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Il caldo
si fa via via più insistente, e quasi diventa un sollievo mettersi in
macchina, lì almeno c'è l'aria condizionata! Si attraversano immensi spazi
ed i colori variano dal giallo al marrone, qualche sprazzo di stanco verde
degli ulivi insieme al bianco candore delle case ad interromperne il monopolio.
Più di cento chilometri ed arriviamo a Mertola. Se possibile qui il caldo
è ancora più caldo, quasi soffocante! L'uscita dalla macchina costituisce
un piccolo calvario, ma ormai siamo qui e l'intenzione è quella di fare
un giretto per il paese. Mertola si erge sopra le acque del rio Guadiana
e quello che offre è il solito castello ed una chiesa purtroppo chiusa
che una volta era una moschea. Una bella immagine ce la regala invece
una bianca torre, non molto alta, che si affaccia sul fiume, con l'orologio
fermo da chissà quanto tempo e su cui una cicogna ha costruito il suo
immenso nido.
Esaurita
in una mezz'ora la visita al paese ci concediamo dieci minuti di ristoro
prima di ripartire. Un po' di frutta ed una bibita ghiacciata comprati
in una specie di mercatino al coperto sono quello che ci vuole. Anche
un caffè, a bica, serve per condurci verso la costa sud lusitana.
Adesso è
veramente tempo di mare. L'asfalto brucia sotto di noi, ma le ruote della
nostra Opel corrono veloci verso la costa. La temperatura però risente
dell'influenza dell'Oceano, quindi man mano che ci avviciniamo ad Albufeira
i gradi indicati dal termometro della macchina diminuiscono considerevolmente,
fino ad assestarsi ad un confortante +28°C.
Albufeira
si presenta subito caotica. Noi non abbiamo la minima idea di dove si
trovi il nostro residencial, l'unico che abbiamo prenotato da casa durante
tutta la nostra permanenza, quindi ci fermiamo in centro a chiedere informazioni
al vigile. Impossibile parcheggiare la macchina, quindi scendo io e mi
avvicino all'uomo in divisa. Le risposte alle mie domande sono abbastanza
precise, ma il ghigno che mi fa non lascia ben sperare sulla possibilità
che la meta sia poco distante. Infatti servono altri dieci minuti di macchina
per raggiungere il Residencial Santa Eulalia, dove ci fermeremo tre notti.
Un po' di disappunto, speravamo infatti di potere lasciare la macchina
e scorrazzare a piedi, ma alla fine va bene anche così.
Un primo
bagno, quasi a voler lavare via il sudore e la stanchezza accumulata fin
qui, precede la prima serata in questa pazza città. Ovviamente ristorante
con pesce a volontà, poi via nelle strette strade a farsi trasportare
dall'onda umana che qui si forma nelle notti d'estate. Il rito è sempre
lo stesso: entrare nei bar disco pub, vedere come gira, fare due salti
in pista e magari cercare complicità sul volto di qualche ragazza. Come
spesso succede gli italiani si fanno sentire, ma si respira un'aria del
tutto internazionale con gente che arriva un po' da tutta Europa.
10 / 11 Agosto
Si fa presto
a raccontare i due giorni di Albufeira. Un trionfo di mare, sole, tette,
folla, birra, vinho, cocktail, gente, bimbi, gelati, mariscos,
calca, andovai, uotsiorneim, ahi ahi ahi corazon espinal,
ressa... In effetti non mi dispiace poi neanche troppo dirottare queste
giornate nell'ozio più totale, dove il problema principale è quello di
non scottarsi la pelle, la discussione più importante riguarda il prossimo
campionato di calcio, l'attività fisica più intensa è quella di andare
a prendere un bottiglione d'acqua ghiacciata al bar.
Così, dopo
avere assistito ad una lite tra alcuni locali ed un inglese sfociata in
uno scazzottamento, dopo avere tentato di approcciare con scarsi risultati
un gruppetto di amiche teutoniche, sfoderando reminiscenze ormai lontane
di un corso di tedesco a cui partecipai alle scuole superiori, dopo esserci
arrostiti per bene al sole, terminiamo anche questi giorni di Algarve.
Domani saremo a Lisbona.
12 Agosto
"Forza
ragazzi, oggi è una giornata intensa!" avverte Stefano, svegliando
me e Alessandro da un profondo sonno che avremmo volentieri proseguito.
In effetti oggi lasciamo l'Algarve per arrivare finalmente a Lisbona.
Abbiamo in programma due soste. La prima è a Sagres, dove ci attende la
visita alla Fortaleza, in cui Enrico il Navigatore, "padre spirituale"
dei grandi navigatori portoghesi stabilì la sua sede. Ben poco rimane
di questa scuola di navigazione, giusto l'enorme rosa dei venti impressa
sul terreno. E allora meglio ritagliarsi una mezz'ora di meditazione,
percorrendo la lunga stradina che circonda la fortezza affacciandosi sull'Oceano.
Lascio gli amici e inizio a passeggiare. Percorrendo questo sentiero sul
mare ripercorro anche le immagini di questa bella vacanza che sta per
concludersi, le foto che la mia memoria ha scattato e i suoni che le mie
orecchie hanno registrato, per esempio lo sciabordio di queste onde che
si scagliano sugli scogli, suoni forti, pesanti che ti percuotono come
schiaffi sulla faccia, che però non fanno male. Fa male invece il "Per
favore, ci fai una foto?" del padre di famiglia che interrompe questo
mio momento di trance meditativa...
La seconda
sosta è a Cabo de São Vicente, l'estremo angolo sud - occidentale del
paese. Altre foto, altri tentativi di approccio con il gruppo di tedesche
che avevamo già visto ad Albufeira, altro sole...Ed allora mettiamoci
in macchina, ci aspettano oltre trecento chilometri di strada prima di
arrivare a Lisbona...
Ci affianchiamo
alla costa atlantica e le facciamo compagnia per qualche chilometro, prima
di sterzare un po' verso l'interno. Ad un certo punto suona il telefonino
di Stefano. "Ciao ragazzi, come va?". Se non l'avesse segnalato
il display del telefonino, sarebbe stato l'inconfondibile accento a fare
riconoscere Jolanda. Le tre amiche venete conosciute a Evora stanno tornando
verso l'Algarve dopo avere visitato Lisbona, Coimbra e Porto, mentre noi
stiamo facendo il percorso opposto. Ed allora dovremmo proprio incrociare
il nostro cammino! Dopo avere chiesto la loro esatta posizione, Stefano
si arma di biro, foglio e carta stradale e dopo un attimo con fare risoluto
afferma "Ok, appuntamento ad Alcacer do Sal tra due ore!".
Alcacer do
Sal si trova a circa settanta chilometri a sud di Lisbona. Questo paesello
è situato sulle sponde del fiume Sado e sembra che non abbia proprio molto
da offrire, a parte forse un castello che non visiteremo, ma riesce a
fornire un senso di tranquillità a cui, dopo i giorni di Albufeira, non
ero più abituato.
Stranamente
dobbiamo aspettare solo cinque minuti prima di intravedere la sagoma della
Citroen delle ragazze che alla nostra vista strombazzano il clacson, probabilmente
scuotendo dal torpore una buona fetta di popolazione locale. Le ragazze
sono cariche e decisamente in forma. Diciamolo bene, anche noi non ci
difendiamo mica male, se non altro per l'abbronzatura che possiamo sfoderare.
L'incontro è veramente piacevole, ma il tempo è più di altre volte tiranno.
Una foto, un ultimo bacio, nella speranza che non resti tale, la promessa
di rivederci in Italia. E dopo un'ora è gia Lisbona.
Un'ora dopo
è già Lisbona; facile da scrivere, meno facile da organizzare, dal momento
che le lancette dell'orologio segnalano che mancano solo cinque minuti
alle 20.00, orario di chiusura del Tourist Office che si trova in Praça
Do Restauradores. Arriviamo proprio nell'attimo in cui il custode sta
chiudendo il portone. Gli chiedo se può lasciarci entrare, ma l'eloquente
movimento della testa anticipa una risposta negativa. Stefano non si dà
però per vinto e alzando la voce mostra l'orologio fissato sulle 19.57,
insieme alla sua faccia infuriata. Eccola la chiave che ci apre le porte
dell'ufficio, dove peraltro siamo accolti con estrema gentilezza dall'impiegata.
Questa però ci informa che ormai i residencial in città sono quasi tutti
pieni e quello che ci può offrire a quest'ora è una stanza allo Sheraton.
Dopo avere colto l'espressione di smarrimento sulle nostre facce ci avverte
che comunque prenotando a quest'ora, abbiamo diritto alla stanza a sole
27000 escudos a notte, circa novantamila lire a testa, che per un cinque
stelle non è poi male. Ma sì, dai, per una notte ci può anche stare.
Dopo pochi
minuti godiamo dei servizi offerti in albergo: bagni spaziali, tv satellitare,
frigobar, radiodiffusione. Verrebbe quasi voglia di sdraiarsi per ore
e ore, ma anche l'appetito reclama. C'è giusto il tempo allora per una
doccia veloce che precede la ricerca del ristorante. Decidiamo di seguire
le indicazioni della guida che suggerisce di cercare un ristorantino nella
zona del Bairro Alto. Non siamo comunque gli unici ad avere seguito l'indicazione
e in questo quartiere formato da strette stradine ci ritroviamo quindi
in tanti. Non so se è senso della posizione, istinto o fortuna, ma al
primo locale in cui proviamo ad entrare troviamo subito posto. Una buona
mangiata è ciò che serve per chiudere in bellezza questa giornata intensa.
Tornando
a casa, mentre si commentano le comodità dell'albergo, ci chiediamo se
questo è un prezzo che potrebbero fare anche per le altre due notti in
cui staremo qui. Improvvisamente la lampadina si accende sulla testa di
ciascuno di noi; un'idea folgorante e folle allo stesso tempo che ci trova
complici: sistemarci allo Sheraton anche per le notti successive, in una
sorta di imborghesimento che a questo punto della vacanza, ormai giunta
alla fine ci può anche stare. Chiediamo informazioni alla reception e
all'assicurazione che anche per le notti successive ci verrà confermato
lo stesso prezzo decidiamo di fermare la camera.
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Riconsegniamo
la macchina. Abbiamo così la scusa per affrontare tranquillamente una
passeggiata per le stradine di Lisbona, non prima di avere fatto una puntatina
al museo Gulbenkian. Purtroppo il museo è chiuso per restauri, così decidiamo
di anticipare la nostra scarpinata. Come al solito Stefano ha predisposto
un itinerario interessante; io mi affido alla sua guida cercando di assaporare
l'atmosfera che rende così affascinante Lisbona, almeno così in tanti
mi hanno raccontato. Ma oggi è una domenica di Agosto e probabilmente
tanti tra i residenti hanno deciso di andare a fare un giro fuori porta.
Siamo in pochi in queste stradine, scaldate da un sole che improvvisamente
ha deciso di farsi sentire; sento che Lisbona potrebbe offrirmi perle
ma non riesco a trovarle, o semplicemente non riesco ad afferrarle. E
allora continuo a camminare in questi stretti vicoli, dal Rossio al Bairro
Alto, proseguendo verso il Rato, raggiungendo il Tago a Cais do Sodré,
prima di ritrovare un po' di movimento a Praça do Comercio e nella Baixa.
Una birra
a rinfrescare anche i miei pensieri in questa calda domenica. Seduti al
famosissimo Caffè La Brasileira, Fernando Pessoa a tenerci compagnia,
forse ad ispirarci un po' di poesia. Un barbone seduto poco lontano ulula
la sua canzone, accompagnandosi con una pianola a batterie ormai desolatamente
scariche; è una canzone francese di cui percepisco solo una parte del
ritornello, "Je crois l'amour". "Je crois l'amour", una
risposta che può dire tutto e niente, e mi chiedo se anche questa è poesia,
prima che il passaggio di una ragazza con dei lunghissimi capelli neri
mi riporti alla realtà. E forse anche questo è poesia...
La camminata
ci ha tolto un po' di parole, ma non l'appetito. Replichiamo la ricerca
di un ristorante nella zona del Bairro Alto; anche stasera è piuttosto
difficile trovare un ristorante con dei posti liberi. Dopo una ricerca
di un buon quarto d'ora ed altrettanta attesa in fila riusciamo ad entrare
al ristorante "A Baiuca". Il posto è molto semplice, come buona
parte dei ristorantini che ci sono in questa zona. Il menù propone pochi
piatti di pesce e di carne. Stasera optiamo decisamente per il pesce,
e nessuno ci può dissuadere dall'ordinare un abbondante Arroz de mariscos.
Benedetto il momento in cui abbiamo deciso di scegliere questo piatto!
Una portata sontuosa, servita senza troppi formalismi da una simpatica
signora che, dopo avere liberato la tavola, entrando in cucina non può
fare a meno di mostrare ai cuochi il piatto letteralmente ripulito, esclamando
visibilmente orgogliosa "Los Italianos!". Ma forse non sa che per
noi questo è solo un abbondante antipasto; allora ordiniamo anche un'altra
portata di pesce alla griglia e quasi non si sorprende più. Facciamo anche
in tempo ad assistere al classico equivoco a cui vanno incontro gli Italiani
un po' sprovveduti. Succede che di fianco a noi due ragazze ordinano il
peixe espada, e quando si vedono arrivare un piatto con un pesce
scuro richiamano l'attenzione della signora cercando di farle capire che
loro avevano ordinato il pesce spada. Dopo un approssimativo tentativo
di fare valere le loro ragioni, interveniamo spiegando alle ragazze che
quello che da noi è conosciuto come pesce spada, in Portogallo si chiama
espadarte, mentre il peixe espada non è altro che un pescetto
con la vaga rassomiglianza di una spada. E' abbastanza forte il loro disappunto,
ma noi dantescamente non ci curiamo di loro e proseguiamo con la nostra
abbuffata.
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Ormai sentiamo
che il tour in giro per il Portogallo è arrivato agli sgoccioli: domani
è già Italia! Nel pomeriggio allora qualcosa di abbastanza tranquillo,
un giro all'Oceanario, nella zona dedicata all'Expo tenutosi qui a Lisbona
nel 1998. L'area dedicata a questo evento è piuttosto vasta ed è ovviamente
diversa dalla Lisbona che abbiamo visto in questi due giorni. E' probabilmente
il frutto del tentativo di questa gente di proiettarsi decisamente verso
il futuro, riconvertendo le infrastrutture portuali da tempo abbandonate.
Una lunga
coda ci accoglie all'entrata di questa struttura che ricorda vagamente
una nave. Non abbiamo troppa voglia di metterci in fila, ma giunti fino
qua e lontani da qualsiasi altra attrattiva decidiamo comunque di entrare.
In realtà la lunga colonna umana si dipana abbastanza in fretta ed in
poco meno di un quarto d'ora siamo davanti alla cassa. Davanti a me sento
parlottare in francese. Capisco che il turista d'Oltralpe discute per
ottenere uno sconto a cui non ha diritto, insistendo fino a quando la
cassiera non minaccia di chiamare la sicurezza, almeno così mi pare di
capire, dopodiché il francese desiste. Cercando di risollevarle il morale,
esprimo alla ragazza la mia solidarietà dicendo "Eh, questi Francesi!",
picchiettando allo stesso tempo l'indice della mano destra sulla mia fronte
accaldata. Finalmente lei sorride e staccando il mio biglietto esclama
"Voila' ton billet!". Oh, non ti ho beccato proprio la cassiera
francese! Beh, a questo punto non posso fare altro che allargare le braccia
e scuotere la testa con un sorriso.
La visita
all'Oceanario è molto bella. Sarà che non ho mai visto strutture simili,
sarà che mi affascina tutto ciò che ha a che fare con il mondo del mare
ma le due ore passate in questo immenso complesso passano molto piacevolmente.
Sono qui dentro ricostruite varie ambientazioni marine, dall'Oceano Atlantico
al Pacifico, e dall'Oceano Indiano a quello Antartico, presentando miriadi
di specie marine che si esibiscono proprio di fronte a te. In mezzo un
grande acquario dove nuotano pesci di grandi dimensioni, facendoti vivere
in un'atmosfera magica. Non c'è che dire, una visita veramente gradevole.
Poco lontano
dall'uscita notiamo un bel prato verde, abbastanza raro trovarlo in queste
aride lande, quello che serve per riposarci un po'. Il riposo si prolunga
per più di un'ora, dopodiché decidiamo di fare ritorno in centro a Lisbona
per raggiungere l'albergo e trovare il ristorante per la nostra ultima
cena portoghese.
15 Agosto
Anche per
questa vacanza, inesorabile è arrivato l'ultimo giorno. Come tutti gli
ultimi giorni di un bel viaggio si presenta triste e malinconico, come
la strada che percorriamo per arrivare all'aeroporto di Lisbona, che invece
è affollato da gente vociante. Le ultime banconote spese per qualche regalo,
gli ultimi spiccioli offerti alla Croce Rossa sono le consuetudini che
ci accompagnano sull'aereo.
Ed in men
che non si possa dire, o scrivere, siamo di nuovo a Bologna; il padre
di Stefano è già lì che ci aspetta. Poche parole, pochissime, sulla via
del ritorno, soffocanti in questo umido giorno di Ferragosto. Solo Alessandro
mostra una certa vivacità, scrivendo l'ennesimo SMS, e non c'è bisogno
di chiedergli se ci sono di mezzo delle donne...
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