Enrico Janin - ANCORA SUI QUARTARI (e sul grifo)
Da "A Compagna" anno XXVI n.2 Marzo/Aprile 1994 - Art. n.5


ANCORA SUI QUARTARI (e sul grifo)

Uno degli aspetti più affascinanti delle monete antiche è quello di pensarle in mano (o in tasca, o ancora meglio in un sacchetto di pelle) alla gente di allora, dai ricchi ai meno ricchi e ai poveri. Penso spesso a costoro, ai loro problemi quotidiani, frequentemente addirittura di sopravvivenza, in funzione della disponibilità di monete che sono per noi ora oggetto di raccolta e di studio, quando le guardo, le maneggio, le classifico, le fotografo, le desidero. E poi c'è la domanda, ricorrente e immancabile, degli amici: "Quanto valeva? Cosa si comperava con una di queste monete?" Anche adesso per moltissimi, quasi per tutti, il problema moneta-potere d'acquisto è in prima linea.

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E l'avere notizie sul potere d'acquisto delle monete non è cosa facile: si trovano solo, e con qualche difficoltà, pochi riferimenti, spesso non collegati fra loro. Cosa valeva un quartaro verso la metà del Secolo XIII, cioè intorno al 1250? (Foto n. 1)

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Risposta indiretta: un artigiano-padrone (non un aiutante, si badi bene) come un fabbro, falegname, muratore etc. portava a casa più o meno cinque denari al giorno (lavorativo, si intende). Cioè, venti quartari. A quei tempi, con parecchia approssimazione, un chilo di grano costava un po' meno di due denari. Perciò con un quartaro si poteva acquistare, sempre molto approssimativamente, poco più di un etto - un etto e mezzo di farina. O forse un bicchiere di vino. Tempi grami, allora come sempre del resto, per i meno abbienti.

Il quartaro (come abbiamo visto) è, nel suo aspetto più comune, l'unica moneta di Genova che abbia come solo soggetto il Grifo. Con una sola eccezione che — per la sua rarità — conferma la regola. Nel 1677 infatti la Zecca genovese battè in numero estremamente esiguo (per alcuni addirittura a titolo di prova, dato che ne sono noti ad oggi tre esemplari) un pezzo d'argento, denominato molto genericamente "moneta per il Levante", del peso di circa 27 grammi e del diametro di circa 40 mm. Al diritto, lo stemma genovese fra due rami di palma, al rovescio il Grifo, volto però a sinistra, che regge un cartiglio con scritte arabe. (Foto n. 2)

Parlando di quartari è d'obbligo accennare al "griffo e croce", il noto gioco popolarissimo a Genova e altrove almeno fino ai tempi della mia infanzia, quando nella strada (anzi, in mezzo alla strada) potevano ancora giocare i ragazzi. Di certo, chiamandolo "testa e croce" lo adopera tuttora l'arbitro di calcio per la scelta del campo prima dell'incontro. Comunque, sembra che il nome del gioco del "griffo e croce" derivi proprio dall'essere stato usato in esso questo tipo di moneta, come affermano gli antichi testi di numismatica genovese.

Si è detto nell'articolo precedente che l'inizio della coniazione dei quartari col Grifo avvenne intorno al 1250. Questa affermazione potrebbe essere confermata dal fatto che pare risalga al 1222 l'incarico che il Comune di Genova diede ad un certo "maestro Oberto" di gettare in bronzo la figura di un Grifo da porre nel Duomo di S. Lorenzo, e d'altra parte sempre al Sec. XIII sembra appartenga il ben noto sigillo nel quale figura il Grifo che artiglia l'aquila e la volpe (Fig. 3) circondato dalla nota orgogliosa leggenda "GRIPHUS UT HAS ANGIT SIC HOSTES IANUA FRANGIT". Cioè, "come il Grifo le artiglia, così Genova spezza i nemici" dove "has" sta ad indicare l'aquila e la volpe. Secondo alcuni, pare che l'esistenza di un sigillo col Grifo risalga addirittura al 1193 circa.

In seguito, il Grifo è diventato l'emblema di Genova anche nella versione posteriore (viva tuttora) dei due Grifi che sostengono lo stemma crociato. Basta, amici, guardare lo stemma riprodotto sulle fiancate dei nostri mezzi pubblici.

Due parole sul Grifo, anche se sono superflue per il fatto che recentemente altri ben più qualificati del sottoscritto ne hanno già ampiamente scritto su questa stessa Rivista ("Su di un grifone rifiutato" di Sonia Olcese. "A Compagna", Anno XXV, Nuova Serie, N. 1 - Gennaio-Febbraio 1993 pagg. 4-9).

Il Grifo (o grifone) noto fin dall'antichità (è raffigurato su ceramiche mesopotamiche ed egizie del quarto e terzo millennio A.C.) è un animale fantastico, mezzo leone e mezzo aquila dotato, secondo le credenze, di forza e potenza sovrannaturali, ed annoverato fra gli animali della mitologia classica. A Genova, poi, il Grifo non solo figura su monete, sigilli, stemmi ed emblemi: ricordiamoci, per esempio, che "Grifone" è anche l'appellativo del "Genoa", la squadra di calcio spesso più croce che delizia per i suoi sostenitori. E il rosso fiammante Grifo della nostra Associazione dove lo mettiamo?

Il vostro consocio che scrive queste note, appassionato collezionista proprio di quartari (ma anche ex-filatelista) non può non ricordarVi che nel 1970, per la commemorazione del 50° anno di vita del nostro Sodalizio, era stato preparato un manifesto celebrativo nel quale campeggia un bellissimo quartaro col Grifo.

Del pari, la busta-ricordo filatelica relativa alla stessa celebrazione riporta anch'essa il quartaro, sia nell'illustrazione che nell'annullo speciale predisposto per l'occasione dalle Poste. (Foto n. 4)

E a questo punto credo proprio che di quartari... basti e ne avanzi.

 


Ultimo aggiornamento Nov.2000

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