Enrico Janin - ZECCA DI GENOVA: le frazioni del genovino d'oro
Da "A Compagna" anno XXVII n.1 Gennaio/Febbraio 1995 - Art. n.8


ZECCA DI GENOVA: le frazioni del genovino d'oro

Per ragioni di spazio, nel mio articolo precedente ("A Compagna" n. 6 - Nov./Dic. 1994, p. 10) non hanno potuto essere pubblicate le fotografie del genovino d'oro del primo tipo e del dinar arabo. Poco male, dal momento che il soggetto del genovino non si discosta molto, per esempio, da quello del grosso d'argento ("A Compagna" n. 3 - Mag./Giu. 1994, Foto n. 1, p. 12) e per quanto riguarda il dinar arabo... le scritte sono in arabo.

Più o meno contemporaneamente all'inizio della battitura del primo genovino d'oro, la zecca genovese comincia la produzione delle frazioni dello stesso, e cioè la quartarola o quarto di genovino e l'ottavino (detto anche primo soldo d'oro di Genova, ottava parte del genovino) (Foto n.1). Anche in questo caso gli specialisti in materia hanno lungamente discusso e scritto su quale di queste monete sia stata battuta per prima. Secondo le ultime risultanze, è probabile che sia comparsa prima la quartarola, poi l'ottavino e in seguito il genovino. Queste monete, comunque apparvero tutte in un breve lasso di tempo.

Foto 1 Foto 2

Vediamole brevemente, cominciando dal taglio più piccolo, l'ottavo di genovino o ottavino, o anche soldo d'oro. Si tratta di una monetina del diametro di appena 10 mm. e del peso di gr. 0,42 - 0,43 (Foto n. 1). Al diritto, il Castello tra le lettere C e V; sotto, una sorta di X, che pare formata da due V unite per il vertice, di significato non chiaro. Al rovescio la Croce, con, nei quattro cantoni, le lettere I A N V disposte in senso antiorario (cioè da destra a sinistra). Moneta molto rara e ricercata dai collezionisti, la quale mi porta sempre alla solita considerazione: va bene che dalla sua nascita sono passati più o meno otto secoli, e che la svalutazione è da sempre incessante e inesorabile, ma - amici lettori - pensate che allora il "soldo" era d'oro: solo i più anziani di noi ricordano di aver maneggiato le monetine di rame da cinque centesimi (appunto un soldo), di puro rame e di scarsissimo potere di acquisto. Per non parlare di quello che succede oggi.

Foto 3

La quartarola (o quarto di genovino), sempre d'oro (e di cui non diamo la riproduzione, essendo del tutto simile al genovino, ancorché più piccola), ha un diametro di circa 12 mm. pesa circa gr. 0,87 e - come detto - è simile al genovino, anch'essa con dovizia di segni di zecca come anellini, trifogli, etc.

La quartarola è però importante per un motivo ben preciso: essa fu coniata dai genovesi soprattutto per disporre di una moneta la quale equivalesse, come peso e titolo al tarì d'oro (o quartiglio d'oro), moneta diffusissima in Sicilia e nell'Italia meridionale in genere. Introdotta in quelle terre dai califfi arabi Fatimidi nell'anno 913 col nome di "robai" rappresentava il quarto di dirhem (dinar) arabo già citato (vedere l'articolo precedente). Il nome "tarì" pare derivi da Tarein (cioè "Saraceno"). Sotto gli Svevi ebbe inizio la coniazione dei tarì con scritte cristiane (IC-XC/NI-KA) e croce a lunga asta, sia pure assieme a leggende cufiche (cioè arabe, in pratica) dal nome della città mesopotamica di Cufa (Foto n. 2). Tale moneta pesava intorno a gr. 0,85-0,90 (a parte l'esistenza di monete simili di peso multiplo) e spesso per arrivare al giusto peso d'oro complessivo stabilito nelle transazioni commerciali veniva addirittura frazionata (Foto n. 3). Per la storia fu detta tarì anche la moneta d'argento coniata dagli Aragonesi alla fine del Sec. XIII, e tale denominazione rimane anche a monete coniate ancora per più di sei secoli, e cioè fino al 1825. Dei tari parla il Verga nelle sue ben note opere "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo".

La quartarola è perciò un'ulteriore testimonianza di come i Genovesi accortamente si adeguassero, anche nel campo monetario, alle situazioni contingenti legate ai loro traffici. In questo caso, i rapporti commerciali con la Sicilia erano principalmente quelli relativi all'approvvigionamento del grano, e occorreva quindi una moneta che potesse favorire l'acquisto di prodotti - come questo - che erano di assoluta necessità per la sopravvivenza della popolazione ligure.

 


Ultimo aggiornamento Nov.2000

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