Enrico Janin - Le prime monete d'oro della zecca di Genova
Da "A Compagna" anno XXVI n.6 Novembre/Dicembre 1994- Art. n.7


LE PRIME MONETE D'ORO DELLA ZECCA DI GENOVA

Chi segue queste note sulla lunga attività della zecca genovese che (non sarà mai male ricordarlo) ha battuto moneta ininterrottamente per quasi settecento anni (1139 - 1814) si sarà accorto che ha fatto capolino la parola "oro". Occorre ormai cominciare il discorso sulle coniazioni di monete d'oro a Genova, se non altro perché chi legge non pensi che a Genova ci si limitasse a battere monete piccole e di metallo non pregiato, arrivando al massimo all'argento.

Il fatto è che, dopo l'uscita dai "secoli bui" dell'alto Medioevo, per un notevole periodo di tempo le emergenti potenze economiche mediterranee (e in particolare Genova, Venezia e Firenze) avevano a loro disposizione una quantità sufficiente, per le loro transazioni commerciali, di monete d'oro e d'argento già battute da tempo da altre zecche, principalmente quelle bizantine e arabe.

Fra queste, la moneta base era il dinar arabo, che aveva un contenuto di oro fino (cioè a 1000 millesimi) e un peso di circa 3,5 grammi. Senza (per carità!) addentrarci nel ginepraio dei titoli in metallo pregiato e dei relativi pesi, ricordate questo dato, che ritroveremo più di una volta. Da tener presente anche che, come già detto, questi tipi di monete arabe negli scritti notarili del tempo erano denominati molto spesso "marabottini" o "massamutini". Ma ad un certo punto queste monete non bastarono più. Un fenomeno analogo era già avvenuto circa 1500 anni prima (IV sec. a.C.) allorché alle popolazioni liguri e padane non furono più sufficienti per le loro necessità le monete marsigliesi, dette "massaliote" dall'antico nome di Marsiglia ("Massalia") fino ad allora impiegate.

Nacquero così le prime monete battute nell'Italia Cisalpina. Monete locali, cioè, ivi comprese quelle, per noi liguri importantissime, ritrovate nei primi decenni di questo secolo presso Serra Riccò e poi anche a Sassello: le prime monete della nostra terra. Tornando in argomento, come fenomeno posteriore ma parallelo, possiamo dire che ebbe inizio da parte delle zecche di Genova, Firenze e Venezia (fine del XII -inizio del XIII secolo d.C.) la coniazione di monete d'oro di fabbricazione propria.

Molto è stato scritto sulla priorità di questo ritorno medioevale alla coniazione dell'oro, ma non è il caso di dilungarsi su questo argomento. Pare certo comunque che la coniazione del genovino abbia avuto inizio — seppure di poco — prima di quella del fiorino, mentre i primi zecchini veneti (chiamati allora ducati), sarebbero comparsi circa trent'anni dopo. Per inciso, il termine "oro zecchino" come sinonimo di oro puro deriverebbe proprio dal nome dello zecchino veneto che a quei tempi significava "moneta d'oro della zecca". Comunque, per tutti questi tipi di monete, si tratta di pezzi d'oro praticamente puro, del peso di gr. 3,5 - 3,55, del diametro di poco superiore ai 20 mm., e molto sottili, come del resto accade per la quasi totalità delle monete dell'epoca, di qualsiasi metallo esse siano.

Particolare curioso: poiché come è noto, l'oro puro è più tenero dell'oro legato con argento o rame, la sua bontà nelle monete veniva empiricamente provata piegando le monete stesse e poi raddrizzandole. Quante monete d'oro di quel tempo, amici lettori, presentano le tracce della piega lungo una linea corrispondente al diametro! Meno appetite, evidentemente, dai collezionisti, ma comunque sempre degne di figurare in una raccolta, specie se di una certa rarità.

Foto 1 Foto 2

Come vedete dalle foto, la moneta genovese non cambia per nulla la sua tipologia, basata su Castello e Croce. Nel fiorino (Foto n. 1) campeggiano il giglio fiorentino (che poi non è un giglio, badate bene, ma un iris) e San Giovanni Battista, mentre lo zecchino veneto ci mostra da una parte il Doge inginocchiato davanti a San Marco, e dall'altra il Redentore entro una "mandorla" di stelle. (Foto n. 2)

Per quanto riguarda Genova la primogenitura riguardo alla coniazione non valse obbiettivamente a far mantenere al genovino, nei traffici internazionali, il primo posto nella fama e nella diffusione che ebbero il fiorino e lo zecchino, come provano fra l'altro le numerosissime loro imitazioni da parte di molte zecche, sia italiane che di altre nazioni europee e del vicino Oriente.

 


Ultimo aggiornamento Nov.2000

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