Enrico Janin - Guelfi e Ghibellini a Genova, lotte e monete
Da "A Compagna" anno XXVIII n.3 Maggio/Giugno 1996 - Art. n.11


Guelfi e Ghibellini a Genova, lotte e monete

Pare che le notissime denominazioni di Guelfi e Ghibellini derivino - per i Guelfi - da Guelfo duca di Baviera incline ad una politica di accordo coi pontefici e per i Ghibellini, favorevoli alla politica dell'impero germanico degli Hohenstaufen, da Weibling loro signoria.

Va detto comunque che queste denominazioni, diffusesi ben presto in tutte le città italiane, assunsero poi (già nel secolo XIII) anche significato di concorrenza e discordanza di interessi particolari di opposte fazioni locali. Non è il caso per noi di dilungarci troppo in quelle intricatissime questioni: basterà ricordare che a Genova i Fieschi e i Grimaldi si identificano con la parte guelfa, mentre i Doria e Spinola sono ghibellini.

Nel 1317 - 18 i Guelfi assunsero il potere a Genova: Doria e Spinola vennero esiliati e chiesero aiuto ai Visconti (potenti e noti Ghibellini) oltre che agli Aragonesi, Ghibellini anch'essi.

Foto 1 Foto 3

I Guelfi genovesi (da parte loro) per rafforzare il loro potere chiesero aiuto a Roberto d'Angiò, re di Napoli e capo dei Guelfi. E in questa situazione si evidenzia subito l'influenza sulla monetazione: a Genova viene coniato un genovino d'oro del tutto simile anche come dimensioni, peso e lega a quelli cosiddetti del 3° tipo (cioè con la leggenda IANVA QVAM DEVS PROTEGAT) ma nel quale, nella parte in alto a sinistra del diritto, alla fine della leggenda, è rappresentato un leoncino, noto simbolo guelfo (Foto n.1).

Da parte dei fuorusciti ghibellini, rifugiatisi a Savona ed anche, nell'estremo levante ligure, a Lerici, provvidero a far battere (probabilmente intorno al 1320) una moneta d'argento che (per dirla con le parole del Dott. Pesce) fosse l'espressione della sovranità di un governo che in nome di Genova e del suo territorio, si apprestava a riconquistare la supremazia.

Questa moneta, nota in un solo esemplare, fu rinvenuta nei pressi di Savona nel 1883, entrò in possesso del Marchese Angelo Remedi e finì poi al museo di Palazzo Rosso a Genova, ove si trova tuttora.

Si tratta di una moneta d'argento del diametro di 19 mm. e del peso di gr. 1,30 , che è stata giustamente definita "Aquilino imperiale". Al diritto, l'aquila imperiale circondata dall'emblematica scritta " FIDELIVN . INPERII " mentre al rovescio vi è la solita croce, circondata dalla scritta (anch'essa significativa) " IANVE . ET . DISTRICT ' " (Foto n.2).

Con la rivincita della fazione ghibellina (1336 - 1338) questa naturalmente non perse l'occasione di celebrare la riconquista del potere a Genova, e fece battere un nuovo tipo di genovino, simile in tutto a quello del governo guelfo, ma con un'aquiletta ad ali spiegate in sostituzione del leoncino. Anche questa è moneta molto rara: non unica, ma della quale sono noti pochissimi esemplari. (Foto n.3)

Foto 2

Finisce con queste affascinanti emissioni il primo periodo della monetazione genovese, sviluppatosi nel periodo detto (dalla forma di governo, sempre repubblicano) "dei consoli, podestà e capitani del popolo".

Stiamo per arrivare - come vedremo - al periodo dei Dogi.

 


Ultimo aggiornamento Nov.2000

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