questi scenari che ti si aprono inaspettatamente lungo la strada, senza che nessuna guida necessariamente li segnali. In particolare un paio di cascate catturano la nostra attenzione, quella di Laksfoss, in cui siamo invogliati a percorrere qualcuno dei sentieri che la circondano, ma il tempo è sempre più tiranno, e quella di Formofoss, dove un arcobaleno aggiunge colori a un panorama già di per sé variopinto.

Tramonto a Majavatn Colori diversi, ma sempre suggestivi anche quelli di un tramonto nel piccolo centro di Majavatn. Ci sono poi paesi che ti regalano gente ospitale, magari un po' freddina, ma sempre gentile e pronta a fornirti un'indicazione richiesta; paesi dove tutto è pulito e ogni cosa al suo posto - forse fin troppo a posto; paesi dove lo straordinario è la persona che guida senza cinture, quella che non si ferma alle strisce pedonali e non rispetta i limiti di velocità, il bambino che non indossa il casco mentre scorrazza con la sua bicicletta...

La Norvegia dei fiordi

L'arrivo a Trondheim è una porta aperta verso la Norvegia dei fiordi. A Trondheim arriviamo che è Domenica pomeriggio con una discreta voglia di prendere un po' di fiato. La Cattedrale di Nidaros che visitiamo il Lunedì è piuttosto bella, ma l'impressione è che Trondheim, a parte alcuni musei, non abbia molto altro da offrire. Ciò che invece mi attrae parecchio è la Golden Route, che però dista più o meno trecento chilometri.

La "Golden Route" non è altro che la strada 63, che, nel primo tratto dopo Andalsnes, per mezzo di una decina di spettacolari tornanti, si inerpica per arrivare alla cascata Stigfossen. Il panorama offerto permette di apprezzare la tortuosità dei tornanti; riesco anche a vedere la sagoma di due ciclisti che stanno affrontando la scalata e che avevamo precedentemente superato, chissà chi glie l'ha fatto fare! Il tempo come al solito è tiranno, e noi abbiamo fissato come punto d'arrivo per oggi Stranda. La ricettività alberghiera qui non offre vie di mezzo: o alloggiare al Best Western o andare al campeggio, dove però i bungalow sono tutti occupati e noi non abbiamo la tenda. Fortunatamente dopo qualche telefonata e con la complicità del gestore del camping, riusciamo a trovare un cottage di montagna che potrebbe ospitare una ventina di persone, ma stasera ci siamo solo noi. Al Best Western non andiamo a dormire, ma andiamo a mangiare. Il menù è a buffet. Questo significa che nonostante gli alti costi norvegesi, stasera procureremo qualche danno economico al ristorante! E' una serata felice, in cui al piacere della tavola si somma il piacere di scoprirsi in un istante innamorato. Innamorato di Maria, una della cameriere, come suggerisce anche il nome assolutamente al di fuori degli standard norvegesi, con lisci capelli neri, occhi azzurri, un sorriso abbagliante ed una discreta voglia di relazionarsi tipicamente latina. Ovviamente innamorato è una parola grossa, e quindi il tutto si risolve in uno scambio amichevole di battute, che mi fa tornare a casa con un pugno di mosche in mano ma tutto sommato contento.

Geirangerfjord

Percorrere il tratto Geiranger - Hellesylt in traghetto è uno dei must per chi viene in Norvegia. Effettivamente la traversata è molto bella, anche se oggi il tempo non è proprio dei migliori. Il fiordo è incastrato tra maestose montagne, da cui scendono cascate più o meno alte e imponenti con nomi sontuosi quali "Sette sorelle", "Velo nuziale" e "Pretendente". L'attraversamento dura un po' più di un'ora, tutto da godersi in questa atmosfera di completo coinvolgimento nella natura. All'uscita dal traghetto (per chi fa la traversata verso Hellesylt) conviene svoltare a sinistra e percorrere per qualche chilometro la strada che prosegue verso Eidsdal. Questa permette di godersi con tranquillità il percorso appena fatto, facendo anche qualche bella fotografia al Geirangerfjord dall'alto, ammirando così la grandiosità di questo fiordo.

Percorriamo adesso la strada verso Lom. Qui c'è da visitare la stavkirke risalente al XII secolo, che offre il meglio di sé all'interno. Da qui parte anche l'itinerario che porta a Sogndal. La strada da percorrere è la n° 55 e si chiama Sognefjellsgeven, ma è anche conosciuta come strada dei ghiacciai. E' il passo più alto del Nord Europa, raggiungendo quota 1434 metri. Sul versante sinistro (percorrendola da Lom), all'altezza di Galdesand, diparte un'altra strada a pagamento che porta fino a 1850 metri, il punto scandinavo più alto raggiungibile in macchina, che si fa via via più sterrata - mi sentirei decisamente più sicuro su una 4 x 4! I panorami comunque sono superbi e avendo più tempo, una volta arrivati al rifugio Goldhopiggen , si sarebbe potuto fare una passeggiata su queste montagne ormai brulle.

Le stavkirker

Tornando sulla 55 ci avviciniamo al Sognefjord. Prima di arrivare alla città di Sogndal desideriamo visitare la stavkirke di Urnes, la più vecchia della Norvegia. Per arrivarvi, partendo da Skjolden, occorre prendere una stradina veramente stretta che costeggia il Lustrafjord, a meno che non la si voglia raggiungere in traghetto dalla sponda opposta. Le stavkirker sono chiese in legno, costruite nei primi secoli del secondo millennio attorno ad un palo centrale che le sostiene e bilancia (stav). Esse rappresentano un punto di incontro tra la fede cristiana e il patrimonio culturale lasciato dall'influenza vichinga, sia nelle tecniche e nei materiali di costruzione che negli elementi decorativi (alcune di queste presentano le teste dei dragoni che tipicamente ornavano le navi dei condottieri vichinghi). Per raggiungere la chiesa occorre lasciare la macchina al parcheggio e proseguire a piedi per un bel po' su una strada in salita. Se poi si ha la pazienza di salire anche oltre la stavkirke si dovrebbero riuscire a scattare alcune splendide foto con il fiordo sullo sfondo.
La stavkirke di Borgund

Un altro giorno è passato. Facciamo una ulteriore deviazione dalla strada principale per visitare l'altra stavkirke di Borgund. Questa è veramente grandiosa, ed è l'unica che ancora conserva il suo aspetto originale, essendo rimasta inalterata dalla data della sua costruzione. Rientriamo ora sulla strada che ci permette di costeggiare il Sognfjord, forse il più grande fiordo norvegese. Purtroppo la giornata non è eccezionale ed anche il percorso risente dell'oscurità di questo cielo; decidiamo allora di accelerare e anticipare di qualche ora il nostro arrivo a Bergen.

Bergen

Bergen è una città frizzante. Sfortunatamente non è facile vedere splendere i colori delle sue case sotto un bel sole. Effettivamente il clima è temperato dalla corrente del Golfo, ma è anche sottoposto alle tempeste atlantiche ed è quindi una città molto piovosa. Le statistiche riferiscono che in un anno sono circa trecento i giorni in cui piove. Noi siamo arrivati in uno splendido pomeriggio di sole, passato purtroppo in buona parte al Tourist Office per trovare una sistemazione. Probabilmente la stanchezza inizia a farsi sentire e non abbiamo troppa voglia di andare a visitare chiese e musei. Ci accontentiamo allora di prendere un po' di sole seduti in un bar del centro.

Ovviamente, confermando le statistiche, il giorno dopo si alternano nuvole grigie che ogni tanto scaricano un po' di pioggia. La mattina è dedicata alla visita del mercato del pesce. Qui numerose bancarelle vendono il pesce di questi freddi mari, ed il salmone fa la parte del leone. Ci viene spiegato in realtà che buona parte del salmone venduto è di allevamento e quando ciò non avviene il prezzo parla decisamente chiaro. Il momento più importante è l'assaggio gratuito, un po' di salmone con pane, che ovviamente ci fa girare ogni bancarella per gustare queste bontà. Riusciamo comunque a non fare del tutto brutta figura, perché comunque alla fine anche noi ne acquistiamo una confezione. Molto belli anche i colori delle bancarelle di frutta, in cui svettano le fragole colte nei fiordi che abbiamo visitato nei giorni precedenti.

Bergen
Dopo avere soddisfatto i piaceri del palato, andiamo a fare un giretto a zonzo per la città, attraversando le fitte vie percorse da gente sorridente dove si scoprono negozi caratteristici, addirittura uno di addobbi natalizi già pronto con centinaia di palle colorate. Il tour a piedi ci porta ovviamente a visitare le case di Bryggen, gli edifici coloratissimi dei mercanti del pesce, simbolo stesso della città.

Oslo, arriviamo!

Ormai la nostra visita in terra norvegese sta arrivando a termine. Da Bergen ci muoviamo verso est, attraversando Voss, percorrendo una stradina molto bella nei pressi di Granvin, prendendo l'ultimo traghetto del nostro viaggio sull'Eidfjord, avendo anche un po' di timore di potere rimanere a piedi con la macchina sulle montagne dell'Hardangervidda, fino a che ad un certo punto troviamo una stazione di rifornimento. La meta che precede Oslo è Geilo, dove ci fermiamo solo per pernottare. Geilo è stata sede di alcune gare di Coppa del Mondo di sci, ma quello che può offrire stasera è solo un gruppetto di ragazzi che si diverte a percorrere in macchina per varie volte consecutive la rotonda sulla strada principale che attraversa il paese.

Oslo ci accoglie in una giornata piuttosto nuvolosa, apparendo più triste di come in realtà è. Ad aumentare questa tristezza il clamoroso errore di navigazione che commetto e che ci fa percorrere una decina di chilometri in più prima di entrare in centro città. Essendo stati previdenti avevamo già prenotato l'ostello un paio di settimane fa, quindi perdiamo solo pochi minuti per sistemare i bagagli in camera. Decidiamo di fare un giretto ad Holmenkollen, quartiere residenziale che si trova su un colle che ospita il trampolino per gli sci. Il panorama offre una vista sul fiordo di Oslo; il modo migliore per gustarselo sarebbe un bel salto dal trampolino, ma che ci posso fare se non c'è neve in luglio? La visita "sportiva" prosegue allo stadio Bislett, dove spesso si ottengono validi risultati nelle gare di mezzofondo di atletica. Poi un giretto in centro attraverso la strada principale Karl Johans Gate fino all'Aker Brygge, la zona portuale dove si raduna tutta la gente per una birra all'aperto. Per fortuna anche il tempo si fa bello, ed anche la nostra birra, presa sotto un sole sempre più convincente va giù che è un piacere, nonostante l'altissimo costo. Come risaputo, infatti, i costi sono la nota dolente della Norvegia. La vita costa molto, per la birra di cui ho appena scritto ho sborsato 12000 lire. Altri esempi: per una cena al ristorante (birra, secondo con contorno) 50000 lire, per un litro di benzina 2450 lire. Purtroppo non serve neanche andare in pizzeria per risparmiare, in quanto una pizza costa normalmente più di 24000 lire.

Il Palazzo Reale ad Oslo L'ultimo giorno ad Oslo si apre sotto un sole fantastico ed un cielo azzurro dove le nuvole giocano a rincorrersi. Non abbiamo proprio voglia di stare al chiuso, così continuiamo il giro per la città. Il parco Vigeland ci concede così un buon riposo sui suoi tappeti verdi ovviamente curatissimi; poi una capatina al Palazzo Reale, un po' di abbronzatura, l'ennesima birra aggregandoci a mille altre persone ai tavolini sistemati nei pressi dell'Aker Brygge; insomma un ultimo giorno all'insegna del relax, d'altronde dopo oltre tremila chilometri di macchina lungo questa striscia verticale di mondo ci può tranquillamente stare...