Torna all'Archivio Biografia di Wislawa Szymborska Torna ad Archivio&News Torna alla home page |
PoesieVestiario(da Gente sul ponte)Ti togli, ci togliamo, vi togliete cappotti, giacche, gilè, camicette di lana, di cotone, di terital, gonne, calzoni, calze, biamcheria, posando, appendendo, gettando su schienali di sedie, ante di paraventi; per adesso, dice il medico, nulla di serio si rivesta, riposi, faccia un viaggio, prenda nel caso, dopo pranzo, la sera, torni fra tre mesi, sei, un anno, vedi, e tu pensavi, e noi temevamo, e voi supponevate, e lui sospettava; è già ora di allacciare con mani ancora tremanti atringhe, automatici, cerniere, fibbie, cinture, bottoni, cravatte, colletti e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori -sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa riutilizzabile per protratta scadenza. Ad alcuni piace la poesia(tratto da: Wislawa Szymborska, 25 poesie, Mondadori, collana i Miti Poesia, 1998)Ad alcuni- cioè non a tutti. E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza. senza contare le scuole, dove è un obbligo, e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille. Piace- mi piace anche la pasta in brodo, piacciono i complimenti e il colore azzurro, piace una vecchia sciarpa, piace averla vinta, piace accarezzare un cane. La poesia - ma cos'e' mai la poesia? Piu' d'una risposta incerta e' stata gia' data in proposito. Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo come alla salvezza di un corrimano. (Traduzione dal polacco di Pietro Marchesani) L'ombra(1962)La mia ombra e' come un buffone dietro la regina. Quando lei si alza, il buffone sulla parete balza e sbatte nel soffitto col testone. Il che forse a suo modo duole nel mondo bidimensionale. Forse al buffone non va la mia corte e preferirebbe un diverso ruolo. La regina si sporge dal balcone e dal balcone lui si butta giu'. Cosi' hanno diviso ogni azione, pero' a uno ne tocca assai di piu'. Si e' preso, il merlo, i gesti liberali, il pathos con la sua impudenza e tutto cio' per cui non ho la forza - corona, scettro, mantello regale. Lieve saro', ah, nell'agitare il braccio, ah, lieve nel voltare indietro il capo, sire, nell'ora del nostro commiato, sire, alla stazione ferroviaria. Sire, in quel momento sara' il buffone a sdraiarsi sui binari della stazione. [top]Riso(1967)La ragazzina che ero la conosco, ovviamente. Ho qualche fotografia della sua breve vita. Provo un'allegra pieta' per un paio di poesiole. Ricordo alcuni fatti. Ma, perche' chi e' qui con me rida e mi abbracci rammento solo una storiella: l'amore infantile di quella bruttina. Racconto di com'era innamorata di uno studente, cioe' voleva che lui la guardasse. Racconto come gli corse incontro con una benda sulla testa sana, perche', ahime, ah, le chiedesse cos'era successo. Buffa piccina. Come poteva sapere che anche la disperazione da' benefici se si ha la fortuna di vivere piu' a lungo. Le paghero' un dolcetto, le paghero' il cinema. Vattene, non ho tempo. Eppure vedi che la luce e' spenta. Certo capisci che la porta e' chiusa. Non scuotere la maniglia - quello che ha riso, quello che mi ha abbracciato, non e' il tuo studente. Faresti meglio a tornare da dove sei venuta. Non ti devo nulla, donna qualunque, che sa solo quando tradire un segreto altrui. Non guardarci cosi' con quei tuoi occhi troppo aperti, come gli occhi dei morti. Amore a prima vistaSono entrambi convintiche fu un improvviso sentimento a unirli. Com'è bella tanta certezza ma l'incertezza è ancor più bella. Pensano che non conoscendosi prima, nulla sa mai avvenuto tra loro. Ma che diranno mai le strade, le scale, i corridoi nei quali da tempo han potuto incrociarsi? Vorrei chieder loro se per caso ricordano- forse una volta tra le porte girevoli un faccia a faccia? un qualche "scusi" nella calca? l'eco di un "ha sbagliato" al telefono? - ma conosco la risposta. No, non ricordano. Grande sarebbe la sorpresa, a saper che ormai da tempo li ha presi in giro il caso. Pronto non era ancora a mutar per loro in sorte, li ha tenuti vicini e poi lontani, gli ha sbarrato la strada e soffocando il riso con un salto si è fatto da parte. Furono segni, segnali, ben poco importa se oscuri. Forse tre anni or sono oppure il martedì recente non volò via quella piccola foglia di spalla in spalla? Qualcosa venne perso e qualcosa raccolto. Chissà se cominciò già con la palla in quei cespugli d'infanzia? Furono maniglie e campanelli, su cui di buon 'ora il tocco si posò sul tocco. Valigie appaiate nel deposito bagagli. Fu forse un sogno uguale nella notte, scomparso d'improvviso col risveglio. Poichè ogni inizio è solo un seguito, e il libro degli eventi resta pur sempre a metà aperto. [top]Un racconto iniziatoAlla nascita d¹un bimboil mondo non è mai pronto. Le nostre navi ancora non son tornate dalla Finlandia. Ci attende ancora il valico del Gottardo. Dobbiamo eludere le guardie nel deserto di Thor, aprirci la strada per le fogne fino al centro di Varsavia, trovare il modo di arrivare al re Harald Cote, e aspettare che cada il ministro Fouché. Solo ad Acapulco ricominceremo tutto da capo. Si è esaurita la nostra scorta di bende, fiammiferi , argomenti , amigdale e acqua. Non abbiamo camion , né il sostegno dei Ming. Con questo ronzino non corromperemo lo sceriffo. Niente nuove su quelli fatti schiavi dai Turchi. Ci manca una caverna più calda per i grandi freddi e qualcuno che conosca la lingua harari. Non sappiamo di chi fidarci a Ninive, quali condizioni porrà il principe-cardinale, quali nomi siano ancora nei cassetti di Beria. Dicono che Carlo Martello attaccherà all¹alba. In questa situazione rabboniamo Cheope, presentiamoci spontaneamente, cambiamo religione, fingiamo di essere amici del doge e di non avere a che fare con la tribù Kwabe. Si approssima il tempo di accendere i fuochi. Telegrafiamo alla nonna che venga dal paese. Sciogliamo i nodi sulle corregge della yurta. Purchè il parto sia lieve e il bimbo cresca sano. Possa essere talvolta felice e scavalcare gli abissi. Che abbia un cuore capace di resistere, e l¹intelletto vigile e lungimirante. Ma non così lungimirante da vedere il futuro. Risparmiategli questo dono, o potenze celesti. Nulla e' in regalo(da La fine e l'inizio)Nulla è in regalo, tutto è in pestito. Sono indebitata fino al collo. Sarò costretta a pagare per me con me stessa, a rendere la vita in cambio della vita. E' così che stanno le cose, il cuore va reso e il fegato va reso e ogni singolo dito. E' troppo tardi per impugnare il contratto. Quanto devo mi sarà tolto con la pelle. Me ne vado per il mondo tra una folla di altri debitori. Su alcuni grava l'obbligo di pagare le ali. Altri dovranno, per amore o per forza, rendere conto delle foglie. Nella colonna Dare ogni tessuto che è in noi. Non un ciglio, non un peduncolo da conservare per sempre. L'inventario è preciso e a quanto pare ci toccherà restare con niente. Non riesco a ricordare dove, quando e perché ho permesso di aprirmi quel conto. Chiamiamo anima la protesta contro di esso. Ed questa è l'unica cosa che non c'è nell'inventario. [top]Un'altra guerra(da La fine e l'inizio)Dopo ogni guerra c'è chi deve pulire, rimettere in ordine. C'è chi deve spingere le macerie ai bordi delle strade, c'è chi deve trascinare travi per puntellare muri c'è chi deve mettere i vetri alle finestre. Ci vogliono anni. Nel frattempo, gli altri sono già ripartiti per un'altra guerra. Bisogna ricostruire i ponti, le stazioni, gli stadi, cogliere l'occasione perche' tutto sembri più bello di prima. C'è chi con la scopa in mano ricorda ancora com'era. C'è chi ascolta annuendo. Ma presto ci sarà chi si annoia. Chi sapeva di che si trattava fa lentamente posto a quelli che ne sanno poco. Poi a quelli che non ne sanno nulla. Sull'erba che ha sepolto le cause e gli effetti c'è chi sta disteso con una spiga tra i denti e fissa le nuvole. Poi ci sarà un'altra guerra.* (*L'ultimo verso non e' presente nella raccolta "vista con granello di sabbia".Anche la traduzione e' diversa.) Il gatto in un appartamento vuoto(da La fine e l'inizio)Morire - questo a un gatto non si fa. Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto? Arrampicarsi sulle pareti. Strofinarsi tra i mobili. Qui niente sembra cambiato, eppure tutto è mutato. Niente sembra spostato, eppure tutto è fuori posto. E la sera la lampada non brilla più. Si sentono passi sulle scale, ma non sono quelli. Anche la mano che mette il pesce nel piattino non è quella di prima. Qualcosa qui non comincia alla sua solita ora. Qualcosa qui non accade come dovrebbe. Qui c'era qualcuno, c'era, e poi d'un tratto è scomparso, e si ostina a non esserci. In ogni armadio si è guardato. Sui ripiani è corso. Sotto il tappeto si è controllato. Si è perfino infranto il divieto di sparpagliare le carte. Cos'altro si può fare. Aspettare e dormire. Che provi solo a tornare, che si faccia vedere. Imparerà allora che con un gatto così non si fa. Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia, pian pianino, su zampe molto offese. E all'inizio niente salti né squittii. La moglie di Lot(da Grande numero)Ho guardato indietro, è vero. Dicono per curiosità. Non pensano neppure che potessi avere altri motivi: il rimpianto di una coppa d'argento lasciata nella mia casa di Sodoma. La voglia di non vedere più il mio probo marito che mi camminava davanti. La voglia di verificare se si sarebbe fermato, qualora fossi morta (non si fermò). La disubbidienza degli umili. La speranza che Dio ci avesse ripensato, e non facesse morire migliaia di innocenti. La solitudine e la vergogna di fuggire così di nascosto. Ma forse fu solo un colpo di vento che mi sciolse i capelli e che istintivamente mi fece girare la testa. È possibile che io sia caduta, e poi divenuta di sale con il viso rivolto alla città. [top] |