Una gita sul Po (popopopo)

Tutto quello che so sulla canzone Una gita sul Po

 

"Una gita sul Po, popopopo,
Una gita sul Po,
non è andare in America,
né in Unione Sovietica,
costa poco però, popopo, popopo..."

Chissà perché proprio questa stupida canzone di una quindicina d'anni fa mi viene in mente, però riflette proprio quello che in questo momento penso anche io...

Domenica mattina; negli ultimi tempi sto scoprendo la magia di alzarmi abbastanza presto in questo giorno. Dare ascolto ai suoni ed ai silenzi che mi vengono offerti; guidare piano per le strade vuote e assolate della campagna con il braccio fuori dal finestrino; scoprire che anche il nonno con il cappello che ti sta davanti e continua a condurre la macchina in mezzo alla strada ai trenta all'ora ti diventa simpatico...

Una bella giornata di sole; un giro in bicicletta è ciò che può servire per smaltire le troppe portate che ho mangiato ieri sera... Come al solito parto senza una meta precisa, quasi lasciando al caso la facoltà di decidere verso dove andare...

Prime pedalate molto tranquille, godendo l'aria tersa e fresca di questa mattina di settembre. Poi, lasciandomi prendere dalla foga, inizio ad accelerare, mai però fino al punto di non potere notare ciò che mi sta attorno. Per esempio adesso sto passando la stalla con i maiali, più che vederla la sento; odori che ti penetrano dentro passando per il naso, attraversando i polmoni, ma arrivando anche al cuore... Talvolta nel dialetto reggiano si usa chiamare i maiali semplicemente "nimei" ("animali"), quasi a sentenziare l'importanza che rivestono queste bestie nell' economia locale.

Nella mia pedalata tranquilla passo davanti a diverse case coloniche tipiche della zona che sto attraversando, la bassa reggiana al confine con il territorio mantovano. E' interessante scorgere tanti caratteristiche peculiari di queste costruzioni, i fienili con i buchi frangisole, la colonna tagliafuco sui tetti, i bassi servizi, la latrina, che in maniera poco elegante ma assolutamente esplicita e' conosciuta in dialetto come "cagadòr". E' un peccato vedere come molte di queste case, quando non ristrutturate, si stanno rovinando, anche a causa delle ultime scosse di terremoto di quest'anno e di quattro anni fa, diventando nell'immaginazione di mio nipote Edoardo le case dei fantasmi...

Ho portato con me la radiolina con le cuffiette per ascoltare un po' di musica mentre pedalo. Non ne ho bisogno. Meglio ascoltare i suoni della natura: gli uccelli cantano per conto loro, agli alberi a cantare dà una mano il vento, ed anche il Grande Fiume sembra volersi unire al coro. Nel suo incedere lento si porta dietro tanta sporcizia, ma porta con sé anche tanta vita, le urla dei bambini che giocano sulle sue spiagge bianche, il fruscio delle lenze gettate dai pescatori, il rintocco delle campane delle chiese che vi si affacciano dall'alto...

Mentre pedalo lungo l'argine un sobbalzo. Un attimo di spavento. Sorrido poi vedendo che altro non è che un bell'esemplare di fagiano che si alza in volo. La sensazione di paura evidentemente è stata reciproca, notando la striscia giallastra lasciata dal volatile...

Mi fermo per una sosta al Lido Po. La gente si gode questo sole settembrino che regala vivacità a questa bella domenica. Le facce sono felici e sembrano ben disposte al saluto, come se ci si incontrasse tra amici. Tra le altre scorgo quella di Paolo, vecchio amico di infanzia che non vedevo da qualche tempo. E' l' occasione buona per fare due chiacchiere sul più e sul meno, prima di rifiondarmi in bicicletta per il ritorno verso casa.

Le gambe quest'anno non sono bene allenate ed il giro alternativo che ho scelto oggi mi fa percorrere una decina di chilometri che avrei volentieri evitato. Senza forzare arrivo comunque a casa. Mi aspetta una doccia, mai come in questo momento rigenerante. Accendo la radio e mi immergo sotto il potente getto della doccia. Strano il motivetto che percepisco...

"Una gita sul Po, popopopo,
Una gita sul Po,
non è andare in America,
né in Unione Sovietica,
costa poco però, popopo, popopo..."